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Integrale di Reger (Voll. 6 e 7) - Roberto Marini




Max Reger - Complete Organ Works - Voll. VI e VII
Organista: Roberto Marini
Organo: Evangelische Stadtkirche di Giengen-an-der-Brenz
Organo: Moritzkirche di Halle
Fugatto Records - FUG046-FUG047 (2CD) - DDD - 2013

Ed eccoci qui, dopo qualche mese, a trattare i due nuovi doppi cd prodotti dalla Fugatto Records e dedicati all'integrale organistica di Max Reger interpretata da Roberto Marini.
Dobbiamo dire, in tutta sincerità, che il lavoro di questo organista si dimostra, disco dopo disco, sempre più apprezzabile e di altissimo livello. L'opera organistica di Reger non è certamente tra le più facili da interpretare; questo non solo per l'oggettiva difficoltà tecnica, peraltro ben calibrata tra le cosidette "opere minori" (che però tali non sono affatto) e le monumentali fantasie, ma anche -e soprattutto- per l'intrinseca difficoltà che gli organisti sprovvisti del necessario background musicologico inevitabilmente trovano nel "capire" quello che sta "dietro" a queste opere, la loro ispirazione, la loro origine remota, il movimentato intreccio formale-stilistico che le intride, la personalità musicale (e non solo) assai complessa e sicuramente multiforme dell'autore e tanti altri fattori che per certi versi "segnano" le opere organistiche del "Bach del Novecento" così come per altri versi ne segnano la produzione per altri strumenti.
L'abbiamo già sottolineato in altre recensioni; se manca una visione, almeno d'insieme, di tutte queste caratteristiche, è facilissimo cadere nel tranello di considerare le musiche organistiche di Reger come dei "pezzi di bravura" in cui la tecnica organistica intesa come semplice mezzo per stupire l'uditorio diventa il fine (e contemporaneamente il mezzo) ultimo di un certo tipo di concertismo organistico, destinato per lo più ad un pubblico immaturo e di gusto facile, che mira a fare spettacolo con la musica. Capita spesso, a questo proposito (ed ormai sulla Grande Rete sono disponibili migliaia di video che lo testimoniano) di imbattersi in organisti bravissimi, fenomenali, eccezzionali, dotati di tecnica sbalorditiva e di strabiliante padronanza dello strumento che inanellano performances "da brivido" in cui anche le più "gettonate" opere di Reger diventano spettacolo. Ma, oltrepassata la soglia fisiologica dello stupore e dell'ammirazione, subentra ben altro "brivido", quello di constatare che dietro a queste meraviglie tecniche non c'è alcuna visione storica, musicologica, filologica e contestuale di questi brani, la cui lettura della partitura da parte di questi organisti non oltrepassa le note scritte, non vede (perchè mancano le basi e la cultura necessaria) quello da cui queste note derivano; in una parola, sono interpretazioni "vuote", senza significato. E non è certo un caso il fatto che per molti organisti la maggior parte dell'opera di Reger (I Preludi-Corali, così come le raccolte di brani brevi -a parte qualche eccezione) semplicemente non esistono.
Cimentarsi con l'opera omnia organistica di questo autore è, diciamolo pure, un'impresa veramente difficile ed al tempo stesso molto impegnativa e necessita, come abbiamo detto più sopra, di cultura, passione, filologia, musicalità, sensibilità e capacità di entrare in profondità nei meccanismi ispiratori dell'autore; tra questi, ripetiamolo ancora una volta, ci sta la concezione prima di Reger, quella cioè di considerare l'organo uno strumento "da chiesa"; avendo ben presente questo principio, si possono trovare le diverse chiavi interpretative di una produzione che definire "varia" è assai limitativo. Ed è tenendo presente questo principio base che si trovano le necessarie assonanze e l'ispirazione che accomuna, ad esempio -e da un ascolto poco approfondito non sembrerebbe risultare- le due Suites del sesto volume e le raccolte dei Preludi-Corali del settimo.
