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Musiche di Dietrich Buxtehude




Dietrich Buxtehude
Organista: Walter Savant-Levet
Organo Chiesa di S.Maria Assunta di Vigliano Biellese
Edizioni Leonardi Milano - LEOCD060 - DDD - 2017

Abbiamo con piacere ricevuto questa nuova produzione delle Edizioni Leonardi di Milano dedicata alla musica di Dietrich Buxtehude. Il disco fa parte della prestigiosa collana Antichi Organi del Canavese" che presenta una nutrita serie di incisioni realizzate su strumenti antichi e moderni (come nel caso di questo disco) di quella zona geografica del Piemonte incastonata tra Torino, la Valle d'Aosta, il Biellese ed il Vercellese, che non solo si dimostra ricca di risorse naturali, industriali, artistiche ed architettoniche ma, anche, di un pregevolissimo patrimonio organario che può annoverare molti strumenti di splendida bellezza e fattura e di rinomate qualità timbriche.
Lo strumento scelto per questa incisione è un interessante organo realizzato da Dall'Orto & Lanzini nel 2007 per la chiesa di Santa Maria Assunta di Vigliano Biellese e che coniuga molto bene l'estetica fonica tipica del periodo tardo-barocco nordeuropeo con molte soluzioni timbriche proprie dell'organo italiano e rimpiazza in modo egregio i precedenti strumenti che erano esistiti in questa chiesa (un Velatta della seconda metà del Settecento, un Bussetti 1882 ed un Mascioni 1903). Inutile dire che questo organo si sposa perfettamente con le musiche nordeuropee barocche e, oviamente, con quelle di Buxtehude.
Di questo autore abbiamo ampiamente parlato su queste pagine in occasione di una trattazione che trovate QUI. Sulla sua figura musicale gli studiosi ed i critici musicali hanno ormai detto tutto quello che c'era da dire, a partire dal fatto che egli fu uno dei "maestri" di Johann Sebastian Bach per finire con il sottolineare la centralità della sua opera in un periodo di snodo fondamentale nel panorama musicale nordeuropeo con l'avvento dei nuovi "temperamenti" (in particolare i Werckmeister, resi pubblici dal loro autore nel 1681) che aprirono le porte ad una tecnica compositiva che poteva usufruire di tonalità fino ad allora impraticabili e che diede ai compositori di quell'epoca (in primis Buxtehude e, dopo di lui, Bach) la possibilità di "modulare" attraverso le varie tonalità in un modo del tutto nuovo, aprendo nuovi ed inaspettati orizzonti per la musica. A questo proposito, Buxtehude può essere considerato uno dei primi utilizzatori di questi nuovi temperamenti e questo accadde -precisamente- a partire dall'anno 1683, quando l'organo della Marienkirche di Lubecca, ove Buxtehude era titolare, fu sottoposto a lavori di "reintonazione" da parte dell'organaro Bruegel che durarono quasi tre mesi. Risulta evidente che questi lavori riguardarono l'adozione di un temperamento "nuovo" rispetto al precedente (probabilmente un Werckmeister III) poichè le composizioni di Buxtehude, in precedenza impostate su tonalità di ambito spiccatamente "mesotonico", da quel momento in poi mostrano una spiccata accelerazione verso un cromatismo che a quei tempi risultava possibile solo utilizzando strumenti "ben temperati".
