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Integrale di Reger (Voll. 8 e 9) - Roberto Marini




Max Reger: Complete Organ Works - Vol VIII e IX
Organista: Roberto Marini
Organi: Ref.Stadtkirche di Schaffausen - Erlöserkirche di Bad Homburg - Marienorgel della Basilica di Ottoburen - St.Florian Basilika di Linz
Fugatto Records - FUG 048 (2 CD) e FUG 049 - DDD - 2014

Ed eccoci al termine della mastodontica integrale regeriana di Roberto Marini, che con questi ultimi due volumi completa in modo splendido un'iniziativa che si dimostra la più completa, interessante e musicalmente ed interpretativamente accurata del panorama discografico mondiale dei giorni nostri.
Mancavano solo le trascrizioni, e Marini ce le propone qui in tutto il loro splendore, sia quelle bachiane (più conosciute, che troviamo nell'ottavo volume) che quelle "romantiche", molto meno conosciute ed apprezzate; per completare ancora meglio questa splendida integrale, Marini ci propone anche (nel nono volume) le "prime versioni" di alcune opere organistiche di cui abbiamo potuto apprezzare le versioni "ufficiali" nei volumi precedenti.
L'arte della trascrizione è antica quanto la musica stessa, basti pensare alle trascrizioni dei concerti di Vivaldi fatte da Bach per organo e per cembalo (o ensembles di cembali); ma il periodo in cui la trascrizione organistica è diventata più "famosa" è l'Ottocento, quando praticamente tutti gli organisti si cimentavano in questa pratica, trascrivendo per l'organo opere soprattutto orchestrali (qui da noi sono molto conosciute le trascrizioni verdiane di Fumagalli) e che da allora è rimasta presente nel bagaglio musicale degli organisti ed in cui molti hanno eccelso (e tuttora lo fanno magnificamente), soprattutto nei Paesi anglosassoni e statunitensi.
Nell'ottavo volume troviamo le trascrizioni bachiane. Si comincia con la Fantasia Cromatica e Fuga BWV 903 a cui seguono otto Preludi e Fughe dal Clavicembalo ben Temperato, Le Toccate e Fughe BWV 910, 911, 913 e 915, le Fantasie e Fughe BWV 904 e 912 e le "Invenzioni a due voci" (da BWV 772 a 786) alle quali Reger (insieme a Straube) aggiunge una terza voce (da suonarsi con la mano sinistra, portando al pedale la voce originariamente prevista per questa mano) e le fa diventare la Schule des Triospiels, cioè la scuola per imparare a suonare in trio.
Nel nono volume, invece, troviamo le trascrizioni "romantiche", cioè la leggenda "San Francesco da Paola cammina sulle onde" di Franz Liszt, il "Feierlicher Einzug" di Richard Strauss e l'Andante del Quintetto in mi minore Op. 5 di Sinding. In questi tre casi possiamo vedere l'approccio di Reger a diversi generi musicali. Nel primo caso Reger affronta un'opera pianistica (composta la Liszt come affresco musicale in ricordo della leggenda popolare che racconta della traversata dello stretto di Messina effettuata dal Santo il 3 aprile 1464 (o, si dice anche, nel 1480) camminando, appunto, sulle acque). Nel secondo caso Reger si cimenta con la trascrizione di un'opera originariamente composta per complesso di ottoni; nel terzo caso si tratta della trascrizione di una composizione per pianoforte e quartetto d'archi.
Completano il tutto tre "prime versioni" (cioè stesure originali di brani in seguito modificati prima dell'edizione a stampa ufficiale): la "Passacaglia" dalla Sonata n. 1 Op. 33, la Fantasia su "Wie schön leucht' uns der Morgenstern" Op. 40/1 e la Fantasia e Fuga Op. 135b.
Quello che stilisticamente salta subito alle orecchie è il fatto che Reger si trova molto più a suo agio nelle trascrizioni bachiane, dove trova linfa vitale nel contrappunto che tanto gli è caro e lo sviluppa all'organo nello stesso modo in cui riesce ad esprimere la sua personalità nelle sue composizioni, attualizzando e contestualizzando le monumentali architetture formali del Kantor in un'estetica tardoromantica che riesce a dare a queste opere una luce particolare e, allo stesso tempo, sviscerando quel lirismo spesso in esse latente e proponendocelo con tutte le sfumature proprie dell'estetica organistica della sua epoca. Certamente le invenzioni a due (più una) voci le preferiamo in versione originale, ma quello che a nostro parere è un appesantimento, si rivela perfetto per lo scopo didattico a cui Reger vuole destinare queste composizioni.
