Louis James Alfred Lefébure-Wely nasce a Parigi il 13 Novembre 1817 ed ancora non sa che
il destino gli riserverà la sorte di essere una delle più discusse personalità musicali ed organistiche di Francia.
Figlio di Isaac-François Lefébvre, soprannominato "Lefébure", organista presso la chiesa di St.Roch, il
giovane Louis James apprende presto l'arte musicale organistica e non tarda a prendere il posto del padre alla consolle.
Frequenta poi il Conservatorio, dove consegue i Primi Premi in Pianoforte, Organo e Composizione. Diviene quindi organista alla
Madeleine e poi, nel 1863, ottiene il posto di titolare a St.Sulpice. Improvvisatore di notevoli capacità e di grande
talento, organista liturgico molto apprezzato e pianista di fama, si dedica anche alla composizione di musiche corali e
cameristiche nonchè alla redazione di alcuni saggi musicali concernenti l'organo liturgico e gli strumenti delle varie chiese
di Parigi. Contestato e criticato da molti ma altrettanto apprezzato da altri, Lefébure-Wely è stato definito dagli
storici dell'organo francese "l'organista ufficiale del Secondo Impero", con tutto quello che di buono e di cattivo i Francesi
implicano in questa definizione.
Morto a Parigi nella notte tra il 31 Dicembre 1869 ed il Primo Gennaio 1870, questa figura è tuttora oggetto di diverse discussioni
tra gli storici e gli analizzatori della musica francese dell'ottocento. Questo per il fatto che Lefébure-Wely visse ed
operò in un periodo socialmente difficile, appena a ridosso della Rivoluzione del 1848, sotto un Napoleone III che cerca in tutti
i modi l'appoggio sociale degli ambienti cattolici e che intraprende grandi opere di ricostruzione e ristrutturazione di
chiese ed edifici religiosi. Contemporaneamente si ha da una parte una decisa rinascita della musica antica (è di questi anni
la pubblicazione del primo Dizionario del Canto Gregoriano, un'opera mastodontica ed unica nel suo genere), e dall'altra la
sempre più costante rivalutazione delle opere bachiane e la loro interpretazione secondo i canoni "tedeschi". In questo panorama
l'organista di St.Sulpice è, nel bene e nel male, una personalità. Contemporaneo di Franck, se ne distacca in modo assoluto
circa il modo di considerare il sinfonismo organistico. Se Franck trasfonde l'orchestra nell'organo, Lefébure-Wely continua
a considerare l'organo come un mezzo per esprimere una musica più 'alla moda', più rispondente ai canoni tradizionali della
musica francese, ricercando la 'sensualità', intesa come effetto sul pubblico, in piena antitesi con le nuove idee musicali
di alcuni suoi contemporanei che abbracciano la corrente musicale più "spiritualista", che vede nella musica tedesca, in
special modo nelle opere di Bach, la base della vera musica.
In questo panorama musicale, dominato da contrapposte e talvolta esasperate posizioni, l'organista di St.Sulpice viene ora
lodato, ora ferocemente criticato non solo dal pubblico e dalla critica, ma anche dai musicisti suoi contemporanei.
Saint-Saëns da una parte lo loda come un grande improvvisatore, di contro lo liquida come compositore affermando che
le sue opere sono "insignificanti". Lemmens, nel 1850, non è ancora arrivato a Parigi che già sale le scale dell'organo
di St.Sulpice per conoscerlo. I critici, dopo il suo concerto di inaugurazione dell'organo di St.Sernin di Tolosa, gli consigliano
di andarsi a studiare la musica, intendendo per "musica", le opere di Boely e Benoist i quali, testualmente, "... non
prostituiscono gli organi francesi alla barcarola, al galop, al valzer ed alla polka.". Liszt arriva a Parigi e trascorre
un'intera giornata con lui alla scoperta dell'organo di St.Sulpice. Alkan gli dedica ironicamente i suoi Studi per la
pedaliera, sottolineando come Lefébure-Wely sia ben lungi dal possedere una tecnica di pedale adatta allo scopo.
Franck gli dedica il suo Finale. Fétis lo strapazza in un articolo dal titolo "L'organo mondano e la musica erotica
in chiesa", unitamente ai tanti altri organisti francesi di cui sottolinea la "radicale inferiorità" rispetto a quelli tedeschi,
accusandolo di non saper neppur lontanamente non solo conoscere lo stile di Bach, ma anche di non essere in grado di
distinguere la musica di un'epoca da quella di un'altra. Cavaillé-Coll lo considera una dei migliori organisti e fa tesoro
dei suoi consigli per la realizzazione di diversi nuovi organi che, progettati da Lefébure-Wely, verranno poi utilizzati
al meglio da molti dei suoi detrattori.
Stanti queste condizioni, la figura musicale di Lefébure-Wely rimane, ancora oggi, molto contraddittoria a seconda di
come si vede la questione. Rimane il fatto che fu uno dei più grandi improvvisatori francesi dell'ottocento e che le sue
improvvisazioni lasciarono ammirato anche Franz Liszt, che pure in materia non era l'ultimo arrivato. Come organista
liturgico fu apprezzatissimo ed il suo "Vademecum dell'organista" ne testimonia la notevolissima capacità. Come pianista fu
tra i più famosi del suo tempo ed anche come compositore di opere corali e cameristiche fu ben considerato. Come compositore
di opere organistiche, nonostante le varie critiche, la maggior parte delle quali dettate esclusivamente da avversione
precostituita e faziosa, fu del tutto coerente con le sue idee musicali, che consideravano assolutamente estraneo alla
tradizione francese lo stile bachiano e contrappuntistico. La sua produzione, che ci è comunque pervenuta abbastanza
ridotta, se da una parte testimonia una radicata continuità con lo stile un poco lezioso dei decenni precedenti, dall'altra
denota un notevole sviluppo in modo "sinfonico" di alcune idee musicali e formali che verranno prese a modello da Franck
e da Widor, e questo lo si può agevolmente vedere analizzando il suo Offertoire in Re minore dove, abbandonata la formula
tipica tripartita della Sonata, Lefébure-Wely migra verso una forma molto più elaborata in cui vengono poste le basi
per una concezione più specificatamente sinfonica della composizione organistica.
In definitiva, se da una parte egli si premurava di fare abbassare e poi rialzare di colpo la luce dei becchi a gas della chiesa durante l'esecuzione
delle sue fantasmagoriche "orages" per renderne più spettacolari gli effetti, con entusiastiche ovazioni da parte del
pubblico, dall'altra sfoderava una padronanza del linguaggio e dello stile musicale francese che lo rendono assai più
meritevole di considerazione di quanto in effetti non lo sia stato ai suoi tempi e, talvolta, anche tuttoggi.
Alcuni critici musicali attuali lamentano nelle sue opere organistiche la pressochè assoluta mancanza di contrappunto e
di melodie di estrazione liturgica, considerando questo come un grande difetto. La sua musica, invece, va considerata sotto
un punto di vista diverso: è una musica che affonda le sue radici nella tradizione musicale classica francese, e come tale
va considerata. Certo, oggi una tale visione musicale è senz'altro riduttiva ed inaccettabile, ma riteniamo che senza
la figura di Lefébure-Wely, probabilmente anche i vari Franck, Lemmens e Widor non avrebbero avuto modo di diventare i grandi
esponenti della musica organistica francese che in effetti furono.
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