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Composizioni di Massimo Nosetti - Vol. 2




Massimo Nosetti - Intégrale de l'Oeuvre d'Orgue - Vol. 2
Organista: Domenico Severin
Organo Chiesa di S.Anastasia di Villasanta
Syrius - 141471 - DDD - 2015

Massimo Nosetti è stato uno degli ultimi "grandi" dell'organo italiano e, purtroppo, ci ha lasciati troppo presto, quando avrebbe avuto ancora molto da dirci e da darci non solo come organista ma, anche, come uomo. Di lui, che avevamo avuto la fortuna di conoscere personalmente ed apprezzare sotto entrambi gli aspetti, abbiamo parlato su queste pagine dedicandogli una pagina nella sezione dei "Personaggi" (che trovate QUI) e due recensioni di sue incisioni, che trovate QUI e QUI.
Nosetti era conosciuto ed apprezzato in tutto il Mondo come uno splendido, accurato ed appassionato interprete; nel suo bagaglio repertoriale tutta la musica per organo, dal Rinascimento ai contemporanei, che affrontava tutti con uno spirito critico interpretativamente filologico di tale spessore e profondità che solo raramente ci è capitato di trovare ed apprezzare in tanti altri organisti, anche di grande fama. Quello che molti non sanno, invece, è che Massimo è stato anche -oltre che valentissimo Direttore di Coro- un compositore di grandissimo valore. La sua produzione spazia ampiamente su diversi generi, sempre tenendo però ben dritta la barra dell'ispirazione e del sentimento religioso, e questo fa di lui uno dei rari esponenti della continuazione di quella grande scuola italiana del secolo scorso in cui le figure dell'organista di chiesa, del compositore, del musicista completo e del concertista di grande fama coesistevano, si fondevano e davano origine a musicisti che, affondando le loro radici in una plurisecolare storia musicale che non ha eguali nel mondo, hanno fatto dell'Italia uno dei Paesi più importanti nel panorama musicale (non solo organistico) internazionale.
Questo disco è il secondo volume (del primo non abbiamo ancora avuto notizia) di un progetto editoriale che intende proporre l'integrale delle opere per organo di Nosetti. Il corpus compositivo di Massimo è assai nutrito e, rispecchiando la sua personalità musicale, spazia anch'esso in diversi ambiti stilistici; quello che risulta ben evidente dall'ascolto di queste sue opere è la sua predilezione per il romanticismo ed il postromanticismo francese, che costituiscono una corposa base sulla quale egli innesta -sempre sapientemente e mai a sproposito- diverse ispirazioni che vanno dal cantus firmus alla serialità, dal contrappunto alla polimodalità, dando origine a brani di grande interesse che ci aprono la strada alla comprensione della "sua" visione dell'estetica musicale e del ruolo ben preciso che egli affidava al Re degli Strumenti musicali, di cui Massimo era sicuramente e senza alcun dubbio un profondissimo conoscitore (e, a questo proposito, dobbiamo sottolineare che molti dei migliori strumenti dell'organaria italiana degli ultimi trent'anni sono stati ispirati, concepiti e -molto spesso- progettati da lui).
In questo disco, Domenico Severin sceglie di inserire alcune composizioni che testimoniano in modo assai diretto le fonti di ispirazione dell'autore, composizioni che comprendono anche un paio di "dediche" dirette a grandi compositori del Novecento quali Charles Tournemire ("Melodia Variata su tema di Tournemire") e Peeters (Toccata "Hommage à Flor Peeters"). Oltre a questi due titoli, troviamo in apertura la Suite su "O Filii et Fliæ", la Parafrasi sulla sequenza del "Veni Sancte Spiritu", il "Rondò-Scherzo", la delicatissima "Pastorale", il Preludio al corale "Die gülde Sonne", la "Piccola Rapsodia", il "Trumpet Tuna and Air", la "Piccola Toccata", la Breve Rapsodia su "Pietà e Misericordia", le Variazioni sul tema popolare giapponese "Sakura", il Preludio su "Universi qui te expectant" e, come brano finale, il "Trittico per Organo" basato sull'antifona "Da Pacem Domine".
