Neapolitan Keyboard Music
Organista-Cembalista: Stefano Innocenti
Organo Auditorium Casa Organaria Giani di Corte de' Frati - Cremona
Brilliant Classics - 94922 - DDD - 2014
Se andate a cercare la Musica Napoletana sulla Grande Rete, troverete che la stragrande maggioranza dei siti internet che trattano questo argomento citano questa frase di De Brosses: "Napoli è la capitale musicale d'Europa, che vale a dire del Mondo intero.". Charles de Brosses fu un personaggio molto importante della Francia del Settecento; accademico, antopologo, geografo, storico e linguista di grande fama, fu lui che pose le basi di diverse discipline socioantropologiche moderne ed a lui sono dovute molte delle ricerche geografiche utili alla scoperta del continente australe. Ma De Brosses, oltre a tutto questo (ed anche molto altro) fu anche un "viaggiatore", nel senso originale del termine, che ben si differenzia dal "turista" di oggi; effettuò viaggi in tutto il Mondo con il preciso intento della "scoperta" e, soprattutto, della conoscenza non tanto dei luoghi quanto, bensì, delle popolazioni, dei loro usi e costumi, delle loro tradizioni e dei loro stili di vita. E fu appunto durante uno di questi viaggi, effettuato in Italia tra il 1739 ed il 1740, che egli scrisse un epistolario di viaggio nel quale descrive le sue esperienze nelle varie regioni della nostra penisola e, trovandosi a Napoli, oltre ad una rappresentazione fedelissima della città e dei suoi abitanti (includendovi anche la cronaca dell'eruzione del Vesuvio di due anni prima), scrive quella frase che, per chi si occupa di musica, risulta vera ancora oggi.
Alla Musica Napoletana (classica, popolare e moderna) sono state dedicate montagne di pagine specialistiche, trattati e pubblicazioni da cui inconfutabilmente risulta che fu proprio questa città il luogo dell'italico stivale dove la Musica in ogni suo aspetto, dal più popolare al più colto e raffinato, ha avuto la maggiore diffusione e la più alta considerazione in ogni strato della popolazione. A conferma di ciò, bastano due considerazioni: la prima è il fatto che già a partire dalla metà del Cinquecento a Napoli esistevano ben quattro strutture pubbliche (denominate "conservatori") il cui scopo principale era di accogliere i bambini poveri del Regno e nelle quali l'insegnamento della musica divenne ben presto una delle attività principali; la seconda considerazione consiste in una lettera di Leopold Mozart il quale, nel 1778, confrontando l'ambiente musicale parigino con quello napoletano, prende atto che a Napoli a quell'epoca c'erano quasi trecento maestri di musica mentre a Parigi i compositori si potevano contare sulle dita di una mano.
Ed è proprio grazie a questa plurisecolare diffusione capillare dell'insegnamento musicale in tutti gli strati sociali della popolazione che ancora oggi la Musica a Napoli è uno stile di vita, una componente essenziale del patrimonio culturale ed ha prestigiosi rappresentanti in tutti i generi musicali, dalla musica classica al rock, dalla famosa "canzone napoletana" apprezzata in tutto il Mondo al jazz, dal folk più genuino alla sperimentazione più avanzata.
Il disco che presentiamo oggi riguarda uno dei periodi più fecondi e rappresentativi della musica per tastiera napoletana, un periodo in cui dalla "scuola napoletana" ebbero origine le più importanti novità che caratterizzarono tutta la musica europea. Stiamo parlando di un periodo temporale che inizia verso la fine del Cinquecento e che culmina alla metà del Settecento con l'arte sopraffina di Domenico Scarlatti. Quasi duecento anni in cui la musica napoletana rappresenta il punto focale dell'evoluzione stilistica, tecnica e della ricerca armonica dell'arte delle tastiere, con un particolare occhio di riguardo verso gli autori delle origini (da De Macque a Rodio, da Trabaci a Storace) grazie alle cui opere sia teoriche che musicali si svilupparono tutte le varie successive scuole musicali europee, facendo di Napoli il centro focale di quella che noi oggi comunemente denominiamo musica "classica" ma che in realtà presenta un'infinita miriade di sfaccettature e di caratteristiche che la rendono unica ed irripetibile.
