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Musica nella Chiesa dei poveri

di Federico Borsari




Il nuovo Pontefice Francesco è stato eletto da pochi mesi e già è diventato una specie di icona venerata sia dai fedeli che da tutta quella varia congerie di realtà che con la Fede poco o nulla hanno a che fare ma che in lui vedono quella novità che, nella loro visione speranzosa in una radicale laicizzazione del pontificato, finora era mancata e che con l'avvento di pontefici "reazionari" aveva impedito la realizzazione di quelle ideologie (ad esempio la "teologia della liberazione" del fondamentalista Dom Hélder Pessoa Câmara) che basavano (e basano tuttora) l'azione della Chiesa in un'ottica fondamentalmente terzo-quartomondista facendone dei poveri il centro dell'azione e della catechesi. E il Papa Francesco ha indubbiamente e subitaneamente parso soddisfare queste aspettative dapprima con alcuni gesti formali assai significativi (rifiuto di alcuni accessori di abbigliamento di carattere squisitamente "pontificale", rifiuto di alloggiare nell'appartamento pontificio per vivere in una specie di "comune" con altri cardinali e monsignori (probabilmente per meglio controllarli), rifiuto della croce pettorale in metallo prezioso in favore della "sua" croce pettorale in acciaio (aggiornamento: vedi nota a fondo pagina), ecc.) e poi con la famosa ed ormai mantrica frase "Come vorrei una Chiesa povera per i poveri!", che ha mandato letteralmente in sollucchero tutti quei commentatori e quella parte di opinione pubblica che dall'ormai lontano Sessantotto aspettavano di poter godere vedendo la Chiesa di Roma schierarsi -finalmente- contro i ricchi e contro i potenti per dedicarsi anima e corpo ai poveri. A parte il fatto che, personalmente, riteniamo che la Chiesa debba essere non solo per i poveri ma per tutti gli uomini, senza alcuna distinzione (e, quindi, anche per i ricchi, che a tutti gli effetti sono esseri umani come gli altri e che forse un giorno, con l'aiuto della Chiesa e di un bel bagno di umiltà, riusciranno a passare anch'essi per la cruna del famoso ago), abbiamo potuto notare che ben pochi analisti, quelli più scafati ed esperti di vaticane cose, si erano avventurati in una disamina meno superficiale ed approssimativa del personaggio Jorge Mario Bergoglio e la loro analisi era stata, detta in parole povere, la seguente: adesso tutti osannano questo Papa considerandolo dalle sue prime apparenze e dalle sue prime parole; quando egli, in linea con le sue convinzioni e con la dottrina della Chiesa Cattolica, ribadirà (e non potrà fare diversamente) il rifiuto dell'aborto, il rifiuto dell'eutanasia e riconfermerà quelle che sono, da millenni, le linee fondanti e fondamentali della dottrina cattolica, egli diventerà, esattamente come i suoi predecessori, un pericoloso reazionario da combattere e da contrastare.
Orbene, passata l'ubriacatura dei primi giorni, questo è esattamente quello che sta succedendo. Il 12 Maggio scorso, infatti, a due mesi esatti dalla sua elezione, Papa Francesco, dopo aver elevato alla gloria degli altari gli ottocento Martiri di Otranto decapitati dai Musulmani nel 1480, nel corso dell'Angelus recitato in Piazza San Pietro, salutando i partecipanti alla "Marcia per la Vita", ha testualmente detto: "..invito a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umama sin dal momento del suo concepimento" ricordando inoltre la raccolta di firme della stessa giornata presso le Parrocchie italiane "per garantire protezione giuridica all'embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza.". Fine della luna di miele. Da quel giorno Papa Francesco sarà, per molti di quelli che l'avevano fino a ieri "santificato" come il Papa che avrebbe dovuto rivoltare la Chiesa come un calzino, sic et simpliciter uno dei soliti Papi "reazionari", dimenticando una delle frasi più celebri del sopra citato Dom Câmara: "Felice è colui che comprende che è necessario rinnovarsi molto, per essere sempre lo stesso.".
