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L'Organo della Chiesa di Santa Maria della Mercede di Roma (Italia)

di Federico Borsari




AGGIORNAMENTO - 09.04.2018: Il Dott. Giordano Ciabatta ed il Maestro Andrea D'Eusebi (organista titolare presso la chiesa di S.Maria della Mercede in Roma) mi comunicano che circa cinque-sei anni fa le canne del corpo d'organo Positivo Espressivo sono state riportate nella loro collocazione primitiva e la consolle meccanica originale è stata ripristinata nella sua completa funzionalità. Ringraziamo di cuore il Dott. Ciabatta ed il Maestro D'Eusebi per la segnalazione.

 Santa Maria della Mercede Primi Anni Settanta del secolo scorso. Chi scrive, appena sedicenne, si trova a Roma per seguire i concerti del "Settembre Organistico Internazionale", che si svolge per quindici serate consecutive nelle chiese e basiliche romane più importanti ed a cui partecipano i più grandi nomi del concertismo organistico mondiale. Nelle serate precedenti ho potuto ascoltare André Marchal ai Santi Apostoli (musiche di Franck), Erich Arndt all'Ara Cœli e Giancarlo Parodi a Sant'Ignazio (Bach e Reger). Stasera vado a sentire Gaston Litaize a Santa Maria della Mercede. In programma tutto Bach.
Come sempre, sono lì già un'ora prima dell'inizio ma la chiesa è già quasi piena. Quello di cui non mi rendo conto (ma che potrò apprezzare molti anni più tardi ripensando a quelle serate) è l'impressionante numero di giovani che vengono ad ascoltare questi concerti. C'è una regola non scritta: le panche le occupano le persone "serie", i giornalisti, gli addetti ai lavori e le persone anziane mentre i giovani trovano posto sedendo a terra sugli scalini degli altari ed occupando tutte le postazioni "non canoniche". Tra questi giovani, di tutte le estrazioni sociali, spiccano molti di coloro che di questi tempi vengono chiamati "contestatori" con il loro abbigliamento distintivo: eskimo, capelli lunghi, jeans sdruciti, parlata strascicata ed occhiali da intellettuale; molti di costoro, probabilmente, nelle ore precedenti sono stati a manifestare in piazza contro il potere ed ora sono qui per ascoltare musica d'organo. Trovo posto sui gradini dell'altare assieme ad un gruppo di costoro, con cui scambio alcune opinioni musicali. Stasera mi è andata bene, poichè da questa posizione mi trovo proprio di fronte all'organo e ad una distanza ottimale per ascoltarlo perfettamente.
E' un organo nuovo e qui ne parlano tutti benissimo. Non ho ancora avuto modo nè di vedere nè di ascoltare uno strumento di questo genere (nelle altre chiese ho trovato sempre organi più vecchi, di tipo sinfonico o romantico) e, devo dire, la montre di quest'organo mi intriga assai anche per via delle trombe orizzontali, che sono per me una novità assoluta.
Inizia il concerto e Gaston Litaize si dimostra il fenomenale organista che ho già avuto modo di ascoltare a casa sui dischi. La sua interpretazione è perfetta e non ha nulla da invidiare a quella di Karl Richter (che ho ascoltato qualche mese fa a Serravalle Scrivia) ed il suo Bach, pur austero e granitico, rivela un'atmosfera "francese" che non guasta ma, anzi, lo rende assai gradevole. Ma quello che più mi colpisce è il suono di questo organo. E' un suono straordinariamente chiaro, preciso, definito ed articolato. Nulla a che vedere con gli impasti piuttosto scuri degli altri strumenti che ho finora ascoltato. Ci sono fondi ben robusti (si sente che la base è di 16 piedi) su cui spiccano un sacco di mutazioni semplici e composte che finora ho potuto solo ascoltare sui dischi incisi sugli organi tedeschi, ma sono le Trombe Orizzontali che lasciano il segno. Litaize le usa solamente nelle battute finali di alcuni brani (ad esempio la Passacaglia) ma l'effetto è impressionante, da qua sotto riesco a sentire chiaramente il rumore dei ventilabri e l'impatto acustico -quasi aggressivo- è davvero fenomenale.
Verso la fine del concerto mi sposto senza dare troppo nell'occhio (ormai sono specialista in questo tipo di manovre), raggiungo la porticina che porta alla scala dell'organo e mi ci infilo dentro. Salgo la scala mentre l'organista scocca gli ultimi accordi del suo bis. Lascio che si goda tutti gli applausi che si merita e mentre scende dalla cantoria accompagnato dall'assistente (Litaize è non vedente) gli faccio i miei complimenti, a cui egli risponde con molto affetto. Dopodichè, mentre lui scende in pasto alla folla che lo attende di sotto, entro in cantoria per guardare lo strumento.
La cantoria è molto bassa e il corpo d'organo è appena sopra la mia statura. La consolle è bellissima, moderna e straordinariamente ergonomica mentre le Trombe orizzontali si trovano quasi ai lati della mia testa. Mentre scendo mi riprometto di tornare a provarlo l'indomani.
Il giorno dopo, di buona mattina, sono lì e, grazie al Sagrestano, riesco ad ottenere il permesso di provare l'organo. E' davvero bello. Mentre lo suono scopro che la trasmissione è mista, meccanica sospesa per le tastiere ed elettrica per il resto. Questo lo rende sensibilissimo ed immediato al tocco mentre le Aggiustabili (sono sei) gli danno una grande versatilità. Una delle cose che mi colpisce di più, inoltre, è il fatto che la prima tastiera, detta "Positivo", in realtà, non è tale, nel senso che la sua composizione fonica è, come numero e tipologia di registri, una specie di "Recitativo", per di più chiuso in cassa espressiva, mentre è la terza tastiera (denominata "Eco") ad avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio Positivo. Mi spiego queste "stranezze" solo quando vengo a sapere che quest'organo è stato progettato dal grande Tagliavini (che lo ha anche inaugurato). Apprezzo, ovviamente, le Trombe Orizzontali che, data la vicinanza, quando partono quasi "spettinano" l'organista e, complessivamente, posso dire che, pur trattandosi di un italianissimo Tamburini, sembra quasi di suonare un organo tedesco. E' uno dei migliori organi che ho visto e provato finora. Sicuramente ci tornerò.

