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Viaggio in Italia - da Frescobaldi a Bach




Viaggio in Italia - da Frescobaldi a Bach
Organista: Walter Savant-Levet
Organo: Chiesa di Santa Croce di Graglia
Edizioni Leonardi Milano - LEOCD052 - DDD - 2013

Ed eccoci a raccontare un'altra tappa di quel Viaggio in Italia, iniziato qualche tempo fa dalla Casa Editrice Leonardi, viaggio che -attraverso le voci di alcuni tra i più rinomati e storici organi del Canavese- ci porta a scoprire quanto la musica europea "classica" sia strettamente legata -e direttamente derivante- dalla musica rinascimentale italiana, che ne fu, senza ombra di dubbio, la base e la principale ispirazione.
In effetti si tratta di un Viaggio in Europa che in questa puntata (la terza della serie) ci propone una specie di filo diretto tra il nostro sommo Girolamo (Frescobaldi) e l'altrettanto sommo Giovanni Sebastiano (Bach), due figure territorialmente lontanissime ma musicalmente vicinissime. Se è ormai da decenni acclarato che nel bagaglio che il Kantor di Lipsia si portava appresso furono sempre ben presenti i "Fiori Musicali" di Frescobaldi, che Bach aveva trascritto da giovanissimo e su cui aveva lavorato profondamente, in questo disco troviamo una splendida chiarificazione di quanto il legame tra i due grandi musicisti non solo fosse stretto e diretto, ma di quanto questo legame abbia coinvolto anche tutte le più grandi personalità musicali che popolarono l'Europa in quell'arco temporale, durato quasi 150 anni, che va dai primi anni del Seicento fino alla morte di Bach, avvenuta nel 1750.
Ovviamente, il disco parte da Frescobaldi, del quale possiamo ascoltare quattro estratti dalla "Messa delli Apostoli" (Toccata avanti la Messa, Canzon dopo la Pistola, Toccata per la Levatione e Canzon quarta post il Commune); segue Michelangelo Rossi, che fu allievo di Frescobaldi a Roma dal 1624, del quale ci vengono proposti tre brani molto significativi: le Partite sopra "La Romanesca", la Toccata XIV e la Corrente VII.
Johann Jacob Froberger fu un altro allievo di Frescobaldi, che si trasferì a Roma nel 1637 da Stoccarda e lì rimase per quattro anni prima di andare a Vienna e diventare uno dei più affermati e conosciuti organisti, cembalisti e compositori del suo tempo. Di lui possiamo scoltare la Canzona che reca il numero di catalogo FbWV305.
Della figura di Alessandro Poglietti, invece, si sa poco. Di probabile nascita toscana (si ignora l'anno di nascita), si trasferì a Vienna nel 1660 e lì divenne molto famoso come clavicembalista e musicista alla Corte di Leopoldo I. Non si sa con certezza se sia stato effettivamente allievo di Frescobaldi ma di fatto tale è considerato a tutti gli effetti. Una delle sue opere più conosciute è la raccolta di brani detta "del Rossignolo" per via dell'ispirazione che l'autore trasse dal canto -appunto- dell'Usignolo; nel disco troviamo due brani tratti da questa raccolta, l'Aria bizzarra del Rossignolo e la Imitazione del medesimo Uccello.
Anche Johann Kaspar Kerll fu allievo di Frescobaldi (ed anche di Carissimi) a Roma; in seguito intraprese una splendida attività musicale a Vienna ed a Monaco di Baviera, dove fu apprezzatissimo sia come polifonista religioso che come operista, organista e cembalista. Diretto discendente del Girolamo nazionale, Kerll è unanimemente considerato come la figura che più contribuì all'espansione della musica italiana nell'area germanica del Sud. Di lui, nel disco, viene presentato lo splendido Capriccio del Cucù.
La brillante Intonatio IV octavi toni "Bergamasca" ci propone poi la figura di Sebastian Anton Scherer, compositore assai noto di quella che fu poi denominata la "Scuola organistica tedesca del Sud", figlia di Froberger e di Kerll, che aveva come fondamentale principale la musica di Frescobaldi.
Torniamo poi nella nostra penisola per dare un'occhiata alle discendenze artistiche frescobaldiane italiane. Bernardo Storace è considerato come il passaggio di volta tra Frescobaldi e Pasquini nell'ambito di quella che è stata denominata la "Scuola Musicale Romano-Napoletana". Di lui si conosce solo una pregevole raccolta di brani ("Selva di varie composizioni d'intavolatura per cembalo et organo") da cui è tratto il famoso Ballo della Battaglia presentatoci nel disco. A lui segue, ovviamente, Bernardo Pasquini (tra l'altro per diversi anni organista a Ferrara allo stesso organo dove lo era stato in precedenza Frescobaldi); probabile allievo (ma non ci sono notizie documentali a testimoniarlo) di Kerll, fu durante la sua permanenza a Roma che divenne uno dei più importanti musicisti della sua epoca. Tastierista virtuoso, cembalista alla Corte dei Borghese, musicista prediletto della Regina Cristina di Svezia, compositore straordinario e multiforme, ebbe tra i suoi allievi gente come Muffat, Durante, Zipoli, Della Ciaja e -anche- Georg Friederich Haendel, il quale portò poi con sè una fondamentale impronta "italiana" (e, in particolare, "romana") che spesso risalta nei suoi Oratori e nelle sue composizioni. Di Pasquini possiamo ascoltare le Tre Arie e la Toccata del II tono.
