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L'Organo della chiesa di S.Giovanni Battista di Recco




Armonie d'Organo tra Ottocento e Novecento
Organista: Fabio Macera
Organo della chiesa di S.Giovanni Battista di Recco
Fugatto Records - FUG063 - DDD - 2016

Eccoci a recensire un disco che piaciuto ci è assai. A prescindere dal titolo, che già inquadra perfettamente periodo ed ambiente, il pregio maggiore di questa incisione sta -a nostro parere- nel fatto che (come viene giustamente evidenziato nelle note a corredo) si tratta di un programma "da grande concerto", cesellato dall'organista in modo da evidenziare la bellezza delle musiche, le straordinarie caratteristiche fonico-timbriche dello strumento (uno splendido Tamburini del miglior periodo) e -ça va sans dire- le ottime qualità tecnico-interpretative dell'interprete, il tutto per un disco veramente bello e gratificante.
Il programma è idealmente diviso in due parti, la prima dedicata alla splendida musica francese romantica e postromantica e la seconda dedicata alla scuola italiana del Novecento, con la presenza di due autori non molto conosciuti al grande pubblico ma di grande importanza nel panorama musicale italiano (ed europeo) del secolo scorso, Bonaventura Somma e Giuseppe Manzino. La parte "francese" ruota intorno alla figura carismatica di Alexandre Guilmant ed alla sua eredità musicale. E già il primo brano ("Allegro con fuoco" dalla sesta Sonata) ci fa capire l'aria che tira in questo disco, immediatamente seguito dal "Verset-Fantaisie" dello stesso autore. Tocca poi a Marcel Dupré deliziarci con quella che personalmente riteniamo una delle sue migliori composizioni, il "Cortège et Litanie", che qui possiamo ascoltare in un'interpretazione assolutamente maiuscola. Seguono poi due deliziosi brani di Joseph-Ermend Bonnal, il "Noël Landais" e la "Petite Rhapsodie", entrambi costruiti su temi popolari, nella miglior tradizione della scuola organistica francese (ed in questo caso nel solco che Guilmant -di cui Bonnal fu allievo- aveva già ampiamente tracciato in tante sue opere, primi fra tutti i bellissimi Noëls). Seguono poi due brani di Louis Vierne ma non si tratta -come ci si poteva aspettare- di estratti dalle sue Sinfonie, bensì di due piccole perle tratte dalle due raccolte più conosciute, i "Pièces en Style Libre" ed i "Pièces de Fantaisie". Dalla prima raccolta ascoltiamo il brillantissimo "Scherzetto" mentre dalla seconda possiamo gustare il maestoso "Hymne au Soleil", qui proposto in tutta la sua magnificenza. Un brano di origine orchestrale ci fa poi conoscere un altro dei compositori più rappresentativi del Novecento francese; si tratta della trascrizione per organo (fatta da Duruflé) delle musiche di scena composte da Gabriel Fauré per il dramma "Pelleas et Mélisande". In quest'interpretazione possiamo apprezzare l'assoluta espressività di questo autore, la perfetta rispondenza della trascrizione alle caratteristiche originariamente orchestrali e la sapiente interpretazione che l'organista ci propone, caratterizzata da un utilizzo assolutamente squisito delle splendide sonorità dell'organo di Recco. Per chiudere il periodo francese, ecco infine un salto indietro di quasi un secolo ma che ci propone un vero pezzo "da concerto" (lo dice il titolo stesso): si tratta del "Boléro de Concert" di Louis-James-Alfred Léfébure-Wely, uno dei più fecondi e -a nostro parere- geniali organisti e compositori, uno dei primi esponenti di quel concertismo virtuoso organistico che nei decenni seguenti farà grande ed inimitabile la scuola organistica francese nel Mondo intero.
Il savonese Giuseppe Manzino apre la sezione "italiana" del disco con la sua "Seconda Sonata", forse la sua composizione per organo più conosciuta ma poco rappresentata sia in concerto che in discografia. Manzino, nato nel 1929 e morto nel 1992, è stato uno dei più rappresentativi autori -non solo organistici- italiani del Novecento; ligure di nascita e figlio anche "musicale" di quella terra (studiò a Genova con Barbieri e Di Marino), compositore di notevole fama (scrisse musica strumentale, sinfonica, da camera ed anche un'opera lirica), può vantare una produzione di tutto rispetto che, purtroppo, risulta troppo poco rappresentata e valorizzata. Pianista ed interprete di valore sia come solista che in formazioni cameristiche, Manzino fu anche un valente organista ed in quest'opera sono ben chiare le sue linee estetico-musicali. Articolata su quattro movimenti (Introduzione, Allegro, Meditazione e Fuga), la Sonata dimostra una salda impostazione formale (sviluppo dei vari movimenti nella tipica forma A-B-A) in cui gli echi neoclassici della scrittura essenziale e quasi "asciutta", propria del Novecento italiano, lasciano ampi spazi a delicate volute in cui