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Il Diapason

di Federico Borsari




 Diapason I nostri lettori abituali sanno che ogni tanto ci occupiamo anche di "massimi sistemi", nel senso che trattiamo argomenti che non hanno specificatamente a che fare con l'organo ma che possono suscitare interesse nel campo musicale. Oggi dedicheremo questa trattazione al Diapason.
La parola "Diapason" per i musicisti dell'antica Grecia significava, semplicemente, l'intervallo di ottava. Per un organista la parola Diapason sta ad indicare un gruppo di registri degli organi inglesi, con varie caratteristiche costruttive (Open Diapason, Double Diapason, Stopped Diapason), che appartengono alla famiglia dei Principali e che producono un suono molto forte e robusto. Per un organaro il Diapason è, tecnicamente, il rapporto tra lunghezza, diametro e frequenza di una canna d'organo. Per molte persone questa parola può invece significare il marchio di una nota ditta di strumenti musicali (ma anche di automobili, motocicli ed aereoplani), la marca di una ditta produttrice di ottime casse acustiche, il nome di un gruppo musicale o di una scuola di musica od altre realtà simili presenti a decine sul nostro territorio nazionale. Molti altri, semplicemente, non conoscono il significato di questa parola. Noi qui, oggi, tratteremo il "Diapason" (detto anche "corista") come quello strumento musicale della famiglia degli idiofoni (suono prodotto dal metallo) che produce UNA SOLA NOTA, solitamente il La e, più precisamente, quello che corrisponde al La centrale della tastiera di un pianoforte (corrispondemte al La3 della tastiera dell'organo) e la cui frequenza è fissata -per legge- in 440 Hertz, cioè 440 vibrazioni al secondo.
La storia di questo "strumentino" musicale è relativamente recente e la sua invenzione viene comunemente attribuita al pressochè sconosciuto musicista inglese John Shore, che lo realizzò nel 1711. Di nessuna utilità "musicale" propriamente detta, questo strumento è andato però via via nei secoli assumendo un'importanza fondamentale per ciò che è stata la storia dell'accordatura di tutti gli strumenti musicali (ed anche dell'organo).
Per comprendere quest'importanza bisogna però andare indietro nel tempo. I musicisti di oggi sono abituati a confrontarsi con strumenti musicali che (a parte casi specifici come orchestre barocche con strumenti originali) universalmente adottano (per merito di leggi nazionali e convenzioni internazionali) un'accordatura uniforme basata, appunto, sul La a 440 Hertz. Ma nel passato -e fino all'Ottocento- le cose non stavano così, poichè non esisteva un suono (frequenza) comune a tutti di riferimento ed ogni realtà musicale (orchestre, gruppi strumentali, cembali, pianoforti ed organi) accordava gli strumenti secondo suoni di riferimento "locali", solitamente derivanti dalla tradizione, che potevano presentare differenze anche molto ampie di accordatura non solo a livello di regioni o Stati, bensì anche a livello locale (non era per nulla raro, infatti, trovare diverse orchestre, così come cembali ed organi, nella stessa città che presentavano accordature differenti e che, quando si incontravano per suonare insieme -come suol dirsi- "non si trovavano per niente").
Le testimonianze storiche -desunte dall'analisi di antichi strumenti mai "normalizzati"- ci indicano che i "diapason" antichi presentavano variazioni di tonalità anche molto ampie che andavano da un minimo di 322 Hertz (ritrovato in alcuni virginali del Cinquecento) fino ad un massimo di 519 Hertz (misura rilevata in un antico organo germanico di Erfurt). Mediamente, nella maggioranza dei casi, il diapason nei vari Paesi Europei oscillava tra i 400 ed i 490 Hertz, con una predilezione per il "range" compreso tra i 430 ed i 470 Hertz.
L'"invenzione" di Shore, per oltre un secolo, non godette di alcuna considerazione, e questo è evidente da uno dei primi "censimenti" del diapason effettuato verso la fine dell'Ottocento (1880) dal musicologo Ellis, che si prese la briga di andare a "misurare" le frequenze di diversi complessi strumentali europei e rilevando che il loro diapason oscillava tra i 421 ed i 466 Hertz. Il censimento di Ellis non considerava le orchestre francesi, per il semplice motivo che la Francia, già ventisei anni prima (nel 1859) era stata la prima Nazione a "normalizzare" il diapason fissandolo, per legge, nella frequenza di 435 Hertz.
