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Chiesa e Musica (8)




Chi scrive si è occupato e si occupa talora anche di organizzazione di concerti organistici e quello che risulta più rimarcato nell'atteggiamento dei sacerdoti o dei rettori delle chiese è la differenza di approccio al problema.
In effetti si passa dal parroco entusiasta dell'organo della "sua" chiesa, che non attendeva altro per "farlo sentire come si deve" al sacerdote che oppone la risposta già preconfezionata che "I concerti in chiesa sono vietati.". Tra queste due posizioni, poi, sussiste una variegata differenza di posizioni intermedie delle quali la più "gettonata" è l'adozione di quelle iniziative ibride litirgico-musicali che rispondono ai nomi di "Vespri d'Organo", "Pii esercizi", Celebrazioni della Parola", "Concerti Spirituali", "Lectio Divina", eccetera.
Questa differenza di atteggiamento non può che suscitare un certo imbarazzo, soprattutto quando la si sperimenta in chiese della stessa città o, comunque, della stessa Diocesi e ci fa pensare che la sensibilità personale dei sacerdoti prevalga nettamente sia sulle normative generali che regolano questo argomento, sia su quelle emanate a livello diocesano. Ma se questo la dice lunga sulla effettiva efficacia delle disposizioni canoniche emanate dalla Chiesa (e non solo in materia di musica), dall'altra non fa che confermare l'enorme differenza che passa tra i diversi atteggiamenti con cui il clero recepisce e mette in pratica tali disposizioni, talvolta stravolgendone totalmente il significato. Sotto un altro aspetto, tutto questo ci rende più chiari i motivi per cui la Chiesa Cattolica stia attraversando un periodo abbastanza difficile; in effetti in un esercito quando i soldati non obbediscono agli ordini ma li "interpretano" o, addirittura, li contestano, la guerra è persa in partenza.
E pensare che mai come oggi le disposizioni ecclesiastiche in materia di musica in chiesa sono chiare ed esplicite.
Prima di tutto c'è la costituzione "Sacrosanctum Concilium" del 1963 che recita: "Nella chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio ed alle cose celesti.". Le gravi situazioni di degrado e di abbandono in cui versa una grandissima parte del patrimonio organario delle nostre chiese sta a dimostrare quanto poco questa norma sia stata e sia tuttora osservata.
La citata costituzione dice, poi, che -sempre per ciò che riguarda la musica durante la liturgia- altri strumenti oltre all'organo si POSSONO ammettere, a giudizio e con il consenso dell'autorità ecclesiale territoriale, purchè siano adatti all'uso sacro, convengano alla dignità del tempio e favoriscano effettivamente l'edificazione dei fedeli. Anche in questo caso, vedendo ed ascoltando la miriade di strumenti derivanti dalla musica pop-rock-leggera che sono entrati stabilmente nelle nostre chiese (e che non ci paiono precipuamente adatti all'uso sacro), non si può che rendersi conto che anche questa disposizione, come tantissime altre, è stata ed è sempre più considerata carta straccia.
Sempre per ciò che riguarda la musica durante le funzioni liturgiche, l'istruzione "Musicam Sacram" emanata nel 1967 dalla S. Congregazione dei Riti prescrive che l'organo, oltre che sostenere il canto, può suonare come solista in determinati momenti della Messa (all'inizio, all'Offertorio, alla Comunione ed al termine), all'inizio ed alla fine delle celebrazioni dei Sacramenti, della Parola, della Liturgia delle ore e dei Pii Esercizi, con la possibilità talora di effettuare qualche "giudizioso" intermezzo. Non si può utilizzare l'organo da solo durante la Liturgia in Quaresima, nella Settimana Santa e nelle Messe e Liturgie dei Defunti. In Avvento, invece, l'utilizzo solistico è consentito "con la moderazione che conviene ad un Tempo di gioiosa attesa.". Anche qui, vista la confusione che regna nelle nostre chiese, dove i tempi musicali vengono ormai stabiliti a capriccio di "animatori liturgici" molto spesso assolutamente ignoranti non solo in materia musicale ma, spesso e volentieri, anche in materia liturgica, non ci resta che prendere atto della assoluta inutilità di queste disposizioni. A questo si aggiunga che l'ascoltare fin troppo spesso canti specifici per alcune parti rituali proposti durante altre parti o, addirittura, canti per un tempo liturgico eseguiti in tempi liturgici differenti, non fa che rendere ancora più evidente la disinvoltura ed il pressapochismo con cui la musica viene considerata nelle nostre chiese.
Se questa è la situazione di fatto nella musica liturgica all'interno della Liturgia stessa, possiamo immaginare quale grado di confusione regni nel campo della musica liturgica in contesti extraliturgici.
