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Musica per Organo di Antonio Petrali




Petrali - Organ Music
Organista: Marco Ruggeri
Organi: Chiesa Parrocchiale di Gottolengo - Chiesa di S. Pietro al Po di Cremona
Brilliant Classics - 95160 - DDD - 2015

Abbiamo già dedicato qualche parola alla figura ed alle opere di Petrali alcune parole (QUI ne potete trovare un esempio) in occasione di precedenti recensioni ed è stato assai piacevole ascoltare questo cofanetto, contenente due CD, che Marco Ruggeri ha voluto dedicargli sedendo alle consolle di due splendidi organi "operistici" che con questa musica "ci vanno a nozze", il magnificente Serassi 1862 della chiesa parrocchiale di Gottolengo e l'altrettanto sfavillante Lingiardi 1877 della chiesa di S.Pietro al Po di Cremona, dove Ruggeri è titolare.
Bisogna dire che tra l'incisione dei due CD intercorrono sette anni (il primo è stato inciso nel Giugno 2007 mentre il secondo nel Giugno 2014) ma se non si vanno a leggere le note in controcopertina i due dischi sembrano registrati entrambi l'altroieri; questo perchè -a parte il livello tecnico assolutamente eccellente per entrambi- bisogna dire che troviamo l'organista in grande spolvero in entrambi, attento, accuratissimo e, soprattutto, perfettamente in sintonia con lo spirito musicale di quel grande compositore ed organista che fu -appunto- il Petrali, una delle figure più significative dell'Ottocento organistico (e non solo organistico) italiano, assoluto precursore e tra i primi esponenti di quel movimento che a partire dagli anni immediatamente seguenti alla sua morte imprimerà una svolta epocale alla scuola organistica ed organaria italiana proiettandola verso la modernità.
Il primo disco si apre con le due Sonate in Re, tra le quali l'organista inserisce, quasi a formare un'unica Sonata di tipo classico, il melodioso Adagio per la Voce Umana. Seguono, sempre nella tonalità del Re, i più conosciuti ed apprezzati Sei versetti per il Gloria, brani brevi ma che rendono molto bene l'idea di come fosse concepita la musica organistica liturgica nell'Ottocento (immaginate questi versetti suonati intercalati con le strofe cantate in gregoriano del Gloria durante la messa...). Cinque Sonate completano il primo disco; si tratta della Sonata in Fa, della Sonata per la Consumazione, della Sonata in Do per l'Offertorio, della Sonata in Fa per l'Offertorio e, infine, della Sonata Finale, una marcia dagli echi largamente "militareschi" e trionfali.
Il secondo disco si apre con una Sinfonia dai tratti schiettamente operistici ma che rivela in alcune sue pieghe armoniche e compositive, quella che nell'ultimo periodo compositivo del Petrali sarà una svolta che progressivamente lo porterà ad una vicinanza sempre più stretta con i prototipi musicali del postromanticismo. I Sette versetti per il Gloria in Fa seguono la stessa ispirazione e che presentano, in diversi casi, molte di quelle cellule formali protoriformiste che ritroveremo poi in seguito nelle prime composizioni di Bottazzo ed in cui troviamo moltissimi echi del Petrali che fu -senza dubbio- anche il più grande improvvisatore della sua epoca; ma quello che più si può apprezzare in questi versetti è la maggiore aderenza allo spirito liturgico per cui sono destinati rispetto a quelli presentati nel primo disco. Seguono poi quattro brani assai significativi: l'Andante-Pastorale (che risale all'anno precedente la morte del compositore) in cui è evidentissima l'evoluzione stilistica e, in effetti, ascoltando questo brano senza conoscerne l'autore si potrebbe benissimo attribuirlo ad un autore del Novecento. L'Allegretto per Clarinetto, la Sonata per la Comunione e la Toccata in Re ppartengono allo stesso filone compositivo ed introducono nel migliore dei modi un'altra testimonianza del Petrali protoriformatore, le Quattro Sonate per il vespero, anch'esse composte nel 1888, anno precedente la sua morte, in cui forse sono ancora più palesi le istanze innovative di quel tempo, istanze che il Petrali seppe fare sue, rappresentandole in uno stile che, senza abdicare alle sue origini prettamente ottocentesche, precorre -e di molto- anche alcuni dei "riformatori" che verranno dopo di lui, testimoniandoci una figura di compositore sempre attento alle novità che in quegli anni si affacciavano sulla scena musicale italiana ed europea. La conclusione del disco è affidata alla -secondo noi- magnifica Sonata in Do per l'Offertorio, nella quale possiamo apprezzare echi toccatistici che ci riportano dritti alle opere dei coevi francesi (in primis Saint-Saens) sapientemente mediate con una cantabilità squisitamente italiana ed impreziositi da quei procedimenti armonici -perlomeno arditi- che caratterizzeranno le opere dei nostri compositori del secolo scorso.