Le caratteristiche della produzione organistica di Buxtehude sono state oggetto di innumerevoli studi ed analisi formali; quello su cui tutti i critici si sono trovati d'accordo è che lo stile compositivo delle sue opere è già fin dall'inizio una "novità" rispetto al passato. Prendendo infatti basi e spunti dalla letteratura dei decenni precedenti (Sweelinck, Scheidemann, Tunder) ed arricchendola di diversi spunti spiccatamente cembalistici (anche inglesi), l'autore opera da una parte una felice unione di stili e, dall'altra, presenta un'assoluta novità: il superamento "de facto" dell'unitarietà formale dell'estetica musicale; in effetti le sue composizioni organistiche, pur presentando titoli saldamente agganciati alle forme più frequentate in quell'apoca (Toccata, Fantasia, Canzona, ecc.) in sostanza ne ampliano i limiti per divenire tutt'altro. Circa questa sua caratteristica, riportiamo qui di seguito quanto avevamo scritto a suo tempo nella trattazione già citata ed a lui dedicata: "In questo egli fu un deciso innovatore, soprattutto per ciò che riguarda la musica organistica, nella quale introdusse per primo la parte di pedale intesa non più essenzialmente come "cantus firmus", ma come parte integrante del discorso melodico e armonico. A lui si devono, in effetti, le prime scritture per pedale "virtuosistico", che aprono orizzonti del tutto nuovi e che avranno poi in Bach il loro coronamento assoluto. La seconda cosa che favorì la decisa evoluzione della sua musica rispetto al passato fu quella specie di "distacco" che egli operò con l'ispirazione prettamente religioso-liturgica della musica, allentando i forti legami con le tematiche del "cantus firmus" e del "corale" ed ampliandone grandemente gli orizzonti. Se prima di lui le forme organistiche erano formate essenzialmente da episodi fugati di breve respiro alternati spesso ad episodi toccatistici con specifico carattere di cadenza, Buxtehude iniziò a costruire un linguaggio che, pur mantenendo le definizioni del passato (Toccata, Fantasia, Preludio) compenetrava in modo molto stretto questi stilemi, fondendoli insieme ed ampliando il discorso contrappuntistico fino a creare opere complesse e variegate, in cui il titolo non ha più molta importanza, nelle quali l'insieme delle diverse forme, amalgamate grazie ad una scrittura fluida dai caratteri variegati, ora impetuosi, ora estremamente dinamici, ora intimamente meditativi, dà origine a splendidi affreschi musicali che, a buona ragione, sono stati definiti, da chi di queste cose se ne intende, come capolavori del barocco romantico. A questo proposito, Buxtehude viene apprezzato in particolare modo per le sue Fantasie sui corali, che a quell'epoca risultavano di enormi proporzioni per il fatto che egli non utilizza più la tipica forma intesa come un susseguirsi di "strofe" musicali trattate ognuna in uno stile diverso e quasi separate una dall'altra, bensì le considera come vere e proprie opere autoreferenziali, in cui l'impiego delle varie forme e dei vari stili non è più fine a sottolineare episodi musicali isolati, bensì va ad integrare una trama musicale ben coesa, che si concretizza, concettualmente, in una vera e propria "meditazione" musicale e, strumentalmente, in brani di amplissimo respiro, grande ispirazione e splendida musicalità. Diversi studiosi hanno paragonato, sotto il punto di vista della costruzione e del trattamento del materiale musicale, queste composizioni alle grandi Fantasie-Corali di Max Reger e noi, nel nostro piccolo, condividiamo ampiamente questa lettura.".
L'incisione di Walter Savant-Levet va a pescare, nell'ottantina di brani che compongono il "corpus" delle composizioni organistiche di Buxtehude, una dozzina di opere che molto bene testimoniano quanto detto prima sulla figura e sull'opera di questo autore nordeuropeo (a proposito: molti continuano ad annoverare Buxtehude tra gli autori "germanici" ma, in effetti, egli era danese di nascita) e ce ne presenta diversi aspetti che confortano tutte le tesi musicologiche di cui è stato oggetto.
