Logo Arretrati

Alexandre-Pierre-François Boëly




 Alexandre-Pierre-François Boëly
Ed eccoci ancora qui per trattare una figura del panorama organistico europeo del passato che, pur non essendo gratificata di molta attenzione, si è rivelata di grande importanza in quel delicato periodo di transizione che, a cavallo di due secoli fondamentali per la storia dell'Europa moderna, ha gettato le basi anche di quella che sarebbe poi diventata la musica organistica moderna. In effetti Alexandre Boëly ha rappresentato un importante trait-d'union tra l'organo francese classico e quello romantico, vantando ad ottimo diritto il merito di essere considerato, a detta di molti critici, il primo vero compositore francese "romantico" di musica per organo.
Alexandre-Pierre-François Boëy nasce il 19 Aprile 1785 a Versailles, nel pieno di quella profonda crisi politica ed istituzionale che porterà quattro anni più tardi alla presa della Bastiglia ed allo scoppio della Rivoluzione Francese.
Suo padre, musicista e compositore di Corte, siede alla consolle dell'organo della Chapelle Royale e lo avvia già da giovanissimo alla scoperta del mondo musicale, a cui Boëly si avvicina con entusiasmo e dedizione, tanto che nel 1796, all'età di soli undici anni, viene iscritto al "Conservatoire Républicain" di Parigi, sorto sulle ceneri di quella che era stata l' Académie Royale de Musique, fondata nel 1669 da Luigi XIV, trasformata nei primi anni della Rivoluzione nell' Institut National de Musique, a sua volta consolidato in Conservatorio Repubblicano con un decreto della Convenzione del 16 Termidoro anno III (3 Agosto 1795) sotto la guida di Cherubini (con la carica di "Inspecteur") il quale, dopo la Restaurazione (1822) ne diverrà direttore fino alla morte.
Al Conservatorio conosce Ignaz Anton Ladurner, compositore e pianista austriaco, che lo avvia alla conoscenza delle musiche di Mozart, Haydn, Beethoven e, soprattutto, Bach, finora sconosciuto in Francia e che lascerà un profondo segno nella sensibilità musicale del giovane Boëly il quale dapprima si indirizza verso il Forte-Piano, per cui scrive nel 1810 le sue prime composizioni, Due Sonate dedicate, appunto, a Ladurner. Ma la sua carriera come musicista, visti anche i tempi difficili di quell'epoca, non decolla. Ridotto quasi alla miseria, per sbarcare il lunario è costretto a dare lezioni private, ma nel frattempo e nonostante le difficoltà, egli prosegue alacremente in una sua personale opera di autoistruzione e perfezionamento all'organo. In questi anni, infatti, approfondisce lo studio delle opere di Bach, ricopiandole e studiandole nella loro essenza musicale (addirittura proverà a terminare l'Arte della Fuga...), unitamente a composizioni di Frescobaldi, Scarlatti e Clementi, portando inoltre avanti un costante e proficuo lavoro sulla musica di Haydn e Beethoven, oltre a quella cembalistica di Rameau e Couperin, di cui impara a memoria tutte le opere. A questi anni risalgono alcune sue composizioni pianistiche e strumentali, che preludono all'inizio della sua carriera come organista.
Che inizia quando viene nominato titolare alla consolle del Langhedul-Pescheur-Thierry-Clicquot della chiesa di Saint-Gervais, su cui avevano posato le dita i Couperin nei decenni precedenti. Questa nomina rappresenta la svolta per Boëly, che subito si fa apprezzare per la sua abilità esecutiva e scrive le sue prime composizioni per organo, consistenti in diversi pezzi destinati all'uso liturgico. In queste opere, se da una parte possiamo trovare le strutture formali classiche francesi (Duo, Trio, Plein Jeu, Dialogue, ecc.), nello sviluppo musicale troviamo una sensibile evoluzione a vantaggio delle forme musicali germaniche che egli aveva ben apprezzato ed approfondito e che si presentano sotto forma di contrappunti, canoni e fugati che caratterizzano questi brevi brani. E' ipotizzabile che Boëly abbia conosciuto Mendelssohn nel 1831 e sicuramente anche da questo incontro si presume che abbia tratto ulteriori motivazioni per approfondire la musica bachiana ed il contrappunto, che per la prima volta in Francia entrano a pieno titolo a riempire forme musicali derivanti dal passato ma proiettate verso il futuro.
