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Giovanni Tebaldini

di Federico Borsari




 Giovanni Tebaldini Metodo Organo Per circa un secolo tutti gli allievi delle classi di organo dei Conservatori italiani hanno avuto modo di cimentarsi, durante i loro studi, con il famoso "Bossi-Tebaldini: Metodo Teorico-Pratico per Organo", elaborato da Giovanni Tebaldini, in collaborazione con Marco Enrico Bossi, nel 1892 e pubblicato per la prima volta a dispense (a partire dal 1892 e fino al 1895) come allegato alla rivista musicale "La Scuola Veneta di Musica Sacra" con il titolo originale "Metodo di studio per l'Organo moderno". Ma se tutti coloro che hanno studiato su questo Metodo sanno perfettamente chi fu Marco Enrico Bossi, ben pochi di loro possono dire altrettanto di Giovanni Tebaldini, che di questo metodo fu l'ideatore e l'autore principale ma che venne ben presto "messo in ombra" dal nome ben più noto e famoso di Bossi (e, in effetti, sarebbe molto più esatto parlare di Metodo "Tebaldini-Bossi").
Ebbene, con questa trattazione noi intendiamo far conoscere meglio e più compiutamente la figura di Giovanni Tebaldini che, come vedremo, non fu per nulla una figura secondaria della cosidetta "Riforma Ceciliana" ma ne fu, bensì, uno dei fondatori e dei più assidui e costanti propugnatori. In effetti egli fu uno dei musicisti che fece parte fin dalla prima ora della commissione istituita dal Papa Pio X per attuare (e vigilare sulla sua attuazione) il Motu Proprio "Inter Sollicitudines", con il quale il Pontefice riformò totalmente la musica sacra, liturgica e religiosa della Chiesa Cattolica e diede inizio, appunto, alla "Riforma Ceciliana".
A tutti gli effetti, Giovanni tebaldini è stato una figura che ha abbracciato totalmente tutti -ma proprio tutti- gli aspetti della Musica italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento, un personaggio che può essere considerato, a seconda del punto di visione, come musicista, compositore, organista, musicologo, studioso, compositore, critico, didatta, innovatore, filologo ed un sacco di altre cose; ma l'aspetto che noi riteniamo fondamentale (e che permea tutti gli altri) è che egli fu, senza alcun dubbio, un profondo innovatore che alle basi del rinnovamento poneva, ricercandole, trovandole, studiandole e rivalorizzandole, le basi più solide della musica liturgica (il Canto Gregoriano) ed italiana (la Polifonia rinascimentale). E questa ricerca egli la comincia molto presto, all'età di diciannove anni, quando inizia ad appassionarsi agli studi di paleografia musicale, grazie ai quali apre amplissimi orizzonti sulla musica italiana rinascimentale sia vocale che strumentale, che egli continuerà a scoprire, analizzare e rivalorizzare in special modo tramite le sue leggendarie conferenze ed i suoi altrettanto famosi "Concerti Storici".
 Giovanni Tebaldini Ma questo aspetto della sua personalità musicale non gli mpedisce neppure per un attimo di essere un musicista del suo tempo; semmai è un aspetto che gli consente di poter analizzare, valutare e giudicare con maggiore completezza d'opinione la musica dei suoi contemporanei. Questo spirito critico ragionato (sostenuto dai suoi approfonditi studi) gli consente di valutare spesso negativamente alcune performances di suoi contemporanei (nel 1888, ascoltando un'interpretazione diretta da Martucci di alcuni brani polifonici di Palestrina, si duole di un'errata interpretazione da parte di Martucci dell'andamento ritmico delle composizioni), valutazioni negative che gli costano anche alcune "rappresaglie" musicali, tra le quali è molto nota quella che gli fece Polibio Fumagalli, suo insegnante di organo, che non prese per nulla bene una critica ad una sua Messa e che, per "punizione", lo fece espellere -nel 1886- dal Conservatorio di Milano. Bisogna dire, a proposito di Fumagalli, che quello con Tebaldini non fu l'unico "screzio" musicale che ebbe con suoi allievi; in effetti se Marco Enrico Bossi non conseguì mai il Diploma in Organo fu perchè anch'egli, come Tebaldini, espresse -musicalmente parlando- forti riserve circa le sue composizioni, atteggiamento che Fumagalli non accettò; la situazione di "frizione" che ne derivò fece si che Bossi abbandonasse gli studi di organo senza conseguire il diploma. Ed è molto curioso vedere come, nelle biografie del Fumagalli, si citino come suoi allievi più prestigiosi proprio Bossi e Tebaldini, che con lui non terminarono mai gli studi.
