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Helmut Walcha




 Helmut Walcha Abbiamo già parlato su queste pagine di alcuni grandi rappresentanti della musica organistica germanica del Novecento, Günther Ramin e Karl Richter, che hanno rappresentato, uno dopo l'altro, la rinascita dell'opera organistica di Johann Sebastian Bach e ne hanno posto le basi per una riscoperta filologicamente corretta e per una valorizzazione in senso critico che sono state alla base di tutti quegli studi che a partire dagli Anni Sessanta del secolo scorso hanno interessato la musica, non solo organistica, del Kantor di Lipsia aprendo orizzonti di approfondimento che hanno portato alla scoperta -ancora recentemente- di nuove opere ed alla definizione sempre più attenta e precisa della sua figura umana e della sua personalità musicale.
Helmut Walcha si colloca, a pieno titolo, insieme a queste due figure ed assume un'importanza fondamentale in questo cammino di riscoperta e di approfondimento grazie ad una vita musicale interamente vissuta nel nome di Bach. Le sue incisioni dell'opera omnia organistica del sommo Bach (o, almeno, di tutta l'opera a quei tempi conosciuta e pubblicata) sono state le fondamenta per tutti quegli organisti ed organologi che dall'ascolto dei suoi concerti e dei suoi dischi hanno potuto scoprire ed apprezzare un mondo che prima di allora era stato solamente parzialmente sfiorato dall'interesse generale e pochi sanno che egli di integrali bachiane ne incise addirittura due. La prima, su dischi monoaurali, risale alla seconda metà degli Anni Quaranta ed è oggi quasi sconosciuta poichè fu superata, una ventina di anni più tardi, da quella realizzata per la Archiv in stereofonia (ripubblicata poi su CD verso la fine del secolo scorso) e che è stata la prima integrale bachiana che chi scrive acquistò negli anni giovanili mettendo da parte le "paghette" settimanali e scoprendo in questo modo una delle migliori, in assoluto, interpretazioni bachiane di tutti i tempi.
Helmut Walcha era nato a Lipsia nell'ottobre del 1907 e già da bambino, a causa di complicazioni causate da una vaccinazione, si ritrovò affetto da un grave disturbo alla vista che nel giro di una decina di anni lo portò alla cecità assoluta. Naturalmente portato per la musica, all'età di 22 anni divenne allievo di Günther Ramin, con il quale si diplomò brillantemente in Organo ed Improvvisazione cinque anni dopo. Ramin lo nominò nel 1927 suo assistente alla Thomaskirche di Lipsia. Stanti queste premesse, Walcha si dedicò fin da subito allo studio dell'opera bachiana, approfondendo soprattutto l'aspetto teologico delle sue composizioni, in particolare dell'Orgelbuchlein. Fino al 1929 affiancò Ramin alla Thomaskirche, per poi diventare titolare alla consolle della Friedenskirche di Frankfurt am Main, incarico che terrà fino al 1944. Nel frattempo (nel 1938) diventa insegnante di Organo al Conservatorio della stessa città e nel 1947 viene nominato Direttore dell "Institut für Kirchenmusik" dello stesso Conservatorio. Dal 1946 al 1981 è stato poi organista titolare presso la Dreikönigskirche, sempre a Francoforte. Nel 1981 si ritira dall'attività pubblica e dopo dieci anni, nell'agosto 1991, muore in quella città, ove viene sepolto.
Durante tutta la vita, interamente dedicata alla musica, egli diventa uno dei più apprezzati concertisti a livello europeo ed i suoi concerti rappresentano vere e proprie "lezioni" sulla musica di Bach, di cui egli si dimostra un attentissimo, infaticabile e critico analista. Oltre alle due integrali organistiche, negli Anni Settanta incide anche diverse opere clavicembalistiche bachiane (tra cui Il Clavicembalo ben Temperato, le Variazioni Goldberg ed altro) e collabora con altri diversi artisti nella riproposizione di altre opere bachiane per insiemi strumentali, tra cui, molto apprezzate, le Sonate per violino e cembalo realizzate con Szeryng. In queste sue performances discografiche egli rivela una particolare attenzione alla scelta degli strumenti. In effetti egli predilige organi storici di Schnitger e di Silbermann, così come per il clavicembalo si orienta sull'utilizzo di strumenti originali, il tutto in un'ottica di filologia "a tutto campo" che caratterizza fortemente un periodo musicale in cui altri grandi interpreti bachiani (tra i quali anche Karl Richter) non disdegnano di utilizzare per le loro performances anche organi di ispirazione e realizzazione moderna. Sotto questo aspetto Walcha è forse il primo interprete che all'approfondimento musicologico dell'opera di Bach unisce una ricerca di strumenti il più possibile originali in un'ottica di riproposizione storicamente fedele.
Ma Walcha non è stato solamente un interprete bachiano. Il suo bagaglio musicale spaziava ampiamente in tutto il repertorio, dal classico al moderno. Famose rimangono le sue interpretazioni delle musiche da Sweelinck a Max Reger; all'interpretazione di queste ultime ha anche dedicato un approfondito trattato, così come ha curato una splendida edizione critica dei Concerti per organo ed orchestra di Haendel. Molto interessante ed apprezzata era anche la sua arte come improvvisatore, che si esplicava sui binari di una rigorosa ed approfonditissima conoscenza della musica classica a cui affiancava una sensibilità spiccatamente tardoromantica. Helmut Walcha fu anche un apprezzato compositore. Tra le sue opere sono molto noti quattro volumi di Preludi Corali, un Concerto per Organo ed Orchestra, brani per Violino ed Organo e la realizzazione per organo dell'intera "Arte della Fuga", comprensiva del completamento della Fuga finale incompiuta, che ci dimostra quanto profondamente egli sia riuscito a compenetrare lo spirito del Kantor di Lipsia realizzando un vero e proprio capolavoro.
Alle spiccatissime doti tecniche, figlie dell'arte di Ramin e di una tradizione fortemente improntata al classicismo tedesco più rigoroso, Helmut Walcha univa una lettura fortemente "teologica" della musica di Johann Sebastian Bach. A parere di molti critici, le sue interpretazioni sono forse le più "ispirate" dal pensiero profondo del sommo Bach, che egli riesce a cogliere in ogni piega dell'infallibile contrappunto per proporcelo nella sua interezza più genuina; non a caso le sue interpretazioni dell'Orgelbuchlein sono ancora oggi considerate tra le migliori in assoluto nell'ormai vastissimo panorama delle integrali bachiane che ci propongono tutto ed il contrario di tutto. Nessuna finalità "spettacolare" trapela dalle sue interpretazioni sempre misurate ma mai scialbe, energicamente rigorose e brillanti ma al tempo stesso legate a quella visione cosmologica della musica che solamente uno spirito musicale superiore poteva realizzare in modo così completo e definito. Se è vero, come in effetti lo è, che la musica di Bach è "universale", Helmut Walcha ne è certamente stato -e ne rimane grazie alle sue incisioni discografiche- il più attento e rigoroso interprete.



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