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Quattro secoli di Musica per Organo




Quattro secoli di musica per organo
Organista: Enrico Viccardi
Organo Chiesa Parrocchiale di Ospedaletto Lodigiano
Fugatto - FUG061 - DDD - 2015

Già da qualche tempo tenevamo in serbo questo disco per una recensione che, finalmente, possiamo proporre ai nostri amici lettori. L'incisione è dedicata ad uno strumento che risale alla metà dell'Ottocento, successivamente rimaneggiato ed infine completamente restaurato da Giani nel 2015. La costruzione del 1857 è attribuita quasi certamente a Bossi-Urbani mentre un intervento di modifica fu poi fatto da Riccardi nel 1878 mediante pesanti modifiche. In ogni caso, dall'esame di alcuni aspetti costruttivi, pare che già in fase di prima costruzione si sia trattato dell' "adattamento" di un organo che -presumibilmente- Bossi-Urbani aveva realizzato per un'altra chiesa e che poi, per motivi a noi sconosciuti, aveva "dirottato" ad Ospedaletto Lodigiano. Rimane comunque il fatto che la bontà e solidità della costruzione sia dei somieri che delle canne testimoniano la quasi certa paternità a questa casa organaria. Altrettanta cura, invece, non si è potuta riscontrare nell'intervento del Riccardi di vent'anni dopo.
Il disco si apre con la "Toccata del secondo tono" di Tarquinio Merula che all'età di sette anni, in seguito alla morte del padre, si trasferì a Cremona presso un fratello e dove rimase fino al 1616, quando si trasferì a Lodi dove per cinque anni fu organista nella chiesa dell'Incoronata. Tornato dapprima a Cremona, trascorse poi un periodo abbastanza movimentato, con incarichi musicali in diverse città ed anche in Polonia, dove fu musicista ed organista di Corte, fino al 1646, anno in cui tornerà definitivamente a Cremona, dove svolgerà anche attività di compositore e vi morirà il 10 Dicembre 1646. La produzione musicale di Merula comprende soprattutto composizioni vocali e strumentali sia di carattere religioso che profano; le sue composizioni per tastiera, invece, sono solamente sei tra cui la Toccata presentata su questo disco nella quale, dopo un incipit a modo di "Canzona", si sviluppa la toccata a cui è legata una seconda parte in cui gli episodi fugati si sviluppano in un interessantissima concatenazione che quasi anticipa quella che nei decenni successivi diventerà la classicissima forma Toccata-Fuga.
Di Domenico Zipoli abbiamo già ampiamente parlato in questa pagina. Enrico Viccardi ci propone qui la "Canzona in Sol", uno dei brani più noti di questo compositore, nella cui classica forma tripartita troviamo tutte le particolarità di freschezza e ricchezza d'ispirazione proprie delle composizioni di questo autore.
La "Toccata in Re minore BWV 913" di Johann Sebastian Bach ci rappresenta qui l'arte del Kantor di Lipsia e la sua grande capacità di attingere a modelli formali diversi per confezionare opere di grande respiro ed impatto. Composta tra il 1705 ed il 1708, questa composizione è forse una delle più rappresentative della musica per cembalo di Bach ed in essa sono presenti molteplici fonti di ispirazione (da Frescobaldi ai fiamminghi, da Buxtehude a Vivaldi, dallo Stylus Phantasticus alla rigorosità della fuga, dall'Arioso alla ricerca del cromatismo più ardito) collegate tra di loro in sezioni contrastanti che ne fanno uno dei brani per clavicembalo-organo più interessanti del Genio della Musica.
La produzione del britannico John Stanley si articola principalmente in una serie di quindici cantate e quattro oratori, formalmente inquadrati nella scia del suo predecessore Haendel, a cui si aggiungono sei concerti per organo ed archi, sei concerti per organo o clavicembalo solo, otto "Solos" per Flauto e continuo e tre volumi contenenti ciascuno dieci "Voluntaries" per organo. Queste ultime composizioni, che possono essere considerate come dei Preludi, sono le sue più conosciute nell'ambito organistico ed uniscono ad un'ispirazione tipicamente "corelliana" l'eleganza propria della musica britannica di quel tempo. Enrico Viccardi ce ne propone due, il "Voluntary VI" tratto dall' Op. 7 ed il "Voluntary VIII" dall'Op. 5. Il primo è composto da un Andante iniziale a cui segue un Vivace i cui temi alternati sono qui ben sottolineati dai registri dei Corni da Caccia e dei Cornetti. Il secondo è invece formalmente tripartito come un Concerto in cui giocano figurazioni virtuosistiche, fugati e combinazioni di accordi che rendono questo brano molto interessante e particolarmente gradevole all'ascolto.
