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L'organo della Basilica del Sacro Cuore di Roma - Marco Lo Muscio




Marco Lo Muscio plays the Chichi Organ
in the Basilica del Sacro Cuore, Rome

Organista: Marco Lo Muscio
Organo Basilica del Sacro Cuore di Roma
Priory Records - PRCD 1096 - DDD - 2013

E infine, last but not least, dedichiamo questa recensione ad una delle ultime fatiche organistiche dell'amico Marco Lo Muscio, di cui abbiamo già parlato diverse volte e che, ancora una volta, ci propone un disco abbastanza al di fuori degli schemi "canonici" della musica organistica e che, come sempre, ci dimostra come anche l'organo, con le sue innumerevoli possibilità fonico-espressive, possa dire egregiamente la sua in un ambito extra-religioso che si avvicina molto all'estetica "americana" degli organi da teatro, in cui il repertorio "leggero" la fa da padrone.
In questo disco Marco Lo Muscio ci presenta una serie di brani (per lo più si tratta di trascrizioni fatte da lui) che riporta coloro che hanno l'età di chi scrive alla loro giovinezza, quando imperavano i grossi nomi della musica rock-pop, quelli che -per capirci- dopo un brillante diploma di Conservatorio decidevano di dedicare la loro tecnica e la loro arte alla musica giovanile in voga a quei tempi. In questo disco è Keith Emerson (leader dei mitici E.L.P., ricordate?...) che risalta in modo particolare, ma non manca Keith Jarrett, così come incombono le presenze "classiche" di Samuel Barber, Ralph Vaughan Williams e Aaron Copland e non potevano mancare alcune composizioni dello stesso Lo Muscio, il tutto magistralmente introdotto dal Preludio (tratto dalla Suite Médievale) di Jean Langlais.
Ed è proprio questo "incipit" che "dà il carattere" a questa incisione. Abbiamo già parlato in precedenza della predilezione di Lo Muscio per la musica "progressive", quel filone di musica "colta" che pone le sue radici nella musica classica e nel jazz, radici su cui si innestano stilemi di altre tradizioni musicali (folk, modalità, musica orientale, elettronica, ecc.) arricchite da importanti citazioni letterarie principalmente derivanti dal filone "fantasy" ma, anche dalla fantascienza, dalla mitologia e -talvolta-anche dalla religione. Questo movimento musicale, sviluppatosi ed avolutosi in diversi rami, peraltro assai differenti tra di loro, ha come punto fermo la creazione di album musicali in cui l'unitarietà tematica (qui intesa non in senso musicale, bensì in senso "argomentale") è il filo conduttore; il nome di queste produzioni è "concept album".
Marco Lo Muscio ha già realizzato alcuni concept-albums (di cui abbiamo già reso conto in queste pagine); in questo caso, però, il "concept" primario che guida questo disco è un altro: lo strumento. In effetti, questo disco fa parte della prestigiosa collana Great European Organs (è il n. 89 della serie) che la Priory dedica a quegli organi europei che essa ritiene più significativi per rappresentare le varie epoche e tradizioni organistiche (ed organarie) del vecchio continente. L'organista, di suo, ci aggiunge un secondo "concept", che è quello di utilizzare lo strumento come protagonista di una particolare tipo di prog-music, quello che compendia tre fondamentali ingredienti: la musica modale, il progressive-rock degli Anni Settanta del secolo scorso (di cui autori come Copland e Barber furono tra gli ispiratori) e l'aspetto onirico-mitologico-favolistico direttamente attinto dalla letteratura "fantasy" (da cui attingono a piene mani i brani dello stesso Lo Muscio).
Ecco quindi che il brano di apertura di Langlais "dichiara il colore" di ciò che seguirà. Troviamo dapprima due brani di Lo Muscio (Vocalise n. 1 e Towards the Stars, ispirato dalla Divina Commedia di Dante). La trascrizione del famosissimo Adagio di Samuel Barber (originariamente scritto per orchestra d'archi) precede un brano del toscano Paolo Lazzeri, la Toccata Rieger, dedicata all'omonimo organaro germanico e scritta in stile "neogotico". Segue Touch and Go, fantasia di Keith Emerson su un tema di Vaughan-Williams, che concettualmente introduce (in un flashback musicale tipico della prog-music) la Fantasy on a theme by Thoma Tallis dello stesso Vaughan-Williams. Seguono le Concert Variations on "Greensleeves" di Lo Muscio, brano che abbiamo già recensito -anche come partitura- su queste pagine. Possiamo quindi ascoltare Recognition, che è la quinta parte dell'opera "Invocations" di Keith Jarrett, derivante da un'improvvisazione per saxofono ed organo tenuta dallo stesso Jarrett all'organo di Ottobeuren qui ottimamente trascritta per organo solo dall'organista. Clotho (una delle tre Moire -o Parche- che tessevano il destino degli uomini nella mitologia greca e