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Federico Caudana interpretato da Paolo Bottini




Federico Caudana: Concentus Ecclesiæ (Vol. 1)
Organista: Paolo Bottini
Organi: Santuario S.Maria del Fonte di Caravaggio
e Chiesa di S.Archelao Martire di Castelverde
MV Cremona - MVC 012/037 - DDD - 2013

Avevamo due dischi di Paolo Bottini nella nostra "coda" di recensioni, entrambi molto interessanti. Eravamo molto indecisi se trattare le sue improvvisazioni del Cantico dei Cantici oppure questo disco dedicato alle musiche di Caudana. Dopo lunga meditazione (e visto che alle improvvisazioni organistiche abbiamo dedicato tutta la precedente pagina) hanno prevalso le nostre preferenze per l'organo italiano e la sua musica, anche e soprattutto in considerazione del fatto che questo disco tratta di un musicista che occupa un posto "storico" nel panorama dell'organo italiano moderno e contemporaneo.
Federico Caudana è il perfetto esempio di quello che un tempo era (e che dovrebbe essere anche oggi) il "musicista di chiesa". Tutta la sua vita artistica (e non solo artistica) egli la visse nel nome del servizio liturgico, comprendendo in questa attività non solo l'esecuzione all'organo o l'accompagnamento del coro, ma anche la composizione, l'insegnamento e la quotidiana dedizione alle attività ed alla vita di una comunità parrocchiale. Egli è uno dei pochissimi musicisti che ha avuto l'onore, dopo la sua morte, di un busto bronzeo commemorativo (lo trovate a Cremona, in Piazza Zaccaria) con il quale tutta una città ha voluto rendergli gli onori, i meriti ed i riconoscimenti che egli si era conquistato nel cuore della gente durante più di cinquant'anni di attività liturgica come organista e kapellmeister.
Federico Caudana nasce a Castiglione Torinese nel Dicembre 1878. All'età di soli tre anni rimane orfano dei genitori e viene cresciuto dapprima dallo zio a Pino Torinese e poi, a quattordici anni, entra all'Oratorio Salesiano di Valdocco (Torino) come apprendista libraio. Ed è proprio qui che l'insegnante di musica, Padre Giuseppe Dogliani, scopre la sua spiccatissima attitudine e, senza indugio, lo trasferisce presso il Collegio Salesiano "S.Ambrogio" di Milano, dove inizia gli studi al Conservatorio sotto la guida prestigiosa di Mapelli (Organo) e Ferroni (Composizione). In questo periodo egli inizia a comporre le sue prime opere per coro e nel 1894 (all'età di soli sedici anni) la Tipografia Salesiana dà alle stampe le sue Cinque Cantate per Israele, opera prima "ufficiale" di un musicista che diventerà molto noto e famoso nel giro di pochissimi anni. Nel 1907 si diploma brillantemente e subito dopo, nello stesso anno, partecipa al concorso per il posto di organista e direttore di coro presso il Duomo di Cremona; lo vince e da quel momento, per oltre cinquant'anni, sarà il punto di riferimento di tutta la vita musicale (non solo religiosa e liturgica) di quella città e di quella Diocesi. Se si considera che il giovane Caudana, appena diplomato, ebbe diverse proposte per assumere incarichi come direttore d'orchestra, aprendosi così la prospettiva di una vita artistica sicuramente ricca di onori e riconoscimenti a livelli internazionali, la sua scelta di dedicarsi interamente al servizio sacro e liturgico non può che confermarci il suo principio di vita e di lavoro: la Musica deve essere prima di tutto onore e lode a Dio, principio che mai egli tradì ed a cui mai venne meno.
Durante la sua attività cremonese, Caudana fu organista, direttore della Schola Cantorum, docente di canto corale, organo, composizione e pianoforte; fu anche per qualche tempo direttore di banda (e compose diverse opere per complesso bandistico), direttore di coro e fondatore della "Società dei Concerti". Ma su tutto prevaleva sempre la sua opera ai servizi liturgici, a cui non mancò mai ed a cui dedicò sempre tutta la sua vita e la sua attività.
Federico Caudana muore a San Mauro Torinese nel Luglio 1963, lasciando un'eredità musicale e spirituale ancora ben viva nella "sua" Cremona ed un considerevole numero di composizioni edite (quasi cinquecento solo da Carrara) ed inedite che spaziano dalle Messe alle Cantate, dai Canti Eucaristici ai Canti Natalizi, dalle composizioni per organo a quelle per orchestra, dalle opere per banda a quelle per pianoforte. Un musicista completo, insomma, che ha lasciato un "segno" importante ed imponente nel panorama della musica sacra e liturgica italiana del primo Novecento.