Sono passati quarantacinque anni e, finalmente, ci sono tornato ed ho visto che... il Tamburini di allora non è più lo stesso. Dopo quella gloriosa stagione di concerti, quest'organo è stato dimenticato per alcuni decenni finchè, in occasione del Giubileo dell'anno Duemila, è stato deciso di dargli un nuovo assetto sia spaziale che timbrico.
Per "adeguarlo" alle esigenze liturgiche più attuali, cioè per avere l'organo più vicino alla cantoria ed all'altare, sono state prese tutte le canne della prima tastiera (il Positivo Espressivo) e sono state spostate in una nicchia ai lati dell'altare (quella di destra, le canne che potete vedere nella nicchia opposta sono finte e sono state messe lì solo per "simmetria"), è stata installata una nuova consolle mobile in presbiterio che comanda sia i due corpi rimasti in cantoria che quello spostato ed è stata installata una trasmissione elettronica. Questo intervento, criticato da molti, ha sicuramente snaturato la filosofia costruttiva originale, depauperandola della sua unitarietà. Inoltre, ormai, l'utilizzo della consolle originale a trazione meccanica è pressochè impossibile poichè la tastiera del Positivo è scollegata ed inutilizzabile (non ci sono più le canne) mentre l'utilizzo della nuova consolle mobile in chiesa mortifica l'intento progettuale originale di Tagliavini, cioè quello di avere uno strumento a trasmissione meccanica, negando all'organista la possibilità di utilizzare le possibilità espressive e di tocco che solo l'originale meccanica sospesa poteva dare. Personalmente, riteniamo che l'intervento del Duemila (ma la responsabilità non è dell'organaro che lo ha fatto, bensì della committenza che lo ha voluto) sia stata una vera e propria sciagura per questo strumento, che era una delle prime testimonianze di un periodo di rinnovamento dell'organo italiano in cui l'apertura verso le altre scuole organarie europee si affacciava in Italia, con idee e filosofie costruttive adeguatamente "filtrate" e rese attuali da figure come Tagliavini e non, come succede troppo spesso oggi, pedissequamente -e talora ottusamente- seguite ed applicate.

