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Mine vaganti




Come è noto, il 28 luglio 2000 scorso ricorreva il duecentocinquantesimo anniversario della morte di Johann Sebastian Bach.
Bisogna dire che quasi nessun mezzo di informazione ha parlato di questa ricorrenza, anche perchè Bach non fa parte di quel mondo, finto e becero, che risponde al nome di Musica Leggera e che mobilita i mass-media per qualsiasi ridicola stupidaggine nel nome della vacuità e dell'imbecillità. Sta di fatto, comunque, che quel giorno abbiamo acquistato il nostro quotidiano ("La Stampa" di Torino) attendendoci almeno qualche riga di commento e commemorazione da parte delle illustri firme dei critici musicali che da quelle colonne dottamente e compiutamente discettano di musica. Ma quel giorno nessuno di questi illustri personaggi ha scritto nulla, lasciando il posto ad una colonna in prima pagina dedicata, appunto, a Johann Sebastian Bach, firmata da Mina.
Avete letto bene: firmata da Mina, cioè proprio dalla Signora Anna Maria Mazzini, quella Mina che dopo aver calcato con enorme successo le scene della musica leggera per qualche decennio si è ritirata a vita privata in una stupenda villa svizzera da dove, accarezzando i dobloni accumulati nella sua carriera, ha intrapreso la comoda e redditizia attività della "tuttologa", scrivendo articoli su qualsiasi cosa. Ma il bello è che questi articoli vengono regolarmente pubblicati, appunto, da "La Stampa", e non in una qualsiasi pagina interna, bensì sempre in prima pagina, quasi fossero opinioni di chissachì.
Abbiamo potuto leggere le opinioni dell'ineffabile Mina su praticamente tutto. Ha espresso giudizi su qualsiasi cosa, dalla politica alla sanità, dai trasporti all'etica, dalla religione alla sociologia.... il tutto sempre e comunque in una superba aura di deprimente banalità e di dirompente vacuità concettuale. Ma mai ci saremmo aspettati che la Mina, novella tuttologa, riuscisse a parlarci del grande Johann Sebastian Bach. Intendiamoci, il problema non è Mina che scrive articoli, poichè questo è un suo diritto, così come è suo diritto mandarli ad un giornale. Il problema sta nel giornale che li pubblica e, soprattutto, li pubblica con così tanta importanza. Forse siamo rimasti indietro, ma ci ricordiamo di quando i caporedattori dei giornali rifiutavano di pubblicare i pezzi dei loro migliori inviati e giornalisti se non erano all'altezza delle loro capacità, e di quando chi voleva scrivere in un giornale, prima si doveva fare tutta la trafila professionale, cominciando con l'andare, come si soleva dire, ad interrogare i cadaveri all'obitorio per le pagine di "nera" e poi, via via, passare tutti i gradi del cronista e poi, forse, finalmente diventare effettivamente una firma. Indro Montanelli, prima di arrivare a scrivere qualcosa in prima pagina, ci pare abbia aspettato una quarantina d'anni. La signora Mazzini non ci ha impiegato neppure quaranta giorni, ma forse è stata aiutata in questa sua folgorante carriera giornalistica da meriti "particolari".
Ma tant'è. "La Stampa" per commemorare l'anniversario della morte di Bach, pur avendo a disposizione un paio tra le più famose firme della critica musicale mondiale, ha pensato bene di affidare il compito ad un esterno. Poteva essere un Buscaroli, un Vlad, un Leisinger od una Petech, oppure chiunque altro critico o musicista... ed invece ci è capitata tra i piedi questa Mina vagante che, dobbiamo dirlo sinceramente, non si è poi comportata così male. Il suo articolo, infatti, è carino, gentile, godibile e persino leggermente commovente. Peccato che sia solamente un breve riassunto di diverse opinioni già espresse sul Kantor di Lipsia da ben più alti esponenti della critica musicale internazionale. Nulla di male, per carità, ma per onorare degnamente il sommo Bach ci vuole ben altro.
In definitiva, rieccoci al discorso già fatto in passato. La musica classica, in Italia, è considerata dai media alla stregua di un argomento inutile, pesante ed ingombrante; d'altra parte è sufficiente constatare che sui giornali persino alle rubriche dedicate alle ricette di cucina o al giardinaggio vengono dati spazi ed importanza nettamente maggiori. Questa è, purtroppo, la situazione attuale che, peraltro, peggiora sempre di più. Ma quello che più ci addolora e ci fa incazzare è che per parlare di cucina e di giardinaggio vengono chiamati esperti del settore. Per parlare di Grande Musica, invece, ci si rivolge a persone che, pur con tutti i meriti che possono vantare, per fare un buon servizio dovrebbero solamente stare zitte.



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