romana) è un brano di Keith Emerson tratto da "The three Fates", suite prog-rock apparsa nel 1970 a cui segue un "must" della classica americana del Novecento, Fanfare for the common man di Aaron Copland, utilizzato in svariati ambiti musicali (colonne sonore, sigle musicali, jingles pubblicitari, ecc.); scritto per grande orchestra sinfonica, è stato trascritto per diverse altre formazioni strumentali. Ne ascoltiamo qui la trascrizione di Marco Lo Muscio effettuata nel 2005 per organo solo. Conclude il disco Fantasy on Fanfare on the common man, uno dei più conosciuti brani scritti da Keith Emerson, in cui il brano originale di Copland diviene una specie di "basso ostinato" su cui si innestano episodi virtuosistici di chiara matrice jazzistica e la cui conclusione, con il Tutti dello splendido organo del Sacro Cuore di Roma, è veramente imponente e grandiosa.
Dell'interprete e compositore Marco Lo Muscio abbiamo già ampiamente parlato in occasione delle precedenti recensioni. Dotato di un'ottima tecnica organistica "classica" (che viene fuori tutta nell'interpretazione del brano di Langlais), egli la "piega" con disinvoltura e piena cognizione di causa ad un repertorio che se da una parte si dichiara abbastanza "avulso" dai canoni dell'interpretazione organistica normalmente intesa, dall'altra tiene sempre in conto le caratteristiche stilistiche intrinseche di questo strumento, sfruttandone tutte le peculiarità fonico-timbriche per confezionarci un prodotto discografico che magari non sarà troppo "digerito" dai "puristi" dell'organo (ma ce ne faremo una ragione...) ma che sottolinea ancora una volta -semmai ce ne fosse stato ancora bisogno- come l'organo a canne sia sicuramente lo strumento musicale in assoluto più completo, espressivo e versatile, che -quando utilizzato nel modo appropriato- svela potenzialità e particolarità che lo rendono davvero musicalmente "universale".
L'organo della Basilica del Sacro Cuore di Roma (la trovate a fianco della Stazione Termini, in via Marsala) è un imponente strumento realizzato da Chichi nel 1995 utilizzando il materiale fonico ed ampliando precedenti strumenti di Bernasconi (1887), Inzoli (1910) e Mascioni (1934). Diviso in due corpi separati sui matronei a lato del presbiterio, conta 79 registri nominali pari a 106 reali ed è azionato da una consolle mobile a tre tastiere sistemata in chiesa a fianco dell'altare. La sua composizione fonica è assolutamente splendida e presenta una tavolozza timbrica che spazia ampiamente nell'ambito dei cosidetti "organi eclettici", cioè di quegli struenti su cui il repertorio eseguibile è amplissimo (anche se questo genere di strumenti è fortemente criticato dai "filologi puri e duri"); quello che salta agli occhi immediatamente, scorrendo le placchette, è comunque una solidissima -ed anche imponente- base fonica tipicamente italiana che caratterizza soprattutto il primo ed il secondo manuale (Positivo e Grande Organo) mentre le voci più spiccatamente solistiche ed orchestrali popolano il Recitativo. Da notare la massiccia presenza di ancie, tra le quali spiccano una Tuba Mirabilis e due Tube "all'inglese" di 8 e 4 piedi a fortissima pressione dotate di apparato di manticeria proprio. Inutile dire che con questo strumento Marco Lo Muscio "ci va a nozze" e, grazie anche al repertorio proposto, ce ne illustra tutte le particolarità e caratteristiche tra cui è veramente notevole la potenza fonica del Tutti, soprattutto quando vengono inserite anche le Tube a forte pressione.
La registrazione è stata effettuata nel Gennaio 2013 scorso. La presa di suono è veramente ottima e ci presenta -come in tutte le produzioni di questa prestigiosa casa discografica- una accurata definizione dei piani sonori ed un'altrettanto precisa caratterizzazione delle varie sonorità con forse un pò troppo "ambiente" (ma la vastità della chiesa e le caratteristiche spaziali della posizione dei corpi d'organo -ed anche le caratteristiche del repertorio- lo giustificano ampiamente). Ottimo anche il lavoro di post-produzione. Molto interessante ed esauriente, con testi dello stesso organista, il libretto a corredo il quale, però, è redatto in sola lingua inglese; per una produzione di tale prestigio ed importanza sarebbe forse stato meglio integrare anche qualche altra lingua europea.
In definitiva, un disco molto bello e, soprattutto, molto interessante per scoprire un importante strumento, un repertorio che riserva molte gradite sorprese e, ovviamente, un bravissimo interprete-compositore che senza timori reverenziali ha iniziato -e prosegue- un percorso musicale ed organistico particolare e di grande suggestione. Da acquistare sicuramente.



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