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Effetti collaterali del "Pastore Tedesco" - Chiesa e Musica (6)




Il Professor Graziano Fronzuto, abituale collaboratore di queste pagine ed attentissimo osservatore delle organistiche cose, ci ha mandato la seguente email:

Gentile Maestro,
dopo la Sua visita a Roma di alcuni mesi fa, desidero informarLa che proprio in questi giorni, e proprio nella stessa zona che abbiamo percorso insieme, ci si imbatte in vari lavori di restauro di organi trascurati a dir poco da decenni. Inoltre, là dove ancora non si è iniziato, si stanno richiedendo preventivi e perizie in modo molto più numeroso e consistente.
Non si tratta solo di organi antichi, ma anche di strumenti pneumatici o elettrici costruiti nel XX sec., talvolta di dimensioni medio-grandi, che, come abbiamo commentato nel nostro incontro, sono anch'essi meritevoli di giusta attenzione per tornare dopo anni di silenzio al loro impiego liturgico (magari anche concertistico).
Al momento non aggiungo altro anche perché prestissimo se ne dovrà riparlare -soprattutto per l'enorme importanza storica ed artistica di alcune Basiliche dove si stanno ripristinando gli organi- ma ci terrei a sapere il Suo parere a caldo.


Indubbiamente quello che il Prof. Fronzuto ci rappresenta nella sua email è, visti i tempi che corrono, una bellissima e gradevolissima sorpresa, che paragonerei quasi al piacere che ho provato in un recente concerto nel riascoltare i timbri di un romanticissimo e struggente Concerto Viole, registro che l'organaria di oggi, nei suoi deliri di neoclassicismo, ha totalmente eliminato e messo al bando senza processo e senza appello.
Ma dopo esserci rallegrati, subitamente è subentrata la riflessione. Ed a questo punto, purtroppo, sono riemerse tutte le nostre perplessità ed i nostri dubbi.
In effetti, la prima considerazione che viene alla mente è che questo fermento organario-organistico nella Capitale del Cattolicesimo sia dovuto pressochè totalmente al fatto che al Trono di Pietro è stato eletto Joseph Ratzinger, il quale già in tempi non sospetti (ne abbiamo parlato da queste pagine in occasione della Sua elezione) aveva espresso opinioni ben nette e precise circa la musica sacra, l'organo, il canto ed il modo di utilizzare queste risorse durante i sacri riti.
Sicuramente non è stato "tutto" merito suo, ma appare evidente che la spiccata personalità teologico-musicale di B16 (a proposito... fa uno strano effetto sentire un Pontefice soprannominato con la stessa sigla dei bombardieri statunitensi.) non è del tutto estranea a questo impeto di restauro e valorizzazione dell'organo e della sua musica. E questo, se da una parte ci conforta, dall'altra ci fornisce la prova provata di quello che da tanto tempo andiamo ripetendo da queste pagine.
In effetti, fino a ieri le Diocesi, le Parrocchie e le chiese giustificavano il fatto di non restaurare gli organi in loro possesso con la cronica mancanza di fondi che, a loro dire, impedivano non solo il restauro degli strumenti, ma anche la sola gestione corrente delle spese. Queste giustificazioni, peraltro, non convincevano nessuno, visto che i soldi per la costruzione di nuovi campi ci calcetto, per l'acquisto di apparecchiature multimediali da destinarsi ai circoli ricreativi e -addirittura- per la creazione di radio private parrocchiali non mancavano.
Ora che il "Pastore Tedesco" (così è stato anche soprannominato il nuovo Pontefice per la sua tenacia e caparbietà) è assiso sul trono che fu di Pietro, ecco che i Parroci si ricordano improvvisamente dei loro organi e, lasciate da parte le iniziative nazional-popolar-politico-populiste, dirottano fior di quattrini verso quegli organi che fino a ieri avrebbero -se ne avessero avuto la possibilità- venduto al rigattiere.
Ed allora, appurato che finora questi Parroci, Rettori, Monsignori e Vescovi ci hanno raccontato un sacco di frottole, delle due l'una: o sono stati sollecitati da una qualche "breve" papale a cui si sono obtorto collo sottomessi, oppure lo fanno per ingraziarsi preventivamente il nuovo Pontefice, riducendo al minimo il rischio di essere redarguiti.
In tutti e due i casi non ne escono bene e la nostra idea fissa tale rimane: ai preti dell'organo e della musica organistica non gliene frega niente, fatte salve, ovviamente, le eccezioni che confermano la regola.
A questo punto i nostri lettori potranno pensare che il nostro atteggiamento sia troppo pessimista ed intriso di sfiducia, ma l'immarcescibile Senatore Andreotti -che di preti se ne intende- ci insegna che a pensare male si fa peccato ma spesso "ci si azzecca".
Detto questo, ovviamente, non possiamo che tifare apertamente per questa nuova ventata di rinascita organaria ed organistica che, pur essendo appena abbozzata, presenta ottime prospettive per i prossimi decenni. Confidiamo, inoltre, che -come tutte le cose di questo genere- questo movimento si propali in fretta fino ai confini dell'impero e che non si limiti ad interessare solamente la Diocesi di Joseph Ratzinger.
Chi scrive, nei primi Anni Settanta si recava ogni anno a Roma per ascoltare i concerti del Settembre Organistico. Abbiamo avuto allora la fortuna di ascoltare, alla consolle dei grandi organi delle Basiliche e delle chiese della Capitale, interpreti del calibro di André Marchal, Anton Heiller, Gaston Litaize, Fernando Germani, Jean Langlais, Luigi Ferdinando Tagliavini, Marie-Claire Alain, Erich Arndt, Giancarlo Parodi e tanti altri.
Negli ultimi anni, purtroppo, è stato sempre più deprimente e doloroso constatare che la maggior parte di quegli organi sono stati ridotti al silenzio a causa del disinteresse del clero e dell'ostilità da parte degli esponenti delle nuove filologie organarie ed organistiche. E' per questo motivo che oggi siamo molto soddisfatti del cambiamento di rotta che si sta palesando e, con tutti gli scongiuri del caso, auguriamo al nostro beneamato Sommo Pontefice Benedetto Decimosesto lunghissima vita, in modo che questa ventata di rivalutazione organaria ed organistica prosegua il più a lungo possibile e dia buoni frutti.
Anche perchè non osiamo pensare a cosa accadrà nelle nostre chiese quando verrà eletto un Papa che dovesse prediligere, invece che Mozart e l'organo, le percussioni africane.



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