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Merula - Complete Organ Music




Merula - Complete Organ Music
Organista: Enrico Viccardi
Organo Chiesa di S.Pietro Apostolo di Mezzana Casati
Brilliant Classics - 95252 - DDD - 2015

Tarquinio Merula è stato senza alcun dubbio una personalità nel panorama musicale internazionale del suo tempo (la prima metà del XVII secolo) e, per certi versi, anche un innovatore che introdusse diverse novità nel linguaggio musicale dell'epoca, novità che nei decenni seguenti divennero patrimonio comune per tutta la musica europea. Nato a Busseto nel 1595, morì a Cremona nel 1665, alla ragguardevole età -per quei tempi- di settant'anni, quasi interamente trascorsi in un pressochè continuo viaggio artistico che lo portò ad operare non solo nei vari Stati della penisola italiana di quei tempi, ma anche fino in Polonia, dove per circa tre anni fu musicista da camera ed organista di chiesa alla corte reale. Nella nostra penisola, invece, lo troviamo dapprima a Cremona, poi a Lodi, poi di nuovo a Cremona, poi -come abbiamo detto- in Polonia per tre anni, poi di nuovo a Cremona, poi a Bergamo, poi a Padova e -infine- nuovamente a Cremona, dove morì. In tutte queste città egli operò come musicista sia di chiesa che di corte, lasciando ad ogni tappa le sue composizioni, alcune delle quali catalogate solo abbastanza recentemente, che formano un "corpus" assai consistente che comprende opere vocali (Motetti, Madrigali), strumentali (Sonate per tastiera e per formazioni strumentali diverse), per uso religioso e liturgico (Messe e Salmi) ed altre composizioni dove spiccano diversi brani esplicitamente dedicati all'esecuzione organistica, brani che troviamo magistralmente proposti da Enrico Viccardi in questo disco.
La personalità caratteriale di Merula, che oggi potrebbe essere definito come una "testa calda" per via delle liti e dei contrasti che egli ebbe quasi sempre con i Capitoli delle chiese dove andò ad operare e che gli costarono ben due "licenziamenti in tronco", il primo a Bergamo nel 1632 ed il secondo a Cremona tre anni dopo, era però abbastanza comune agli artisti di quell'epoca ed anche la sua vita privata risulta essere stata assai "intensa", caratterizzata da due matrimoni (il primo contratto a soli diciannove anni) e da ben undici figli, dei quali tre sicuramente morirono in giovane età. Questa sua inquietudine caratteriale è probabilmente anche una delle cause della sua incessante opera di ricerca musicale, una ricerca del nuovo che in quel periodo permeava tutti i campi delle arti e che in lui si manifestò, per la musica vocale, in diverse novità formali tra cui i primi abbozzi di superamento del "recitativo" verso quella che poi sarebbe stata l'"aria" e nell'evoluzione del "madrigale" classico verso il madrigale seicentesco, molto più "libero" nella forma e molto più ricco di varietà ritmica, di ricerca cromatica ed armonica e di valenza espressiva; per la musica strumentale (tra cui quella per tastiera) Merula percorse l'unica strada che a quei tempi poteva portare delle vere novità, cioè la ricerca di un cromatismo che, seguendo le metodologie squisitamente contrappuntistiche dei suoi predecessori, in taluni casi si rivela assai "estremo", soprattutto in considerazione degli strumenti (e qui stiamo parlando in particolare degli organi) che in quell'epoca presentavano temperamenti inequabili, con un "tono medio" che differiva sensibilmente da zona a zona. Ma Tarquinio va anche oltre, innestando nelle sue composizioni tutte quelle caratteristiche proprie dello "Stylus Phantasticus" che, unite all'elaborazione armonica, fanno delle sue Sonate, dei suoi Capricci e delle sue Intonazioni, dei veri e propri "compendi" dell'arte strumentale della prima metà del Seicento.
In questo disco, Enrico Viccardi ci propone tutte le composizioni per tastiera la cui attribuzione è certa e la cui impostazione è applicabile all'utilizzo organistico. Troviamo sei "Canzoni": la prima (in Fa, detta "La Loda"), la seconda, la terza e la quarta (in Do), la quinta (in Sol) e quella detta "La Marcha"), poi due "Toccate" (quella assai famosa, nel primo tono, corredata dal "Genus Cromaticum" e quella sul secondo tono), due "Capricci" (uno dei due anch'esso su "La Loda" ed il "Capriccio Cromatico"), tre "Intonazioni" (tutte "Cromatiche" sul terzo, quarto e nono tono), due "Versetti" e, infine, la altrettanto assai nota "Sonata Cromatica". Tutte queste composizioni fanno parte di una raccolta, compilata nei primi Anni Sessanta del secolo scorso, in cui erano presenti anche altre composizioni in origine attribuite a Merula ma in seguito definitivamente attribuite ad altri autori.