I due dischi, il cui ascolto è piacevolissimo, ci rappresentano dunque un esauriente excursus storico-musicale-artistico del Petrali compositore, organista ed improvvisatore e Marco Ruggeri, con l'ausilio di due splendidi organi, ne sottolinea con competenza, attenzione e rigorosità le varie caratteristiche. D'altra parte, egli è uno specialista in questo genere di musica e già lo avevamo potuto apprezzare in una sua incisione di musiche di Padre Davide da Bergamo eseguite all'organo di S.Maria di Campagna a Piacenza. Diplomato in Organo, Clavicembalo e Direzione Corale a Piacenza e Brescia, Vincitore di prestigiosi premi in concorsi internazionali, laureato in Musicologia all'Università di Pavia ed insegnante a Novara ed a Cremona, Marco Ruggeri dimostra anche qui una tecnica solidissima, un'assoluta padronanza e profonda conoscenza del repertorio, un'arte della registrazione veramente sopraffina ed una cura quasi maniacale nel "ricostruire" fin nei minimi particolari le composizioni del Petrali per riproporcele nel modo più fedele possibile.
Ovviamente, la scelta degli strumenti è stata fondamentale per la riuscita di queste incisioni. Entrambi gli organi presentano tutte le caratteristiche timbrico-foniche più adatte per queste composizioni. Due tastiere (Grande Organo ed Eco) pedaliera inclinata di 19 e 17 note, tavolozze timbriche robustissime (entrambe su base 16) ed oltremodo ricche di registri coloristici, orchestrali e d'effetto, sia il Serassi 1862 di Gottolengo (restaurato da Giani nel 2006) che il Lingiardi 1877 di Cremona (anch'esso restaurato dapprima da Mascioni nel 1988 e poi da Giani nel 2008) rappresentano l'ideale di strumento per la migliore interpretazione non solo delle musiche di Petrali, ma di tutto quel vastissimo repertorio che fa dell'Ottocento organistico un'era fecondissima ed interessantissima della storia organistica ed organaria italiana. E Marco Ruggeri li utilizza entrambi al meglio delle loro possibilità (talvolta anche "tirandogli il collo") e -bisogna dirlo- il risultato è di assoluta qualità.
Come abbiamo detto in apertura, le registrazioni dei due dischi sono state fatte a distanza di sette anni una dall'altra ma la qualità tecnica di entrambe è veramente ottima. La differenza più evidente l'abbiamo trovata nella diversa "filosofia" di resa fonica adottata dai due tecnici del suono. Mentre nel primo disco il tecnico, Franco Maria Bottoni, privilegia una presa di suono ispirata dal punto d'ascolto dell'organista (con microfoni molto vicini alle canne ed allo strumento), che ci restituisce i suoni delle varie canne, così come i rumori della catenacciatura, molto caratterizzati (in certi passaggi si possono avvertire nettamente anche le vibrazioni strutturali delle canne mentre emettono il suono), la presa di suono di Federico Savio (per il secondo disco) si ispira più al punto di ascolto del fedele in chiesa, quindi con microfoni più distanziati dal corpo d'organo e maggiore attenzione ad una resa "globale", meno caratterizzata ma sempre comunque attentissima a presentare le foniche dello strumento nel migliore dei modi sia per ciò che riguarda le voci solistiche che gli insiemi. Si tratta di due metodi leggermente diversi che, personalmente (essendo chi scrive anche organista), apprezziamo entrambi e che riteniamo molto efficaci; sta comunque di fatto che, di solito, gli ascoltatori stanno in chiesa e non sulla tribuna dell'organo.
Un cofanetto, quindi, molto bello, assolutamente interessante e di gradevolissimo e piacevole ascolto per tutti. L'unico appunto che possiamo fargli è la "ristrettezza" del libretto a corredo, con un interessante testo di Marco Ruggeri ma esclusivamente in lingua inglese; sinceramente, per una produzione di questo notevole valore, riteniamo che ci sarebbero state bene anche la traduzione in italiano e francese. Da comperare al volo!



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