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Johann Sebastian Bach - Preludi, Fughe e Fantasie




Johann Sebastian bach - Fantasien Präludien und Fugen
Organista: Hans-Martin Rauch
Organo St.Sebald-Kirche di Nürnberg - Germania
Diamo - CD-L30101 - DDD - 1998

Rimanendo in tema bachiano, dopo la recensione del CD di Ivan Ronda, non ci faremo mancare la recensione di un disco, un po' datato ma molto interessante, che si pone come ottimo esempio di come anche in Germania, a dispetto delle tanto sbandierate teorie iperfilologiche sulla presunta obbligatorietà della scelta di organi antichi, si badi più alla filologicità delle interpretazioni piuttosto che a quella dello strumento.
In effetti, anche in questo caso, è stato scelto uno strumento che a prima vista pare confliggere non poco con le teorie dei "puristi" dell'organo barocco. Si tratta dell'organo realizzato nel 1975 da Willi Peter per la St. Sebald-Kirche di Nürnberg secondo i dettami di quella che in Germania è, da una quarantina d'anni a questa parte, la linea universalmente adottata per la costruzione degli organi e che vede affiancarsi ad un recupero filologicamente corretto delle foniche classiche l'adozione delle moderne tecniche elettroniche per la gestione delle combinazioni. In questo caso abbiamo due organi, un Hauptorgel con tre tastiere e pedaliera ed un Chororgel ad una tastiera e pedaliera. Entrambi presentano una trasmissione mista che consente loro di poter essere azionati sia separatamente (in modo meccanico) che coordinati da un'unica consolle mobile a quattro tastiere (in modo elettronico). Per la realizzazione di questo disco si è utilizzato il solo Hauptorgel tramite la sua consolle meccanica.
Quello che balza alle orecchie dall'ascolto di questo disco è una solidissima linea interpretativa che fa della musica di Bach il fondamento dell'odierna arte organistica germanica. Ritroviamo qui una lettura della partitura che prende le mosse da quella "Orgelbewegung" dalle origini ormai quasi centenarie e che vide in Richter e Walcha i suoi esponenti di punta e da cui sono derivate tutte le più moderne teorie sull'interpretazione delle opere del Kantor. Ritroviamo in questa interpretazione una scuola di grande tradizione e di solidissima impostazione tecnica, quella scuola genuinamente "bachiana" che ha formato non solo i più grandi interpreti ma anche (e questo è uno di quei casi) kantor e kapellmeister che pur esprimendosi in una quotidianità di servizio liturgico che non fornisce loro le grandi ribalte internazionali, li plasma secondo una tradizione severa che li rende ottimi e degnissimi discendenti del sommo Bach.
Non troviamo qui le spiccate coloriture che avevamo apprezzato nel disco di Ivan Ronda; sono, piuttosto, le registrazioni "a blocchi" che sottolineano non tanto i discorsi musicali, quanto le sezioni "logiche" delle architetture contrappuntistiche, in una concezione timbrica che deriva direttamente dall'utilizzo del "Blockwerk" e che ci offre una lettura diversa ma alltrettanto chiara ed approfondita di questi brani.
In questo disco l'organista ci propone una selezione dei Preludi e Fantasie e Fughe più noti del grande Bach. Si comincia con il Preludio e Fuga in Do Maggiore BWV 547, seguito dalla Fantasia e Fuga il Do minore BWV 537. Seguono poi il Preludio e Fuga in Fa minore BWV 534 e la Fantasia in Do minore BWV 562. Il Mi minore "grande" BWV 548 precede il Preludio e Fuga in Do minore BWV 546 mentre la Fantasia in Sol Maggiore "Pièce d'Orgue" BWV 572 termina il disco.
Molteplici sono i riferimenti ai grandi Richter e Walcha che si possono trovare in queste interpretazioni, tutte molto ben strutturate e caratterizzate da un background musicale e filologico che le rendono ottime, soprattutto nelle opere più grandiose e significative come il BWV 548 che abbiamo apprezzato in modo particolare.
Hans Martin Rauch, nato nel 1945 e formatosi alla Kirchenmusikschule di Bayreuth ed alla Staatlichen Hochschule für Musik di Monaco sotto la guida di due grandi personaggi quali Edwig Bilgram ed Harald Genzmer, ha trascorso una brillante carriera musicale sempre svolgendo le mansioni di Kantor ed organista, dapprima presso la Apostelkirche di Monaco-Solin, poi presso la St. Moriz Kirche di Coburg ed infine alla St.Sebald Kirche di Nürnberg fino a quando, nel 2009, tragici avvenimenti famigliari ne hanno determinato l'abbandono e la sostituzione nell'incarico da parte di Bernhard Buttmann e Susanne Hartwich-Düfel. Dotato di una tecnica solidissima di spiccata impostazione neoclassica, oltre ad essere un valentissimo interprete bachiano ha sfoggiato in diverse incisioni discografiche un interessantissimo repertorio di interpretazioni romantiche, sempre senza peraltro venir mai meno alla sua fondamentale caratteristica di organista liturgico. Esperto anche in organaria e studioso delle problematiche legate alla tecnica e fonica dell'organo, ha progettato lo strumento, realizzato da Schuke nel 1989, della St. Moriz Kirche di Coburg (alla cui consolle ha inciso un altro pregevolissimo CD dedicato alle musiche di Bach). La sua produzione discografica (ha inciso principalmente per la casa discografica Diamo) è molto limitata.
Lo strumento utilizzato per questa incisione, realizzato da Willi Peter nel 1975, presenta tre tastiere di 58 note e pedaliera di 30 note su cui sono ripartiti 71 registri nominali, pari a 108 reali, più due meccanici (Glocken e Xilofono) con l'Hauptwerk corrispondente alla prima tastiera. La sua disposizione fonica è profondamente legata alla scuola organaria classica germanica, con grande presenza di fondi robusti, ripieni corposi e brillanti nella miglior tradizione tedesca ed un nutritissimo numero di mutazioni; molto caratterizzate sono anche le ancie, numerose (soprattutto all'Hauptwerk ed al Pedale) e di impressionante solidità fonica. A nostro parere un organo di grande carattere che si rivela assolutamente perfetto per l'interpretazione di questa grande musica.
Tecnicamente questa produzione è di ottimo livello. Nonostante la scarsa notorietà di questa etichetta discografica, le registrazioni, effettuate nel 1989, denotano una cura particolare nella presa del suono e nella resa della tavolozza timbrica di questo strumento, agevolate assai dalla posizione dell'organo, sistemato "a terra" di fianco all'altare. Anche il lavoro di post-produzione si rivela molto accurato mentre la veste grafica del libretto a corredo (assai scarno e con testi dello stesso Rauch esclusivamente in lingua tedesca) lascia un poco a desiderare.
In conclusione, un disco "vecchio" di tredici anni ma che si rivela ancora oggi molto interessante e che consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori.



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