Sulla produzione organistica di Buxtehude, in particolare, si deve sottolineare "in primis" che non esistono intavolature originali ma tutte ci sono pervenute attraverso copie eseguite da musicisti o coevi o posteriori a lui ed inserite in raccolte pubblicate in preminenza nella seconda metà del Settecento. Circa le opere "libere", esse sono solite presentare un "incipit" redatto nello stile virtuosistico di quell'epoca, comunemente definito "stylus phantasticus", a cui segue sempre una fuga a cui l'autore fa seguire altri episodi in stile toccatistico o di fantasia alternati anch'essi a fughe od episodi fugati il cui sviluppo talvolta viene bruscamente interrotto da ulteriori incisi di stile toccatistico in cui è spesso la parte affidata al pedale che denota tratti ampiamente virtuosistici. Da queste caratteristiche risulta bene evidente che sia i titoli originali dei brani (Preludio, Toccata) sia quelli a loro attribuiti in seguito da alcuni revisori (Preludio e Fuga, Toccata e Fuga) risultano ampiamente riduttivi e non corrispondono alle caratteristiche formali dei brani. Per le composizioni ispirate dai temi dei Corali, invece, il discorso si fa più ampio e complesso. Le composizioni di Buxtehude basate su queste melodie portano tutte il solo titolo del corale ma tra di esse troviamo due generi specifici, il Preludio al Corale e la Fantasia sul Corale (circa la forma "Variazioni sul corale", molto praticata a quei tempi, è curioso notare come ben poco questo compositore vi si sia dedicato, preferendo -anche qui come nelle opere libere- adottare uno stile molto più aderente alle sue caratteristiche e costruendo quelle bellissime Fantasie sui corali di cui abbiamo già parlato nel corso di questa trattazione). Nella produzione organistica di Buxtehude spiccano anche tre brani ispirati da un genere musicale molto in voga a quei tempi in tutta la Germania, la Ciacona e/o la Passacaglia. Buxtehude compone una Passacaglia e due Ciacone, tutte costruite secondo il suo particolare stile ricco di episodi diversi e spesso contrastanti tra di loro, operando anche volentieri il "passaggio" dei temi tra i vari manuali ed il pedale e non disdegnando a volte anche ardite modulazioni in diverse tonalità. Tra queste opere risalta in modo particolare la Ciacona BuxWV 160, che nel suo svolgimento abbastanza temporalmente breve racchiude praticamente tutte la particolarità compositive di Buxtehude, raggiungendo una completezza ed un'unitarietà musicale che la rende un vero e proprio capolavoro. Tra le particolarità che possiamo notare nell'opera di questo compositore spicca, inoltre, una predilezione all'inserimento di episodi in ritmo ternario e ad andamento di "Giga" che se da una parte "rompono" molto opportunamente i quaternari in cui sono incastonati, dall'altra danno alle sue opere una brillantezza ed una vivacità assolutamente uniche; opinione personale, ma riteniamo che questo vezzo musicale derivi dalle Abendmusiken, serate con cadenza settimanale in cui l'organista, assieme alla Cappella Musicale e l'orchestra, suonava per il popolo radunato nella chiesa e che questa forma di danza strumentale, allora molto popolare, fosse molto ben apprezzata.
il disco si apre con la "Toccata" BuxWV 146, a cui seguono tre "corali", "Lobt Gott, ihr Christen allzugleich" (Preludio al Corale) BuxWV 202, "Nun komm, der Heiden Heiland" (Preludio al Corale) BuxWV 211 e "Nun freut euch, lieben Christen g'mein" (Fantasia sul Corale) BuxWV 210. La splendida "Ciacona" BuxWV 160 introduce il "Præludium" BuxWV 141, a cui segue quella che a nostro parere è una delle migliori Fantasie sui Corali di Buxtehude, quella su "Wie schön leuchtet der Morgenstern" BuxWV 223. Lo splendido e virtuosistico "Præludium" BuxWV 139 (a nostro parere una delle migliori composizioni libere di questo autore) introduce lo splendido Preludio al Corale "In dulci jubilo" BuxWV 197, a cui seguono le due versioni (Fantasia e Corale ornato) del corale "Gelobet seist du Jesu Christ" BuxWV 188 e 189. Il monumentale ed imponente "Te Deum laudamus" BuxWV 218, che Buxtehude scrisse effettuando uno splendido intreccio formale tra la Fantasia e le Variazioni sul corale, chiude in grandiosa bellezza l'incisione.
