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L'Organo della chiesa di Savigliano (I)




Viaggio in Italia: Gioachino Rossini
Organista: Roberto Cognazzo
Organo Chiesa di S.Andrea di Savigliano
Edizioni Leonardi Milano - LEOCD 055 - DDD - 2014

Il primo CD che la Edizioni Leonardi dedica a questo bellissimo strumento contiene una ricercata selezione di Sinfonie rossiniane, qui mirabilmente proposte dal "mitico" Roberto Cognazzo, che, come in tutte le numerose performances realizzate per questa casa discografica (e che abbiamo puntualmente recensito in passato), sfodera tutte le sue più raffinate qualità nell'arte della trascrizione.
Il disco fa parte della serie Viaggio in Italia, che raccoglie alcune vere e proprie "chicche" della musica organistica italiana comprese tra un periodo di circa duecento anni e che rappresentano una delle testimonianze musicali forse più significative di un tempo musicale che a torto è stato fino a non molto tempo fa assai sottovalutato e ben poco valorizzato. Rossini è sicuramente uno dei capisaldi di questo periodo e rappresenta, come dice bene Cognazzo nel testo a corredo del disco, la svolta epocale che rivoluzionò, fin dalle sue prime opere, il teatro musicale sia in termini di contenuti che di rapporto con il pubblico. Sicuramente Rossini fu un assoluto innovatore sotto il punto di vista musicale e la sua creatività, la sua fantasia e la sua genialità nel proporre soluzioni strumentali fino ad allora mai sperimentate (ad esempio, il crescendo orchestrale fu una sua invenzione e da quel momento divenne tanto apprezzato quanto conosciuto, tanto da farlo definire -ancora oggi- da tutti come "crescendo rossiniano") diedero una svolta decisiva alla musica teatrale ed all'opera musicale, ponendo anche le prime basi di quello che diventerà, con Verdi, il melodramma e che con Puccini raggiungerà poi il suo assoluto apice.
E fu appunto questa caratteristica di saper proporre musica che riusciva a "parlare a tutti" che rese Rossini famosissimo non solo nell'ambito teatrale ma, anche, in un ambiente nel quale, paradossalmente, non avrebbe dovuto neppure mettere la punta del naso, quello della musica liturgica. La fama e la notorietà delle sue opere, proprio perchè "popolari", furono con tutta probabilità una delle cause prime di quel fenomeno che fece si che, nel giro di pochi anni, nelle chiese italiane gli organisti, durante le celebrazioni, proponessero -invece che i canti religiosi ed i brani liturgici- le arie e le sinfonie delle sue opere più conosciute in un crescendo -appunto- "rossiniano" che per circa mezzo secolo accompagnò, anche con discutibili e talora spropositati eccessi, la musica liturgica delle nostre chiese e che traeva dagli splendidi organi che in quel periodo l'organaria italiana proponeva, timbri, suoni ed effetti che risultavano "cuciti addosso" a queste musiche (e che da queste musiche traeva le ispirazioni per un'evoluzione sempre più "spinta" sia in termini di tecnologia che di timbriche).
Roberto Cognazzo ci ripropone in questo disco le atmosfere più pregnanti di quel periodo musicale, in cui tutti gli organisti, da quelli delle grandi cattedrali a quelli dello sperduto paesino di provincia, si cimentavano con la trascrizione operistica. La scelta delle sinfonie è quanto mai filologica, poichè parte da Il Turco in Italia del 1814 e, passando per La Cenerentola e La Gazza Ladra (1817), Maometto II (1820) e Semiramide (1823), arriva al Guglielmo Tell del 1829; quindici anni di tempo in cui ben evidente è l'evoluzione stilistica e musicale di Rossini, che qui è stupendamente sottolineata dalle fantastiche voci di un organo che, pur essendo stato costruito nel 1888, presenta un'impostazione "orchestrale" di stupefacente efficacia e personalità. Oltre alla piramide del Ripieno (dal 16 piedi alla Trigesimasesta), viole, violoncelli, violini, contrabbassi, tube, flauti, ottavini, oboi, fagotti, trombe, bombarde, campanelli e chi più ne ha più ne metta per una macchina musicale spaventosamente efficace e terribilmente "orchestrale" sulla quale suonare queste musiche è puro piacere.