Giovanni Tebaldini nasce a Brescia il 7 Settembre 1864. Suo padre, Clemente, è direttore del coro nella chiesa di Sant'Alessandro ed il piccolo Giovanni, all'età di sei anni, entra a far parte del coro, iniziando così la sua precocissima attività musicale. L'anno dopo, a sette anni, inizia gli studi di canto con Chimeri, violino con Conti, pianoforte con Premoli, organo con Remondi ed armonia con Vachielli. Nel 1878, a neppure quattordici anni, diventa organista sostituto di Remondi al Duomo di Brescia e, contemporaneamente, entra in contatto con l'ambiente operistico seguendo le prove delle opere verdiane al teatro della stessa città, teatro dove "apre" la sua carriera musicale di interprete, suonando all'armonium il prologo e l'epilogo del Mefistofele di Boito, alla presenza dell'autore. Da questo momento, Tebaldini inizia quella che è comunemente nota a tutti i musicisti come "la gavetta", cioè quel periodo -sempre confuso e movimentato- della giovinezza musicale in cui tutte le occasioni per lavorare sono buone ed "ogni lasciata è persa". Nel 1879 sostituisce Remondi all'organo per circa un anno, nel 1880 lo troviamo a Macerata come direttore del coro del Teatro Comunale in occasione di alcune rappresentazioni di opere di Gounod (ed in questa occasione esplicita chiaramente il suo disappunto per la preparazione dei cori di quell'epoca: "I coristi non sanno leggere, non soltanto la musica, ma neppure le parole. Tutti analfabeti."). L'anno dopo è a Milano, dove ha occasione di assistere a diverse rappresentazioni verdiane; nello stesso anno diventa organista titolare a Vespolate, incarico che terrà fino al 1885. In quel periodo Tebaldini fa la spola pressochè giornaliera con Milano, dove comincia a frequentare gli incontri e le conferenze che il nascente Movimento Ceciliano organizza ed è durante questi incontri che egli si interessa e fa propri gli ideali di questo movimento. Nel 1883 viene ammesso al Conservatorio di Milano dove ha per maestri Panzini (armonia, contrappunto e fuga), Ponchielli (composizione), Fumagalli (organo) e Premoli (che era già stato il suo primo maestro di pianoforte). Nello stesso anno assume anche gli incarichi di organista presso le chiese di San Carlo e di San Satiro. Nel 1884 assume la sua prima (e definitiva) posizione circa il Movimento Riformista, schierandosi a favore di un Decreto della Sacra Congregazione dei riti che emana un primo regolamento (subito osteggiato e rifiutato da molti illustri musicisti dell'epoca) con cui si bandisce dalle chiese la musica teatrale.
 Giovanni Tebaldini Messa Il 1885 è un anno di snodo fondamentale per la carriera e per la vita di Tebaldini: inizia a collaborare come critico musicale ad alcuni periodici locali, diventa direttore della Schola Cantorum di Vaprio d'Adda (che sotto la sua guida diventa il primo complesso corale "ceciliano" d'Italia), lascia l'incarico di Vespolate, al Conservatorio consegue la "Gran Menzione" in contrappunto e fuga, viene contattato da Giulio Ricordi per diventare critico musicale, conosce Marco Enrico Bossi (con il quale nascerà una fattiva e solida amicizia musicale) ed Amilcare Ponchielli ed inizia una collaborazione critico-letteraria molto intensa con la Gazzetta Musicale di Milano.
