Mi capita talvolta di essere membro di Commissione in Concorsi Organistici.
L'affluenza dei concorrenti a queste manifestazioni è sempre altissima, e questo sta a significare che sempre più giovani si
dedicano allo studio di questo strumento. A prescindere dagli aspetti puramente tecnici
e statistici di queste manifestazioni, in cui ho potuto comunque notare l'altissimo grado di preparazione di tutti i
partecipanti, mi soffermerei oggi su di un aspetto di solito un poco trascurato ma fondamentale: cosa si aspettano, in fondo,
i partecipanti ad un Concorso e quali sono i vantaggi che da una tale partecipazione essi possono trarre.
Alla prima domanda si risponde senza esitazioni: si partecipa per vincere, e, secondo una logica che
sta purtroppo prendendo sempre più piede nella società moderna, arrivare secondi non conta nulla. La risposta
alla seconda domanda si concretizza nella convinzione abbastanza diffusa nei giovani organisti che i vantaggi ci sono
solo se si vince, altrimenti, tra tasse di iscrizione, spese di viaggio, tempo perso e tutto il resto, si chiude nettamente
in perdita.
Per alcuni, però, la partecipazione ad un Concorso organistico, a prescindere dalla vittoria, dal buon piazzamento e da ogni
altro aspetto competitivo, è vista come un fattore positivo di crescita musicale e personale.
Personalmente condivido questa interpretazione e credo che sia questo il modo migliore di affrontare un Concorso musicale in
generale ed organistico in particolare.
Mi è capitato di vedere ed apprezzare giovani organisti, magari non ammessi alle prove finali, seguire con attenzione e con
spirito veramente interessato tutte le esecuzioni degli altri concorrenti, talvolta prendendo appunti e, comunque, sempre
in un'ottica di approfondimento e di crescita musicale. Questo, secondo me, è lo spirito basilare secondo cui si dovrebbe
partecipare ai Concorsi: fare della preziosa esperienza, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista umano.
A mio parere, partecipare ad un Concorso vuol dire, prima di tutto, confrontare se stessi e le
proprie idee e convinzioni con gli altri, e questo a prescindere dalla Commissione Giudicatrice. Durante un Concorso si
conoscono altri organisti, si scambiano opinioni, idee, esperienze musicali, artistiche e personali, si provano organi
diversi e si approfondiscono le conoscenze tecniche dello strumento, si ascoltano differenti interpretazioni di brani che
altrimenti continueremmo a suonare secondo il nostro personale gusto o, talvolta, solo secondo il personale gusto del
nostro insegnante; a tutto questo si deve aggiungere un'apertura degli orizzonti musicali e personali di amplissimo respiro,
e questo vale soprattutto per i Concorsi Internazionali, dove spesso più marcate affiorano le differenze tra le varie scuole
musicali dei vari Paesi, differenze che è giusto e preziosissimo conoscere, considerare e su cui si deve lavorare con uno
spirito di sempre maggiore affinamento delle nostre idee e delle nostre capacità. In una parola, la partecipazione ad un
Concorso musicale è un'eccezionale occasione di crescita e di maturazione non solo artistica e musicale ma anche, e oserei
dire, soprattutto umana. Se poi si riesce ad ottenere un buon piazzamento, oppure a vincere, tanto meglio.
Mi è capitato di sentire pronunciare, dai giovani non ammessi alle prove finali, la frase 'Mesi di preparazione sprecati!'.
Questi ragazzi, purtroppo, non affrontano i Concorsi con il giusto spirito. A costoro potrei rispondere che non hanno
sprecato nulla e che, talvolta, il mancato superamento di una prova serve a mettere in discussione convinzioni che, ritenute
giuste in un ambito ristretto, alla luce di una più ampia ed articolata valutazione, possono rivelarsi suscettibili di una
riconsiderazione e di un approfondimento. Anche questo è un modo di crescita artistica.
Mi permetto, pertanto, di consigliare ai giovani organisti ed agli studenti di organo di partecipare a quanti più concorsi
possibile; talvolta gli esiti saranno buoni, altre volte meno buoni, ma saranno sempre e comunque grandissime occasioni di
progresso nella loro vita artistica ed umana.
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