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Chi taglia che cosa




Obtorto collo, siamo qui a trattare un argomento che presta il fianco a forti strumentalizzazioni politico-fazioso-partitiche. Obtorto collo perchè parleremmo volentieri di altri argomenti. Strumentalizzazioni perchè, come al solito, in questo Paese tutto ed il contrario di tutto vengono presi a pretesto dai politici (o, per meglio dire, "politicanti") per tirare acqua al proprio mulino ed invettive a quello dell'avversario.
Noi, nel nostro piccolo, cercheremo di evitare questo rischio e faremo un paio di considerazioni sui clamorosi tagli che la recente Legge Finanziaria ha apportato alla Cultura in generale e, di conserva, anche alla Musica. I tagli saranno, come abbiamo detto, clamorosi, poichè hanno sollevato enorme clamore prima di tutto tra le file dell'opposizione politica al Governo e, in seconda battuta, tra la maggior parte del personale dello spettacolo, che è addirittura sceso in piazza per manifestare contro questo provvedimento. Ma se le reazioni dell'opposizione politica sono istituzionalmente scontate, il fatto che personaggi arcinoti della musica, del cinema e del teatro abbiano espresso "apertis verbis" la loro contarietà ad una riduzione drastica dei fondi governativi per lo spettacolo e per la cultura sta a significare, inequivocabilmente, che questa volta si è passato il segno.
Personalmente, riteniamo che il Governo abbia adottato un provvedimento che definire vergognoso è un complimento. Detto questo, siamo comunque assolutamente convinti che questa è una delle numerose (e dolorose) tappe che porteranno alla totale dissoluzione della cultura nella nostra Italia ad opera di un establishment politico-finanziario che al primo posto delle sue priorità ha lo scopo di creare una popolazione imbelle ed imbecille incapace di ragionare col proprio cervello ma ben capace di rispondere a stimoli predeterminati in modo automatico, una popolazione di "cani di Pavlov" che allo squillo della campanella sbavino per una bistecca tanto virtuale quanto inesistente. In altre parole: la Cultura fa pensare la gente, ne mette alla prova e ne sviluppa lo spirito critico, le dà gli strumenti per discernere, per discutere e per decidere con la propria testa. Questo è per i potenti (che non necessariamente si identificano con i politici) un inaccettabile pericolo, poichè una società massificata è molto più manipolabile e "dirigibile" di una molteplicità di teste pensanti e talora critiche.
Ecco che, sotto quest'ottica, i ripetuti attentati alla cultura si inquadrano in un disegno che da una ventina di anni a questa parte si sta concretizzando non solo nel nostro Paese, ma in tutta Europa (negli Stati Uniti questo procedimento già è stato concluso da un paio di lustri) ed i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. In effetti il procedimento è semplice: se vuoi eliminare un essere vivente non è sempre necessario sparargli un colpo di pistola; se gli togli il cibo e l'acqua fai meno rumore ed ottieni lo stesso risultato.
Se consideriamo questo fine ultimo, tutte le "quæstiones" che accompagnano ed accompagneranno inevitabilmente questo accadimento perdono ogni importanza ed assurgono, paradossalmente, ad ulteriore tassello di questo disegno perverso. Le disquisizioni dotte sui giornali, le comparsate d'autore ai vari talk-show ("Talk-Show", parola che in sintesi significa "Parole, non fatti!", esattamente il contrario di quello di cui ci sarebbe bisogno) e gli "autorevoli" interventi dei vari "opinionisti" (gente profumatamente pagata -con i nostri soldi- per sparare cazzate) alla lunga creeranno una confusione assoluta, una cortina fumogena di tutto e del suo versus che induceranno la gente comune (... "gente comune".... chi era costei?...) a cedere per sfinimento e a mollare l'osso, lasciando che il perverso disegno vada avanti nella sua delittuosa e delirante opera di distruzione della comune coscienza critica. D'altra parte, dopo che gli viene propinata tutta una serie di abissali e vergognose porcate mediatiche, che bisogno ha "la gente" di andare a teatro, al cinema, al concerto quando già c'è chi le serve a domicilio "panem et circenses"?
A questo proposito, il fatto di ragionare con la propria testa consente di considerare la quotidiana battaglia dello "share" televisivo nel giusto modo e non solo come una mera soddisfazione in fatto di supremazia mediatica. In effetti, quando con compiaciuto orgoglio i mezzibusti televisivi si sbrodolano addosso la notizia di avere battuto nella gara degli ascolti la concorrenza, non fanno altro che una sottile opera di propaganda e di condizionamento degli ascoltatori, poichè da una parte gratificano quelli che hanno seguito la trasmissione di un falso merito nello sconfiggere un presunto nemico mentre dall'altra sollecitano la curiosità di quelli che non l'hanno seguita i quali, probabilmente, la prossima volta la seguiranno. Questa opera di condizionamento, neppure tanto occulto, delle masse ottiene il duplice fatale risultato di addormentare la coscienza critica e di togliere linfa vitale a quelli che sono i canali della cultura vera. A confermare questa tendenza è un fatto abbastanza curioso che è finora passato -volutamente- sotto silenzio: vi siete chiesti il motivo per cui nelle programmazioni teatrali vengono sempre più spesso inseriti spettacoli di personaggi televisivi, solitamente cabarettisti, che portano in teatro le stesse identiche cose che fanno in televisione? La risposta è ovvia e deriva direttamente dal discorso che abbiamo fatto più sopra: la gente è talmente condizionata dalla televisione che anche quando va a teatro vuole vedere e sentire le stesse cose. Di conseguenza, se i teatri non vogliono chiudere botteghino, sono costretti a ricorrere a questi espedienti di compromesso, con buona pace del teatro vero e della programmazione intelligente.
A questo punto, quindi, occorre porsi alcune questioni, la principale delle quali è la seguente: cos'è la Cultura?.
Al di là delle solite risposte e dell'aria fritta che spesso le accompagna, oseremo dire che la Cultura è prima di tutto un atteggiamento mentale delle persone, che deriva dalla loro voglia di conoscere, dalla loro capacità di voler capire le cose e dalla conseguente possibilità di esprimere giudizi critici. E questo non solo nel campo delle arti, ma su tutto ciò che caratterizza la vita di un individuo, a partire dalle piccole cose quotidiane fino ai grandi misteri esistenziali come la Vita e la Morte. Ma questo atteggiamento mentale, soprattutto in questi tempi di spietati condizionamenti mediatici, va coltivato e messo continuamente alla prova.
In conclusione, vorremmo essere abbastanza realisti. E' palese che se i teatri, i cinema e le sale da concerto d'Italia fossero tutte le sere sempre strapiene di pubblico e che se le varie schifezze televisive che rispondono al nome di "reality-show" avessero lo stesso "share" che hanno -purtroppo- i concerti di musica classica, i tagli ai fondi per la cultura il Governo se ne guarderebbe bene anche solo dall'ipotizzarli.
Saremo ancora più diretti e brutali: fino a quando una puntata del famigerato "Isola dei Famosi" conteggerà quasi nove milioni di Italiani brasati a bocca aperta davanti al piccolo schermo, non potremo lamentarci più di tanto se il Governo taglierà i fondi al Teatro, al Cinema ed alla Musica. Alla fine si tratta solamente di una banale questione di "domanda-offerta".



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