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Frescobaldi e Salvatore




Girolamo Frescobaldi - Giovanni Salvatore: Missa in Festis Beatæ Mariæ Virginis
Organista: Giancarlo Parodi
Coro Antiqua Laus - Direttore: Alessandro Riganti
Organo Basilica S.Maria Assunta di Gallarate
Edizioni Pietro Macchione - DDD - 2015

Ed eccoci a trattare l'ultima fatica musicale del "grande vecchio" dell'organo italiano, Giancarlo Parodi. Già abbiamo parlato ampiamente di lui su queste pagine in occasione di diverse precedenti recensioni ed anche questa volta non possiamo fare a meno di stupirci per la sua vitalità e freschezza interpretativa, che rimangono sempre inossidabili nonostante gli anni che passano. La carriera di Giancarlo parla per lui; tutti coloro che, come chi scrive, quarant'anni fa si beavano delle sue fantasmagoriche performances dal vivo, durante le quali egli "squadernava" con disinvolta ed apparente estrema facilità le pagine più complesse ed impegnative della migliore letteratura organistica mondiale, aprendo infiniti orizzonti di apprendimento, conoscenza ed approfondimento musicale, non possono che stupirsi del fatto che il Parodi di quei tempi è sempre vivo e, per dirla come usava allora, lotta insieme a noi. Oggi Giancarlo, da vecchio saggio qual'è diventato, si può permettere alcune piccole-grandi soddisfazioni che non sono consentite a quegli interpreti che, imperante ormai una filologia che spesso deriva verso aspetti di radicalismo quasi maniacale e fortemente autoreferenziale, calcano le attuali tribune dei nostri strumenti. Tra queste soddisfazioni c'è sicuramente la libertà di cercare, trovare e proporre musiche di autori che, sconosciuti al grande pubblico, appartengono a quell'ampio "sottobosco" musicale che è stato -ed è tuttora- l'humus necessario per la nascita e la crescita di alcuni dei più conosciuti nomi dell'organo europeo e mondiale. Ma tra queste soddisfazioni c'è anche la libertà di riproporre (e quarant'anni fa questa era la regola) musiche di autori antichi su strumenti che ben poco hanno di "filologico", su organi che comunemente venivano definiti "eclettici" e che -oggi- sono accuratamente messi all'indice. Questo disco è -appunto- una di queste piccole soddisfazioni che Giancarlo si prende, infischiandosene bellamente, dall'alto della sua infrangibile statura musicale, di venire tacciato di blasfemìa organistica e presentandoci nientepopodimenochè la "Messa della Madonna" di Frescobaldi splendidamente eseguita alla consolle del Mascioni 1987 della Basilica di Santa Maria Assunta di Gallarate, dove è titolare. E, non contento, ce la propone anche in alternanza con le voci dell'ensemble "Antiqua Laus" che, molto ben diretto da Alessandro Riganti, ci propone alcuni brani della messa composta da Giovanni Salvatore, un musicista napoletano più giovane di Frescobaldi di venticinque anni che alla sua epoca era considerato uno dei maggiori organisti e compositori italiani del quale, oggi, non si conosce praticamente nulla e che il buon Giancarlo ha scelto (ed è stata un'ottima scelta) proprio nell'ottica di quell'ampio lavoro di riscoperta musicale di cui parlavamo prima.
Dei Fiori Musicali del sommo Girolamo non c'è qui molto da dire, non fosse altro per il fatto che è già stato detto tutto. Si tratta di un capolavoro assoluto della musica, un capolavoro dal quale ha avuto origine tutta la migliore letteratura musicale (non solo organistica) dei due secoli seguenti. Quest'opera, con le sue tre meravigliose Messe, è stata un faro luminoso che ha illuminato la strada ed indirizzato il cammino dei più grandi musicisti del Seicento, tra i quali il sommo Bach. Una delle caratteristiche più evidenti (e sottolineate dai critici musicali) di quest'opera è il suo contenuto "liturgico", cosa che non si era ancora così fortemente riscontrata nella produzione precedente di Frescobaldi e che sarà l'incipit per le future generazioni di musicisti che alle "Messe per organo" dedicheranno molte delle loro migliori pagine. Non staremo qui a sottolineare le caratteristiche stilistiche delle tre messe della raccolta (Messa della Domenica, Messa delli Apostoli e Messa della Madonna) tranne il fatto che la loro struttura è assai simile e comprende sempre una breve toccata introduttiva, un numero variabile (12, 8 e 6) di versetti per il Kyrie, una Canzona per il Graduale, un Ricercare per l'Offertorio (in due casi seguito o preceduto da una Toccata) ed una Toccata per l'Elevazione. La Canzona per dopo la Comunione, invece, è presente solo nella Messa della Domenica ed in quella degli Apostoli. Non è invece ben chiaro il motivo della presenza, dopo le tre messe, di due brani che, oggettivamente, mal si accompagnano al carattere essenzialmente liturgico dei precedenti, la famosa "Bergamasca" e l'altrettanto noto "Capriccio sopra la Girolmeta", entrambi basati su motivi musicali di estrazione prettamente popolare. A prescindere dalla motivazione, spesso questi brani vengono eseguiti dagli organisti come finale delle messe, quasi a sottolineare la conclusione del "divin uffizio", in un certo qual modo "riaccompagnando" il popolo di Dio alle sue abituali occupazioni verso un "uffizio" molto meno divino e molto più quotidiano. Giancarlo Parodi, in questo disco, sceglie di concludere la Messa della Madonna con la Bergamasca che, detto per inciso, è una composizione assai difficile, tanto che lo stesso autore dice espressamente, nel sottotitolo, che Chi questa Bergamasca sonarà, non pocho imparerà.
