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Giacinto Scelsi




 Giacinto Scelsi
Si è celebrato l'8 Gennaio scorso il centenario della nascita di una delle figure più discusse e meno celebrate della musica moderna italiana. Quel giorno a Roma, nella chiesa di San Luigi dei Francesi, Livia Mazzanti ha eseguito "In nomine Lucis", unico brano per organo solo della produzione di Giacinto Scelsi, brano in due versioni pressochè sconosciuto e del quale esistono non più di un paio di incisioni, una delle quali effettuata proprio da Livia Mazzanti.
Ma questo breve brano, scritto nel 1974, è solo un punto molto avanzato della produzione musicale di questo grande musicista, che iniziò la sua carriera compositiva e musicale nel lontano 1929 per concluderla con la sua morte, avvenuta nel 1988.

Giacinto Scelsi nasce ad Arcola, vicino a La Spezia, l' 8 Gennaio 1905, da una importante famiglia patrizia di origini siciliane e la sua infanzia e giovinezza sono caratterizzate da un'educazione "all'antica", impartitagli da un precettore. Agli anni della sua giovinezza risalgono le prime esperienze musicali, che consistono in lunghe ore di improvvisazione su di un vecchio pianoforte. Proprio a causa di questo tipo di educazione "privata" si deve il fatto che Giacinto Scelsi non ebbe mai un'educazione musicale regolare ed istituzionalizzata. Solamente dopo il trasferimento della famiglia a Roma egli potè seguire lezioni private.
In questi anni egli si dedica alla composizione musicale, ed è soprattutto in seguito ad un viaggio in Egitto, dove conosce un tipo di musica assolutamente estranea alla cultura mitteleuropea, che inizia la sua produzione musicale, che vede la sua prima opera, "Chemin du Coeur", apparire nel 1929. Subito dopo egli si dedica alla sua prima vera composizione, "Rotativa" per tre pianoforti, ottoni e percussioni, che viene eseguita nel Dicembre 1931 a Parigi e che lo impone di forza all'attenzione del mondo musicale europeo di quel tempo.
Indirizzatosi verso la musica contemporanea, Scelsi entra a fare parte del folto gruppo di musicisti che in questo periodo stanno imponendo alla musica europea una svolta epocale. Nel 1937 egli organizza una serie di concerti dove fa eseguire opere di Schoenberg, Hindemit, Nielsen, Kodaly ed altri autori a quell'epoca pressochè totalmente sconosciuti in Italia. Contemporaneamente si indirizza verso le nuove forme e tecniche compositive, aderendo alla corrente dodecafonica di Schoenberg. Ma è anche a questo periodo che risalgono le prime avvisaglie di quei problemi di salute che nei decenni seguenti ne segneranno spesso sia la vita che l'attività artistica.
Al momento dell'entrata in guerra dell'Italia, Giacinto Scelsi si trova in Svizzera, dove trascorre tutto il periodo bellico, dedicandosi sia alla musica che alla poesia. In questo periodo egli pone anche le basi, con profondi studi teorici, di quella che sarà poi la sua produzione musicale del dopoguerra, caratterizzata da una separazione alquanto netta dalle metodologie compositive degli Anni Trenta.
Tornato a Roma dopo la fine del conflitto, riprende l'attività musicale, ma una grave crisi psichica lo distoglie dalla creatività per un lungo periodo, durante il quale viene ricoverato in una clinica svizzera e nel quale si avvicina sensibilmente al misticismo orientale, alle discipline Zen, allo Yoga ed all'esoterismo, che diventeranno per lui una nuova fonte di vita e di attività e che segneranno anche tutta la sua produzione musicale seguente. A questo periodo di crisi risalgono anche alcune sue importanti opere poetiche che furono edite in Francia riscuotendo un grande successo.
Trascorsa la crisi, Scelsi riprende un assoluto interesse per la musica, intendendola però in un'ottica del tutto nuova, determinata dalle nuove concezioni filosofiche orientali di cui è divenuto convinto sostenitore.
Questo periodo creativo, che durerà fino alla sua morte, è caratterizzato da una continua ed ossessiva ricerca nei campi della più ardita sperimentazione musicale. In quest'ambito prendono forma alcune delle sue opere più significative, che traggono materiale e sostanza musicale da strumenti classici utilizzati in maniera non ortodossa, dalle scale musicali a quarti ed ottavi di tono, dall'utilizzo di nuovi strumenti musicali, alcuni dei quali ideati dallo stesso Scelsi e sopratutto, dall'improvvisazione intesa nel modo più assolutamente libero e talora articolata su serie ridottissime di suoni intesi non come unità musicali di una struttura tematica, bensì come monadi spazio-temporali fluttuanti in un tessuto cosmologico che sconfina spesso nell'astrazione metafisica. In quest'ambito si pongono i "Quattro pezzi su una nota", composti nel 1961.
Su questa base teo-filosofico-musicale, Scelsi innesta poi l'utilizzo di nastri magnetici, di filtri sonori per modificare i suoni, di accoppiamento di strumenti uguali accordati sfalsati di un quarto di tono tra di loro e di utilizzo della voce umana quale cesura tra i vari materiali sonori, il tutto in una visione generale che oltrepassa di molto gli scopi ed i metodi delle avanguardie musicali europee del secolo scorso, ponendolo in una posizione di "outsider" che gli attira le critiche feroci e rabbiose non solo di tutto il mondo musicale italiano "ortodosso", ma anche di una parte degli esponenti delle nuove scuole musicali che rimangono purtuttavia in qualche modo legate all'ambiente accademico.
In questo modo l'ottusa Italia musicale chiude le porte in faccia a Giacinto Scelsi mentre, di pari passo, la sua fama e la sua notorietà crescono a dismisura negli altri Paesi, dove la sua musica viene eseguita ed incisa sempre con maggiore successo. Solamente alcuni musicisti italiani osano sostenerlo e tra questi Franco Evangelisti, a cui Scelsi dedica "In nomine Lucis" per organo in occasione della sua morte.
Giacinto Scelsi muore a Roma il 9 Agosto 1988, lasciando una fervida testimonianza di come la musica possa assurgere a livello di pensiero assoluto, indipendente dal linguaggio, dalle forme e dalla sua stessa essenza, trasfigurandosi in un'astrazione del suo significato e diventando essa stessa un'entità teologico-filosofica che si alimenta del suo stesso esistere.

Per saperne di più su Giacinto Scelsi: Fondazione Isabella Scelsi



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