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Integrale Organistica di Johannes Brahms




Johannes Brahms - Complete Organ Works
Organista: Roberto Marini
Organo della chiesa Parrocchiale Abbaziale di Pontevico (Italia)
Fugatto Records - FUG034 - DDD - 2011

Personalmente (ma è opinione ampiamente condivisa) abbiamo sempre trovato la musica organistica (e non solo organistica) di Brahms assai "difficile". La personalità musicale di questo importante esponente della musica del secondo Ottocento europeo è stata analizzata e sviscerata abbondantemente dai maggiori critici musicali del Novecento, i quali -tutti- ne hanno sempre sottolineato l'aspetto più emergente, cioè l'essere sempre e comunque "abbarbicata" al passato ed al classicismo. Per questa sua tenace caratteristica di rifiuto delle nuove teorie musicali che a quel tempo pervadevano tutti gli ambienti musicali europei, alcuni critici, addirittura, hanno paragonato questo atteggiamento del musicista amburghese a quello di Johann Sebastian Bach, sottolineando che entrambi si rifiutarono sempre di "adattare" le loro personalità musicali alle nuove "correnti" e "mode" musicali che durante le loto vite si svilupparono loro intorno, rimanendo sempre fedeli ai canoni estetici e stilistici su cui avevano posto le basi della loro opera. E, in effetti, proprio come Bach, anche il giovane Johannes formò la sua preparazione musicale sulle più solide basi della musica del passato: il contrappunto, il canone e la fuga, mettendoli alla base di un procedimento compositivo tanto rigido quanto elaborato che fece considerare le sue opere già a quel tempo vecchie e superate, oltrechè oltremodo difficili non solo da capire ma, anche, da suonare. D'altra parte, a quel tempo la Germania musicale stava mettendo da parte il periodo rappresentato da Haydn, Mozart e Beethoven, per aprirne uno nuovo in cui le influenze francesi ed italiane (soprattutto di tipo operistico) fornivano idee nuove a Liszt ed a Wagner, che Brahms conobbe personalmente e con cui anche ebbe modo di collaborare ma che -pur gratificandoli di un assoluto rispetto artistico- considerò sempre in netta ed inconciliabile antitesi con il suo modo di considerare la musica.
La produzione, assai limitata, di Brahms per l'organo rispecchia fondamentalmente due precisi periodi (anzi, per meglio dire, due singoli anni) della sua vita. La sua prima composizione fu il Preludio e Fuga in La minore, composto nel 1856, immediatamente seguito da quello in Sol minore, composto l'anno dopo. Entrambi dedicati a Clara Schumann, dimostrano quanto il contrappunto e le forme classiche e bachiane fossero a quel tempo non solo il suo pane quotidiano di studio ma, anche, la sua fonte unica di ispirazione. Ritroviamo qui, punto per punto, tutte le perizie compositive più importanti della polifonia intesa come architettura formale che trova al suo interno la sua ragione di nascita e di sviluppo e che fa di queste due opere (le uniche di Brahms redatte in questa forma) una specie di "manifesto" della sua estetica musicale. Allo stesso anno 1857 risalgono le composizioni della Fuga in La bemolle minore e del Preludio, Corale e Fuga su "O Traurigkeit, o Herzeleid", che appartengono alla stessa linea compositiva. Dal 1857 passano, esattamente, trentanove anni prima che Brahms riprenda in mano la composizione per organo e -sorpresa- ecco che ci lascia gli Undici Preludi-Corali (pubblicati dopo la sua morte), che pur presentando la più classica impostazione formale, ci propongono una vis poetica che, se paragonata a quella del passato, lascia un poco spiazzati. In queste splendide opere troviamo infatti un ampio lirismo, una sofisticata considerazione delle sonorità più delicate dell'organo, una musicalità profonda ed intimistica che della delicatezza del trattamento dei temi fa la sua caratteristica più importante ed una visione di insieme che fanno di questa raccolta -senza ombra di dubbio- una specie di testamento musicale. Ascoltare questi corali (composti quando Brahms era già cosciente della fine a cui lo avrebbe condotto la malattia incurabile che lo aveva colpito) ci fa capire quanta strada (umana, artistica e musicale) Johannes Brahms abbia percorso dagli irruenti e fiammeggianti preludi e fughe della sua giovinezza all'intima serenità della sua vecchiaia.