Tra gli allievi di Kerll possiamo annoverare anche Johann Pachelbel, attivo come organista e compositore sia a Vienna che ad Eisenach, Erfurt e Stoccarda. E' con lui -proprio grazie alla sua attività tra Vienna e la Germania del Nord- che si concretizza un ulteriore collegamento con la figura di Bach. In effetti egli, durante la sua permanenza ad Eisenach (città natale di Johann Sebastian Bach) conobbe ed ebbe rapporti molto stretti con la dinastia Bach (fu precettore dei figli -e padrino di una figlia- di Johann Ambrosius e fu uno dei maestri d'organo di Johann Christoph). In questo disco ci viene proposta la sua Aria VI "La Sebaldina".
Tra i discendenti artistici di Storace e Pasquini troviamo poi Johann Speth e Johann Joseph Fuchs (o Fux). Pur operando in luoghi ed ambiti differenti (il primo ad Augsburg ed il secondo a Vienna), entrambi mostrano comuni discendenze musicali italiane e se nelle opere del primo troviamo espliciti riferimenti strumentali (addirittura temi e precisi riferimenti ad opere di Storace, Pasquini e Kerll) nel secondo i riferimenti "italici" si esplicano soprattutto nell'attività di compositore operistico, genere per il quale divenne apprezzatissimo e famosissimo in tutta Europa. Di Speth possiamo nel disco ascoltare le Partite sopa l'aria detta "La Pasquina" mentre di Fuchs ci viene proposta la Sonata Prima.
E, infine, il punto di arrivo: Johann Sebastian Bach, del quale l'organista Walter Savant-Levet ci propone la tarscizione cembalistico-organistica del Concerto in Re Maggiore di Vivaldi BWV 972. Un Bach per la verità più "veneziano" che "romano" ma che ci dimostra -una volta di più- di quanto importante e fondamentale sia stata l'influenza della nostra musica su questo grande genio della musica di tutti i tempi.
Come si può vedere, si tratta di un repertorio assolutamente significativo di quello che fu un periodo splendido per la musica italiana ed europea, un periodo in cui tutta l'Europa apprese e comprese lo stile "italiano", facendone il punto di partenza per un'evoluzione musicale che traghettò l'estetica rinascimentale verso quello che fu poi il "barocco" musicale europeo, coniugato ognuno secondo tradizioni e sensibilità che lo resero il "secolo d'oro" della musica e che rappresenta tuttora il periodo più celebrato e magnificato della musica mondiale.
Walter Savant-Levet, di cui abbiamo già più volte lodato le doti interpretative e musicali in occasione di precedenti recensioni, conferma in questo disco le sue capacità tecniche, musicali ed interpretative, ribadendo inoltre la sua particolare capacità di inquadrare ogni repertorio nelle sue specificità storico-musicologiche, il tutto condito da una visione filologicamente accuratissima e di grande livello. L'unico appunto che, questa volta, ci sentiamo di rivolgergli riguarda l'interpretazione del Concerto di Vivaldi-Bach, che -pur nella sua rutilante brillantezza- ci pare alquanto "tirato via", appesantito da qualche abbellimento effettistico di troppo e carente di quella "ponderatezza" strumentale che a nostro avviso avrebbe potuto esserne il valore aggiunto e che avrebbe coronato nel migliore dei modi quest'incisione, per il resto apprezzabilissima ed assolutamente gradevole. Ma in questo riteniamo abbiano avuto una parte anche le caratteristiche fonico-timbriche dell'organo utilizzato per l'incisione.
L'organo della chiesa di Santa Croce di Graglia è uno splendido esempio di organo classico italiano "allo stato puro", cioè basato essenzialmente sulla piramide del Ripieno e senza concessione alcuna alle sonorità "orchestrali" proprie degli organi realizzati nel secolo successivo. Realizzato da Ragozzi nel 1764, ha come base un classicissimo Principale a cui seguono le file del Ripieno fino alla Vigesimanona; presenta poi un Flauto in Ottava ed il Cornetto tre file con comandi separati per ogni fila. Una Voce Umana ed i Contrabbassi di 12 piedi ai pedali completano una tavolozza sonora essenziale e spartana che non lascia spazi per alcun "volo" orchestrale ma che si rivela assolutamente perfetta per il repertorio presentato, che con tali sonorità radicalmente ed essenzialmente "italiane" ci va a nozze. A completare la genuinità dello strumento troviamo poi la pressione a 44 millimetri, il temperamento inequabile ed il corista a 428 Hz. Una vera e propria "chicca" strumentale.
L'incisione è stata effettuata nel Settembre dello scorso anno 2013 sotto la direzione tecnica di Roberto Ricco, che dimostra anche in quest'occasione la sua abilità e bravura sia nella presa del suono, sempre perfettamente calibrata ed attentissima nel sottolineare nel migiore dei modi ogni sonorità dello strumento, che nel lavoro di mixaggio e postproduzione, anche in questo caso veramente pregevole e di ottimo livello.
Molto esauriente, come per tutte le altre precedenti produzioni, anche il libretto a corredo, ricco di fotografie, testi ed informazioni (tra cui una presentazione del repertorio a firma dell'organista e -come sempre- la spiegazione delle registrazioni utilizzate per ogni brano) che completano nel migliore dei modi questa bella produzione, che consigliamo sicuramente e con molto piacere ai nostri amici lettori.



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