Logo Arretrati

Auditorium ed organi




In occasione dell'inaugurazione del nuovo Auditorium di Roma, avvenuta il 21 Dicembre 2002, radio, televisione e giornali hanno messo in campo i loro migliori corrispondenti per propagare all'Orbe Terracqueo la buona novella.
Personalmente la cosa non ci ha smosso più di tanto, poichè siamo ormai smaliziati abbastanza per sapere che dietro a queste celebrazioni mediatiche dell'evento stanno sempre motivazioni di tipo squisitamente politico, congegnate a dovere e rivolte più che altro a lustrare il blasone di Presidenti di Regione, di Provincia, Sindaci ed Assessori vari, tutta gente a cui la Musica sta come la cibernetica ad un blocco di cemento; in pratica ignoranti assoluti in materia ma molto ben dotati di vanagloria e di manie di protagonismo.
L'evento, quindi, sarebbe stato da noi volutamente ignorato se l'amico Giulio Pedretti, esperto di organistiche cose e sempre attentissimo a cogliere i movimenti dell'ambiente musicale italiano, non ci avesse scritto una gradevole e-mail che suonava pressappoco così:
"...avrai notato l'eccitazione che traspare da tutti i media per l'imminente inaugurazione del noovo triplo auditorium di Roma. Sbaglio o non hanno ritenuto opportuno di disporre del 5 per mille di quanto speso per costruire un organo? L'italia vuol consolidare il primato da Guinness di Auditorium senza organi?..."
Queste poche righe hanno riaperto nel nostro background organologico fermenti di lunga data e mai sopiti. Già da tempo pensavamo di affrontare questo tema in una nostra pagina, ma l'argomento è molto più complesso di quanto si possa pensare ad un primo approccio. Ancora dubbiosi ma incuriositi abbiamo visitato il sito relativo al nuovo auditorium di Roma e lo abbiamo girato praticamente tutto senza trovare traccia di organi o similari. Non più tardi di un anno fa (Marzo 2009), poi, abbiamo avuto anche modo di ascoltare un concerto presso il Parco della Musica di Roma e nell'occasione abbiamo potuto constatare che di organi non c'è neppure l'ombra.
Siamo però rimasti veramente molto ammirati dalle caratteristiche di questa nuova polistruttura che, a parte ogni vis polemica, è veramente eccezionale e meriterebbe di essere arricchita non solo di uno, ma addirittura di diversi organi, almeno nelle due sale maggiori.
Ma, a parte il caso specifico, torniamo alla generalità dell'argomento. In effetti l'organo pur vantando una storia più che bimillenaria, è un ospite recente delle sale da concerto e degli auditorium. D'altra parte, anche gli Auditorium vantano una storia che non supera i cent'anni e derivano principalmente dalla necessità, presentatasi verso la fine dell'Ottocento con l'avvento del concertismo sinfonico, di rendere fruibile la musica "laica" al di fuori delle strutture religiose per un pubblico il più ampio possibile. La nascita degli Auditorium deriva anche dal fatto che i teatri, pur avendone la possibilità, privilegiando l'azione scenica e vocale, non hanno le caratteristiche specifiche per rappresentare il luogo ottimale in cui si possa esclusivamente ascoltare musica classica di ogni genere.
Riconoscendo in Wagner il "padre" dei moderni Auditorium, possiamo dire che l'Auditorium è il luogo specifico, ed appositamente realizzato, in cui si possa ascoltare ogni genere di musica. Poichè, come appare ovvio, la musica per organo è un genere di musica pari a tutti gli altri, un Auditorium che si rispetti deve consentire l'esecuzione anche della musica organistica. E qui cominciano i problemi.
In qualsiasi Paese del Mondo voi vi rechiate, se avete l'opportunità di visitare un qualunque Auditorium, immancabilmente vi troverete un organo. Piccolo o grande che sia, esso avrà una particolarità: sarà sempre e comunque un organo "moderno", cioè non più vecchio di un centinaio di anni. Anche in Italia, negli Auditorium costruiti fino agli Anni Sessanta, si possono trovare organi cosidetti "da concerto" o "eclettici". I famosi strumenti costruiti da Tamburini per gli Auditorium della RAI di Torino e Napoli, strumenti che abbiamo avuto modo di vedere e talvolta anche ascoltare in qualche trasmissione televisiva degli Anni Settanta, sono splendidi esempi di questa filosofia organaria. Questa è una situazione comune per tutti i Paesi del Mondo: gli organi installati negli Auditorium fino ad una quarantina di anni fa sono di questo tipo e non tengono in alcun conto la filologia organistica ed organaria che negli ultimi decenni ha rivoluzionato l'organo, la musica e l'interpretazione organistica internazionale.
Lasciando da parte gli Stati Uniti, dove la separazione tra "Organo da Teatro" ed organo da chiesa è molto netta sia sotto il punto di vista della filosofia costruttiva che del repertorio, qui da noi, nel Vecchio Mondo, avendo sottomano duemila anni di musica organistica, è legittimamente vivo il desiderio di poter eseguire anche negli Auditorium tutto il repertorio organistico. Ma se trent'anni fa nessuno si scandalizzava nel sentire Frescobaldi eseguito sul Cinque tastiere dell'Auditorium RAI di Napoli, oggi nessun organista degno di questo nome penserebbe ad una cosa simile neppure in un momento di pura follia. Ed è a questo punto che l'Italia perde il treno.