Stefano Innocenti è indubitabilmente una personalità nel campo della musica organistica e cembalistica. Fiorentino di nascita e parmense di adozione, cembalista ed organista di grande rinomanza (formatosi alla scuola dei più grandi interpreti internazionali quali Tagliavini, Heiller, Scarpini, Gilbert e Marie-Claire Alain), concertista di fama mondiale apprezzatissimo per le sue performances ed interprete di un repertorio che va dal Cinquecento fino alla musica contemporanea, egli in questo disco opera e ci propone una scelta di repertorio che va a "beccare" il meglio della produzione musicale napoletana alternandone le interpretazioni sia all'organo che al cembalo e rappresentandoci in modo tanto interessante quanto gradevole quasi due secoli di un universo musicale che solamente gli addetti ai lavori hanno finora studiato ed approfondito accuratamente, aprendone le porte anche alla fruizione da parte di un pubblico più vasto.
Nel disco troviamo undici brani interpretati al clavicembalo e sette all'organo. Al cembalo possiamo ascoltare il "Tenore del pass'e mezzo" e la "Gagliarda Napolitana" di Antonio Valente, le "Seconde Stravaganze" di Giovanni de Macque, tre brani ("Canto Fermo secondo", "Canzon Francese Sesta" e "Gagliarda Cromatica detta La Trabacina") di Giovanni Maria Trabaci, una "Passacaglia" di Bernardo Storace, la "Canzon Francese seconda" di Giovanni Salvatore e tre Sonate (K49, K72 e K43) di Domenico Scarlatti. All'organo abbiamo invece il "Capriccio sopra re-mi-fa-sol" di de Macque, la "Ricercata seconda" di Rocco Rodio, le "Durezze et ligature" di Trabaci, due brani ("Toccata seconda" e "Canzon Francese prima") di Ascanio Majone, la "Toccata quarta per l'Elevazione" di Gregorio Strozzi e le "Partite di Folia" di Alessandro Scarlatti.
Dobbiamo dire che l'ascolto di questo disco, a prescindere dalla formazione musicale più o meno specifica ed approfondita dell'ascoltatore, è di una squisita gradevolezza. L'interpretazione è accuratissima, precisa ed appassionata; la splendida tecnica di Innocenti va a sottolineare in modo assolutamente perfetto tutte le particolarità di queste composizioni ed il suo approccio quasi affettuoso a queste pagine, rende molto facile e "naturale" apprezzare anche le composizioni più "difficili" (quelle, per capirci, infarcite di "durezze et ligature", cioè dissonanze, intervalli armonici perlomeno "arditi" e contrappunto serrato). A contribuire a questo risultato musicale di grande godibilità contribuiscono anche gli strumenti utilizzati, un clavicembalo realizzato da Vanini nel 1992 su modello del messinese Carlo Grimaldi del 1697 ed un bellissimo piccolo gioiello costruito dall'organaro napoletano Francesco Cimino nella prima metà del Settecento, attualmente custodito presso la Casa d'Organi Giani a Corte de' Frati (Cremona) e dalla stessa ditta splendidamente restaurato nel 2013, un tipico positivo napoletano con tastiera di 45 note (prima ottava corta) e con una disposizione fonica classicissima, italianissima ed essenziale (Principale, cinque file di ripieno separate, uno splendido Flauto in Duodecima ed una Voce Umana) che risulta il "non plus ultra" per rendere quest'incisione veramente bella e di enorme interesse musicale.
Le registrazioni sono state eseguite nell'anno 2013, a Luglio per il clavicembalo ed a Novembre per l'organo. La presa di suono -apparentemente facile ma in effetti molto impegnativa per la resa il più possibile aderente delle caratteristiche fonico-timbriche dei due strumenti- è di assoluta qualità ed il grande lavoro di editing e mastering, effettuato dal "solito" Federico Savio, fa si che questo disco sia veramente di grande bellezza, di particolare fascino all'ascolto e di assoluto interesse per tutti coloro che vogliono andare "alle fonti" della grande keyboard music napoletana, italiana ed europea. Correte a comprarlo e non ve ne pentirete.
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