In questo disco Roberto Marini riesce a proporci entrambi questi aspetti del compositore amburghese, presentandoci l'opera di Brahms in una stretta "consecutio" temporale che ben ci fa apprezzare dapprima la giovanile esuberanza che trasuda da un contrapppunto solidissimo e talora feroce nel quale ribollono, senza peraltro mai riuscire a palesarsi compiutamente, pulsioni romantiche di intensissima ispirazione e, dopo, gli undici affreschi che, traendo l''ispirazione dalla più genuina tradizione religioso-musicale tedesca, diventano quasi una sintesi di un intero periodo musicale che Brahms dimostra di avere assimilato in profondità ed a cui dedica le sue ultime fatiche musicali, che qui possiamo quasi considerare una "summa" quasi metafisica di una filosofia musicale di grande spessore, che se da una parte rimane sempre fedele alla più genuina tradizione classica, dall'altra apre amplissimi orizzonti su quel particolare tardoromanticismo mitteleuropeo che sarà poi una delle fucine principali in cui comincerà a prendere forma la musica organistica moderna.
La lettura è attenta e, a tratti, particolarmente accurata. Le opere contrappuntistiche rispecchiano perfettamente lo spirito che animò Brahms quando le compose. I corali, invece, vengono resi in una luce molto particolare, caratterizzata da un sapientissimo utilizzo della registrazione. Il Brahms maturo, riflessivo e meditativo si contrappone qui in tutta la sua pienezza al Brahms giovane, romanticamente intraprendente ma al tempo stesso legato quasi indissolubilmente ad una tradizione rigorosa che egli riuscirà a piegare al servizio di una musica che, pur difficile e criticata, costituisce una specie di punto di svolta musicale nel panorama europeo di quell'epoca.
Marini sfodera qui una tecnica brillantissima, che si dispiega soprattutto nei Preludi e Fughe esattamente nel senso voluto dall'autore. E' virtuosismo "musicale", messo completamente al servizio della musica e non, come per gli altri romantici di quell'epoca, un virtuosismo "spettacolare" utilizzato precipuamente per stupire gli ascoltatori. L'interpretazione dei corali, invece, è altamente introspettiva e sottolinea perfettamente l'ispirazione veramente profonda di questi piccoli capolavori. L'unico appunto che ci sentiamo di muovere a Marini -ma è opinione strettamente personale- è che forse un pizzico di lirismo in più, soprattutto nel sottolineare alcune figurazioni melodiche di ampio respiro e di grande ispirazione, non avrebbe guastato.
L'organo utilizzato per l'incisione -di cui abbiamo già parlato su queste pagine in passato- è il grande Mascioni realizzato nel 2009 per la chiesa abbaziale di Pontevico. Le sue particolari timbriche, di tipo prettamente tardoromantico, distribuite su tre tastiere e pedaliera ne fanno uno strumento perfetto per proporre questo tipo di musiche, che da tali sonorità traggono un particolare valore aggiunto. Roberto Marini ne sfrutta appieno tutte le caratteristiche e ne valorizza in modo particolare le sonorità più raffinate per proporci nel migliore dei modi la musica di Brahms in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Tecnicamente, questo disco va ad aggiungersi alle splendide produzioni audio che l'amico Federico Savio da qualche tempo (parallelamente alle produzioni video di cui abbiamo già ampiamente parlato in passato) sta realizzando in prima persona. La dicitura "Produced, recorded, edited ad mastered by Federico Savio" che troviamo in quarta di copertina del libretto a corredo la dice lunga sulla grande perizia che egli possiede in questo specifico campo, perizia a cui unisce un'enorme passione per l'organo e la sua musica, formando un binomio assolutamente vincente e di altissimo valore artistico e musicale che pone anche questo disco tra le migliori produzioni europee attualmente presenti sul mercato europeo. Assolutamente immancabile nella nostra discoteca.



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