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Bach - Clavier-Übung III




Bach - Clavier-Übung III - Messe Luthérienne pour Orgue
Organista: Domenico Severin
Organo Temple St.Jean di Wissenbourg
Appassionato - AP.012.2017.05 - DDD - 2017

Con grande piacere abbiamo ricevuto uno dei più recenti impegni discografici di Domenico Severin e con ancor maggiore soddisfazione lo abbiamo ascoltato, poichè questa volta è la musica di Johann Sebastian Bach che ne è protagonista. Ma in quest'occasione (il disco è stato infatti prodotto in concomitanza del cinquecentesimo anniversario della Riforma Luterana) è il Bach più profondamente religioso che ci si dipana in quella che può essere considerata la sua produzione più radicatamente ed intimamente ispirata dalla sua Fede.
Dobbiamo dire che fin dalle prime note del nostro ascolto ci sono tornate alla mente le interpretazioni "storiche" di quell'Albert Schweitzer che -personalmente- riteniamo il padre dell'interpretazione bachiana più appropriatamente aderente allo spirito liturgico del Protestantesimo. Facendo i dovuti "distinguo" sotto il punto di vista strettamente interpretativo (è passato un secolo da allora ad oggi), apprezzando ancora una volta la tecnica organistica di Domenico Severin, che nelle sue interpretazioni ha sempre ben presente l'aspetto più criticamente filologico, quello che più ci ha colpito è stato lo "spirito" con cui egli si è avvicinato a queste musiche, uno spirito di assoluto servizio liturgico e permeato di una religiosità profonda e rispettosa che raramente abbiamo potuto riscontrare in incisioni discografiche di altri organisti. In effetti, in occasione di incisioni discografiche si tende, anche talvolta involontariamente, a privilegiare l'aspetto "concertistico" dell'interpretazione per gratificare una platea il più possibile variegata di ascoltatori. Ebbene, questo disco non è un'incisione "spettacolare"; i brani sono "meditati", approfonditi e si sente chiaramente che Severin ha voluto andare a cercare, ha trovato e ci ripropone in modo egregio la rigorosità e la profondità del pensiero musicale più "teologico" di Bach, esattamente seguendo le sue indicazioni. In effetti, il Clavier-Übung, altro non è che il "catechismo" luterano messo in musica ed i corali che lo compongono sono presentati nello stesso ordine dei capitoli scritti da Lutero (Dieci Comandamenti: "Dies sind die heiligen zehn Gebot", Credo: "Wir glauben all'an einen Gott", il Padre: "Vater unser im Himmelreich", il Battesimo: "Christ unser Herr, zum Jordan kam", la Penitenza: "Aus tiefer Not schrei'ich zu dir" e la Cena: "Jesus Christus unser Heiland"). A loro volta, questi corali-capitoli sono preceduti da quattro corali che rappresentano la Trinità: "Kyrie, Gott, Vater in Ewigkeit", "Christe, aller Welt Trost", "Kyrie, Gott heiliger Geist" ed il Gloria "Allein Gott in der Höh sei Ehr". Tutto questo è introdotto e concluso rispettivamente dal Preludio in Mi bemolle Maggiore BWV 552 e dalla rispettiva tripla fuga che rappresentano, il primo, la maestà di Dio e, la seconda, il Dogma della Santissima Trinità.
Come si vede, non si tratta di musica ma, bensì, di teologia musicale ed è proprio quest'aspetto spiccatamente intrinseco che Severin ci vuole rappresentare e, dobbiamo dire, ci riesce in un modo superlativo.
Ma, guardando la scaletta del disco, molti si domanderanno il motivo per cui i corali qui interpretati sono solamente dieci (quattro più sei) a fronte dei ventuno che compongono effettivamente la terza parte del Clavier-Übung. Per capire questa differenza ci viene in soccorso -appunto- il grande Albert Schweitzer che ce la spiega così: "Questa strana differenziazione è dovuta al fatto che Lutero ha scritto due diversi catechismi, uno grande in latino per i teologi ed i pastori, uno piccolo in tedesco per i giovani. Per questo, Bach nella sua rappresentazione musicale del dogma, diede due diverse versioni di ogni corale.". A proposito, un piccolo suggerimento "a latere" che ci permettiamo di dare a tutti gli organisti che si approcciano alla musica di Bach: sarà vecchio, obsoleto e superato, ma il famoso testo di Albert Schweitzer "J.S.Bach il musicista poeta" rimane assolutamente fondamentale per "capire" non solo quella organistica, ma tutta la musica del Kantor di Lipsia.