il compositore germanico Christian Friederich Ruppe, nato nel 1753 e deceduto nel 1826, non è molto noto. Tra le sue opere corali sono apprezzate due sue cantate (per il Natale e per la Pasqua) mentre tra le opere strumentali spiccano i suoi "Diciotto pezzi per organo o fortepiano", da cui sono tratti i due brani presentati in questo disco. Essi sono il "Rondò" n. 6 e l' "Aria" n. 7. Questi due brani rispecchiano molto bene un'epoca di transizione artistica, che interessò tutte le arti, dalla pittura alla scultura, dall'architettura alla musica che, in quest'ultimo caso, prese il nome di "Stile Galante" (per le altre arti si parla, invece, di "Rococò") ed i cui prodromi si ebbero nella prima metà del Settecento quando ancora era in vita Bach e che poi si affermò per tutto il diciottesimo secolo. I brani di Ruppe presentati nel disco racchiudono, pur nella loro brevità, tutte le caratteristiche di una musica delicata, signorile ed elegante che rispecchia in toto i sentimenti di leggerezza, spensieratezza e frivolezza che caratterizzarono quell'epoca.
Carlo Fumagalli (1822-1907) fu un organista e trascrittore quasi contemporaneo di Giuseppe Verdi e le sue musiche per organo sono note per essere, essenzialmente, le più popolari e conosciute sinfonie ed arie di Verdi trascritte per l'organo e destinate all'utilizzo liturgico (la sua opera principale è, infatti, la "Messa Solenne tratta da opere del celebre Verdi e adattate all'organo da Carlo Fumagalli"). La musica di questo autore, come peraltro quella di moltissimi suoi contemporanei, è sintomatica di un'epoca -squisitamente italiana- in cui l'organo cessa di essere uno strumento liturgico per diventare uno strumento "divulgativo" che proponeva alla popolazione le melodie di quello che per quei tempi era il più grande musicista italiano, il "risorgimentale" Giuseppe Verdi. Enrico Viccardi ci propone, nel disco, i "Versetti per il Gloria" tratti dalla citata Messa Solenne e che ci propongono alcune melodie, peraltro splendidamente adattate per questo tipo di organo, tratte da "La Traviata".
Padre Davide da Bergamo (Felice Moretti), che abbiamo trattato in questa pagina, è stato il massimo esponente dell'Ottocento organistico italiano. A differenza del Fumagalli, egli non trascriveva le opere di Verdi o degli altri autori "teatrali" per l'organo, bensì componeva opere che, seguendo ovviamente lo stile dell'epoca, rappresentavano un vero e proprio nuovo filone musicale, traendo dagli organi che venivano costruiti in quell'epoca tutte le migliori ispirazioni per un tipo di musica che, al di là delle apparenze squisitamente "sinfoniche", denotava una solidità formale di diretta derivazione "classica" unita ad un costante lavoro di osservazione attenta e puntuale delle novità musicali del suo tempo; a tutto questo egli univa un'ispirazione che ci rivela come egli, pur conducendo una vita monastica, fosse particolarmente attento -e forse anche intimamente partecipe- alla vita politico-sociale molto "agitata" dell'Italia risorgimentale. Di Padre Davide possiamo ascoltare in questo disco due opere molto note, la "Sonatina" in Do maggiore e la "Sinfonia in re, con Tromba obbligata e Viole d'accompagnamento" che ci dimostrano da una parte la squisita arte compositiva di Moretti e, dall'altra, la perizia con cui egli sapeva utilizzare le voci degli organi che a quell'epoca popolavano le nostre chiese e, in particolare, quello costruito da Serassi presso la chiesa di Santa Maria di Campagna a Piacenza dove egli era organista e viveva.
