Logo Arretrati

Bach Organ Works




Bach with heArt - Organ Works
Organista: Silvia Tomat
Organo Collegio Don Mazza di Padova
Fugatto - FUG 068 - DDD - 2017

Il CD che presentiamo in questa recensione, pur facendo parte dell'imponente produzione discografica di carattere antologico che ogni organista che si rispetti obbligatoriamente deve dedicare al sommo Bach, se ne distacca per alcuni aspetti, non ultima una buona affinità con il CD precedentemente recensito e dedicato da Severin al Clavier-Übung III soprattutto per ciò che riguarda l'approccio e le modalità interpretative.
Anche in questo caso, infatti, possiamo apprezzare da parte dell'organista un accostamento alla musica di Bach particolarmente "rispettoso" e, soprattutto, sorretto e confortato da un notevole lavoro propedeutico di studio ed approfondimento; non ultima, inoltre, una modalità interpretativa che tende fortemente a sottolineare le caratteristiche squisitamente "musicali" dei brani interpretati, senza necessariamente doverne esaltare le caratteristiche "concertistiche" e di effetto. La sobrietà è la cifra che Silvia Tomat mette in campo durante le sue interpretazioni e questo, unito ad un'esecuzione molto precisa ed attenta e ad un'arte della registrazione particolarmente accurata, danno a questo disco un buon valore aggiunto.
Non troviamo qui i "francesismi" esasperati di un Isoir nè le velocità impossibili di un Chapuis o, al contrario, l'impersonalità quasi stucchevole di uno Stockmeier. Ovviamente non si possono fare paragoni con l'immenso Karl Richter (chi scrive ebbe in gioventù il privilegio e la fortuna di poterlo ascoltare live in concert) ma, sotto diversi punti di vista, ritroviamo in questo disco alcune delle caratteristiche del grande Helmut Walcha, prima fra tutte una profonda riflessività ed una speciale propensione a rappresentare attraverso la sua musica la figura musicale del Kantor.
Il repertorio proposto dalla Tomat riesce a rappresentare, pur in un solo disco, abbastanza completamente questa figura. Non abbiamo qui le grandi Fantasie o Preludi (che peraltro, rappresentano solo una parte - quella più conosciuta e, forse, spettacolare- dell'opera organistica di Bach); troviamo, invece, una scelta assai completa dei diversi ambiti in cui si è esplicata l'attività compositiva di questo autore nell'ambito dell'organo, una scelta che ci consente di apprezzarne più approfonditamente le varie fonti di ispirazione e le caratteristiche compositive.
Il disco si apre con la Toccata e Fuga BWV 566, probabilmente composta da Bach a Lubecca durante i pochi mesi ivi trascorsi a cavallo tra il 1705 ed il 1706. L'impostazione del brano è spiccatamente ispirata dalla musica del suo maestro Buxtehude ed è caratterizzata dall'alternanza degli episodi e da spiccati slanci toccatiscici e virtuosistici sia di pedale che di manuale in quello che viene definito "stylus phantasticus". Quest'opera, originariamente scritta da Bach nella tonalità di Mi Maggiore (quando la compose, l'autore aveva a disposizione un organo "temperato", con tutta probabilità, su un Werckmeister III), venne poi trascritta, dallo stesso Bach, in una versione -in Do Maggiore- "suonabile" anche su organi accordati sul "tono medio" dei secoli precedenti, che a quei tempi erano ancora la maggioranza. La trascrizione dei brani organistici da tonalità "ben temperate" a tonalità "medie" era a quei tempi una necessità e questo brano non è certamente l'unico; è da notare, curiosamente, che questa pratica si è rivelata utile anche a trecento anni di distanza in occasione dell'incisione di queste composizioni su strumenti originali dell'epoca (Ton Koopman, Marie-Claire Alain) oppure su strumenti moderni realizzati secondo le norme organarie antiche.
Il corale "Schmücke dich, o liebe Seele", estratto dai corali "di Lipsia", è uno dei più conosciuti ed eseguiti della produzione bachiana; in quest'esecuzione l'organista esprime pienamente la sua capacità di sottolineare in modo assolutamente splendido sia l'ornamentazione della linea melodica che l'accompagnamento, fornendocene una versione molto bella, sentita ed accurata.
Segue poi la Triosonata BWV 526, brano che, assieme alle altre cinque sonate similari, rappresenta per gli organisti il più impegnativo banco di prova circa la tecnica esecutiva contrappuntistica e di fraseggio, una prova assai impegnativa che la Tomat, con un'interpretazione molto precisa e "cembalistica" (in effetti, questi brani -abitualmente proposti all'organo- furono composti per clavicembalo con pedaliera), supera brillantemente.
