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Terenzio Zardini - Opere per Organo




Terenzio Zardini - Opere per Organo, Messa In simplicitate, Minuetto per orchestra
Organista: Pier Damiano Peretti
Organo Basilica di Monte Berico in Vicenza
Coro da Camera del Conservatorio di Verona - Organista: Cristina Zanella
Orchestra Giovanile Veronese - Direttore: Giorgio Croci
Tactus - TC922301 - DDD - 2015

Cinque anni fa, nel 2010, avevamo recensito qui un disco di interpretazioni "live" di Giancarlo Parodi, dove parlavamo di un brano, "Introduzione e Allegro", di Terenzio Zardini. Quell'interpretazione di Giancarlo, avvenuta nel 1978 alla consolle dell'organo della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, fu la "prima mondiale" in cui fu proposto questo brano e noi, ascoltandola meravigliati, ci ponevamo una domanda e ci chiedevamo se fosse davvero possibile che l'autore di questo brano fosse lo stesso del gettonatissimo "Dov'è Carità e Amore", domenicalmente eseguito (e molto spesso martoriato) dalle raccogliticce e stonate cantorie delle nostre parrocchie. Oggi, alla luce di questa nuova incisione, ci rendiamo conto che la domanda era posta nel modo sbagliato; in effetti ci saremmo dovuti chiedere il contrario, cioè come fosse possibile che l'autore di "Dov'è Carità e Amore" fosse lo stesso di "Introduzione e Allegro". Posta in questo modo, ed ascoltando questo disco, la domanda diventa oziosa, cioè inutile, tanto la risposta è evidente e lampante, al punto da essere sottolineata anche nel testo del libretto a corredo del disco, quando Pier Damiano Peretti, evidenziando la "missione liturgica" di Frate Terenzio (al secolo: Gaetano Zardini), sottolinea la grande, enorme verità, cioè come "...le radici di una vera simplicitas affondino, sempre, negli anfratti della scienza più alta.".
La seconda considerazione che abbiamo fatto quando l'amico Pier Damiano ci ha fatto pervenire questa sua ultima fatica discografica, è stata, letteralmente: "Era ora!"... Eh si, perchè sentivamo proprio la mancanza di un'opera monografica che ricordasse la musica, l'opera e la persona di questo compositore che, anche se molti degli organologi più "avvertiti" lo conoscono poco, è stato davvero una delle personalità più importanti della musica del secondo Novecento italiano, sia sotto il profilo della musica liturgica che nell'ambito del panorama della musica contemporanea e che ci ha lasciati per raggiungere le celesti cantorie esattamente quindici anni fa, nel 2000.
Zardini, al netto della sua imprescindibile statura nel campo della musica liturgica, è stato -senza dubbio- uno dei musicisti del Novecento che più ha "cavalcato" le onde della modernità senza lasciarsene mai travolgere. Dodecafonia, atonalità, serialità, modalità e tutte le altre diverse esperienze musicali del Novecento sono state per lui come le onde del mare per un surfista; da esse egli si è fatto portare verso un approdo che egli aveva ben chiaro: una visione dell'estetica musicale fondata su di un discorso il più possibile ampio e variegato, ricco di ispirazioni spesso molto diverse tra di loro che egli amalgamava, faceva coesistere e sviluppava mediante una costante e continua evoluzione di un linguaggio assolutamente personale, evoluzione che ebbe il suo apice negli Anni Settanta del secolo scorso, periodo oltremodo fecondo di novità e di innovazioni per l'organo europeo e per la sua musica. Non a caso, le sue opere più "moderne" in termini di ispirazione, costruzione e linguaggio, risalgono a quel decennio, a partire dal 1970 ("Arioso sul Mi perennis"), al 1971 con la sua "Prima Sonata" e, infine, al 1976, anno a cui compose l'"Introduzione e Allegro" di cui abbiamo parlato in apertura.
