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I "padroni" dalle Musica




In questi ultimi giorni diverse interessanti tematiche hanno innescato le discussioni di chi, più o meno, si occupa di musica. Il primo episodio è stato il cosidetto "sfratto" dei Loggionisti dal Teatro alla Scala di Milano; il secondo è stata l'entrata in vigore della nuova legge sul Diritto d'Autore.
Diciamo subito, a scanso di equivoci, che chi scrive è dalla parte dei Loggionisti e contro la nuova legislazione in materia di Diritti d'Autore. Questo prima di tutto perchè chi scrive è contrario ad ogni tipo di imposizione e vessazione, soprattutto quando queste imposizioni e vessazioni provengono dai poteri economico-politici di quelle lobbies di loschi figuri che oggi rispondono al nome di "imprenditori" ma che sono, sic et simpliciter, i "padroni", nel senso più dispregiativo del termine a suo tempo utilizzato nelle lotte di classe.
E' comunque sintomatico che, nel caso del Teatro di Milano, nessuno si sia posto il problema di andare a vedere quali siano i veri motivi per cui i Loggionisti, che poi sono i più veri e critici intenditori della Musica Lirica, siano stati sbattuti fuori dal loro Teatro. Motivi di sicurezza, hanno strombazzato giornali e televisioni. Motivi di lucro e di consenso a tutti i costi, replichiamo noi. In effetti, purtroppo, anche il teatro Lirico, così come tutte le forme di spettacolo, è ormai diventato uno "strumento" di arricchimento e di profitto per una ben nota categoria di "padroni": gli Sponsor, che con le loro elargizioni rendono possibile l'effettuazione degli spettacoli. E, come ben si sa, se una trasmissione od uno spettacolo vanno male, non fanno "audience" e non raggiungono una prestabilita soglia di "successo", gli sponsor non danno più i soldi, poichè -poverini- non raggiungono il "target", ossia l'obiettivo prestabilito in termini di "ritorno pubblicitario" e di dobloni in cassaforte. Ed ecco, allora, che chi organizza gli spettacoli (radio, televisione, cinema, teatro e via discorrendo) DEVE fare in modo che questi siano il più possibile "graditi", "apprezzati", "frequentati" ed "applauditi" poichè, in caso contrario, fine dei soldi e fine dell'attività. Ed allora, chi è, oggigiorno, quell'organizzatore di spettacoli che si mette la serpe in seno, cioè ospita una schiera di potenziali contestatori dello spettacolo?. E' un rischio troppo grande quello di poter leggere sui giornali titoli quali "Fischiata la Traviata di Muti alla Scala.", poichè per lo "sponsor" questa è -semplicemente- pubblicità negativa e, pertanto, dannosa dei suoi interessi economici.. Ergo, a scanso di brutte figure e, soprattutto, a scanso di tagli dei finanziamenti, molto meglio è eliminare "a monte" le possibili fonti di contestazione.
Da sottolineare, poi, sempre a proposito di questa vicenda, è l'atteggiamento del Sovrintendente al teatro il quale, con il fare arrogante e minaccioso di un Commissario del Popolo di staliniana memoria, ha berciato dentro tutti i microfoni che "Non possiamo essere ostaggio di una minoranza!..." Orbene, è quantomeno singolare che oggi, mentre si combattono strenue lotte per il riconoscimento dei diritti delle minoranze, qualcuno faccia della lotta ai diritti delle stesse la sua bandiera, così come è bene che il suddetto figuro sappia che esiste ancora una "minoranza" di persone, a cui chi scrive si onora di appartenere, che ritiene che -almeno in questo caso- sia meglio essere "ostaggi" di una minoranza che la musica la ama e la rispetta per davvero piuttosto che essere burattini nelle mani di "padroni" per i quali l'unico interesse è l'arricchimento ed il profitto.
E, venendo alla nuova legge sul Diritto d'Autore, ecco che questa volta ad essere "ostaggio" dei "padroni" è la classe politica. Sono anni che le multinazionali discografiche (che in Italia occupano la quasi totalità del mercato) si lamentano perchè il mercato discografico langue e ne danno la colpa alla pirateria mentre, in effetti, se il mercato frena è semplicemente colpa dei prezzi troppo alti. Anche qui, è curioso vedere come questi "padroni" mentre da una parte strombazzano le ricette "giuste" per incrementare la crescita economica (la "concorrenza"... ne avrete sentito parlare, spero), dall'altra ben si guardano dall'applicarle... anzi, pare che il "cartello" delle multinazionali discografiche sia, dopo quello delle assicurazioni, il più radicato ed inespugnabile, almeno qui da noi.. I risultati sono quelli che sono: dischi che costano quanto un collier di perle e partiture per il cui acquisto si deve accendere un mutuo decennale. Da parte sua, lo Stato ci sguazza ben bene applicando tasse ed aliquote IVA la cui altezza metterebbe i brividi anche a Reinhold Messner. E' ovvio che, in questa situazione, faccia comodo ad entrambi (discografici e Stato) mantenere a tutti i costi lo status quo. Ed è altrettanto "normale" (si fa per dire) che masterizzatori, registratori di Cd Audio, Mp3 e tutto il resto siano visti come un pericolo terribile, da combattere ad ogni costo. Ed ecco quindi che, come in una perfetta associazione a delinquere, le multinazionali discografiche e lo Stato hanno sfornato questa normativa, che -ovviamente- è stata presentata dai media come l'antidoto per tutti i mali del mercato discografico ma che, in effetti, è solamente una legge che penalizza ancora di più il cittadino "normale", quello che vorrebbe solamente potersi ascoltare un poco di buona musica in santa pace. Di fatto, in Italia non esiste la possibilità per il comune mortale di poter entrare in un negozio di dischi e di poter scegliere un'incisione piuttosto che un'altra in base alla convenienza del prezzo... Tutto è imposto a monte dalle case discografiche, in un regime di monopolio assoluto che tutti, a parole, vogliono smantellare ma che tutti, nei fatti, ben si guardano dal toccare.
Fino a qualche tempo fa i padroni della musica erano i musicisti, i direttori d'orchestra, i solisti, il pubblico e la critica. Ora, in un'era in cui la parola "libertà" sciacqua la bocca di cani e porci, i veri "padroni" della musica sono gli imprenditori, gli industriali, le multinazionali ed i faccendieri economico-politici.



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