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Chiesa e Musica (2)




Non si è ancora spenta la grande eco del concerto rock del 27 settembre scorso (di cui abbiamo parlato nella passata riflessione), in cui le grandi stars del rock nazionale ed estero si sono esibite di fronte ad un Pontefice compiaciuto ma denotante vistosi segni di una senilità che altrove avrebbe già dato il via ad una più che meritata pensione di vecchiaia, che già si torna a parlare, e polemicamente, di Chiesa e Musica.
La stura a questa trattazione (che gradirei molto non dover fare, preferendo occuparmi di cose organistiche...) la fornisce l'esibizione, discutibile sotto TUTTI i punti di vista, di un 'Rapper' nella Sala Nervi del Vaticano durante una udienza del mercoledì, presente il Santo Padre. Di per sè la cosa non dovrebbe stupire più di tanto, poichè appena cinque giorni prima si era verificato il già citato concertone rock-religioso. Il problema salta fuori quando si viene a sapere che il Rapper altri non era che un Padre Passionista, ex ballerino e che, per buona misura, era attorniato da quattro o cinque 'vocalists' che altro non erano che altrettante suore, probabilmente della stessa Congregazione religiosa, le quali lo hanno coadiuvato non solo con il canto (?) bensì anche mediante una coreografia di danza moderna (alla Lorella Cuccarini, tanto per intenderci...) in cui sculettamenti ed ancheggiamenti erano, pur se mascherati dagli abiti monacali, molto evidenti.
Ed il Pontefice, invece di alzarsi dal suo scranno e pestare sante 'pastoralate' sulla zucca di quei quattro deficienti cosa ha fatto?... Ma li ha applauditi, naturalmente, sottolineando una volta di più che avevano ragione gli antichi latini quando dicevano che 'senectus ipsa morbus..'.
Qualcuno si meraviglierà per il fatto che ho definito 'deficienti' il rapper e le vocalists. Sia ben chiaro: per 'deficienti' intendo applicare la terminologia ed il significato proprio della parola, nel senso di 'persone che mancano di qualcosa'. E, in particolare, questi figuri mancano di molte cose. La principale è il buon gusto, che impone o, almeno, consiglia, di mantenere un contegno ed un comportamento che devono essere consoni a diverse cose, tra cui la propria condizione sociale, il luogo ove ci si trova e le persone in presenza di cui si opera.
Forse non tutti sanno che il fondatore della Congregazione dei Padri Passionisti fu San Paolo della Croce e che questo grande Santo nacque proprio in Ovada, la mia città, dove risiedo nella via a Lui intitolata, per la precisione ad un centinaio di metri dalla sua casa natale, ora Museo e Monumento Nazionale.
Fin da bambino visitavo questa sua casa, dove sono ancora custodite tutte le cose che fecero di Lui un Santo. In particolare ci sono ancora gli oggetti poveri di una vita che Paolo Daneo (così si chiamava), pur essendo di famiglia benestante, volle il più umile possibile; ci sono ancora gli strumenti con cui Egli, già ragazzo, umiliava il suo corpo nel ricordo e nella celebrazione della Passione di Cristo (da cui il nome della Congregazione: Passionisti). In quella casa, che è rimasta uguale a com'era nel 1694, anno della sua nascita, c'è la testimonianza di una vita destinata alla penitenza, alla sofferenza ed alla preghiera. E quando ho visto quel 'Rapper Passionista' dimenarsi come Jovanotti sul palco della Sala Nervi mi sono venute alla mente le cronache della vita di San Paolo della Croce, quando egli, giovanotto, trascorreva ore intere nella preghiera inginocchiato su di una tavola appuntita, oppure quando durante la Settimana Santa, ripercorreva nella sua soffitta, con l'unica compagnia di un crocefisso, le tappe della Passione di Cristo. E mi sono detto che forse, anzi molto probabilmente, quel baldo giovanotto novello profeta del Rap religioso-monastico, vestiva molto a sproposito l'abito di una Congregazione la cui bandiera non dovrebbero essere le canzonette o, peggio, le pagliacciate ed i balletti di suorine pseudo-cubiste, bensì la preghiera, la meditazione, la penitenza, il servizio agli altri, la predicazione ed un'opera di apostolato umile ma profondissima.
Questo è l'aspetto particolare del problema. In generale, questo è un altro tassello di quell'opera di sistematica distruzione della musica sacra da parte di una Chiesa Cattolica ormai totalmente allo sbando e che si dimostra completamente travolta dalle mode e dalle peggiori abitudini di un Mondo che ha ribaltato i suoi valori, sostituendoli con effimere e stupide vacuità fatte di immagini, apparenze, mode, frasi fatte, aria fritta e quant'altro. Oggi, purtroppo e come abbiamo già detto in precedenza, la Chiesa è terrorizzata da una crisi che vede i giovani sempre più lontani e distaccati e dal fatto che la crisi vocazionale sta decimando le sue file. E allora la preghiera, la penitenza, la religiosità non servono più. E' meglio affidarsi ai nuovi esponenti del clero, che tra un Rap ed una partita a calcetto, pensano di attirare i giovani, mentre non si accorgono che l'unico risultato che ottengono è un sempre maggiore distacco dalla società.
E allora, stando in questo modo le cose, perchè continuiamo a stupirci quando l'organo e la musica organistica vengono cacciati dalle chiese, quando antichi strumenti vengono venduti al robivecchi e sostituiti da chitarre e tamburi, quando gli organisti (quando ci sono) vengono trattati come rompiscatole e nemici della liturgia?.



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