Per questi motivi, già fin da subito nell'ambiente organistico parigino Boëly si sifferenzia dagli altri organisti suoi contemporanei; da una parte il suo stile interpretativo rivela una spiccatissima rigorosità derivante dagli studi dei maestri germanici, dall'altra spicca la quasi totale assenza dalle sue composizioni di tutta quella serie di effetti descrittivi e di quelle forme musicali (danze, polke, marcette e similari) che tanto piacevano alla gente e che, alla lunga, gli faranno perdere il consenso e la fama e lo porteranno a morire completamente dimenticato ed ignorato. Curiosamente, in tutta la sua produzione organistica spicca una sola composizione, la "Fantasia pour le Judex crederis au Te Deum", in cui egli sfodera tutto il nutrito repertorio di effettistica solitamente utilizzato dai suoi contemporanei e nella quale troviamo forse il primo esempio di "cluster" nella storia della musica, regalandoci un interessantissimo ed accattivante prototipo di poema sinfonico organistico in stile squisitamente francese preromantico.
Ma la svolta decisiva è la nomina alla consolle del Clicquot-Dallery della chiesa di Saint-Germain l'Auxerrois, che avviene nel 1837. Per prima cosa Boëly fa installare una pedaliera "alla tedesca", cioè con i pedali retti e molto più lunghi di quelli presenti negli organi francesi di quell'epoca; in questo modo egli può finalmente coronare il suo sogno di interpretare al meglio le opere di Johann Sebastian Bach. Da questo momento la sua attività organistica si orienta ulteriormente verso la valorizzazione e la proposizione della musica organistica tedesca, ma questo aggrava il divario che già lo separa dai suoi colleghi organisti, dalla gente che lo ascolta e, alla fine, creerà un'insanabile frattura con il Capitolo della chiesa, che nel 1851 lo licenzia, rimproverandogli un modo di suonare troppo severo, troppo austero, antiquato e, soprattutto, non aderente ai gusti musicali di quel periodo.
Comincia così la seconda parabola discendente di Boëly, che viene dapprima emarginato dall'ambiente musicale, ignorato, ed infine dimenticato mentre consuma i suoi ultimi anni di vita. Si spegnerà il 27 Dicembre 1858 a Parigi, lasciando comunque alcuni affezionati sostenitori tra cui Benoist, che in un certo modo ne erediterà lo spirito musicale e lo trasmetterà a Franck e a Saint-Saëns, che sotto questo punto di vista possono essere considerati i continuatori della sua opera.
La figura di Alexandre-Pierre-François Boëly è molto significativa nel panorama organistico francese del primo Ottocento, dove spicca per la sua particolarità e per essere stato con tutta probabilità il primo musicista ad interessarsi in modo sistematico e metodico allo studio delle opere di Bach e ad iniziarne la rivalutazione, che vedrà in Mendelssohn il suo maggiore artefice. La sua tecnica organistica era direttamente derivante da questo studio approfondito e lo caratterizzava come interprete rigoroso e dalle grandissime capacità espressive mentre le sue composizioni compendiavano la tradizione formale classica francese e le ferree regole del contrappunto bachiano, risultando alquanto ostiche alla sensibilità musicale in voga allora in Francia ma che ad uno sguardo a posteriori si presentano come le prime vere e proprie opere "romantiche" della musica organistica francese, da cui discenderanno, come detto, le opere dei grandi romantici e, a seguire, le grandiose opere del sinfonismo organistico. Proprio per questo motivo a Boëly, oltre ai suoi indubitabili meriti come organista e musicista, va anche il grande riconoscimento di essere stato uno dei primi compositori ad intuire quale sarebbe stato il futuro dell'organo europeo, e per questo desideriamo qui ricordarlo con affetto, ammirazione e gratitudine.



Torna all'Indice Personaggi
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2010