In effetti, nonostante l'oggettiva e comunque irrisolvibile impossibilità di poter realizzare strumenti che possano consentire l'esecuzione della musica organistica di due millenni, negli altri Paesi Europei si sono fatti concreti tentativi per dotare i nuovi Auditorium di organi che possano rendere meno traumatica l'esecuzione di musiche antiche e moderne. Gli esempi sono innumerevoli e vanno da strumenti costruiti con tecniche modernissime su foniche e timbriche antiche ad organi integralmente costruiti secondo i dettami delle scuole organarie classiche. Esistono strumenti composti da corpi d'organo di diverso stile che possono essere suonati sia insieme che separatamente tramite apposite consolles, mentre realtà particolarmente ricche di risorse economiche si sono addirittura dotate di più organi di diverso stile e fattura.
Questo è quanto si può verificare negli altri Paesi Europei. In Italia, invece, mentre da una parte gli organi "eclettici" esistenti nei vecchi auditorium, bollati con il marchio infame dell'antifilologia, sono stati per lo più abbandonati e giacciono spesso inutilizzati ed in disastrate condizioni di manutenzione, negli Auditorium di nuova costruzione di organi non se ne vedono.
Bisogna dire, a tale proposito, che la costruzione di un organo per un auditorium presenta non solo i problemi filologici sopra citati, ma anche una spaventosa serie di problemi di acustica che nelle chiese non si pongono. In effetti, ed è regola generale, mentre gli organi nelle chiese hanno di solito uno sviluppo "verticale", dovuto sia alle caratteristiche architettoniche che alle necessità dettate dall'uso liturgico, in una sala d'ascolto lo sviluppo fonico dell'organo deve essere forzatamente "orizzontale". A questo punto viene a mancare, per l'ascoltatore, quel riferimento spaziale che caratterizza i vari corpi d'organo di uno strumento situato, invece, in una chiesa. Le necessità di garantire un ascolto "perfetto" in ogni punto della sala, la necessaria mancanza di eco e riverbero e la "pulizia" di suono che sono la caratteristica principale degli Auditorium sono, invece, deleteri per l'organo. Il suono dei vari corpi sonori viene necessariamente e forzatamente "appiattito" ed in questo modo viene a mancare una delle sue caratteristiche principali: la differenziazione dei vari piani sonori.
Questi inconvenienti, che assumono proporzioni enormi in grandi strutture, potrebbero essere, seppur parzialmente, risolti grazie ad appositi accorgimenti di ingegneria acustica i quali, però, non andrebbero bene per altri generi di musica. In pratica la pannellatura fonoassorbente e fonoriflettente che fosse adatta per l'organo sarebbe controindicata per l'orchestra e viceversa. La soluzione ottimale, peraltro adottata in diverse sale da concerto ed auditorium statunitensi, è un particolare tipo di pannellatura fonoassorbente e riflettente di tipo mobile, che possa essere modificata a seconda del tipo di esecuzione in programma. A questo punto riteniamo che neppure il miglior Renzo Piano riesca a cavare un ragno dal buco senza l'ausilio di una nutrita schiera di ingegneri del suono e di fisici acustici.
Ecco perchè. secondo noi, i moderni auditorium italiani nascono senza organo. Da una parte ci sono oggettive difficoltà di tipo tecnico mentre dall'altra sussistono irrisolvibili problemi di filologia organaria ed organistica che rendono ardua la progettazione di uno strumento che possa adeguatamente rispondere a tutti i requisiti necessari per lo scopo. E non è neppure da sottacere il fatto che gli auditorium sono il pressochè unico luogo in cui può essere eseguito quel tanto nutrito quanto poco conosciuto repertorio di musica per organo ed orchestra di cui ben raramente si riesce ad ascoltare qualche esecuzione.
In definitiva, la progettazione di un organo per un auditorium è cosa ben più difficile ed impegnativa che la progettazione di un analogo strumento da sistemarsi in una chiesa e richiede, inoltre, uno stretto lavoro di collaborazione tra organari, architetti, ingegneri e fisici acustici, cosa che comporta spesso ed inevitabilmente il sacrificio di convinzioni e convenzioni a cui spesso malvolentieri si vuol cedere.
Come si vede, il problema è ben più complesso ed articolato di quanto si possa vedere ad un primo approccio. Ciononostante, visti anche i lusinghieri risultati ottenuti negli altri Paesi Europei, riteniamo auspicabile che anche qui da noi prenda campo un nuovo tipo di approccio al problema, un approccio che, nella consapevolezza della complessità del caso, riesca a dotare i nostri nuovi Auditorium di strumenti che possano rispondere il più pienamente possibile alle necessità del moderno concertismo organistico senza peraltro rinnegare le tradizioni e la storia dell'organo italiano.
Tornando all'argomento di apertura, infine, personalmente riteniamo che una struttura di importanza, dimensioni ed articolazione come quella del Parco della Musica di Roma possa benissimo permettersi di dotarsi, almeno, di un paio di organi, di cui uno più grande e di tipo "sinfonico" nella Sala Santa Cecilia per il repertorio romantico, moderno e contemporaneo, ed un altro di stampo classico nella Sala Sinopoli. Nulla vieta, inoltre, di dotare la sala più piccola (Sala Petrassi) di uno strumento ispirato agli antichi positivi su cui eseguire il repertorio più antico. Certamente si tratterebbe di una spesa molto consistente, ma a fronte dei costi totali di realizzazione e manutenzione di tutta la struttura, non si tratterebbe che di una minima spesa per un grande risultato.



Torna all'Indice Considerazioni e Riflessioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2010