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Opere per Organo di Mirco De Stefani




Mirco De Stefani - Composizioni per Organo
Organista: Pierpaolo Turetta
Organo dell' Église Saint-Pierre di Ginevra
CD - DDD - Rivo Alto - CRR 9800

E' abbastanza raro imbattersi in incisioni discografiche dedicate alla musica organistica italiana; se poi parliamo di musica contemporanea, allora la cosa diventa pressochè impossibile. E' per questo motivo che quando l'amico Andrea Borin ci ha segnalato questo doppio Cd ce ne siamo subito occupati e, in effetti, ne siamo stati molto piacevolmente sorpresi.
Mirco De Stefani è sicuramente uno dei maggiori esponenti della nuova generazione dei compositori italiani. Figlio (musicalmente parlando, si intende) di Dalla Vecchia, Tonon e Viezzer, sotto la cui guida si è diplomato in Composizione in quel di Padova nel 1987, si è poi dedicato alla Direzione d'Orchestra sotto la guida di Descev. Non contento, ha conseguito la Laurea in Medicina e la specializzazione in Endocrinologia presso l'Università della stessa città. Premiato in diversi Concorsi Internazionali di Composizione, ha al suo attivo una produzione musicale di tutto rispetto, tra cui diversi brani organistici presenti in questa incisione.
Il primo Cd comprende due opere: "Tre Studi per Organo" e "Pèlerinage de Charlemagne"; Il secondo contiene le "Sequenze per Organo". La prima opera comprende una "Toccata", molto brillante e vigorosa, un "Arioso" dall'andamento dodecafonicamente metafisico ricco di echi schoenberghiani, ed una Fantasia che lascia trasparire dalla sua imponenza formale fugaci echi toccatistici e, soprattutto, una misticità controversa e talvolta fortemente combattuta, che in questa incisione viene magistralmente resa dall'interprete, Pierpaolo Turetta, anch'egli giovane e consistente realtà dell'italica interpretazione organistica, formato nella fucina di Parodi e perfezionato con vari mostri sacri dell'organo quali Rogg e Bovet.
La seconda opera presentata, il "Pèlerinage de Charlemagne", di cui l'autore ha anche realizzato una versione per archi e pianoforte, è un'opera complessa, composta di tredici episodi legati da un trait-d'union che si ispira alle "Chansons de gestes" medievali e che "illustra" musicalmente il viaggio di Carlomagno a Gerusalemme e Costantinopoli. Se l'ispirazione è medievale, la realizzazione è ampiamente variegata e si esplica in un sapiente mix di tecniche compositive in cui modalità e dodecafonia, serialità postmoderna e melodia arcaica si fondono in un "unicum" al tempo stesso solidamente formale e multiformemente variegato riportando frequentemente alla memoria le tecniche compositive di Messiaen. Ogni episodio è precisamente illustrato e rappresentato e, nonostante la stratificazione delle idee musicali che vengono via via prese come punto di partenza, è sempre ben presente ed individuabile il filo rosso tematico letterario che conduce al trionfale rientro di Carlomagno a Saint-Denis con le Sacre Reliquie raccolte a Gerusalemme.
La terza opera, "Sequenze", pur prendendo spunto dall'omonima opera di Berio, va a scavare ben in profondità le origini di questa particolare forma musicale, risalente al Medioevo e che ha costituito una specie di "zoccolo duro" della musica liturgica. L'opera comprende quattro "sequenze", ognuna delle quali basata su frammenti delle melodie delle sequenze che chi ha qualche anno più di chi scrive ricorderà senz'altro per averle ascoltate nelle nostre chiese non più tardi di una quarantina di anni or sono. Sicuramente sarà abbastanza difficile riconoscere il "Dies Irae", il "Victimae Paschali Laudes", lo "Stabat Mater" od il "Requiem" in questi brani in cui la dimensione tipica "orizzontale" dello sviluppo musicale si interseca con una visione "verticale", basata su modelli armonici complessi attraverso i quali si sviluppano figurazioni melodiche (se così si possono considerare) frammentate in episodi figurativamente plastici che vanno ad incastonarsi un un'architettura formalmente assai complessa ma dalla linearità essenziale, in cui il trattamento dello sviluppo canonico della melodia si tramuta in uno sviluppo canonico dei diversi piani sonori che inglobano al loro interno le varie cellule dodecafoniche ricavate dal materiale tematico delle sequenze originali.
L'incisione, realizzata nel 1997, si avvale delle spettacolari possibilità foniche fornite dall'organo della Cattedrale di San Pietro di Ginevra, uno dei migliori -a mio parere- strumenti elvetici costruiti da Metzler e sul quale, a suo tempo, sono state realizzate alcune tra le migliori incisioni discografiche delle musiche di Messiaen. L'interprete Pierpaolo Turetta si dimostra pienamente a proprio agio nel "manovrare" questo quattro tastiere che, grazie alla trasmissione meccanica diretta ed alle svariate possibilità di registrazione fornite dalle combinazioni computerizzate, si rivela "perfetto" per l'interpretazione di queste opere. Dotato di tecnica eccellente e di navigata esperienza nel campo della musica organistica contemporanea e sperimentale, Turetta si dimostra qui come uno dei migliori esponenti dell'interpretazione organistica, dimostrando anche una particolare capacità di compenetrarne le particolarità più nascoste e profonde, capacità fondamentale per poter essere un buon interprete della nuova musica organistica europea.
L'incisione è di ottimo livello, molto curata anche la presa del suono, che risulta praticamente impeccabile. Notevole anche il corredo illustrativo, presente in ben quattro lingue e molto esauriente, tecnico ma al tempo stesso molto gradevole ed interessante.
Sicuramente, questa incisione, che rappresenta una vera "chicca" per gli amanti della musica organistica contemporanea, è una delle migliori che siano state prodotte negli ultimi decenni e ne riteniamo la presenza assolutamente indispensabile nella discoteca di ogni appassionato di organo e musica organistica.



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