La prima cosa che salta agli occhi è il fatto che le disposizioni parlano sempre e comunque di "Musica Religiosa", nel senso che nelle chiese, per loro caratteristica, NON DEVE e non può essere eseguita musica profana, cioè quel tipo di musica che non abbia alcun collegamento con la religione. Anche qui, nelle nostre chiese capita spesso di ascoltare -talvolta anche durante la Messa- brani direttamente derivanti dal repertorio leggero o ritmo-melodico (a chi scrive è capitato di ascoltare, durante un matrimonio, una peraltro pregevole interpretazione della canzone "Imagine" di John Lennon....), con buona pace non solo delle disposizioni liturgiche, ma anche di un basilare livello di buon gusto.
Fissato, comunque, questo punto fermo, per regolamentare la musica religiosa in contesti extraliturgici esistono diverse disposizioni molto chiare tra cui, oltre alla già citata costituzione "Sacrosanctum Concilium", le istruzioni "Musicam Sacram" e "Liturgicae Instaurationes" e, infine, lo stesso Codice di Diritto Canonico. Tutte queste fonti ammettono, di fatto, quattro occasioni specifiche in cui è possibile l'esecuzione di musica "sacra" al di fuori delle liturgie istituzionali. Esse sono i "Pii esercizi", le "Celebrazioni della Parola", i "Concerti Spirituali" ed i "Concerti" propriamente detti. Nei primi due casi la presenza musicale è minoritaria rispetto alla proposta paraliturgica; nel Concerto Spirituale la musica è prevalente ma deve esserne adeguatamente sottolineato il contenuto di spiritualità mentre il Concerto propriamente detto accentua la sua caratteristica di evento culturale, fermo restando il principio che la musica in esso rappresentata deve possedere quelle caratteristiche di religiosità che possano promuovere i sentimenti religiosi dell'ascoltatore. A questo proposito, stanti anche diverse discussioni in merito al repertorio -qui parliamo specificatamente di musica organistica- possiamo tranquillamente affermare che la quasi totalità della musica per organo (tranne una minima parte del repertorio moderno e contemporaneo), essendo nata nelle chiese, risponde a questi requisiti e, pertanto, il fatto che alcuni parroci si oppongano all'esecuzione di determinati brani non ha alcun fondamento serio.
Come si vede, i Concerti nelle chiese non sono per nulla vietati. Ovviamente le disposizioni liturgiche che trattano questi tipi di manifestazioni musicali extraliturgiche all'interno delle chiese ne prevedono anche uno scopo che vada al di là della fruizione puramente culturale e strettamente artistica. Ecco, allora, che anche il concerto vero e proprio può servire per sottolineare il diverso carattere dei vari Tempi liturgici, per preparare le principali Festività, per dare occasioni di meditazione e di spiritualità anche a quelle persone che non frequentano abitualmente le chiese, per creare presupposti per una migliore comprensione della Parola di Dio e, non ultimi, per valorizzare i tesori d'arte musicale tramandati dal passato e per far comprendere meglio alla gente non solo la musealità delle nostre chiese, ma anche la loro sacralità. In ultimo, come giustamente sottolinea Mons. Valentino Donella nel suo libro "Musica e Liturgia" a questo proposito: "Il concerto in chiesa potrà segnare tempi liturgici, sottolineare ricorrenze e occasioni significative per la comunità parrocchiale, ed anche civile."
Queste, in poche parole, sono le principali disposizioni della Chiesa Cattolica che regolano oggi la musica in chiesa sia nell'ambito liturgico che in quello extraliturgico. Abbiamo visto come queste disposizioni siano tutte molto esplicite, chiare e di facile intendimento ed applicazione. Purtroppo la realtà delle varie situazioni testimonia quanto differenziate -e spesso anche sconclusionate- siano le interpretazioni che il clero, a seconda delle inclinazioni e delle convenienze, da a queste disposizioni. Sicuramente, a nostro modesto avviso, la situazione musicale della Chiesa Cattolica di oggi è confusa e spesso conflittuale proprio a causa di questi atteggiamenti di insofferenza -se non di totale rifiuto- che spesso vengono opposti alle normative.
A tutto questo aggiungiamo un nostro particolare dubbio. Non siamo, cioè, del tutto certi che tutti i parroci e tutti i rettori delle nostre chiese abbiano avuto modo, tempo od occasione di leggersi le disposizioni e vadano, come suol dirsi, "per sentito dire". In questo caso, che a noi pare ancora più grave proprio per via della manifesta "ignoranza" della materia, consigliamo vivamente ai sacerdoti (ma non solo a loro, anche ai liturgisti, agli animatori, agli organisti, ai cantori e a tutti coloro che si occupano di musica in chiesa) un veloce ripasso della materia. "Repetita juvant".



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