Da questo momento la carriera di Tebaldini si intensifica e si diversifica in maniera impressionante. Diventa redattore della rivista "Musica Sacra" ed apre diverse altre collaborazioni con riviste specializzate occupandosi principalmente di critica musicale nel campo operistico ma tenendo sempre fermo il suo impegno in favore della riforma della musica sacra e liturgica; come insegnante si trasferisce per un anno in Sicilia, a Piazza Armerina come sostituto di Remondi e nel contempo conosce a Genova Remondini ed approfondisce con lui le tematiche relative alla riforma. Tornato verso fine 1887 a Milano, conosce Illica e Puccini; nel periodo seguente inizia una intensa collaborazione con Marco Enrico Bossi, dedicandosi insieme a lui a diverse inaugurazioni e collaudi di novi organi. Nel 1888 pubblica l'articolo "La riforma della musica sacra in Italia", che diventa il "manifesto" di quella che si sta già delineando come una vera er propria rivoluzione musicale nell'ambito della Chiesa cattolica. Verso fine anno si trasferisce a Regensburg, dove inizia a frequentare -primo allievo italiano di quella scuola- la Kirchenmusikschule. In occasione di questo suo periodo tedesco, Tebaldini ha modo di apprezzare sia le opere di Wagner che le rappresentazioni di quella musica sacra italiana (Palestrina, Orlando di Lasso, Viadana, Marenzio ecc.) che in patria era pressochè dimenticata e ne apprezza in modo appassionato le modalità esecutive improntate ad una filologia in Italia fino ad allora assolutamente sconosciuta.
Forte di quest'esperienza musicale, nel 1889 torna in Italia e ad Ottobre diventa direttore della Schola Cantorum della Basilica di San Marco a Venezia, esperienza fondamentale per la nascita ufficiale e definitiva del Movimento Ceciliano. In tale ambito conosce Ravanello e lo troviamo presente ed interessatissimo all'evento che determinerà il passaggio dell'arte organaria italiana all'organo "riformato": l'inaugurazione dell'organo Trice della Basilica dell'Immacolata Concezione di Genova, dove conosce Guilmant e Capocci.
 Giovanni Tebaldini Partitura Nel 1891 a San Marco inizia le esecuzioni dei suoi "Concerti Storici", dedicati alla musica classica italiana ed in particolare agli autori veneti, delle quali egli stesso trascrive le antiche intavolature; a Venezia conosce Fogazzaro, con cui intratterrà in seguito una solida amicizia, e tiene diverse conferenze sulla musica sacra, tra cui un corso in tre lezioni che viene molto apprezzato, tanto che la Fabbriceria della Basilica lo nomina Direttore a vita della Cappella Musicale. Nell'ambito della sua opera divulgativa e propedeutica conosce Bas, Gallignani e, molto importante, Mons. Giuseppe Sarto, che dieci anni dopo, divenuto Pontefice, emanerà il famoso Motu Proprio "Inter sollicitudinis", che sarà l'atto conclusivo della definitiva riforma della musica sacra e liturgica della Chiesa Cattolica.
Il decennio seguente è forse il più fecondo dell'attività di Tebaldini. Compone musiche apprezzatissime (tra le quali la famosa "Missa pro defunctis" che verrà eseguita in prima assoluta al Pantheon di Roma con un coro di duecento coristi alla presenza dei Reali d'Italia), alcune liriche per canto e pianoforte su testi di Fogazzaro e diversa musica per organo; innumerevoli sono le sue conferenze, che abbracciano gli aspetti più vari della musica, dell'interpretazione, dell'arte organaria e della filologia musicale; conosce Don Lorenzo Perosi; collauda innumerevoli nuovi organi in tutta Italia; viene nominato membro della Reale Commissione per le Arti Musicali e Drammatiche di cui fanno parte, tra gli altri, anche Arrigo Boito, Giulio Ricordi e Giuseppe Martucci ed entra in rapporto con Giuseppe Verdi.