In questa sua integrale, Roberto Marini -e lo abbiamo già sottolineato in occasione delle precedenti recensioni- si rivela un interprete assai attento, molto coscienzioso nella ricerca musicologica, con grandissimo senso della misura (qui inteso come capacità di evitare accuratamente le tentazioni della musica-spettacolo e del virtuosismo sterile e fine a se stesso) ed una capacità di proporre le diversissime anime (ma in verità si tratta delle molteplici sfaccettature di una personalità musicale molto complessa) di un autore che, al di là delle varie interpretazioni che gli sono state attribuite nel corso dei decenni passati (ultimo erede di Bach, tardoromantico arrabbiato (o romantico fuori tempo massimo), contrapppuntista ed armonista estremo, eccetera...) è ormai considerato, semplicemente e giustamente, uno di più grandi musicisti del Novecento ed una figura imprescindibile nel panorama organistico moderno europeo.
In questi due dopppi CD, Roberto Marini ci presenta le due Suites (in Mi minore Op. 16 ed in Sol minore Op. 92), i cinque preludi e Fughe Op. 56, i quattro Preludi e Fughe Op. 85, i Preludi-Corali da 15 a 52 dell' Op. 67 (i primi quattordici li avevamo trovati nel terzo volume), i tredici Preludi-Corali Op. 79b, i trenta Preludi-Corali Op. 135a e sei Preludi-Corali senza numero d'opera.
Come si vede, in questi due volumi, Marini ci presenta tutti gli aspetti della personalità compositiva di Reger, dalle grandi opere ai "piccoli" preludi e fughe, ai grandi cicli di Preludi ai Corali. Abbiamo apprezzato l'interpretazione molto "religiosa" di questi ultimi, che non vengono praticamente mai proposti in concerto ma il cui ascolto ci fa scoprire molto più in profondità l'animo e l'ispirazione "liturgica" di Reger che, come abbiamo già detto, non è per nulla secondaria nella sua opera e che ne rappresenta uno dei maggiori fondamentali.
Musicalmente, oltre ai pregi che già abbiamo sottolineato nelle precedenti recensioni, di Marini possiamo qui apprezzare -una volta di più- la robustissima tecnica, la solida -oseremmo dire "teutonica"- impostazione contrappuntistica, la grande raffinatezza delle registrazioni (coadiuvata mirabilmente dagli strumenti utilizzati) e la visione squisitamente tardoromantica attraverso cui egli riesce a focalizzare queste composizioni esattamente e perfettamente nei canoni della musica mitteleuropea del primo Novecento, che -diciamoci la verità- non sono per nulla risaputi e che vengono oggi spesso e volentieri travisati in una pseudo-modernità che loro non appartiene e che risponde più alle esigenze di un concertismo spettacolare che a quelle di un corretto e rispettoso approfondimento musicologico.
Gli strumenti scelti per queste incisioni sono -come per gli altri organi dell'integrale- assolutamente perfetti per questa musica e ne rispecchiano l'epoca, le caratteristiche e l'impostazione. Per il sesto volume è stato scelto l'organo costruito da Link nel 1906 per la Evangelische Stadtkirche di Giengen an dem Brenz. Tre tastiere, pedaliera, 54 registri nominali, una sessantina reali, trasmissione pneumatica con due combinazioni libere, esso è stato restaurato nel 2007 dalla stessa ditta e presenta una tavolozza timbrica che rispecchia perfettamente l'estetica organaria di quell'epoca. Per il settimo volume, invece, si è optato per un Sauer, realizzato nel 1925 per la Moritzkirche di Halle/Saale. Anche in questo caso tre tastiere e pedaliera, una robustissima varietà di timbriche squisitamente tardo-romantiche (63 registri nominali, 90 reali), trasmissione pneumatica e combinazioni libere. Anche questo strumento è stato recentemente restaurato (nel 2011) da Hüfken ed è tornato ad essere, dopo un periodo di abbandono, uno degli organi costruiti da Sauer più rinomati d'Europa.
Tecnicamente, infine, per sottolineare la bontà del'incisione, del montaggio e della post-produzione ci basterà dire che anche in questi due dischi il protagonista di tutto è stato Federico Savio, di cui non ci stancheremo mai di apprezzare l'accuratezza e la perizia sia per la presa di suono (sempre perfetta e calibratissima) che per il mixaggio, la realizzazione del master e tutto il resto, che ci offre come risultato ancora due splendidi dischi che con vero piacere consigliamo ai nostri amici lettori.



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