Stilisticamente parlando, tutti i critici hanno definito Caudana come un compositore "atipico", in cui solida base è la "Riforma Ceciliana" (della quale riprende in toto i canoni soprattutto per ciò che riguarda le sue composizioni corali), sulla quale egli però innesta una visione musicale del tutto personale, direttamente discendente dalla "missione" che i suoi principi affidano alla musica: rendere lode a Dio allietando i cuori. Nelle sue opere organistiche, in particolare, possiamo notare che il contrappunto (che era utilizzato massicciamente dai primi riformisti) non è per nulla il protagonista ma viene sempre asservito ad una concezione stilistica molto libera, ispirata profondamente da un'armoniosità di carattere squisitamente postromantico con innesti di un lirismo semplice, sereno, fiducioso e di raffinata eleganza. Le sue composizioni organistiche, tutte brevi e ad utilizzo esclusivamente liturgico, sono quadri e schizzi musicali dai mille colori e dalle innumerevoli sfumature da cui salta fuori una religiosità profonda, genuina, talora popolare e "ruspante", che lascia incantati ed ammirati per la sua semplicità di cuore, semplicità che non abbisogna di conoscenza specifica dell'arte musicale per essere compresa ed apprezzata da tutti; in quest'ambito, e lo si sente bene ed apprezza in questo disco, nelle sue opere Federico Caudana trasponde quasi in toto la sua abilità di improvvisatore liturgico. A questo proposito sono diversi gli aneddoti cremonesi di persone che, assolutamente distanti dalla religione, entravano in Duomo alla fine delle funzioni per ascoltare le sue improvvisazioni fresche, leggere, mai pesanti nè cervellotiche, in cui la gente trovava, sic et simpliciter, le radici di una religiosità pura, semplice, senza fronzoli, fiduciosa e comune a tutti.
In questa incisione Paolo Bottini ci presenta il Concentus Ecclesiæ, cioè la raccolta dei brani per organo editi da Carrara e otto composizioni finora inedite. Sia il Concentus (trentaquattro brani) che le opere inedite sono brani brevi, tutti dedicati all'utilizzo in ambito liturgico. Nei titoli troviamo tutto ciò che serve per il servizio divino (Entrate, Offertori, Preludi, Postludi, Versetti ecc.) con una significativa preponderanza di brani dedicati al Santo Natale; in effetti, su 42 brani, ben nove sono espressamente rivolti alle celebrazioni natalizie (Pastorali, "Betlem Divina", Cornamusa, "Stella dei Magi", Ninna Nanna, "O Caro Bambino", ecc.), per il resto abbiamo titoli formali (Scherzo, Corale Variato, Cantabile, Solo per Oboe ecc.) e titoli di "ispirazione" (Adorazione, Contemplazione, Supplica, Benedizione), il tutto a formare una raccolta di enorme valore non solo musicale, ma anche "di servizio"; in effetti ogni organista liturgico degno di tale nome non può fare a meno di avere, sempre ben a portata di mano sulla consolle del suo organo questa raccolta.
Ma, come abbiamo già accennato, questi brani non sono per nulla "pedanti" nè, come spesso accade per un tale tipo di repertorio, noiosi ed accademici. Se da una parte gioca in favore della loro gradevolezza musicale la diretta derivazione dall'arte dell'improvvisatore Caudana, dall'altra è fondamentale lo "spirito" che li pervade (e che li ispira), che è sempre gioioso, sereno, fiducioso e di grande respiro umano; non è un caso se vi è presente solo una composizione funebre, ed anche in questo brano non è il dolore che viene sottolineato musicalmente, bensì la speranza, che per un Cristiano vero è la naturale conseguenza della morte.
Sotto l'aspetto strettamente musicale (cioè sganciati dal loro scopo istituzionale) sono tutti brani molto piacevoli non solo da suonare ma, anche, da ascoltare e, sinceramente, l'ascolto di questo disco è veramente un'esperienza gradevolissima in cui si lascia volentieri da parte l'aspetto specificatamente critico per privilegiare un ascolto "libero" e senza troppi condizionamenti; d'altra parte, a nostro parere, questa musica è concepita per "parlare al cuore" e non al cervello.
Paolo Bottini è sicuramente l'organista più "adatto" per l'interpretazione di questo repertorio. Cremonese, diplomato in organo, pianoforte e cembalo, non solo è organista liturgico "di mestiere" ma, anche, concertista molto apprezzato sia in Italia che all'estero. Il suo repertorio è molto vasto e spazia dai classici fino ai contemporanei; oltre a ciò è anche valente compositore ed improvvisatore; se a tutto ciò aggiungiamo anche il fatto che dal 1991 è organista supplente nella stessa Cattedrale di Cremona dove operò Caudana e che ad esso ha dedicato un ampio spazio della sua attività di ricercatore pubblicandone nel 2009 una completa ed apprezzatissima biografia, ecco che il cerchio si chiude. Bottini affronta queste pagine con lo stesso spirito del compositore, proponendocele senza alcun artifizio e senza spacciarle per "pezzi da concerto" bensì offrendocele allo stesso modo in cui le proponeva Caudana, cioè come brani concepiti per un servizio liturgico improntato alla massima sobrietà ed alla più stretta osservanza delle regole e dei tempi della liturgia. Come Caudana, anche Bottini pone un occhio di particolare riguardo all'atmosfera di letizia e di serenità che pervade questi brani, sottolineandone le varie sfumature con una scelta delle sonorità che a nostro parere è veramente bella e curata. In questo, l'organista è assolutamente coadiuvato dagli strumenti scelti per l'incisione, che sono, per così dire, "figli" di Caudana stesso.