Un altro campo molto interessante della musica organistica di Bach sono le Partite su corale e qui la scelta di repertorio dell'organista è caduta, molto a proposito, sulle "Partite super Christ, der du bist der helle tag", composte ad Arnstadt tra il 1703 ed il 1707. La differenza tra le Partite e le Variazioni su corale (che formalmente all'ascoltatore possono sembrare uguali) è sottile e specificatamente "teologica" o liturgica, tenuto conto che per la realizzazione delle Partite si utilizzano gli stessi metodi formali delle variazioni. In effetti, nella Partita sono esattamente le singole strofe del corale che vengono trattate ognuna in forma di variazione sul tema, la prima delle quali è -sic et simpliciter- l'armonizzazione pura della melodia del corale. In questo caso le "partite" sono realizzate sulle sette strofe del corale (per l'esattezza si tratta di un cantico) composto nel 1556 da Erasmus Alberus, noto teologo tedesco e stretto collaboratore di Lutero.
Il corale "O Mensch, bewein' dein' Sunde gross" è uno dei più "mistici" ed espressivi e, bisogna dire, che Bach ha qui preso la melodia composta da Graitter nel 1550 e l'ha fatta diventare puro sentimento di una fede semplice ed al tempo stesso saldissima. Il grande Germani diceva che in questo corale Bach raggiunge "l'apice dell'intima commozione" e l'interpretazione molto profonda e sentita della Tomat ne è una bella testimonianza.
Il disco si chiude con la Fantasia in Sol Maggiore BWV 572", detta anche "Pièce d'Orgue". Essa fu composta prima del 1712 in forma tripartita ed ognuna delle tre parti ha caratteristiche diverse in cui la prima e l'ultima rivestono -ognuna per diversa impostazione- caratteristiche virtuosistiche di stile toccatistico mentre la parte centrale è un'ampio episodio in contrappunto stretto a cinque voci in cui, oltre al carattere solenne e rigoroso, Bach si avventura in modulazioni per quei tempi veramente ardite che portano il brano a veleggiare verso tonalità sempre più lontane per poi introdurre la parte finale con una quasi angosciante cadenza sospesa.
Silvia Tomat è una brava organista e cembalista udinese, formata al locale Conservatorio con la Fontebasso e poi perfezionata con Tagliavini (e quest'influenza nel disco si sente), Rogg, Ghielmi, Radulescu ed altri. Dopo aver studiato clavicembalo con Gregoletto, si è dedicata all'approfondimento della prassi esecutiva antica ed ha affiancato alla sua attività didattica, che svolge presso diverse realtà della zona, la realizzazione di un primo disco dedicato a Buxtehude ed a Bach. Dotata di un'ottima tecnica cembalo-organistica, quest'organista dimostra -come abbiamo già detto in apertura- una notevole dote di approfondimento e di cura non solo nell'approccio alle opere che interpreta ma, anche, un'ottima padronanza dello strumento, supportata da un'arte della registrazione molto convincente, arte che esplica molto appropriatamente sullo strumento utilizzato per l'incisione.
L'organo è il pregevole (già lo abbiamo citato qualche volta su queste pagine) Zanin due tastiere e pedaliera realizzato nel 2007 per il Collegio "Don Mazza" di Padova. Si tratta di uno strumento concepito secondo le regole dell'organaria barocca nordeuropea, delle quali ricalca le caratteristiche più interessanti a partire da un temperamento Werckmeister III su cui si dipana una tavolozza timbrica che, nonostante i nomi dei registri in italiano, risulta ricca delle Mutazioni tipiche dell'organaria di quei Paesi. Quindici registri reali all'Hauptwerk, dodici al Positivo e cinque al pedale -con trasmissione rigorosamente meccanica- formano una macchina sonora che, a differenza di tanti altri organi similari, non stride, non fischia e non "morde", presentando invece un'omogeneità ed una compattezza di suono molto "italiane" che rendono assai piacevole l'ascolto delle musiche del Kantor e ce le fanno gustare molto piacevolmente.
Registrato nel Giugno dello scorso anno 2017, questo disco vede alla consolle di registrazione il "nostro" Federico Savio, che qui si avvale, per le operazioni di montaggio, anche dell'opera di Manuel Tomadin, anch'egli rinomato organista e cembalista, che dona a questa realizzazione discografica un notevole valore aggiunto sia tecnico che artistico.
Molto gradevole e senza inutili fronzoli è la veste tipografica (che vede, tra l'altro, anche il gradevole gioco di parole tra "cuore" e "arte" del titolo), con brevi ma esaurienti note sul repertorio a firma dell'interprete (presentate in Italiano ed Inglese) ed appropriati e ben misurati inserimenti fotografici. Il tutto per un bel disco, che gratifica abbondantemente sia gli appassionati che gli addetti ai lavori con un buon repertorio ed un'ottima interpretazione. Lo consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori.



Torna all'Indice Recensioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2018