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Dupré a Passau




Marcel Dupré - Le Chemin de la Croix
Organista: Hans Leitner
Organo Duomo di Passau (Germania)
Symicon - CD 139 - DDD - 2003

Abbiamo trattato in passato, nella pagina dedicata agli strumenti, l'organo del Duomo di Passau, che si fregia, abbastanza inappropriatamente, dell'appellativo di "più grande organo da chiesa d'Europa". In effetti, se vogliamo proprio fare le pulci al prossimo, siamo capaci tutti a prendere sei organi distinti, farli suonare da una sola consolle e poi dire che abbiamo il più grande organo del Mondo. Sta comunque di fatto che è assai raro trovare chiese, anche di grande importanza e dimensione, che si possano permettere, in primis, di avere un cotal numero di strumenti e, in secundis, di averli tutti perfettamente funzionanti e, per di più, azionabili tutti insieme da un'unica consolle. Il disco che presentiamo qui, che ci è stato gentilmente procurato dall'amico pianista Maurizio Barboro in occasione di una sua recente tournée concertistica nelle germaniche lande, pur non essendo recentissimo, ci propone un'ottima occasione per ascoltare accuratamente le sonorità di questo strumento che, a parte ogni considerazione, è e rimane uno dei più belli ed importanti d'Europa.
Esistono molte altre incisioni realizzate su questo strumento, tra cui -altrettanto interessante- un disco dedicato a musiche di Bach, Mendelssohn e Reger inciso da Ludwig Ruckdeschel; abbiamo però preferito scegliere una delle opere più significative di Dupré appositamente per poter apprezzare in modo più completo tutta la vastissima gamma di sonorità che questi sei organi, quando vengono suonati insieme, riescono a presentarci, in un caleidoscopio timbrico veramente notevole.
La genesi di quest'opera di Marcel Dupré risale al 13 Febbraio 1931 quando, durante un concerto tenuto al Conservatorio di Bruxelles, vennero lette le quattordici meditazioni sulle stazioni della Via Crucis scritte da Paul Claudel, al seguito di ognuna delle quali Dupré improvvisò altrettante meditazioni musicali. Il successo di quelle improvvisazioni e le richieste di trascriverle furono tali che Dupré realizzò l'opera nel giro di un anno e la presentò in prima esecuzione assoluta al Palais du Trocadéro di Parigi il 18 Marzo dell'anno seguente.
"Le Chemin de la Croix" di Marcel Dupré appartiene formalmente alla cosidetta "musica a programma", della quale possiede, fortissima, la qualità evocativa e descrittiva; a questa caratteristica si aggiungono le caratteristiche proprie dell'improvvisazione organistica, della quale Dupré era uno dei più alti esponenti (il suo "Cours complet d'Improvisation à l'Orgue" è considerato da molti una "Bibbia" su tale argomento) e la strettissima corrispondenza tra lo sviluppo musicale e il testo letterario da cui è ispirato.
In effetti è solamente tornando alle origini di queste composizioni, cioè leggendo le meditazioni di Claudel prima di ascoltare i brani, che si può apprezzare nel modo più completo il valore non solo musicale ma anche teologico di queste composizioni. In questo modo si possono cogliere anche le più raffinate aderenze tra un testo letterario di particolare profondità ed ispirazione ed una musica che ne esplica pienamente il significato mediandone l'oggettiva difficoltà per porgerne il messaggio in un modo diretto, chiaro e ben comprensibile a tutti. Sotto questo punto di vista, pur fatte salve le notevoli differenze, quest'opera di Dupré assume un significato che si ritrova poi nelle opere di Olivier Messiaen (ed è significativo che in questi brani appaiano diverse citazioni musicali dei "Modi a trasposizione limitata" che Messien aveva ideato ed utilizzato per alcune sue composizioni del 1928 e 1929, quando aveva solo vent'anni) e mette questi brani sicuramente tra i più significativi della produzione "religiosa" di Dupré.
