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Pietro Alessandro Yon.




 Pietro Alessandro Yon E' solamente da circa un decennio che la figura di Pietro Alessandro Yon è stata "riscoperta" in Italia. Fino ad allora solo pochissimi addetti ai lavori conoscevano la vita e le opere di questo personaggio che, assieme ai vari Bossi, Matthey, Galliera e diversi altri, ha rappresentato uno dei periodi di maggiore fermento musicale organistico italiano, quello riformista, periodo che, purtroppo, è stato per diversi decenni lasciato nel dimenticatoio. A questo proposito non ci stancheremo mai di sottolineare il fatto che i maggiori esponenti di quest'epoca controversa della storia dell'organo italiano, nonostante siano considerati come personaggi di secondo piano rispetto alle figure delle altre scuole organistiche europee di quegli anni, hanno tutte le carte in regola per essere considerati alla pari (e talvolta anche meglio) dei vari Widor, Vierne e compagnia.
Pietro Alessandro Yon racchiude in se diverse particolarità proprie dell'artista italico, che, pur dotato di risorse notevolissime, per fare carriera deve emigrare all'estero. E Yon, come moltissimi suoi conterranei del primo Novecento, ad un certo punto si imbarca sul primo vapore diretto in "America" (allora per "America" si intendevano gli Stati Uniti), là cerca fortuna e la trova. Come tanti altri emigranti, poi, ad un certo punto, noto e famoso, sente nostalgia del suo Paese e decide di ritornare. Ma dopo un paio di anni, fatti i debiti confronti tra l'ambiente musicale italiano e quello statunitense, eccolo ripartire, questa volta definitivamente, per il Nuovo Mondo, dove prosegue trionfalmente la sua attività musicale e dove termina la sua vita terrena onorato e considerato come merita, mentre nel suo Paese natale rimane pressochè totalmente sconosciuto.
Pietro Alessanro Yon nasce a Settimo Vittone, nei pressi di Torino, l' 8 Agosto del 1866. Dotato di naturale predisposizione per la musica, studia dapprima ad Ivrea con Burbatti, poi a Milano con Polibio Fumagalli e, infine, a Torino sotto la guida di Da Venezia, Remondi e Bolzoni. Si trasferisce poi a Roma dove, a Santa Cecilia, si perfeziona in Organo con Renzi, in Pianoforte con Bustini e Sgambati ed in Composizione con De Sanctis. Dotato di una tecnica pianistica ed organistica di spettacolare livello, si impone ben presto all'attenzione dell'ambiente musicale romano come uno dei maggiori virtuosi dell'epoca. Dal 1905 al 1907 è assistente di Renzi all'organo della Basilica di San Pietro in Vaticano mentre intraprende una brillantissima carriera concertistica in tutta Europa, dove riscuote enormi consensi. Arrivato ben presto alla notorietà internazionale, nel1907 intraprende una tournée negli Stati Uniti dove, acclamato ed osannato dal pubblico e dalla critica, decide di fermarsi, ottenendo l'incarico di organista titolare e Direttore di Coro presso la chiesa di S.Francesco Saverio di New York. Negli Stati Uniti, Yon diventa ben presto una figura di spicco nell'ambiente organistico e dei suoi concerti rimangono entusiastiche recensioni nei giornali dell'epoca; in un periodo di grande evoluzione dell'arte organaria statunitense, egli rappresenta una specie di punto fermo. Viene richiesto ovunque per concerti, inaugurazioni di nuovi strumenti e corsi di perfezionamento, raccogliendo ovunque entusiastici successi di pubblico e di critica.
Nel 1920, non sappiamo per quali motivi, rientra in Italia dove viene nominato Secondo organista presso la Cappella Giulia di Roma. Due anni dopo viene nominato organista "ad honorem" ma, dopo pochi mesi, decide di ritornare definitivamente negli Stati Uniti e, una volta là giunto, ufficializza la sua decisione irrevocabile acquisendo la cittadinanza Statunitense. Riprende quindi la sua trionfale carriera concertistica e didattica (assieme al fratello Valentino fonda a New York la "Academy of Mount St.Vincent on the Hudson", una delle più rinomate Scuole di Musica americane dell'epoca) e nel 1926 diventa Organista titolare presso la St.Patrick's Cathedral di New York, incarico che manterrà fino alla morte, che avverrà a Huntington (New York) il 22 novembre 1943.
Figlio della grandissima tradizione musicale italiana, Pietro Alessandro Yon trascorre i suoi anni italiani nel pieno periodo riformista, mentre l'organo italiano subisce una radicale trasformazione, ma ben presto il suo orizzonte si allarga e, soprattutto negli Stati Uniti, trova ben altri ideali estetici ed organistici e, soprattutto, strumenti che in Italia nemmeno può permettersi di sognare. Seduto alla consolle del Wanamaker o di qualche altro spettacolare organo statunitense, a Yon le contese e le polemiche di casa nostra devono sembrare dispute tra bambini. Ed ecco che ben presto egli modifica ed adatta le sue capacità esecutive e compositive all'estetica americana, magniloquente, grandiosa e tendente sempre allo spettacolare, e ci riesce tanto bene che se oggi voi andate negli States, trovate che Yon è considerato tra i più grandi musicisti e compositori "americani" di questo secolo, alla pari con i vari Ives, Barber, Parker, Sowerby ed altri grandi esponenti del Novecento musicale americano. Inutile dire che se cercate incisioni discografiche di sue opere le trovate solo laggiù, così come le partiture delle sue composizioni le dovete mandare a prendere negli Stati Uniti perchè se le cercate in Italia perdete il vostro tempo.
Compositore fecondissimo, Yon ha lasciato una considerevole produzione di musica per orchestra, per coro, per varie formazioni strumentali, per pianoforte e per strumenti solisti tra cui, ovviamente, l'organo e notevolissime pagine di Musica Sacra tra cui il grande Oratorio "The Triumph of St.Patrick" del 1934, una ventina di Messe per coro e organo e per coro ed orchestra nonchè svariate opere per coro a cappella. Tra la sua produzione organistica, tutta degna di particolare considerazione, citeremo qui le sue Quattro Sonate, il Concerto Gregoriano per organo ed orchestra (trascritto poi anche per organo e pianoforte e per organo solo), la Toccata in Re, la Toccata sul "Creator Alme Siderum", la famosissima pastorale "Gesù Bambino", il "First Concert Study", brano virtuosistico per il pedale con echi "western", la "Advent Religious Suite" composta di cinque fantasie su corali, l' "Hymn of Glory" e le sue tre Rapsodie: "Rapsodia Italiana", "American Rhapsody" e "Canadian Rhapsody" tra cui spicca quella italiana per via della varietà dei temi musicali che vi vengono presentati, tra cui canti popolari, patriottici e montanari italiani.
Come dicevamo in apertura, solo da qualche anno la figura di questo grande musicista italo-americano è stata da noi riscoperta, ma le sue opere in Italia sono pressochè sconosciute. Solo recentemente alcuni organisti italiani hanno cominciato ad inserire in incisioni discografiche dedicate alla musica organistica italiana del Novecento qualche sua composizione, ma è indubbio che, soprattutto per le opere orchestrali e corali, ben altra considerazione l'Italia musicale dovrebbe tributare a questo suo figlio dimenticato, che pur tanto brillantemente ha onorato i suoi natali e le sue origini.



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