Nel 1894 lascia l'incarico di Venezia -lo sostituirà Perosi- per diventare Direttore della Cappella Musicale di Padova, dove ha modo di conoscere personalmente l'organaro Carlo Vegezzi Bossi che in quel periodo sta realizzando il nuovo organo della Basilica (e ne dirigerà personalmente il concerto di inaugurazione). Nel 1897 viene nominato Direttore del Conservatorio di Parma e lì si trasferisce l'anno seguente, lasciando l'incarico di Padova. Nel 1899 approfondisce la conoscenza personale con Verdi; nello stesso anno pubblica la "Messa di Sant'Antonio". Nel 1900 viene nominato "Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia" e conosce Toscanini.
 Giovanni Tebaldini Saggio L'anno dopo fa parte della delegazione musicale che partecipa ai funerali di Verdi; l'anno seguente viene nominato Direttore della Cappella Musicale di Loreto, incarico che terrà per ventidue anni, lasciando l'incarico di Parma. Dopo l'emanazione, da parte del Papa Pio X -nel 1903- della Riforma Ceciliana, si dedica con sempre più entusiasmo e dedizione alla causa della rinascita della musica sacra, intensificando le conferenze e le pubblicazioni e viene ricevuto dallo stesso pontefice, l'anno seguente, in un'udienza privata durante la quale Tebaldini espone al Papa le sue idee per propagare nel migliore e più capillare dei modi la Riforma, soprattutto mediante l'istituzione di specifiche scuole per l'insegnamento del canto gregoriano e polifonico.
Negli anni seguenti sarà molto apprezzato per i suoi studi e per le sue conferenze, che sempre più spesso intrecciano le tematiche della filologia con i collegamenti all'estetica del suo tempo, con un particolare riguardo alla figura dei compositori che proprio in quegli anni si affacciano sulla scena della musica riformata. Lo testimoniano i titoli dei suoi articoli e delle sue conferenze, tra i quali possiamo citare "La musica sacra nella storia e nella liturgia", "L'elemento lirico nella musica sacra", "Origini e finalità della musica sacra" e "Quale sia lo scopo che deve prefiggersi, quali studi debba fare e quali autori consultare colui che si propone di scrivere musica da chiesa". Per questo suo profondo ed appassionato impegno viene insignito dal Papa del titolo di "Commendatore dell'Ordine di San Silvestro".
Tebaldini ha solo quarant'anni e si trova appena alla metà della vita, ma la sua carriera e la sua opera già ne fanno un grande della musica italiana del primo Novecento, conosciuto ed apprezzato anche in tutta Europa. I quarant'anni successivi saranno un continuo, assiduo ed appassionato percorso di approfondimento e di evoluzione di un discorso che si amplierà e si arricchirà di sempre nuovi spunti accompagnando quasi passo per passo la musica sacra e religiosa verso una sua precisa connotazione, solida nelle sue origini più antiche e proiettata verso gli orizzonti di quella che nella prima metà del Novecento assumerà le caratteristiche di "musica moderna".
Negli anni a seguire Tebaldini continuerà la sua opera come insegnante e conferenziere (lo troviamo a Napoli, a Pesaro, a Genova, a Firenze, a Roma, ancora a Venezia e a Parma.... per un totale di ben 175 conferenze tenute durante la sua vita) ma nello stesso periodo darà un notevole impulso anche alla sua vena compositiva, scrivendo soprattutto musica sacra ma non trascurando anche altri generi (la sua produzione conta in totale circa duecento titoli). Notevole è anche la sua attività come Direttore d'Orchestra; al suo attivo oltre settanta concerti e rappresentazioni, oltre ai numerosi e già citati "Concerti Storici". Poco nota, invece, la sua attività di "trascrittore" (come abbiamo già detto, Tebaldini approfondì già fin da giovanissimo l'argomento della paleografia musicale) di più di cento opere antiche, tra le quali importanti composizioni di Monteverdi, Carissimi, Frescobaldi, Legrenzi, Peri, Caccini ed altri.