Questo strumento è stato realizzato nel 1968 da Tamburini su progetto di Luigi Ferdinando Tagliavini, che qui ha ripreso la filosofia progettuale che già aveva caratterizzato, l'anno precedente, la costruzione dell'organo -sempre da parte di Tamburini- della chiesa di Santa Maria dei Servi di Bologna.
Organizzato su tre tastiere di 61 note e pedaliera di 32 note, conta cinquantaquattro registri nominali, pari a settantaquattro reali su cui spiccano i grandiosi Ripieni (tra riunite e singole, ne troviamo 10 file al Grande Organo, 7 file al Positivo Espressivo, 4 all'Eco e 8 al pedale), una grande varietà di Flauti (ce ne sono undici, in ogni tessitura sia di Ripieno che di Mutazione), Cornetto, Sesquialtera ed un consistente numero di ancie (undici in tutto), tutte magnificamente caratterizzate, che vanno dal Violoncello ad Ancia del Positivo al roboante Fagotto del Pedale, fino alle chamades di cui abbiamo già parlato. Il sistema trasmissivo è misto, con meccanica sospesa per le tastiere ed elettrica per la pedaliera, i registri e le combinazioni.
Di seguito la disposizione fonica originale (tratta dalla consolle in tribuna):

Disposizione fonica:

I - Positivo Espressivo

Principale 8
Ottava 4
Decimaquinta
Ripieno 4 file
Cimbalo 2 file
Bordone 16
Flauto Tappato 8
Flauto in Ottava 4
Flauto in Duodecima
Flauto in Decimaquinta
Flauto in Decimasettima
Flauto in Decimanona
Violetta 8
Voce Flebile 8
Regale 16
Violoncello 8
Oboe 4
Tremolo
II - Grande Organo

Principale 16
Principale 8
Ottava 4
Duodecima
Decimaquinta
Decimanona-Vigesimaseconda
Vigesimasesta-nona
Ripieno 4 file
Voce Umana 8
Flauto a Cuspide 8
Flauto in Ottava 4
Cornetto 5 file
Fagotto 16
Tromba Orizzontale 8
Tromba 8
Tromba 4
III - Eco

Principale 8
Ottava 4
Decimaquinta
Decimanona
Vigesimaseconda
Vigesimasesta-nona
Flauto Camino 8
Flauto a Cuspide 4
Sesquialtera
Cromorno 8
Tremolo
Pedale

Principale 16
Ottava 8
Decimaquinta
Vigesimaseconda
Ripieno 6 file
Subbasso 16
Bordone 8
Flauto 4
Fagotto 16
Trombone 8
Clarone 4

Mentre il "fratello maggiore" di quest'organo (quello di Bologna) può vantare qualche disco, non ci risulta che questo strumento, oltre ai concerti di quegli anni, sia stato più utilizzato per incisioni discografiche o per manifestazioni concertistiche successive ed anche oggi, in cui sulla grande rete si trova ormai tutto, non risultano né notizie né video. L'unica trattazione, dettagliatissima, relativa a quest'organo la possiamo trovare, in formato testuale, nell'interessantissimo libro "Organi di Roma", scritto da Graziano Fronzuto e pubblicato da Olschki nel 2008. Speriamo non sia l'ultima.



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