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Arturo Sacchetti




 Arturo Sacchetti
Nell'ormai lontanissimo Autunno-Inverno 1975 chi scrive, obbligatoriamente, vestiva le mostrine della gloriosa Brigata Alpina Taurinense in quel di Torino (presso la altrettanto gloriosa Caserma "Monte Grappa") e nelle fredde e brumose serate pedemontane, alla libera uscita, invece di trovare rifugio nella solita fumosa "piola", si recava presso la chiesa di Santa Rita (ad un tiro di schioppo dalla caserma), dove si esercitava alla consolle del grande Bossi che allora ancora espandeva, abbastanza faticosamente per la verità essendo notevolmente soffocato dall'angusta architettura in cui era compresso, le sue indimenticate voci.
E fu proprio in alcune di quelle rigide serate invernali che Arturo Sacchetti propose, alla consolle dell'organo del Conservatorio, l'opera omnia di Messiaen. Ovviamente la seguimmo tutta, dopo esserci accuratamente ingraziato il furiere per avere i necessari permessi per il rientro post-ritirata, e quello che ci colpì maggiormente di questi concerti fu la scarsità di pubblico; ricordiamo, in particolare, che ad uno di questi concerti erano presenti in sala solamente dodici persone. Ma le interpretazioni di Sacchetti -ce lo ricordiamo benissimo perchè sono ancora scolpite nei nostri ricordi musicali- furono veramente maiuscole e magistrali ed anche lì potemmo accertare che la grande fama internazionale che Sacchetti già poteva vantare era del tutto meritata ed assolutamente giustificata.
Sempre a Torino, poco tempo dopo, assistemmo poi ad alcuni concerti dell'integrale di Reger che Sacchetti tenne al Centro Salesiano Crocetta, questa volta con un'affluenza di pubblico inverosimile e con un successo veramente strepitoso, così come continuammo poi a seguire le sue performances organistiche fino a che egli si trasferì in Capitale, mentre nel contempo, per parte nostra, fummo costretti a diradare le nostre frequentazioni musicali a causa di sopravvenuti impegni famigliari.
Dopo diversi anni, terminata per lui l'esperienza capitolina, riprendemmo i contatti e fummo anche in Commissione di Concorso insieme. In seguito, complici le peripezie della vita, perdemmo via via i contatti personali, ma continuiamo ancora oggi ad apprezzarne l'opera e l'attività, che rimangono un punto fermo nella musica organistica (e non solo organistica) italiana degli ultimi quarant'anni.
Nato nel 1941, pluridiplomato al Conservatorio di Milano, perfezionato alla Chigiana di Siena con Germani, Arturo Sacchetti è senza dubbio, unitamente a Giancarlo Parodi e pochi altri, uno degli interpreti italiani che tra gli Anni Settanta ed Ottanta del Secolo scorso più ha lustrato il blasone dell'arte organistica internazionale, proponendo in più occasioni le integrali dei più grandi compositori mondiali sia classici che romantici e moderni. Ha al suo attivo circa tremila concerti in ogni angolo del Mondo ed un'attività discografica che può contare più di centocinquanta incisioni per diverse e svariate case discografiche italiane ed internazionali. La sua spiccatissima e naturale musicalità, unita ad un'estrema facilità di lettura (a quei tempi noi giovani organisti si cachinnava dicendo che Arturo sarebbe stato capace di suonare a prima vista anche l'elenco del telefono), gli hanno consentito di spaziare ben oltre i confini dell'organo, cimentandosi nella direzione di coro, nella musica da camera e nell'accompagnamento, sempre con risultati di altissimo livello. Le sue performances organistiche (e non solo organistiche) sono sempre state degli avvenimenti musicali di estremo interesse e di grandissima rilevanza artistica, ponendolo in una posizione in cui, sia alla tastiera di un positivo del settecento che alla consolle di un grandioso cinque tastiere, la sua statura di splendido interprete giganteggiava ampiamente, fornendo anche talora agli ascoltatori chiavi di lettura nuove e di rinnovato interesse per un repertorio che spesso sembrava avere già detto tutto.
La sua filologia interpretativa, basata sul solido principio che devono essere la musica ed il suo messaggio a primeggiare su tutto il resto, ha sempre determinato un approfondimento molto accurato della personalità musicale degli autori delle musiche da lui eseguite, tenendo costantemente presente quel "fil rouge" che attraversa il mondo dell'organo nei secoli e che lega indissolubilmente anche realtà apparentemente lontanissime tra di loro. In quest'ottica, egli è stato forse uno dei primi interpreti a proporre (sdoganandoli definitivamente) diversi autori italiani fino ad allora ben poco considerati, soprattutto relativamente al periodo ottocentesco, quali Davide da Bergamo, Fumagalli, Petrali, Capocci e molti altri. Allo stesso modo ha dedicato una particolare attenzione anche ai contemporanei italiani, presentandone spesso in concerto prime assolute a lui espressamente dedicate.
Un musicista completo, insomma, che ha ricoperto moltissimi incarichi di prestigio sia in Italia che all'Estero, tra i quali, solo per citarne alcuni, la Direzione della Radio vaticana, la direzione del Coro da Camera della RAI, la sua attività di docente a Santa Cecilia di Roma ed in qualità di Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Artistici.
Da diversi anni Arturo Sacchetti, ritornato nella natìa Santhià, si è dedicato alla figura ed alla musica di Lorenzo Perosi, approfondendola, riscoprendola e facendola riscoprire con incisioni, concerti e ripubblicazioni adeguatamente rivedute alla luce degli studi che l'Accademia Perosi di Tortona, da lui diretta, ha promosso a livello internazionale.



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