Sull'interpretazione di Roberto Cognazzo non possiamo fare altro che confermare e sottolineare una volta in più quello che già abbiamo detto in occasione delle nostre precedenti recensioni; anche in questo disco il nostro Roberto ci delizia con una tecnica strepitosa e completamente dedicata alla resa il più possibile aderente alle caratteristiche orchestrali di queste pagine rendendocele nel modo più adatto per goderne appieno tutte le sfumature, facendoci entrare "anima e corpo" in quel meraviglioso mondo musicale della trascrizione operistica, proprio ed esclusivo dell'organo italiano ottocentesco, nel quale lo strumento liturgico per eccellenza si trasfigura, smettendo l'austerità istituzionale per rivestire gli sgargianti e colorati abiti della fantasia, della libertà creativa, della magniloquenza sinfonica e dell'espressione melodica spinta fino alle più alte vette di musicalità e cantabilità. Ed anche in questo disco, come in tutti gli altri in cui il Cognazzo siede alle consolles di organi che rappresentano la più alta espressione di una scuola organaria che non ha eguali nel Mondo, egli non esita a "tirare il collo" allo strumento, utilizzandone tutte le voci e le possibilità timbriche, in una fantasmagoria di luci e di grandiose impressioni che lasciano letteralmente a bocca aperta.
Come abbiamo accennato più sopra, l'organo utilizzato è una splendida macchina musicale, ricchissima di voci e timbri che lo classificano sicuramente non solo tra i migliori strumenti realizzati dai Vittino ma, anche, tra i migliori organi italiani di quell'epoca. Due tastiere (di cui la seconda espressiva), pedaliera retta di 20 note, una marea di registri di tutti i tipi ed una imponente batteria di percussioni (tamtam, timpanone, rollante, grancassa, piatti e campanelli) ne fanno un monumento sonoro concepito, nato e realizzato appositamente per l'interpretazione di questo tipo di musica e che in questo disco, splendidamente sollecitato da uno dei più grandi organisti italiani, non manca di stupirci e di affascinarci.
L'incisione è stata effettuata nello scorso mese di Ottobre 2014 dall'esperto Roberto Ricco, che con grande sapienza ha saputo dosare nel migliore dei modi l'espressività di tutte le diverse voci di questo strumento rendendocele pienamente sia nelle loro caratteristiche solistiche che nella grandiosità degli insiemi orchestrali e dei ripieni. Grande presenza fonica, quindi, "ambiente" perfettamente dosato e calibrato e splendida resa timbrica, unitamente ad un accuratissimo lavoro di post-produzione ed editing fanno di questo disco una preziosa testimonianza di uno strumento grandioso, perfettamente riportato alle sue originarie condizioni e magistralmente utilizzato. Molto curato e di grande interesse il libretto a corredo, con ampi cenni storici sull'attività dei Vittino, sulla storia dello strumento e sulla musica di Rossini a firma di Enrico Vegezzi-Bossi, Adriano Giacometto e Roberto Cognazzo. Molto interessante, infine, l'indicazione delle registrazioni utilizzate, che per gli addetti ai lavori rappresenta una preziosa fonte di studio dell'arte della registrazione su questo tipo di strumenti. Ottima la veste grafica e molto pregevole il progetto grafico, anch'esso di Adriano Giacometto.
In definitiva, un disco molto gradevole ed interessante, con piacevolissime impressioni d'ascolto per tutti, dal semplice ascoltatore occasionale fino all'esperto più avvertito. Da acquistare sicuramente.



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