Il disco si chiude con un autore del Novecento, anch'egli religioso, Jean-Marie Plum. Nato nel 1899 a Liegi, dopo aver studiato musica al Conservatorio e Filosofia e Teologia presso il Seminario cittadino, nel 1921 entrò nell'Ordine dei Serviti (Servi di Maria). Fu dapprima a Roma, poi a Bruxelles e poi ancora, nel 1925, a Udine. Ritornato a Bruxelles due anni dopo, divenne Priore presso il locale convento dell'Ordine. Musicista stimato e particolarmente apprezzato anche presso la Curia Romana, affiancò a tutta la sua vita monastica una importante attività musicale come organista, direttore di coro e compositore. Dal 1924 al 1943 compose quasi duecento opere, tutte nell'ambito della musica liturgica e religiosa. La sua ispirazione derivava sempre dalla liturgia ma la sua vena musicale, che privilegia per alcuni aspetti le gamme tonali di Debussy, mostra una particolare predilezione per un'armonia "semplice" ma raffinata dall'utilizzo di quarte e quinte "vuote" che raffigurano una specie di misticismo musicale e da ritmi che con arditi giochi di "ridondanza" producono siggestivi effetti. La musica di Plum, oltre che profondamente religiosa, la si può anche definire, per le caratteristiche atmosfere che evoca, come "descrittiva". Plum muore a Bruxelles nel Gennaio 1944 all'età di soli 45 anni, lasciando una corposa testimonianza anche ai musicisti suoi contemporanei, tanto che Charles Tournemire di lui disse: "Padre Plum aveva qualcosa da dire, e l'ha detto.". Di lui Viccardi ci propone cinque splendidi "Offertoires" tratti dalla raccolta dei 20 Offertori Op. 115, che molto bene ci rappresentano la personalità di questo compositore.
Enrico Viccardi, di cui abbiamo già recensito un DVD dedicato a Bach ed un CD dedicato alle musiche di Tarquinio Merula, non possiamo che confermare qui tutte le ottime impressioni che avevamo esposto in precedenza. Dalla tecnica precisa e sempre aderente ad una filologia interpretativa di prim'ordine fino al sempre ponderato approccio musicologico alle opere, dobbiamo riconoscere a quest'organista una splendida capacità di proporre musiche di diverse epoche sempre nella giusta ottica e sempre con un intento pedagogico che spesso viene a mancare in interpretazioni di altri organisti che privilegiano troppo l'effetto "spettacolare" di una performance artistica. Viccardi non ci stupisce con effetti speciali ma ci propone le musiche privilegiandone un punto di vista (o, meglio, un punto d'ascolto) che tiene ben in luce l'aspetto intrinseco delle stesse, facendocene apprezzare le caratteristiche con piacere e gradevolezza senza peraltro mai scadere nel didascalico.
Lo strumento scelto per l'incisione, dicevamo, è un Bossi-Urbani del 1857, realizzato secondo tutti i criteri dell'organaria di quell'epoca e che, nonostante le non grandi dimensioni (una tastiera, pedaliera corta di 12 note e 37 registri nominali spezzati pari a 34 reali più banda e campanelli), risulta assolutamente perfetto per proporre le musiche di Fumagalli e Padre Davide, adattissimo per la musica dei secoli precedenti e sorprendentemente performante anche per le musiche quasi-contemporanee di Plum.
L'incisione è stata effettuata nel mese di Agosto 2015 con alla consolle l'ormai notissimo Federico Savio, che ha curato da par suo anche tutti i procedimenti di mixaggio e postproduzione con un risultato assolutamente di prima qualità. Come sempre, la presenza dell'organo è viva, ben delineata e presente, con una profondità d'ambiente perfettamente calibrata che consente all'ascoltatore di godere a pieno sia delle varie timbriche che degli insiemi, sempre ottimamente amalgamati.
Molto gradevole ed elegante la veste grafica che, rifuggendo dal solito contenitore plastico, ci propone un bel libretto cartaceo dalla veste grafica molto curata, con un'impaginazione ampia e "respirata" e con tocchi di colore che ne impreziosiscono la raffinatezza. Molto interessanti e corposi i testi a corredo, presentati -purtroppo- nella sola lingua italiana.
In definitiva, un disco molto bello, piacevole e di gradevolissimo ascolto che consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori.



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