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Massimo Nosetti (1960-2013) suona Bossi




Marco Enrico Bossi: Oeuvres pour Orgue
Organista: Massimo Nosetti (1960-2013)
Organo Cattedrale di Alessandria
Syrius - SYR 141338 - DDD - 1998

Il 12 Novembre scorso Massimo Nosetti è partito per un viaggio, quel viaggio che lo porterà a suonare organi splendidi su quelle "celesti cantorie" dalle quali butterà ogni tanto il suo sguardo sulle nostre terrene cantorie. Ce lo immaginiamo lassù, mentre con il suo leggendario aplomb quasi britannico, non un capello fuori posto, la giacca senza l'ombra della pur minima pieghuzza ed il nodo della cravatta scolpito da mani infallibili, commenterà con la sua proverbiale ironia le miserie di questo "Mondo piccolo organistico", pieno di invidie e di cattiverie senza senso, che egli ha lasciato troppo presto, purtroppo per noi e purtroppo per la musica organistica, che con lui ha perduto uno dei suoi migliori rappresentanti.
Nosetti era per noi un amico nella musica. Nel Luglio del 1991 lo invitammo per un concerto all'Oratorio di San Giovanni Battista di Ovada. Musiche di Buxtehude, Cabanilles, Rossi, Haendel, C.P.E.Bach, Valerj e Pelazza. Splendido. Fu così che lo conoscemmo personalmente. Lo abbiamo poi seguito nella sua parabola ascendente nel campo dell'organo e ne abbiamo sempre apprezzato la splendida preparazione tecnica, l'alto spessore interpretativo, la rigida impostazione filologica che ne ha sempre fermamente guidato il cammino, la capacità di "entrare" profondamente nello spirito ispiratore delle opere, la sua passione vera per l'organo e per la sua musica, la sua dedizione ed il suo grande lavoro nel campo dell'insegnamento, dove ha sempre cercato di infondere ai suoi allievi lo stesso amore e la stessa passione per la musica che egli esprimeva in ogni occasione, anche in quelle meno strettamente "istituzionali". Siamo stati qualche volta assieme in commissione di concorsi organistici e lì abbiamo avuto modo di apprezzarne, professionalmente, le squisite doti artistiche e musicali e, umanamente, la sua personalità affabile e sempre disponibile, che veniva fuori una volta superata quella sua "aria" di algido distacco e grande riservatezza con la quale egli amava circonfondersi per disorientare giocosamente (ma recisamente quando era il caso) gli interlocutori.
I nostri rapporti non erano personalmente profondi. Ci sentivamo via posta elettronica qualche volta all'anno quando lui mi informava sulle sue nuove attività artistiche; i soliti Auguri Natalizi e via, ognuno per la sua strada. Il classico rapporto tra persone che si stimano, si rispettano e sanno che l'altro c'è, in un'amicizia che non ha bisogno di tante parole ed in cui il rispetto per la privacy reciproca è parte integrante. Da quasi un anno non lo avevo più sentito; sicuramente gli impegni artistici, le tournées, le nuove iniziative musicali.... Ed invece una malattia, improvvisa e fulminante come solo possono esserlo quelle robe moderne che stanno falcidiando il Mondo e tra le spighe che mietono non fanno alcuna cèrnita, come diceva Antonio De Curtis nella sua famosa lirica 'A livella.
Abbiamo già ricordato Massimo in queste pagine con una biografia (che trovate qui) e con una recensione (che trovate qui). Per ricordarlo oggi, recensiamo (ma, visto il nostro stato d'animo, si tratta piuttosto di una descrizione) un disco vecchio ma che pensiamo sia molto adatto. Alla consolle dello splendido Balbiani Vegezzi-Bossi della Cattedrale della "sua" Alessandria (in quella città, infatti, egli era nato), Massimo Nosetti ci presenta alcuni tra i più significativi brani di Marco Enrico Bossi. Dalla facilissima e tenera Piccola Fanfara al Colloquio con le rondini, dalla Fantaisie Op. 64 alla Ländliche Szene n. 3, dall'Ave Maria Op. 104 all' Étude Symphonique Op. 78, passando attraverso la Siciliana e Giga, il Noël Op. 94, la Toccata e l'Intermezzo Op. 118, la Pièce Heroïque Op. 128, per finire con la splendida Meditazione in una Cattedrale Op. 144, Nosetti ci presenta qui una "summa" dell'arte compositiva ed organistica di uno dei padri dell'organo italiano moderno.
Massimo incise questo disco nel 1998, all'età di 38 anni, già famoso ed apprezzato solista ed all'inizio di quel periodo di piena maturità che negli anni seguenti lo porterà ad essere considerato uno dei migliori organisti italiani in Europa e nel Mondo, rappresentante di quella scuola musicale italiana che non si appiattisce su schemi interpretativi preconfezionati ma che fa della ricerca musicologica e della filologia interpretativa e strumentale i suoi punti di forza.
Lo strumento scelto da Massimo, in omaggio alla sua città, è sicuramente uno degli strumenti più belli e significativi della provincia di Alessandria. Costruito nel 1929 da Balbiani Vegezzi-Bossi in sostituzione di un precedente Bianchi del 1882 distrutto da un incendio e restaurato abilmente da Brondino-Vegezzi-Bossi nel 1997, presenta una composizione fonica di tutto rispetto, con 43 registri nominali pari a circa 56 reali ripartiti su tre tastiere e pedaliera. La trasmissione è elettronica (in origine era elettro-pneumatica) e fruisce di un sistema computerizzato di combinazioni. I corpi d'organo sono sistemati nei matronei ai lati del presbiterio mentre la consolle è mobile in chiesa. Il carattere fortemente "riformato" di questo organo lo rende assolutamente "speciale" per l'interpretazione delle musiche di Bossi e Nosetti lo sfrutta nel migliore dei modi e ci offre un'interpretazione assolutamente maiuscola.
Pur essendo ormai "datato", questo disco -l'incisione risale al Giugno 1998- è molto ben curato. La presa di suono è molto buona e, nonostante le difficoltà derivanti dalla posizione dei corpi d'organo e dalla vastità dell'ambiente, sottolinea molto bene i vari piani sonori, esaltando tutte le dinamiche, dalle più flebili fino al Tutti più potente. Molto buono il lavoro di post-produzione ed assai gradevole ed esaustivo (i testi sono dello stesso Nosetti) il libretto a corredo, redatto in italiano, francese ed inglese.
Con questa recensione intendiamo rendere il nostro piccolo, personale e modesto omaggio a Massimo Nosetti, uomo ed organista, che -come tanti altri, purtroppo- ci ha lasciati troppo presto, quando avrebbe avuto ancora tantissime cose da dirci e da suonarci. R.I.P.



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