L'interpretazione che Parodi qui ci offre di questa Messa è di grande spessore musicale e va a "tirar fuori" proprio l'essenza contrappuntistica -grondante profondissima ispirazione- dell'arte frescobaldiana. Giancarlo si guarda bene dal seguire questa o quella filologia interpretativa, non si cura delle puntualizzazioni esecutive che nel corso degli ultimi decenni hanno "orpellato" queste pagine rendendole oltremodo "pesanti" ed inutilmente vivisezionate, analizzate ed autoptizzate alla ricerca di chissà cosa; l'essenza di queste musiche non la si trova passandole al microscopio, essa è evidente ed assolutamente in bella vista anche senza suonarle; è sufficiente guardare la partitura e se l'occhio è quello di un musicista vero, quella musica "suona" da sola, perchè queste composizioni sono la sublimazione della Musica, quella con la emme maiuscola, che (come succederà poi anche con l'Arte della Fuga di Bach) può essere suonata da qualsiasi strumento senza perdere mai nulla della sua sostanza.
Stanti queste premesse, non ha più soverchia importanza il tipo di organo che si utilizza, così come nulla importa dei registri che si utilizzano. Ed è proprio per questo che nessuno può gridare allo scandalo per la scelta di un organo "postromantico" come quello di Gallarate. L'organista avrebbe potuto usare Concerti Viole, Voci Celesti ed altre romanticherie varie senza penalizzare di una virgola la resa musicale di questa Messa; se Parodi ha utilizzato solo registri "puri" e classici (peraltro bellissimi e di grande impatto timbrico) non è stato per filologia, bensì per sottolineare il carattere squisitamente "liturgico" di queste musiche, un carattere liturgico che trova -appunto- nei registri più classici dell'organo la sua migliore rappresentazione e la sua più alta espressione. Ottima poi -a nostro parere- la scelta di alternare ai brani di Frescobaldi alcune parti della Messa vocale di Salvatore, cosa che va a formare un "unicum" musicale di splendida bellezza e delicatissima ispirazione. Molto apprezzabile è inoltre il fatto di far cantare la quinta parte del Ricercare da solisti e coro, così come prescritto dallo stesso Frescobaldi in partitura.
L'organo utilizzato per l'incisione è quello su cui Giancarlo è titolare. Si tratta di un grande strumento realizzato da Mascioni nel 1987 coniugando due precedenti organi, uno costruito da Serassi nel 1777 ed un altro realizzato da Biroldi nel 1847. Esso presenta una tavolozza timbrica di grande ampiezza (63 registri nominali, pari a 90 reali) in cui le sonorità classiche si coniugano alla perfezione con quelle romantiche ed orchestrali ma che preserva intatte nella loro classicità le foniche di base dei due strumenti originali e rende anche possibile suonare il Serassi dalla sua consolle meccanica. Non sappiamo se Parodi ha utilizzato questa possibilità per l'incisione; sta di fatto, comunque, che in questo disco sono proprio i registri più classici che vengono utilizzati e le pagine di questa Messa escono veramente molto ben sottolineate ed evidenziate da questa scelta.
Non vengono citate le date in cui è stata effettuata l'incisione, curata da Giorgio Reboldi dello Studio Altre Frequenze di Brescia; la presa di suono è molto accurata e di ottima qualità, assai equilibrata per quanto riguarda i brani organistici e con una spiccata presenza per i brani vocali. Meno curato risulta -a nostro parere- l'equilibrio complessivo del disco, in cui risulta una differenziazione tra la "presenza" sonora strumentale e quella vocale che, nonostante la ripresa "live", in fase di postproduzione avrebbe potuto essere "addolcita" in favore di una maggiore omogeneità complessiva del risultato finale.
In definitiva, questo disco risulta molto bello ed interessante e lo consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori non solo per l'essenzialità quasi "alternativa" dell'impostazione musicologica ma, anche, perchè ogni nuovo disco di Giancarlo Parodi non può e non deve mancare nella discoteca di ogni appassionato di musica organistica che si rispetti.



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