 Giovanni Tebaldini Conferenza Il periodo della seconda Guerra Mondiale Tebaldini lo vivrà quasi totalmente a San Benedetto del Tronto, presso la figlia, pur continuando saltuariamente a proporre le sue conferenze e qualche concerto in diverse città italiane. Il secondo dopoguerra vede la situazione musicale italiana abbastanza desolata e desolante; Tebaldini continua tuttavia -seppur in modo discontinuo- ad operare sia come conferenziere, articolista e concertista poichè egli è e rimane uno dei punti fondamentali della musica italiana del Novecento. Nel 1949 e nel 1951 viene anche intervistato dalla radio nazionale ma i tempi sono molto cambiati ed a Tebaldini rimane, musicalmente parlando, solamente la solida amicizia di Ildebrando Pizzetti (che era stato suo allievo); ed è proprio Pizzetti che, nei primi mesi dell'anno 1952, si adopera affinchè l'Accademia di Santa Cecilia gli conferisca un sussidio in riconoscimento dei suoi meriti passati. Tale sussidio non arriverà mai, perchè Tebaldini muore, colpito da trombosi, l'11 Maggio seguente a San Benedetto del Tronto e viene sepolto nella tomba di famiglia a Loreto.
Come abbiamo potuto constatare, la figura di Giovanni Tebaldini si pone quale snodo strategico e fondamentale nella storia della musica italiana (ed in particolar modo di quella sacra, religiosa e liturgica) a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento. Egli fu solo uno dei numerosi riformatori, ma la mole, la qualità e la diversità della sua opera fecero la differenza. Quasi tutti gli altri riformatori furono principalmente musicisti, compositori, organisti o teorici; Tebaldini fu tutte queste cose riunite insieme, con un "bonus" d'eccellenza: la sua opera nel campo della paleografia musicale, che gli diede l'opportunità di "scavare" direttamente sulle antiche intavolature (a quei tempi quasi indecifrabili per i normali musicisti) ed offrendogli la possibilità di cogliere l'essenza e le caratteristiche di quelle musiche direttamente alla fonte e permettendogli di effettuarne splendide trascrizioni secondo i canoni di una filologia musicale che in quel periodo in Italia stava solamente mettendo le prime radici e che si sarebbe sviluppata pienamente solamente mezzo secolo più tardi.
Tebaldini fu un "grande" della musica italiana e come tale è stato -e viene tuttora- ricordato. Vengono regolarmente organizzate conferenze, commemorazioni e concerti in suo onore e ricordo, sono stati incisi dischi di sue composizioni, sono stati pubblicati libri e trattati sulla sua figura e sulla sua opera. A lui -e riteniamo sia l'unico esempio in Italia- sono state intitolate strade in quattro città: Roma, Brescia, San Benedetto del Tronto e Loreto.
Nonostante ciò, molti degli organisti italiani di oggi continuano a non conoscerlo o a conoscerlo solamente per gli studi che ai tempi del Conservatorio hanno "dovuto" fare sul "Bossi-Tebaldini". Ma, si sa, questi sono gli effetti, da una parte, della damnatio memoriæ che a partire dagli Anni Settanta del secolo scorso si è scatenata da parte dell'ambiente organistico nei confronti dell' organo riformato e, dall'altra parte, delle aberranti interpretazioni che il clero ha dato delle norme emanate dal Concilio Vaticano II sulla Musica sacra e liturgica.
Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, su vita, opere ed attività di Giovanni Tebaldini, QUI trovate il sito internet a lui dedicato dal Centro Studi e Ricerche "Giovanni Tebaldini" in collaborazione con la Provincia di Ascoli Piceno.



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