Qui da noi lo stesso problema fu sollevato da Giuseppe Verdi, che si pronunciò a favore dell'adozione di un diapason ancora più basso rispetto a quello francese, cioè di 432 Hertz. La proposta di Verdi fu considerata e "normata" dal Governo Italiano nel 1884, quando venne emanata un'apposita legge che lo stabiliva per tutto il territorio nazionale.
Ma il primo passo verso una normalizzazione europea del diapason fu fatto l'anno seguente, quando un apposito Congresso Internazionale convocato a Vienna stabilì che la frequenza più adatta per un diapason "europeo" fosse quella già adottata dalla Francia, cioè 435 Hertz.
Ma (proprio come le Direttive Europee UE di oggi) si trattava di una "raccomandazione" e, a parte Francia ed Italia, il resto dell'Europa continuò a comportarsi come meglio credeva e fu proprio il compositore tedesco più noto di quell'epoca, Richard Wagner, che prese la decisione di adottare un diapason più alto, a 440 Hertz. La sua decisione derivava dalle sue nuove (e rivoluzionarie) teorie sull'orchestra, sulla strumentazione, sull'organico e sui metodi per renderne il suono di alcune sezioni (in particolare gli ottoni) più forte, coinvolgente ed "emozionante" ma egli, così facendo, pose le basi di quello che, nel secolo seguente, diventerà un "affaire" che, pur se privo di ogni fondamento fattuale, verrà visto in chiave strumentalmente "politica", scatenando polemiche che, ancora oggi, vedono in campo da una parte seri studiosi, musicologi, esperti e teorici della Musica e, dall'altra, un nutrito gruppo di "complottisti" (oggi purtroppo ben presenti anche sulla Grande Rete) che vedono nell'adozione del diapason a 440 Hertz uno dei molteplici metodi adottati dai cosidetti "poteri forti" nell'ambito di una cospirazione mondiale -udite udite!- "mirata a creare persone emotivamente instabili e quindi più facilmente controllabili." (cit.rif. auralcrave.com).
Abbiamo detto che solo Francia ed Italia avevano "normalizzato" il diapason (rispettivamente a 435 e 432 Hertz). La Germania lo fece nel 1939, quando al potere c'era il Partito Nazionalsocialista. Poichè i grandi capi (Hitler in primis) apprezzavano in modo quasi ossessivo la musica di Wagner (il quale, probabilmente, non avrebbe gradito tale tipo di attenzione), fu emanata una disposizione nazionale che fissava il diapason tedesco nella misura dei 440 Hertz. Non ci sono prove fattuali che confermino il carattere "politico" di questa scelta ma, a nostro modesto parere, l'adozione di quella frequenza fu solamente una "presa d'atto" del fatto che probabilmente allora -sull'esempio di Wagner- la maggior parte delle orchestre e dei gruppi musicali germanici già "lavoravano" con l'accordatura basata sui 440 Hertz. C'è inoltre da sottolineare il fatto che nell'ambito di un Congresso Internazionale svoltosi a Londra nello stesso anno, venne deciso di "raccomandare" ai vari Paesi (questa volta vi erano rappresentati anche gli Americani) come frequenza di riferimento per l'accordatura degli strumenti musicali proprio i 440 Hertz (e non ci risulta che a quell'epoca -visto anche quello che successe poco dopo- la maggioranza dei Paesi del Mondo fosse politicamente "succube" della Germania).
Con la Seconda Guerra Mondiale ed i successivi decenni di difficoltà e di ricostruzione il problema della "normalizzazione" del Diapason passò -ovviamente- in secondo (ed anche terzo) piano. Nel 1953 fu l'Inghilterra ad adottare i 440 Hertz e dovranno passare ancora diciotto anni prima che, con una risoluzione europea adottata nel Giugno del 1971, la frequenza di riferimento comunitaria per l'accordatura degli strumenti musicali venga fissata -per tutti- in 440 Hertz. Qui in Italia, che era stata uno dei Paesi Euopei che per primi aveva "normalizzato" il diapason centocinque anni prima, la legge che dispone l'adozione dei 440 Hertz fu promulgata nel Maggio dell'anno 1989, legge tuttora in vigore, prevedendo che la nota di riferimeto sia il La3 con frequenza a 440 Hertz misurata alla temperatura di 20 gradi centigradi.