Meno bene lo troviamo (ma è nostra impressione personale) nelle trascrizioni romantiche. Quella che riteniamo meno riuscita (ed anche assai "scolastica") è quella di Strauss; d'altra parte anche lo stesso Reger, quando gli fu proposta, non ne fu per nulla entusiasta. La leggenda di San Francesco, invece, è "trasportata" dall'estetica pianistica, esasperatamente espressiva grazie alle possibilità proprie di questo strumento, all'estetica di uno strumento fondamentalmente e per definizione "non espressivo" quale è l'organo. Rendere i crescendi impetuosi, i diminuendi improvvisi, così come i sussurrati quasi impalpabili, che questo brano richiede nell'interpretazione pianistica, sulle tastiere dell'organo è un'impresa assai ardua, ma Reger riesce, operando proprio su una trasposizione di tipo estetico, ad ottenere un risultato che va ben oltre una semplice trascrizione e proietta questa composizione verso orizzonti nuovi in un ambito dove sono le infinite possibilità timbriche dell'organo a dare una giusta (e per certi versi nuova) dimensione a questa bellissima opera. Ma la trascrizione più riuscita, secondo noi, è quella dell'Andante di Sinding. Qui Reger ritrova la sua vena "romantica", quella dei Lieder e delle composizioni cameristiche, e la fonde con quella dell'autore norvegese suo contemporaneo; a queste condizioni, la trascrizione per organo non può che risultare veramente suggestiva.
Le tre "prime" versioni, invece, nulla di nuovo aggiungono alla figura del "Bach del Novecento" se non il fatto che (a differenza di quello che si è potuto accertare per altri autori in cui le prime stesure si sono rivelate migliori di quelle seguenti), effettivamente, le versioni "ufficiali" successive di queste opere sono quelle più riuscite e, pertanto, la presenza di questi brani nell'integrale ha un valore fondamentalmente didascalico e di completezza.
Roberto Marini in questi ultimi due volumi dedicati all'opera omnia regeriana mette -per così dire- la ciliegina sulla torta, che già di per se era ottima, di un'impresa importante, imponente e di ardua realizzazione sotto tutti gli aspetti, sia tecnici che interpretativi. Abbiamo già parlato nelle scorse trattazioni relative a quest'integrale del suo calibrato, perfetto e quanto mai "giusto" approccio a queste musiche, troppo spesso "tirate via" e poco approfondite anche da organisti di alto livello, che vengono proposte qui con tutta la perizia, l'attenzione e la passione che fanno parte del bagaglio culturale e musicologico di questo interprete, cresciuto alla grande scuola organistica italiana del secondo dopoguerra e che vide in Germani il suo rifondatore dopo i fasti della splendida scuola ceciliana del primo Novecento, una scuola che pur ponendo la filologia interpretativa e l'approfondimento musicologico alle sue basi, non li fa assurgere ad immutabili dogmi di incrollabile fede ma li arricchisce di quella capacità di "leggere" in profondità tra le pieghe delle composizioni, andandone a cogliere anche gli spunti e le ispirazioni più nascoste, offrendoci un repertorio oggettivamente sotto questi aspetti poco approfondito e facendocelo ascoltare in una completezza artistico-formale che raramente si può apprezzare diversamente.
L'organo utilizzato per l'ottavo volume è un grande strumento realizzato da Kuhn nel 1879 per la chiesa di S.Giovanni di Schaffausen, in Svizzera, successivamente ampiamente rimaneggiato e poi riportato quasi alle condizioni originali nel 1990. Tre tastiere, pedaliera, 66 registri nominali (90 reali) e trasmissione meccanica con macchina Barker per le tastiere ed elettrica per i registri, questo strumento presenta una tavolozza timbrica di eccezionale ampiezza e ricchezza che lo rende assolutamente perfetto per gustare nel migliore dei modi le trascrizioni bachiane di Reger. Gli organi utilizzati nel nono volume, invece, fanno parte del panorama degli strumenti già utilizzati da Marini nei precedenti volumi. Rimandiamo quindi alle precedenti recensioni per le loro caratteristiche.
L'ultimo cenno riguarda, come sempre, la parte tecnica, che anche in questo caso è stata curata dall'ormai mitico Federico Savio, che riteniamo uno dei migliori ingegneri del suono attualmente in circolazione a livello europeo e che anche in questo caso sfodera tutta la sua arte per un prodotto pressochè perfetto sotto tutti gli aspetti, dalla presa di suono all'editing ed alla masterizzazione.
Non avete ancora questa integrale nella vostra discoteca? Peccato... non sapete quello che vi perdete!



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