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Massimo Nosetti - Oeuvres d'Orgue




Massimo Nosetti - Oeuvres d'Orgue
Organista: Omar Caputi
Organo Chiesa di Santa Rita di Torino
BNL - 112977 - DDD - 2015

Nella scorsa pagina delle recensioni abbiamo parlato del secondo volume dell'integrale delle opere di Massimo Nosetti, eseguite all'organo di Villasanta da Domenico Severin e, in quell'occasione, avevamo lamentato il fatto di non avere ancora avuto notizia del primo volume. Bernard Neveu, il bravissimo e famoso tecnico del suono autore di quella ripresa audio, con grande cortesia di cui lo ringraziamo di cuore, ha colmato quella nostra lacuna inviandoci -appunto- il primo volume, che contiene lo zoccolo duro della produzione di Nosetti, cioè le quattro Messe per organo ("Messa della Madonna", "Messa per i Defunti", "Messa di Natale" e "Messa di Pasqua"), insieme alla "Partita sopra Lobt Gott" ed a sei brani singoli ("Preludio", "Postludio Festivo", "Elegy on American Folk Tune", "Processional", "Ostern-Fanfare" ed "Exultemus!") che l'interprete pone nell'incisione come traits-d'union tra le Messe, proponendoci un quadro oltremodo organico e compatto dell'arte compositiva dell'autore.
Se nel disco di Severin avevamo di fronte una specie di caleidoscopio la cui immagine finale si formava via via incastrando per lo più singoli aspetti della tecnica compositiva di Nosetti fino a comporne un ritratto musicale di ampio spettro, in questa prima incisione Omar Caputi viene a proporci un Nosetti compositore che privilegia la solidità e l'unitarietà formale di quella che nei secoli è stata una delle forme musicali più praticate, a partire da Frescobaldi e fino ai giorni nostri, cioè la "Messa per Organo", ovviamente rivista e corretta alla luce delle disposizioni del "Vaticano II", in cui l'organo può fare sentire ben dispiegata la sua voce solamente in quattro momenti ben precisi: l'Ingresso, l'Offertorio, la Comunione ed il Finale. A dispetto dei molti critici (ed anche noi lo siamo stati in più occasioni da queste pagine) che ritengono che le disposizioni conciliari abbiano in tal modo duramente penalizzato il ruolo dell'organo nella liturgia cattolica, qui il Nosetti, con pacatezza ed eleganza, ci dimostra il contrario, cioè che l'organo, anche se fortemente limitato, nella liturgia può esplicare tutta la sua efficacia, a patto però che il compositore abbia ben chiaro che il compito dell'organo è di "servizio" alla liturgia e che lo stesso compositore abbia ben chiara la storia e la tradizione dello strumento. E dove trovare, se non nella tradizione prima e principale della musica liturgica, cioè il Canto Gregoriano, le origini più genuine e quel filo rosso che unisce nello scorrere dei secoli l'organo di ieri a quello di oggi?
Ed è proprio attingendo dallo sterminato repertorio del canto gregoriano che Nosetti costruisce le sue Messe per Organo, facendo fare un viaggio in avanti nel tempo di seicento anni alla stessa identica fonte di ispirazione delle Messe del Girolamo nazionale ed utilizzandola, compendiandola con gli ideali "ceciliani" che hanno rivoluzionato la musica organistica del Novecento, per dimostrarci che -soprattutto in questo ambito- il futuro della musica liturgica (e non solo organistica) non può prescindere dal suo passato e, contrariamente a quello che alcuni moderni compositori in talare cercano di dimostrare con dubbie, effimere ed assai discusse operazioni di "alleggerimento" (inteso qui come utilizzo degli stilemi della musica "leggera" nelle loro composizioni), la vera forza della musica liturgica è stata, è e sarà sempre e solo nelle sue origini.
Ed è così che i vari movimenti delle Messe per organo di Nosetti trovano la loro origine ed ispirazione in altrettanti canti (antifone ed inni) gregoriani; nella Messa della Madonna troviamo Alma redemptoris mater, Ave maria, Ave Maris Stella e Salve Regina, nella Messa dei Defunti i temi sono quelli di Requiem Aeternam, Lux Aeterna, Agnus Dei e In Paradisum, per la Messa di Natale Nosetti utilizza i temi di Puer natus est, Gloria in excelsiis, Hodie Christus natus est e Viderunt omnes mentre la Messa di Pasqua è basata su Haec Dies, Terra tremuit, Victimae Paschali laudes e Angelus autem Domini. Da notare, in questi brani, la durata; in effetti -a parte un paio di eccezioni- nessuna di queste composizioni presenta una durata maggiore dei tre minuti e mezzo e questa particolarità presenta tre aspetti molto interessanti: da una parte è in perfetto accordo con le disposizioni conciliari sulla durata dei brani suonati dal solo organo durante la Messa; sotto un altro aspetto presenta una notevole affinità con i brani dell' Orgue Mystique di Tournemire (tenendo presente che Tournemire compose i suoi cicli liturgici trent'anni prima del Concilio Vaticano II) e, in ultimo, ci dimostrano che un vero musicista -quale Nosetti è stato- per dispiegare pienamente la sua arte compositiva non ha bisogno di prolisse e complesse architetture formali.