 Diapason Dicevamo delle polemiche tuttora in corso da parte dei sostenitori delle "vecchie" frequenze di riferimento a 435 e, soprattutto, 432 Hertz. Se nei decenni precedenti era la motivazione "politica" a confortare la loro convinzione, con l'avvento delle teorie New Age, in voga da alcuni decenni, essi hanno trovato ulteriore sostegno in alcune teorie pseudoscientifiche che traggono spunto dalle discipline orientali secondo le quali la frequenza a 432 Hertz sarebbe direttamente collegata alla "frequenza della Terra" (che dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 Hertz, e 432 è multiplo di otto) e sarebbe -precisamente- la frequenza di risonanza dell'organo interno più importante del nostro corpo, il cuore. Secondo queste teorie, inoltre, il fatto che i 440 Hertz sarebbero l'evidente tentativo di manipolare le nostre menti mediante la musica sarebbe provato dal fatto che questa frequenza corrisponderebbe, appunto, a quella di risonanza del nostro cervello.
A parte queste varie amenità, rimane il fatto che ormai, come abbiamo detto, la frequenza di riferimento mondialmente adottata per l'accordatura degli strumenti musicali è fissata in 440 Hertz, con buona pace di tutti, ma rimane un problema... quello del "campione" da cui trarre questa frequenza e della sua affidabilità nel tempo.
Il "diapason" come strumento musicale, abbiamo detto, è quello che avete visto nella figura in apertura di trattazione. Si tratta, semplicemente, di una "forchetta" in metallo di dimensioni e caratteristiche stabilite dalle direttive internazionali che si utilizza percuotendola ed appoggiandone la base su di una cassa armonica (che può essere una scatola in legno vuota oppure, in orchestra, un violino) e che produce il suono entrando in vibrazione. Esistono ancora, nei vari Istituti scientifici di tutto il Mondo, esemplari dei primi diapason realizzati nell'Ottocento. Essi sono ben custoditi, solitamente in campane di vetro accuratamente rinchiuse in appositi contenitori di legno, ma i tecnici hanno accertato una cosa curiosa: se uno di questi diapason -magari con frequenza definita di 435 Hertz- viene percosso oggi si ha la spiacevole sorpresa di ascoltare un suono di frequenza ben più alta. Come è possibile ciò?
Per comprendere questo fenomeno bisogna considerare il cosidetto "degrado dei materiali", in particolare riferito ai metalli, che è un procedimento assolutamente naturale che fa si che se noi oggi compriamo un diapason a 440 Hz e lo chiudiamo in un cassetto, se lo andiamo a riprendere tra venticinque anni esso ci darà un suono di frequenza 442 Hz. Questo è dovuto alla "riduzione" della massa del diapason (più un oggetto è piccolo e più vibra velocemente, cioè "suona" acuto), riduzione che è dovuta al cosidetto fenomeno della "corrosione naturale" dei metalli (ogni metallo la subisce in modo diverso) dovuta al contatto con l'aria e con l'umidità nella stessa aria contenuta. Non staremo qui ad esplicare le varie particolarità chimico-fisiche della corrosione (che può essere di due tipi: a secco oppure ad umido) nè proporremo le astruse formule che ce la spiegano; ci basterà dire che se noi volessimo mantenere assolutamente integro un oggetto di metallo nel tempo (e quindi anche un diapason) lo dovremmo conservare in un ambiente assolutamente privo di umidità oppure -ancora meglio- sotto vuoto spinto.
L'avvento dell'elettronica (ed in seguito dell'informatica) ha permesso di ovviare a questo inconveniente con la nascita di apparecchiature per la generazione dei suoni (i cosidetti "oscillatori"), apparecchiature che si sono perfezionate con l'andare del tempo e che permettono oggi di produrre suoni di frequenza precisissima e, soprattutto, "puri", cioè senza la presenza di armonici. Recentemente la generazione di frequenze "pure" (tra le quali anche il La a 440 Hertz) è stata resa possibile anche a livello "casalingo" e personale, utilizzando normali software appositamente predisposti per l'utilizzo su personal computers e, ancora più recentemente, sono state realizzate specifiche "app" per smartphones che ci permettono di avere in tasca, a portata di mano in qualsiasi momento, qualsiasi frequenza di riferimento di cui possiamo avere bisogno. Solitamente, queste applicazioni fanno parte di "pacchetti" integrati di programmi che comprendono anche analizzatori di frequenza, spettrometri e tutto quanto può servire, oggi, sia ai musicisti che ai tecnici (accordatori, organari, ricercatori e studiosi) per svolgere al meglio il loro lavoro.
Ne è passato di tempo da quando John Shore, nel 1711, inventò il diapason...



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