L'nterpretazione che Savant-Levet ci propone di queste opere è ottima ed improntata ad un rispetto profondo della filologia sia per quanto riguarda la perfetta aderenza a quelli che sono ormai stati accertati come i canoni interpretativi propri della scuola organistica nordeuropea barocca, sia per una lettura della partitura che, sfrondata dagli stilemi postromantici che l'appensantivano anche solo una ventina d'anni fa, ci fa riappropriare di un repertorio che, a quattrocento anni di distanza, si dimostra fresco, brillante e chiaro, senza nulla togliere a quelle caratteristiche di novità che lo caratterizzavano allora e che tali rimangono ancora oggi. Senza scomodare i "grandi" che si sono finora confrontati con queste musiche (Koopman in primis ma anche molti altri che ce ne hanno proposto splendide integrali), dobbiamo dire che le interpretazioni di Savant-Levet sono veramente ottime. Gli unici appunti che ci sentiamo di muovergli (ma sono, ovviamente, opinioni personali) riguardano alcuni brani in cui un andamento meno "veloce" avrebbe forse dato qualcosa in più in termini di espressività e l'utilizzo talora "disinvolto" del Cymbelstern e degli Usignoli.
L'organo di Vigliano Biellese è, come abbiamo detto, perfetto per questo genere di musica. Realizzato su due tastiere di 54 tasti e pedaliera retta di 27 note, presenta ventiquattro registri nominali (pari a ventisette reali) più gli accessori già citati (Cymbelstern ed Usignolo) a cui si aggiunge, ovviamente, un Tremolo al Positivo tergale. Il temperamento è -come per l'organo di Buxtehude- un Werckmeister III con corista "moderno" a 440 Hz, la pressione è relativamente bassa (60 mm a colonna d'acqua) e la trasmissione è mista, meccanica per tastiere e pedaliera ed elettronica, con ausilio di sequencer, per i registri. Impostato su di un'architettura timbrica spiccatamente nordeuropea, ricca di mutazioni e di ancie molto caratterizzate, mantiene nei cosidetti "Fondi" (Principale e suoi armonici) un retrogusto di solido sapore italiano che ne accresce la personalità e ne addolcisce il carattere. Il tutto per una tavolozza timbrica assai omogenea negli insiemi ma al tempo stesso brillante e di variegatissime sfumature per le voci solistiche, le mutazioni semplci e le ancie.
L'incisione è stata effettuata nello scorso mese di Giugno 2017; alla consolle il bravissimo Roberto Ricco, autore delle prese di suono anche delle precedenti produzioni di questa casa discografica, che si è occupato anche del montaggio e della postproduzione. Presa di suono ricca, accurata e molto corposa, con un'ottimo bilanciamento dei punti d'ascolto per una resa sonora che cattura alla perfezione tutte le particolarità dello strumento senza penalizzare in alcun modo l'"ambiente", il tutto per un ascolto finale -per apprezzarlo nei modi dovuti ve lo consigliamo con una bella cuffia HiFi- assolutamente calibrato e di grande "presenza".
Ad Adriano Giacometto si deve il progetto grafico e l'impostazione ed impaginazione del libretto a corredo, come al solito, per gli standard di questa casa discografica, di grande interesse, ricchissimo di informazioni sia sull'autore che sul repertorio che sullo strumento e, come sempre per questa collana, con l'indicazione delle registrazioni utilizzate dall'interprete per i vari brani, cosa che si dimostra sempre di estremo interesse sia per gli organisti che per gli addetti ai lavori.
In definitiva, un disco molto bello ed ottimamente interpretato, con un repertorio di grande bellezza ed effetto realizzato su di un organo che, pur se di non grandi dimensioni, non si propone come una banale "copia" degli antichi organi anseatici ma si rivela uno strumento con caratteristiche molto ben definite e di grande interesse per tutti gli appassionati. Un disco da acquistare sicuramente e da ascoltare con grande piacere.



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