I quattordici brani de "Le Chemin de la Croix" sono tecnicamente molto difficili e di notevole impegno interpretativo. Hans Leitner, organista presso il Duomo di Passau fino al 2003, allievo di Lehrndorfer a Monaco e vincitore del Concorso di Rottenburg di Improvvisazione Organistica nel 1988, li affronta con tutte le carte in regola per coglierne tutte le caratteristiche e per proporceli sotto una luce che privilegia una lettura molto aderente alle meditazioni letterarie che li ispirano e rendendoci pienamente la personalità musicale di Dupré, affrescando le varie Stazioni della Via Crucis con le sonorità ora cupe, ora dolorose, ora violente, ora struggentemente dolenti, ora implacabilmente sofferte di questo splendido organo, che possiamo qui ascoltare mentre dispiega le sue risorse, dal sospiro più flebile al più possente Tutti. Leitner si dimostra qui non solo un organista di grande talento, dotato di una notevolissima tecnica che dispiega brillantemente nell'arte organistico-pianistica di Dupré, ma anche un interprete molto attento, rigoroso e sensibile a cogliere il messaggio che sta dietro alle sue opere. E' difficile, suonando questi brani, resistere alla tentazione di esasperare e di "caricare" eccessivamente l'interpretazione per renderli ancora più "intensi"; abbiamo in passato avuto modo di ascoltarli, sia "live" che in incisioni di grandi organisti, proposti sotto luci diverse. Talora veniva esasperato il virtuosismo tecnico a scapito del contenuto; altri interpreti, invece, li proponevano in una chiave di lettura molto "personale", quasi fossero la rappresentazione non delle meditazioni di Claudel ma commenti musicali alla propria personale visione teologica della Via Crucis. Solamente in pochi casi abbiamo potuto constatare una buona aderenza delle interpretazioni allo spirito ed all'ispirazione originale. D'altra parte non siamo certi -ma è una nostra supposizione- che tutti gli organisti che si confrontano con quest'opera si preoccupino di andare a leggere -prima di accingersi alla sua interpretazione- con la dovuta attenzione e con la giusta predisposizione d'animo i testi originali in lingua francese di Claudel (esistono diverse traduzioni in Italiano ma, a nostro opinabile giudizio, molte di esse risultano assai approssimative). Hans Leitner, in questa incisione, sa mantenere molto appropriatamente la barra ferma nella giusta direzione e, a nostro modesto parere, la sua interpretazione è una delle migliori.
Abbiamo detto che l'organista è qui molto agevolato dalle qualità veramente speciali dell'organo (o, per meglio dire, degli organi) del Duomo di Passau. Con i suoi 140 registri nominali (198 reali) disposti su cinque tastiere e pedaliera esso dispiega una potenza sonora ed una varietà timbrica impressionante, che lascia veramente sorpresi per la compattezza fonica che caratterizza i vari corpi fonici. L'escursione dinamica è notevolissima e spazia dalle rarefatte atmosfere che provengono dal Fernwerk fino alla grandiosità talora persino quasi ridondante che ne caratterizza il Tutti. Una simile possanza fonica l'abbiamo potuta rilevare raramente (uno di questi casi sono certamente gli organi del Duomo di Colonia) e dobbiamo veramente dire che il lavoro fatto da Eisenbarth tra il 1978 ed il 1981 quando realizzò questo strumento (riutilizzando peraltro il materiale fonico di precedenti organi costruiti da Steinmeyer nel 1928) è veramente notevole ed il risultato finale merita moltissimi dei lusinghieri appellativi che questo strumento si è guadagnato nel corso degli anni.
Tenendo conto che per la registrazione di questo disco si sono dovuti affrontare -e risolvere- tutti i grossi problemi che la ripresa audio di corpi d'organo lontani tra di loro presenta, tra i quali gli inevitabili fenomeni di eco, riverbero e notevole presenza del rumore di fondo ambientale, amplificati dalle dimensioni notevoli della chiesa, il risultato è tecnicamente eccellente. La presa di suono è veramente accurata e la "presenza" dei vari strumenti è perfettamente omogeneizzata per una resa fonica finale che riesce a presentarci le varie coloriture e spazialità in un insieme di grande equilibrio. Il lavoro di post-produzione è molto ben curato ed anche il libretto a corredo, pur se abbastanza essenziale, è redatto in Tedesco, Francese ed Inglese.
In definitiva, è un disco molto bello e di grande interesse sia per il repertorio presentato che per lo strumento a cui è dedicato. Per entrambe le motivazioni lo consigliamo molto volentieri ai nostri amici.



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