In questo disco, non a caso dedicato a Giancarlo Parodi, viene molto ben sottolineato il fruttuoso sodalizio artistico che, in quegli anni, Zardini intrattenne con l'organista novese. Fu proprio questo binomio (che nel libretto viene paragonato -con ragione- al binomio Reger-Straube) che diede l'opportunità a Frate Terenzio di sviluppare e dipanare il suo particolarissimo e personalissimo discorso musicale in tutta autonomia e libertà, consentendogli di dedicarsi -a latere della sua attività liturgica, mai messa da parte ma, anzi, sempre privilegiata- ad un tipo di composizione "concertistica" che, diversamente, non avrebbe forse avuto modo di praticare. Il fatto che, dopo quel periodo, Zardini non abbia più praticato questo tipo di composizione, quasi autolimitandosi nell'ispirazione e "restringendo" il suo campo d'azione alle -come le definiva- "piccole musiche per piccoli cori, per piccole chiese", musiche che, sempre come diceva lui, necessitano di "poche note, pulite ed essenziali, supportate da un'armonizzazione limpida e non disorientante" non deve trarre in inganno; è proprio questa dicotomia che dà modo a noi, oggi, di poterne apprezzare la statura musicale in modo pieno, completo e di poterlo apprezzare per quello che in effetti è stato: un grande della musica europea del Novecento.
L'importanza della figura di Zardini la si può già intravvedere nella sua brillante carriera di studente. Il diploma con lode in Composizione, conseguito nel 1954 a Venezia, gli aprì le porte per numerosi ed importanti riconoscimenti, tra i quali il Primo Premio al Concorso di Composizione Polifonica di Arezzo del 1974, dove fu molto apprezzato da Petrassi e Dallapiccola, che erano membri di Commissione; da lì la sua carriera spiccò un volo di ampio respiro che caratterizzò la sua produzione musicale, ancora in parte inedita, che conta più di duemila composizioni (tra cui venti messe, centinaia di motetti, opere vocali, strumentali e corali oltre, naturalmente, alle composizioni per organo), la maggior parte delle quali dedicate all'uso liturgico.
In questo disco viene presentata una serie di brani che ben rappresentano l'excursus artistico e musicale di questo musicista, privilegiandone sensibilmente l'aspetto organistico ("Meditazione Serafica" del 1960, "Fantasia sul Do" del 1964, l' "Arioso sul Mi perennis" e gli "Interludi su Maria casta dimora" del 1970, la "Prima Sonata" e l'Impressione per Organo "La Pieve di Càscina" del 1971, il Corale "A Solis ortus cardine" del 1972 e l' "Introduzione e Allegro" del 1976), intercalati dalla bellissima Messa "In simplicitate", composta nel 1961 per coro a due voci eguali con accompagnamento d'organo. La conclusione del disco ci presenta, infine, una "chicca" della produzione orchestrale di Zardini, il "Minuetto" (secondo dei "Tre Tempi per piccola orchestra" del 1954), qui proposto in un'interpretazione "storica", quella dell'Orchestra Giovanile Veronese diretta da Giorgio Croci e che si rivela essere la stesura originale orchestrale da cui Zardini derivò, qualche anno dopo, la "Meditazione Serafica" organistica.