Come si può ben vedere dai titoli, la maggior parte dei brani (le cui singole durate -a parte la Suite iniziale ed il Trittico Finale- non superano i 5-6 minuti) si rivela specificatamente ispirata e (per quanto possibile) rivolta ad un utilizzo in ambito squisitamente liturgico. A questa caratteristica si unisce la varietà dell'ispirazione, la maestria dello sviluppo e la capacità di fondere tante diverse "letture" in uno stile fortemente personale, di squisita eleganza formale e di grande raffinatezza musicale. Sotto questo punto di vista, Nosetti si conferma (per chi ne conosceva già l'attività compositiva) e si rivela (per chi lo scopre adesso) un autentico figlio del Novecento organistico europeo ed uno dei più interessanti compositori italiano dell'ultimo mezzo secolo. Nelle sue composizioni non si trovano le sperimentazioni ardite o le fratture stilistico-formali che hanno caratterizzato alcune delle più note "avanguardie" del secolo scorso; il Novecento a cui Nosetti si rifà è quello della tradizione, del saldo riferimento alla natura stessa dello strumento "organo", che vede nelle navate delle chiese il suo posto originario e la cui migliore musica -fatta sempre "a maggior gloria di Dio"- prende le sue mosse dal miglior Franck per svilupparsi nel ben tracciato solco dei grandi organisti-compositori che per quasi due secoli hanno segnato le tappe più significative del Re degli Strumenti Musicali. Tradizione e religiosità, dunque, ma anche un'occhio bonariamente rivolto all'organo da concerto (e Nosetti, da grande concertista qual'era, conosceva alla perfezione questo tipo di organo e la sua musica) che nelle sue composizioni non diventa mai sguaiato, ridanciano, ridondante, prolisso, populita od autoreferenziale; anche nelle pagine più "virtuosistiche" l'autore ne mantiene sempre ben presente l'essenza "liturgica" e la rende ossatura fondamentale sulla quale costruisce con sapiente maestria le sue architetture musicali.
Circa lo strumento utilizzato per l'incisione, personalmente avremmo preferito si fosse utilizzato uno strumento "figlio" dell'autore, ad esempio il bellissimo Zanin 1990 della chiesa di Santa Rita di Torino, ideato e progettato interamente da Nosetti e che -sicuramente- ne testimonia nel modo più fedele l'ideale fonico-estetico. Domenico Severin (che speriamo ci perdonerà questa nostra preferenza personale) ha comunque scelto uno dei migliori organi realizzati in Italia negli ultimi anni, il grandioso Bonato 2012 della chiesa di S.Anastasia di Villasanta, che con i suoi 90 registri nominali (pari a 118 reali su progetto fonico di Paolo Oreni) ripartiti su quattro tastiere (cinque corpi fonici in due corpi fisici contrapposti) e pedaliera, rappresenta tutte le caratteristiche più peculiari dell'organo italiano contemporaneo, compendiando al contempo la migliore tradizione organaria classica della nostra penisola con diversi stilemi timbrici d'oltralpe (francesi e germanici) e formando uno strumento veramente completo e straordinariamente interessante.
Tecnicamente, l'incisione è ottima e l'altissimo livello della presa del suono è dovuta ad una vecchia conoscenza della discografia europea, quel Bernard Neveu che già da diversi decenni opera nel campo delle incisioni discografiche e che anche in questo disco ci dimostra come anche un "lavoro" squisitamente "tecnico" come la presa del suono, se effettuato con conoscenza, accuratezza e passione, possa diventare parte integrante di un'opera d'arte.
Domenico Severin, di cui abbiamo già più volte parlato su queste pagine, è uno dei migliori organisti italiani "emigrati" in Francia, dove colleziona successi di critica per le sue incisioni e di pubblico per i suoi concerti, nei quali non manca mai di inserire preziose "chicche" di autori italiani romantici e moderni. Titolare ai grandi organi della Cattedrale di Meaux, il suo repertorio è vastissimo e va dagli autori classici ai contemporanei, con un particolare occhio di riguardo per gli italiani del Novecento, ai quali ha dedicato diverse incisioni specifiche di grande rilevanza che abbiamo in passato qui recensito; questo disco, che egli ha voluto dedicare alla musica di Massimo Nosetti, sottolinea una volta di più la sua particolare sensibilità nei confronti di una scuola organistica (quella italiana moderna e contemporanea) che -contrariamente a quanto molti erroneamente credono- non è per nulla finita ma, anzi -e questo disco lo dimostra ampiamente- continua a proporre belle ed interessanti novità e l'aver voluto ricordare la figura di Massimo Nosetti compositore va a tutto onore di questo grande interprete.
Nell'attesa della pubblicazione degli altri volumi, questo disco è -a nostro parere- un'ottima occasione per ricordare Massimo Nosetti -uomo e musicista- da parte di coloro che -come noi- hanno avuto il piacere di conoscerlo personalmente ed un'opportunità di scoprirne le splendide qualità musicali per tutti gli altri. Un disco da non perdere!



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