E' troppo presto ancora per vedere cosa accadrà alla Chiesa Cattolica sotto la guida di questo Pontefice che apparentemente sembra uno dei Papi più "rivoluzionari"; l'operato di un Papa lo si giudica -e anche allora con relativa serenità- secondo il metro della Chiesa, cioè dopo un paio di secoli. Quello che ci preme di più, da queste pagine, è cercare di immaginare cosa succederà alla musica in chiesa e, di conseguenza, all'organo.
Papa Bergoglio non è un musicista come B16, il suo predecessore. Molti nell'ambiente musicale vaticano si dolgono del fatto che egli, durante le celebrazioni, non canti una sola nota, ma questo è più che altro dovuto ai suoi pregressi problemi di salute. Egli non vanta esperienze musicali di spessore, se non una presunta predilezione per la musica di Beethoven (ma si tratta di voci non confermate) controbilanciata (anche qui vox populi) da una simpatia per il Tango argentino. Di acclarata c'è, invece, la sua passione calcistica, sulla quale già si è speculato e parlato più che a sproposito. Insomma, ci pare -fin qui- che a Francesco della musica in generale (e della musica in chiesa in particolare) ben poco importi (e sinceramente, visti i ben più gravi ed importanti problemi che affliggono la Chiesa, non ce la sentiamo proprio di biasimarlo per questo). Se questo atteggiamento può essere visto in modo negativo per coloro (tra cui chi scrive) che speravano in un Pontefice che rimettesse un poco in ordine le cose ridando alla musica sacra e religiosa il posto che le spetta nei Sacri Riti, sotto un altro punto di vista potrebbe anche essere considerato moderatamente positivo. In effetti, e già lo abbiamo ampiamente sottolineato in queste pagine, le disposizioni canoniche in materia già ci sono da tempo (addirittura già dal Concilio Vaticano II) ed il vero problema non è emanare nuove norme, bensì fare in modo che esse vengano applicate, impedendo che una sostanziosa parte del clero le disattenda in modo capzioso e proditorio, travisandone (in buona o cattiva fede non importa) i principi e la sostanza. Non ci vuole un "breve" papale per fare in modo che in chiesa non vengano eseguite musiche che nulla hanno di sacro o religioso o per impedire che vengano fatti suonare strumenti che con la tradizione Cattolica nulla hanno a che fare perchè queste disposizioni già esistono; serve che chi è preposto alla loro applicazione (i Vescovi) le faccia rispettare.
Certamente, come si è in passato potuto constatare, la presenza sul trono di Pietro di un Papa che ha particolarmente a cuore la musica è un forte incentivo, ma il nocciolo della questione sta a valle. Altrettanto certamente, viste le premesse programmatiche di questo Pontefice, c'è il serio rischio che qualche parroco particolarmente sensibile opti per la vendita dell'organo della sua chiesa per destinarne il ricavato ai poveri. Nulla di particolarmente tragico, per carità; è già successo tante volte in passato ed ancora succederà, ma se le gerarchie ecclesiastiche faranno ciò che devono fare e si adopereranno per applicare le disposizioni che la Chiesa ha emanato in passato in proposito, speriamo che -almeno- la situazione rimanga stabile ed eviteremo guai peggiori. Anche perchè -e qui ritorniamo alla faccenda della Chiesa dei poveri per i poveri- se l'ostentazione della ricchezza è criticabile e sconveniente, altrettanto lo è l'ostentazione della povertà. In medio stat virtus, anche per la Chiesa.

Aggiornamento (31/05/2013): L'amico Davide Campeggiani ci ha gentilmente segnalato che la pettorale di Francesco non è in acciaio, bensì in argento ed è stata realizzata da un artigiano pavese. QUI trovate il link al sito di riferimento. Ringraziamo Davide Campeggiani per la segnalazione.



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