Sugli altri brani presentati nel disco possiamo certamente fare riferimento a quanto già detto nella precedente recensione, sottolineando cioè l'enorme varietà di ispirazione musicale a cui Nosetti attingeva e che, avendo come base la rigorosa scuola ceciliana italiana, spaziava dal classico al romantico, dal postromanticismo alla sperimentazione, dalle avanguardie al neoclassicismo più spinto, senza mancare di mantenere sempre un occhio ben spalancato e rivolto verso le esperienze musicali di altre culture, quella britannica e statunitense in particolare (di cui troviamo abbondanti echi -ad esempio- nel Processional e nella Ostern-Fanfare).
Omar Caputi è uno dei migliori organisti italiani al momento sulla scena internazionale. Figlio musicale di Massimo Nosetti (perfezionato con Saorgin, Roth e Rogg), pensiamo egli sia tra i pochi organisti che sanno proporre le musiche di questo autore con tutta l'esperienza derivante dall'averlo conosciuto, frequentato e -soprattutto- esserne stato allievo. Il Caputi di oggi, organista, cembalista, direttore di coro, compositore e trascrittore di grande notorietà ed apprezzato in tutto il Mondo per le sue performances, nasce dalla scuola di Massimo Nosetti e ne è l'ideale continuatore non solo in senso strettamente artistico ma anche effettivo, sedendo egli oggi come titolare allo splendido organo costruito da Zanin nel 1990 per la chiesa di Santa Rita di Torino, strumento progettato dallo stesso Nosetti e sul quale Massimo è stato per decenni titolare. L'interpretazione di Caputi è bella, calda, avvolgente, precisa e grintosa, tanto delicata quanto espressiva di tutte le sfumature che la musica del suo maestro racchiude e rende un bellissimo omaggio non solo alla musica, ma anche alla figura umana e professionale di Massimo Nosetti.
Nella precedente trattazione (quella relativa al secondo volume) ci lamentavamo anche per la scelta dello strumento, esprimendo la nostra preferenza per lo strumento di Santa Rita di Torino. Eccoci pienamente accontentati.
A questo proposito dobbiamo dire che questa chiesa suscita in noi alcuni ricordi. Nel 1975 (a quell'epoca Omar Caputi aveva cinque anni...) chi scrive svolgeva obbligatoriamente il servizio militare presso la Caserma Monte Grappa di Torino e nelle piovose serate autunnali ci recavamo presso tale chiesa (che dista non molto dalla suddetta caserma) per suonare l'organo che esisteva allora, un Vegezzi-Bossi dei tempi migliori ma molto penalizzato da una sistemazione che ne soffocava assai la fonica, su cui provavamo ed improvvisavamo con grande piacere e di cui conserviamo ancora una registrazione amatoriale. Quell'organo è stato poi dismesso (ed il materiale fonico utilizzato per un nuovo strumento realizzato a Sestri Levante) e sostituito dallo Zanin quattro tastiere progettato da Nosetti, che rappresenta in modo plastico e ben tangibile l'ideale sonoro dell'organo nosettiano, basato su sonorità chiare, precise, molto ben delineate e caratterizzate da una solida base classica italiana su cui si innesta tutta una serie di timbriche neoclassiche tra cui un'ampia varietà di mutazioni semplici e composte ed un'agguerrita serie (ben quindici!) di registri ad ancia (tra cui una Trompeta de Batalla 8, un Clarin fuerte 4 ed un Regal fuerte 8 in chamade) che fanno la differenza e che nel disco possono essere ampiamente apprezzati in tutta la loro grandiosità. Peccato che di questo organo -a parte due belle fotografie- nel libretto a corredo del disco non ci sia alcuna notizia.
La registrazione è stata effettuata nel mese di Ottobre 2014 da Bernard Neveu, che si è occupato anche delle operazioni di mixaggio e postproduzione. La presa di suono -peraltro agevolata dalla posizione "facile" dello strumento- è estremamente pulita e ci presenta le foniche dello strumento in tutto il loro splendore, con una spettacolare "presenza" (sottolineata ancor più precisamente dalla stereofonia) delle chamades e con uno splendido effetto d'insieme in cui il rumore di fondo risulta assolutamente fisiologico, il tutto per un risultato fonico di grande espressività.
Molto curati i testi del libretto a corredo (in italiano, inglese e francese) con un'interessante trattazione dell'opera di Nosetti a firma di Paolo Giacone e corredati da una gradevole serie di fotografie tra cui una, molto bella, di Massimo Nosetti alla consolle del "suo" organo di Santa Rita. Un disco che -assieme al secondo volume che abbiamo già recensito- non può e non deve mancare nella discoteca di tutti gli appassionati dell'organo e della sua musica!



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