Come dicevamo, ascoltando Severin ci è tornato alla mente Schweitzer. Ovviamente quest'ultimo -allievo di Widor- utilizzava per la sua interpretazione bachiana lo "stile" fondamentalmente "romantico", che vedeva nel legato la tecnica organistica prevalente in quell'epoca. Si possono fare -e sono state fatte- tutte le considerazioni possibili circa la rispondenza "filologica" di quel tipo di tecnica alla corretta esecuzione della musica barocca ed è ormai ben chiaro a tutti (dopo quasi un secolo di scoperte, analisi ed approfondimenti) che Bach, così come tutti i "barocchi", non suonava così. Altrettanto chiare, negli ultimi decenni, sono peraltro apparse alcune interpretazioni forzatamente filologiche -a volte anche esagerate- che organisti anche molto famosi hanno "costruito", talvolta al solo scopo di dare ad una musica spesso già conosciuta qualche caratteristica di "novità". Velocità ondivaghe e spesso improbabili, fraseggi arbitrari, sconnessi e talora balbettanti, registrazioni esageratamente "coloristiche" o, al contrario, immobilmente fissate sul "Volles Werk" sono i risultati che, nel "mare magnum" della discografia degli ultimi lustri, stanno a testimoniare quanto gli organisti abbiano dedicato all'aspetto puramente e filologicamente esecutivo ed interpretativo della musica del Kantor e quanto poco si siano dedicati alla ricerca di quello che ci sta dietro. Personalmente, quando ascolto le interpretazioni di Albert Schweitzer quello che mi balza alla mente non è la sua tecnica o la sua arte della registrazione, ma l'evidenza quasi solare del messaggio che questa musica contiene e trasmette, cosa che -invece- non viene alla luce ascoltando altre interpretazioni, tutte peraltro rispettabilissime e tecnicamente perfette ma che riducono -a mio parere- Bach al livello dei tanti altri compositori barocchi, perdendone di vista l'essenza più profonda.
Quello che Domenico Severin riesce a fare in questa sua incisione è -potremmo dire- una specie di "collegamento" tra queste modalità interpretative. Egli riesce, pur applicando tutte le recenti teorie esecutive ed interpretative sia nell'ambito della tecnica organistica che della scelta dei registri, a superare la barriera (peraltro spesso artificiosa e costruita dagli stessi organisti) che spesso impedisce che i due mondi che formano la musica di Bach (la Musica e la Teologia) si parlino e si incontrino. Il risultato è un disco bello, sentito, partecipato ed approfondito in tutte le sue caratteristiche e straordinariamente gradevole all'ascolto.
Ma per arrivare a questo risultato, evidentemente, anche la scelta dell'organo ha un peso specifico notevole. E lo strumento scelto da Severin è semplicemente perfetto per questo scopo. Si tratta di un organo costruito da Thomas nel 2015 per il Temple St.Jean (la chiesa protestante) di Wissenbourg, una bella cittadina francese della Bassa Alsazia ai confini con la Germania e poco distante da Strasburgo (non dimentichiamo, visto che lo citiamo spesso in questa pagina, che Albert Schweitzer era Alsaziano), e l'impostazione è assolutamente classica e nordeuropea, come sempre più si verifica in occasione della costruzione di nuovi organi neobarocchi. A prescindere dagli effetti di luce creati sulle montres da intelligenti e sapientemente posizionate lampade a LED (tale tipo di installazione luminosa la stessa ditta l'ha già attuata, ma con effetti molto più appariscenti ed opinabili, sul grande organo della Cattedrale di Monaco-Montecarlo), quest'organo presenta una solida e ben robusta tavolozza timbrica di tipo germanico-barocco sciorinata su tre tastiere e pedaliera (40 registri nominali, 51 reali). La grande differenza che abbiamo potuto constatare rispetto a tanti altri strumenti-copia o di similare ispirazione sta nel fatto che quest'organo non strilla, non sputa, non stride, non offende l'udito con le unghie delle mutazioni graffianti sulla lavagna e, soprattutto, rende gradevole anche all'orecchio moderno la sua accordatura su temperamento inequabile.
A rendere tutto l'insieme molto apprezzabile è, infine, la presa di suono -effettuata a fine Maggio 2017- molto ben curata, attenta e particolarmente equilibrata. Ottimo anche il lavoro di montaggio e postproduzione. Particolare attenzione è stata poi riservata al libretto a corredo, che a diverse interessanti iconografie affianca un testo molto approfondito presentato in ben quattro lingue: francese, italiano, inglese e tedesco.
Non importa se siete Cattolici, Protestanti, Buddisti o quant'altro. Acquistate questo disco ed ascoltatelo senza premura. Questa musica parla all'anima.



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