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Johann Sebastian Bach - Grosse Orgelwerke




Johann Sebastian Bach - Grosse Orgelwerke
Organista: Ivan Ronda
Organo Duomo di Abano Terme - Italia
Fugatto Records - FUG033 - DDD - 2011

I nostri amici lettori avranno notato come in ormai quindici anni di pubblicazione di queste pagine abbiamo recensito non più di una decina di produzioni discografiche dedicate alla musica di Johann Sebastian Bach. Questo per un paio di motivi, il primo dei quali è che nonostante la gigantesca figura che il Kantor di Lipsia rappresenta nella storia della musica, riteniamo che nell'arco di cinque secoli di organo si trovino in abbondanza aspetti del tutto particolari, originali e talora poco conosciuti meritevoli di analisi e divulgazione. Il secondo motivo è che su Bach e sulla sua musica si è ormai detto tutto ed il contrario di tutto, con la solita relativa formazione di "partigianerie" accanite ed agguerrite che si contrapppongono spesso anche aspramente. In questo panorama, ben consapevoli del rischio di essere accusati di "lesa maestà" dai filologi ultraortodossi, proponiamo con molto piacere -e soddisfazione- un disco che a nostro parere apre discreti orizzonti di approfondimento e, ovviamente, di discussione.
La prima cosa che farà rizzare i capelli in capo ai puristi è la scelta dello strumento. Milioni di anni-luce distante dai canoni ultrafilologici dei Silbermann (e delle tante scopiazzature più o meno riuscite in giro per il Mondo), il Tamburini del Duomo di Abano Terme, realizzato negli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso, con la sua trazione elettronica, le millecinquecento combinazioni aggiustabili, il sequencer e tutti i comforts moderni, rappresenta l'esatto contrario di quello che la moderna filologia organistica prescrive per l'interpretazione delle sublimi armonie del genio di Eisenach. Per la verità, questo organo fa già parte di quella serie di strumenti che la casa organaria di Crema realizzò in seguito all'evoluzione organaria di quel periodo, che recepiva in modo molto compiuto e corretto le caratteristiche foniche di una filologia organaria che iniziava allora a proporre tavolozze timbriche ricche di mutazioni e di registri di estrazione classica e barocca ma dall'altra parte manteneva solide ed intatte sia le basi classiche dell'organo italiano che la presenza di foniche coloristiche e di effetto che consentono a questo genere di strumenti di rivelarsi assai versatili per un repertorio molto vasto.
La seconda cosa che non mancherà di "scandalizzare" i sopracitati "puristi" è l'interpretazione. E' stato un piacere per noi, dopo decine di interpretazioni in rigoroso (ed anche assai monotono) "organo pleno", poter riascoltare le musiche di Bach "colorate" di timbri diversi e di poterne apprezzare le varie sfumature della costruzione contrappuntistica sapientemente sottolineate da registrazioni diverse ed appropriate e di poterne apprezzare il "discorso" musicale, che qui viene sviluppato e proposto dall'organista in modo chiaro, fluente e comprensibile. Sotto questo aspetto, Ivan Ronda si dimostra un ottimo discepolo (di seconda generazione) della scuola di Germani, per il quale la chiarezza e l'intelligibilità del discorso musicale (e, quindi, la sua comprensione) era l'aspetto fondamentale. Ovviamente, Ronda non è un "clone" od un banale "imitatore" di Germani, bensì innesta su quel grande insegnamento una sensibilità spiccatamente "bachiana" in senso lato che prende le mosse anche da un altro "grandissimo" del settore, quel Karl Richter che è stato uno dei più celebrati interpreti bachiani di tutti i tempi e la cui eredità, a parte alcuni casi ormai rari, si sta disperdendo in mille frammentati rivoli diversi.
Il disco che presentiamo oggi raccoglie alcuni dei più conosciuti brani di Bach e rappresenta una sapiente antologia dei molteplici aspetti di questo autore. Si parte, un po' banalmente ma come perfetto "trailer" per il seguito dell'ascolto, con la Toccata e Fuga in Re minore BWV 565 a cui seguono due "Schubler", l'altrettanto noto BWV 645 "Wachet auf" ed il BWV 650 "Kommst du nun Jesu". Segue la "Toccata, Adagio e Fuga in Do maggiore" BWV 564 a cui fa seguito il sublime "O Mensch bewein dein Sunde gross" BWV 622, a sua volta seguito dall'altra "Toccata e Fuga in Re minore", la BWV 538. Il corale BWV 654 "Schmücke dich, o liebe Seele" e la "Passacaglia" BWV 582 concludono questa incisione, che -dopo un ascolto in prima battuta emozionale e poi più razionale- riteniamo sia una performance di livello veramente ottimo, tra le migliori che abbiamo potuto ascoltare negli ultimi tempi.