la melodiosità dei cantabili si coniuga con le atmosfere malinconiche e quasi rarefatte del postromanticismo europeo. Dopo Manzino, un brano "soffice", di grande effetto e assai conosciuto, l' "Ave Maria" Op. 104/2 di Marco Enrico Bossi, la cui meditativa delicatezza prepara l'ascoltatore al brano finale, la "Toccata" di Bonaventura Somma, un altro autore italiano di grande rilevanza del secolo scorso ed anch'egli poco conosciuto e rappresentato. Musicista di alta scuola (fu allievo di Respighi), docente, direttore del coro del Conservatorio di Santa Cecilia e Kapellmeister alla chiesa di San Luigi dei Francesi della stessa città per diversi anni, Somma (nato nel 1893 e morto nel 1960), oltre ad aver collaborato proficuamente con alcuni dei più grandi direttori d'orchestra (Perosi, Toscanini, Karajan ed altri) è stato anche un ottimo compositore di musiche strumentali, vocali ed orchestrali nonchè un valente organista; tra le sue composizioni per questo strumento è assai apprezzata -e qui molto ben interpretata- questa sua Toccata, composta nel 1934, il cui carattere brillante ed al tempo stesso solenne chiude in assoluta bellezza questo disco.
Fabio Macera, ligure, è un solido organista dalle spiccate qualità musicali ed interpretative che gli derivano -oltre che da una spiccata predisposizione naturale- dalla robusta e rigorosa scuola di Emilio Traverso. Diplomato a Novara, ha seguito corsi di perfezionamento con i migliori esponenti del concertismo organistico europeo (Radulescu, Bovet, Lecaudey, Vogel e molti altri) approfondendo l'estetica e la prassi esecutiva delle varie scuole continentali, con un particolare occhio di riguardo alla musica sinfonica ma portando avanti -nel contempo- un ampio lavoro di studio sulla musica antica, acquisendo un invidiabile bagaglio musicologico che gli consente di affrontare con profonda filologicità tutto il vasto repertorio del Re degli Strumenti Musicali. In questo disco abbiamo apprezzato in particolar modo l'approccio oltremodo approfondito ad un repertorio non facile che, se non giustamente valutato, può lasciar cadere gli organisti nella tentazione del virtuosismo autoreferenziale e del facile effetto. Macera, pur sfoderando una tecnica di ottima qualità, non cerca di stupirci con effetti speciali ma va a ricercare -e ce la propone in modo impeccabile- la giusta ispirazione compositiva ed il giusto spirito che queste opere ci presentano, raggiungendo pienamente lo scopo di offrircele in un'interpretazione di grande pulizia e chiarezza.
Lo strumento scelto per questa incisione è un belissimo Tamburini, realizzato per la chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista di Recco, in Liguria. Costruito nel 1959 e restaurato dai Fratelli Marin nel 2010, questo organo rappresenta una delle prime realizzazioni della svolta "neoclassica" di questa prestigiosa casa organaria (qui troviamo riutilizzati in chiave "moderna" i somieri "a tiro"), svolta che si concretizzerà poi ben più ampiamente negli strumenti che verranno realizzati nel decennio successivo. Articolato su due corpi fonici (uno sopra il portale e l'altro nel coro), esso presenta tre tastiere, pedaliera ed una tavolozza timbrica di 51 registri nominali, pari a 69 reali, nella quale, oltre ad una corposa base fonica squisitamente italiana (tra cui un bellissimo registro di Tromboncino), sono presenti alcune particolarità che richiamano l'estetica fonica dei paesi d'oltralpe (Cromorno, Sesquialtera, Regale, Gemshorn, Nachthorn) ed una buona rappresentanza di "coloristico-orchestrali" che rendono questo strumento veramente interessante e particolarmente adatto al repertorio scelto da Macera per quest'incisione.
La registrazione è stata effettuata nel Dicembre dello scorso anno 2015 e si avvale dell'opera di uno dei migliori sound engineers europei attualmente in attività, quel Federico Savio di cui già abbiamo più volte intessuto le migliori lodi su queste pagine e che anche in quest'occasione si dimostra all'altezza della sua meritatissima fama, proponendoci una presa di suono pressochè perfetta, di grande qualità e presenza e caratterizzata da una cura quasi maniacale per la migliore resa timbrica dello strumento sia per ciò che riguarda le varie voci solistiche che per gli insiemi. Ottimo, come sempre, il lavoro di postproduzione e molto interessante ed esauriente il libretto a corredo, con testi dello stesso Macera in italiano, inglese e francese e con alcune belle fotografie.
In definitiva, un disco molto bello che ci offre la possibilità di portarci a casa ed ascoltare un vero e proprio concerto organistico di grande interesse che soddisferà pienamente le aspettative sia dei neofiti che degli addetti ai lavori più smaliziati.



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