Di Enrico Viccardi abbiamo già in passato (nell'anno 2005) recensito una prestigiosa produzione video (la trovate qui) dedicata alla musica di Bach. In quell'occasione ne sottolineavamo la grande capacità interpretativa e l'approfondito approccio musicologico ai monumenti contrappuntistici del Kantor di Lipsia. In questo disco, oltre alla notevole tecnica che lo contraddistingue ed alla grande perizia interpretativa, non possiamo fare a meno di cogliere gli echi del periodo da lui trascorso con Tagliavini all'Accademia di Pistoia, dal quale derivano specifiche ed attentissime particolarità esecutive, frutto anche di anni di ricerche attente ed approfondite, che inquadrano perfettamente -ed in modo filologicamente ineccepibile- queste musiche nel panorama musicale italiano -ed europeo- di quell'epoca, sottolineandone il carattere di assidua, costante ed approfondita ricerca armonica e proponendoci la figura -umana e musicale- di Merula in una luce molto più aderente e rispondente ai canoni interpretativi oggi più filologicamente corretti ed universalmente accettati.
L'organo utilizzato per questa incisione è uno strumento di piccole dimensioni ma perfettamente rappresentativo dell'organaria italiana post-rinascimentale ed adeguatamente "coevo" delle musiche di Merula. Realizzato da Chiappani nel 1647 per la chiesa di S.Pietro Apostolo di Mezzana Casati, una frazione del Comune di San Rocco al Porto, in provincia di Lodi (Lombardia), fu leggermente modificato da Cavalli nel 1882 ed è stato recentemente restaurato da Cremonesi e D'Arpino della Bottega Organaria Soncino (che è lo sponsor di questa produzione) nel 2013. Presenta una tastiera di 52 note con prima ottava corta (ma originariamente aveva sette note in meno all'acuto), una pedaliera -anch'essa corta- di 12 note ed una tavolozza timbrica che nella sua essenzialità contiene tutto lo "zoccolo duro" delle sonorità dell'organo italiano classico; sulla base di un Principale di otto piedi si erge la piramide delle mutazioni fino alla Vigesimanona, due Flauti (in Duodecima ed in Decimaquinta) forniscono il tocco "strumentale" strettamente necessario e la Voce Umana costituisce il timbro "caratteristico" di quest'organo; gli ottocenteschi Contrabbassi e Rinforzi costituiscono la basseria per il pedale. Nulla di più, nulla di meno e nulla di meglio per poter rappresentare nel miglior modo possibile le musiche di questo disco.
Le registrazioni sono state effettuate all'inizio di quest'anno 2015, nel mese di Gennaio, e portano la gradevole e quanto mai professionale firma di Federico Savio, sia nella presa di suono che nelle procedure di editing e postproduzione. A differenza di tante incisioni di strumenti simili che esistono sul mercato ed in cui il posizionamento dei microfoni risulta studiato per ottenere una resa -a nostro parere- troppo "pulita" del suono e che spesso penalizza il cosidetto "ambiente", ascoltando questa registrazione si può agevolmente immaginare di ascoltare il suono dell'organo da una delle panche situate in chiesa. Personalmente -e lo abbiamo già detto altre volte in queste pagine- preferiamo di molto questa soluzione poichè il punto d'ascolto "normale" del suono di un organo non è quello dell'organista ma, come è sempre stato e sempre sarà, quello delle persone in chiesa. Di conseguenza, la "giustezza" di un'incisione discografica che si rispetti è quella che da una parte riesca a presentare tutte le caratteristiche timbriche dello strumento in un "ambiente" che renda al meglio e anche la naturalezza dell'espansione del suono. Sotto questo punto di vista, oggettivamente ed al netto delle varie scuole di pensiero che oggi privilegiano questo o quel metodo di presa di suono anche a seconda delle preferenze stilistiche, estetiche e musicali dei vari interpreti, quest'incisione risulta pressochè perfetta, di grande naturalezza e gradevolezza.
Un cenno, infine, sul libretto a corredo, con una bella disamina dell'opera organistica di Merula a firma di Enrico Viccardi ed una abbastanza dettagliata descrizione dello strumento oltre, ovviamente, al prestigioso curriculum dell'interprete. Peccato che il tutto -accompagnato solo da un paio di fotografie- sia esclusivamente in lingua inglese; per una produzione particolarmente interessante e di tale prestigio avremmo -sinceramente e visto che il disco è dedicato ad un autore italiano e l'organo utilizzato è anch'esso italico- gradito, almeno, anche una traduzione nella lingua di Dante. A parte questo, si tratta di un disco molto bello, che abbiamo gradito molto e che consigliamo davvero molto volentieri ai nostri amici lettori.



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