Ivan Ronda, pianista ed organista virtuoso, allievo di Luigi Toja a Piacenza, diplomato con il massimo dei voti e poi perfezionatosi con insigni maestri tra cui Jean Guillou, dimostra qui una sensibilità musicale ed organistica di grande spessore e di enorme levatura. La precisione dell'esecuzione, la tecnica pressochè perfetta, il fraseggio approfondito, la padronanza dello strumento e delle sue risorse tecnico-foniche, la capacità di estrapolare il messaggio musicale dalle perfette architetture contrappuntistiche per proporlo in un discorso di senso musicalmente compiuto e comprensibile anche all'ascoltatore occasionale o al neofita (senza peraltro mai venir meno ad una visione concettualmente filologica della partitura) sono i suoi punti di forza. Un discorso a parte riserviamo alla scelta delle registrazioni, che sembrano cucite addosso a questa musica e la "vestono" splendidamente, facendoci godere delle magnifiche sonorità di questo splendido organo, che vengono sfruttate al loro meglio ed al loro massimo sia nelle religiose atmosfere dei corali che nelle fantasmagoriche toccate, nell'austerità dei severi contrappunti e nella grandiosità delle fughe.
Questo merito va, ovviamente, anche allo strumento, di cui abbiamo già accennato in apertura, che dispiega 63 registri nominali (83 reali) su tre tastiere e pedaliera, proponendoci una tavolozza timbrica assolutamente splendida, dalle mille sfaccettature e con una versatilità fenomenale, che l'organista qui sfrutta in ogni sua possibilità, presentandoci le brillanti mutazioni, i fondi robusti e pastosi, i Ripieni grandiosi e solenni ma al tempo stesso chiari e luminosi come nella miglior tradizione e le imponenti ancie, che in questo genere di strumenti sono molto curate soprattutto per la parte "en chamade" (con la tipica tuba "a campana" di notevole impatto scenografico) e che partendo dal Controfagotto di 16 al pedale per arrivare, appunto, alla "trompeteria" di 4, fornisce una potenza di "fuoco" (in termini di Decibels) che Ronda dispiega con la doverosa parsimonia ma che quando "entra" fa la differenza.
Questo organo, realizzato da Tamburini nel 1967, rivisto poi nel 1978 e, infine, ridisegnato fonicamente e "rimodernato" da Bonato nel 1999, si rivela magistralmente ideale per l'interpretazione di queste musiche ed ascoltare questo disco ci ha fatto tornare alla mente le emozioni provate in occasione di un memorabile concerto di musiche bachiane tenuto nei primi anni Settanta del secolo scorso da Gaston Litaize alla consolle del coevo Tamburini (ma più piccolo) realizzato nella chiesa di N.S. della Mercede a Roma su progetto di Tagliavini. A nostro parere la scelta di questo strumento per un'incisione di musiche del grande Johann Sebastian Bach è stata, oltre che coraggiosa, veramente ottima.
Sotto il punto di vista specificatamente tecnico, questa produzione (le incisioni sono state effettuate nello scorso mese di Ottobre 2011) rappresenta un'altra "chicca" realizzata dall'esperienza dell'amico Federico Savio, che anche in questo caso riveste i panni del produttore, del tecnico audio, del fonico, del regista, del grafico e del post-produttore. Questo disco è, come l'integrale franckiana di Caporali recensita qualche tempo fa, una sua creazione personale e, come tutte le sue produzioni, presenta aspetti qualitativi di assoluta eccellenza. La presa di suono è veramente precisa, fedelissima e ci rende i suoni di questo organo in modo altamente presente e spettacolare (a questo proposito mi permetto di consigliare, per un maggiore apprezzamento della qualità della presa del suono, di privilegiare l'ascolto in cuffia). Il montaggio e la post-produzione sono perfetti e ricalcano gli standards che caratterizzano queste produzioni ed anche il libretto a corredo (in italiano ed inglese con testi di Ivan Ronda) è oltremodo ricco di notizie ed assai esauriente.
A nostro parere si tratta di un disco veramente bello, interessantissimo sotto tutti i punti di vista, che consigliamo con piacere a tutti i nostri amici.



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