Abbiamo apprezzato per la prima volta Pier Damiano Peretti diversi anni fa, in occasione di un concorso organistico dove chi scrive era membro di commissione, concorso che -peraltro- egli vinse con ampio e ben riconosciuto merito. Già in quell'occasione, questo organista rivelò tutte le sue doti musicali, tecniche ed interpretative, che in seguito egli sviluppò in modo magistrale arrivando ad essere lo splendido interprete di oggi. Diplomato a Vicenza, ha poi proseguito gli studi a Vienna con Tachezi e Radulescu. Introdotto alla musica contemporanea da Dalla Vecchia si è poi perfezionato in Composizione a Darmstadt e a Bologna. Vincitore di prestigiosi concorsi internazionali (Amburgo, Pretoria, Tolosa...) e finora unico italiano vincitore del concorso di St.Albans, unisce la sua brillante attività concertistica a livello mondiale con l'insegnamento (è docente di Organo all'Università per la Musica di Vienna) e con la composizione organistica, strumentale e vocale (alcune sue opere sono state premiate in concorsi internazionali e per la sua Messa "Mane nobiscum" quest'anno 2015 il Ministero Austriaco per la Cultura lo ha insignito dell' "Outstanding Artist Award"). In quest'incisione, Peretti -oltre alle sue squisite doti tecniche- ci dimostra anche, abbondantemente, quanto la sua arte interpretativa compenetri pienamente l'ispirazione dell'autore, non solo nelle opere "moderne" (lo abbiamo apprezzato in modo particolare nell' "Introduzione ed Allegro") ma, anche e quasi "affettuosamente", nelle opere più vicine ad un'ispirazione descrittiva (La Pieve di Càscina, Meditazione Serafica) e religiosa (A solis ortus cardine, Interludi); in tutti i casi, comunque, dall'interpretazione di questo organista "saltano fuori" in tutta la loro brillantezza le due figure musicali, quella del Gaetano Zardini compositore di musiche "moderne" per l'organo da concerto e quella di Frate Terenzio Zardini, ispirato autore di musiche per una liturgia in cui la semplicitas francescana è la componente principale ed inderogabile. In questo disco, Pier Damiano Peretti riunisce queste due figure, apparentemente molto distanti tra di loro, in un'unica -quella vera ed autentica- figura, quella di uno Zardini grande musicista del Novecento.
Lo strumento utilizzato per l'incisione è un grande organo realizzato da Mascioni nel 1944 per la Basilica di Monte Berico a Vicenza utilizzando il materiale fonico di due precedenti organi costruiti da Bossi e da Zordan. Tre tastiere, pedaliera, 57 registri nominali pari a 71 reali e trasmissione elettrica, questo strumento (in cui è rimarcabile il Positivo aperto, cioè non sistemato in cassa espressiva) presenta una tavolozza sonora assolutamente "moderna" per l'epoca in cui fu realizzato, una tavolozza in cui registri di stampo squisitamente "romantico" vengono perfettamente integrati con le mutazioni, con diversi registri di tipo "caratteristico" e con pregevolissime ancie tra le quali spicca una serie di bellissime Tube (presenti nell'intera tessitura 16-8-4) al Recitativo. Inutile dire che questo organo "ci va a nozze" con le composizioni di Zardini, sia quelle "moderne" (che ne sfruttano al massimo le possibilità timbrico-foniche) che quelle "liturgiche", dove sono i registri di fondo, coloristici e di effetto a fornire uno splendido valore aggiunto.
Le incisioni presenti in questo disco sono state eseguite nei mesi di Aprile (Messa "In simplicitate") e Maggio (opere organistiche) di quest'anno 2015 mentre per il "Minuetto" orchestrale si tratta di una registrazione "storica", effettuata nel 1993 a Verona in presenza dell'autore. La presa di suono è ottima ed è molto attenta a privilegiare le caratteristiche solistiche dell'organo mantenendone intatta la pienezza degli insiemi anche più potenti, senza nulla togliere del giusto ambiente. Ottimo il lavoro di post produzione ed editing. Molto ben fatto ed interessantissimo è il libretto a corredo, con testi in italiano ed inglese, in cui spicca un'attenta ed accuratissima analisi delle composizioni a cura dell'interprete. Molto curata ed attentamente sobria è la veste grafica.
In conclusione, si tratta -a nostro parere- di un disco che veramente mancava nel panorama discografico dell'organo italiano moderno e che si rivela assolutamente indispensabile per la discoteca di tutti coloro che, appassionati, addetti ai lavori e semplici ascoltatori, amano la buona musica. Da acquistare senza alcun indugio!



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