Il primo organo, su cui sono state incise le composizioni inedite, è uno splendido strumento realizzato da Marzoli e Rossi per la chiesa di S.Archelao Martire di Castelverde, in provincia di Cremona. Realizzato nel 1924 su precedente strumento costruito da Francesco Bossi nel 1853 su progetto dello stesso Federico Caudana, presenta due tastiere di 58 tasti e pedaliera di 27 note con trasmissione integralmente pneumatica tubolare; la tavolozza timbrica è tipicamente "riformata" ma mantiene intatta la originale base fonica italiana. Questo strumento è stato completamente restaurato nel 1999 da Giani e ricorda, per le sue caratteristiche, l'organo, costruito da Inzoli nel 1879, che Caudana utilizzò in Duomo a Cremona dal 1907 al 1937. Il secondo organo, su cui è stato inciso il "Concentus Ecclesiae", è il maestoso Balbiani Vegezzi-Bossi realizzato nel 1955 (anch'esso progettato da Caudana e da lui stesso inaugurato e collaudato) per il Santuario di S.Maria del Fonte di Caravaggio, in provincia di Bergamo. Questo strumento conta tre corpi d'organo (di cui uno, quello "in Eco", è collocato in cupola) azionati da una consolle a trazione elettrica che conta quattro tastiere di 61 tasti ed una pedaliera di 32 note. Restaurato da Sergio Castegnaro Vincenzo Salvato (*) nel 1995, presenta una composizione fonica di 77 registri nominali, pari a 95 reali, a cui si aggiungono anche le Campane tubolari sistemate in cupola con l'organo Eco. Si tratta di uno strumento ricchissimo di sonorità splendide, robustamente impostato sulla piramide classica italiana del ripieno su cui sono state sapientemente innestate tutte le sonorità coloristiche, orchestrali ed effettistiche proprie degli strumenti di quell'epoca insieme ad un discreto numero di mutazioni di stampo spiccatamente classico; l'insieme che ne risulta è veramente stupefacente per compattezza timbrica e per la versatilità di utilizzo in ogni tipo di repertorio. Molto simile (anche se più grande) a quello utilizzato da Caudana a Cremona dal 1937 (anch'esso realizzato da Balbiani Vegezzi-Bossi ma con sole tre tastiere) fino alla sua morte (quell'organo è stato poi sostituito, nel 1984, da un nuovo strumento realizzato da Mascioni), questo organo viene splendidamente utilizzato da Bottini, che ne sfrutta al massimo ed al meglio tutte le potenzialità e tutti i registri, campane comprese.
Tecnicamente, questa incisione, effettuata in due riprese, rispettivamente nel 2010 e nel 2012, è veramente ottima, e andando a vedere chi l'ha effettuata ce ne appare subito chiaro il motivo; si tratta di quel Federico Savio di cui spesso magnifichiamo l'operato -sia come tecnico di ripresa del suono che nelle vesti di post-producer alla consolle del mixer- e che ormai è diventato un sicuro punto di riferimento per tutti coloro (comprese le maggiori case discografiche italiane e straniere) che intendono produrre dischi e/o video dedicati alla musica organistica. Anche qui presa di suono perfetta (e le difficoltà di ripresa dei vari corpi sonori di Caravaggio sono davvero tante), ambiente assolutamente "giusto" e splendidamente calibrato, piani sonori "illuminati" nel miglior modo possibile, ottima esaltazione delle sonorità solistiche e solida compattezza degli insiemi; il tutto per un (doppio) CD di ottimo livello che riteniamo non possa assolutamente mancare nella discoteca di tutti gli appassionati che si rispettino ma che consigliamo anche a tutti coloro che, pur non essendo "esperti" od addetti ai lavori, desiderano ascoltare ottima musica, un organista veramente bravo e due organi splendidi.

(*) L'organista Maestro Paolo Bottini ci informa che per errore nel libretto del CD è stato citato l'organaro Sergio Castegnaro quale artefice del restauro mentre in effetti il lavoro del 1995 è stato effettuato dall'organaro Vincenzo Salvato. Anche l'organaro Sergio Castegnaro, consultato in proposito e che di questo organo è l'attuale manutentore, ci ha confermato tale circostanza, di cui prendiamo volentieri atto.



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