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Musica per Organo di Mushel




Georgi Mushel - Complete Organ Music
Organista: Benjamin Saunders
Organo Cattedrale di Leeds
Brilliant Classics - DDD - 9279 - 2013

Abbiamo già citato una volta, su queste pagine (precisamente QUI), Georgi Mushel, un autore poco conosciuto nell'ambito della musica organistica se non per la sua "Toccata". In effetti egli fu un brillante musicista, un ottimo compositore ed un personaggio assai importante nell'ambito della musica "sovietica" del Novecento, ricoprendo anche l'incarico di Direttore del Conservatorio di Tashkent, la capitale dell'attuale Uzbekistan.
Georgi Alexandrovich Mushel nasce a Tambov, nella Russia imperiale, il 29 Luglio 1909. Dotato di ottime capacità musicali, all'età di ventun anni entra al Conservatorio di Mosca dove studia con Gnessin, Oborin e Mjaskowski (a sua volta allievo di Rimski-Korsakov). Brillantemente diplomato in Pianoforte e Composizione, verso la fine degli Anni Trenta del secolo scorso assume dapprima la cattedra di Pianoforte al Conservatorio di Tashkent e in seguito, nel 1976, è nominato professore di Composizione presso lo stesso Conservatorio. Mushel trascorrerà tutta la sua vita in quella città, dove poi morirà il 25 Dicembre 1989, proprio nel mezzo del periodo storico di sfaldamento dell'Unione Sovietica che porterà l'Uzbekistan, neppure due anni dopo (Settembre 1991), all'indipendenza.
E' indubbio che il mezzo secolo trascorso in Uzbekistan abbia fortemente condizionato la sensibilità artistica (Mushel era anche un valente pittore) e musicale di questo compositore; le melodie del canto tradizionale, le affascinanti vestigia di un passato plurimillenario, le distese desertiche, gli sterminati panorami, le valli ricche di colori e popolate da un'umanità semplice ma generosa sono stati i cardini su cui Mushel ha mano a mano costruito un'estetica artistica e musicale che si è concretizzata nelle sue opere pittoriche e nelle sue composizioni, che sono letteralmente intrise di queste atmosfere del tutto particolari.
Come era prassi ed abitudine nell'Unione Sovietica, Mushel era -burocraticamente- un normalissimo "funzionario" statale, e come tale i suoi compiti erano essenzialmente quelli di svolgere bene il suo mestiere di insegnante di musica, formando le nuove generazioni di musicisti che avrebbero dovuto portare alte nel Mondo le idee musicali della grande Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ed anche la composizione musicale -in quell'epoca ed in quei luoghi- doveva essere soprattutto finalizzata a tali scopi. Mushel, forse anche per la sua posizione "defilata" rispetto alla centralità politico-musicale del PCUS, riesce, a differenza di molti altri musicisti ben più noti del panorama sovietico, invece a mantenere nella sua produzione un profilo meno "politico" e più "artistico". Non troviamo nella sua produzione musicale, peraltro assai variegata e consistente, sinfonie e concerti in celebrazione degli operai delle gloriose industrie siderurgiche (che, peraltro, nel poverissimo Uzbekistan non esistevano) oppure magniloquenti suites che glorificassero le sfolgoranti vittorie della Rivoluzione d'Ottobre. Quello che troviamo nelle sue composizioni (ed anche in quelle per organo) è una passione ed un amore profondo per la terra in cui egli viveva e di cui egli cercava di fissare le caratteristiche sia nei suoi quadri che nelle sue musiche.
Come, abbiamo detto, la produzione musicale di Mushel è abbastanza nutrita. Vi troviamo molte opere orchestrali, tra cui diverse Sinfonie, Balletti, opere corali, brani per ensemble di strumenti diversi, composizioni per pianoforte, musiche per film, musiche di intrattenimento e, per ciò che ci riguarda, una quindicina di brani per organo (di cui alcuni sono trascrizioni dell'autore di brani pianistici) che troviamo raccolti in due Suites ("Samarkand Suite" e "Uzbekistan Suite") a cui si aggiungono i "Six Pieces" e l' "Elegia", trascritta per organo dal pianoforte. Inutile sottolineare (lo dicono chiaramente i titoli) come il "territorio" sia stato il principale elemento di ispirazione di Mushel.
Il disco si apre con la Samarkand Suite che, come dice il titolo, è ispirata dalla plurimillenaria città di Samarkand. Samarcanda è una delle città più antiche (può vantare quasi tremila anni di storia) che esistano al Mondo. Patrimonio dell'Umanità dal 2001, questa città deve la sua fama (e la sua longevità) alla sua posizione geografica, che ne fa uno dei punti strategici di quella che nei millenni scorsi era la cosidetta "Via della Seta", cioè quel percorso che consentiva gli interscambi commerciali tra l'Europa e l'Asia. Crocevia di molteplici culture e religioni, essa si trova praticamente al centro geografico di alcune popolazioni antichissime (Uzbeki, Tagiki, Persiani...) ed è stata ispirazione per moltissime opere letterarie (tra cui una leggenda popolare che ispirò l'omonima famosa canzone italiana che rese celebre Vecchioni -che la cantava- e Branduardi -che suonava il violino- apparsa nel 1977) e che venne citata anche da Marco Polo nel resoconto dei suoi viaggi verso l'Oriente. La Suite di Mushel si compone di cinque "quadri" che, esattamente come altrettante tele pittoriche, descrivono luoghi, momenti ed atmosfere di questa città e dei suoi luoghi più caratteristici. I cinque brani si intitolano, rispettivamente, "Qasida to the Master Builders of Ancient Samarkand" (la "Qasida" è un genere poetico arabo del VI secolo che qui viene preso in prestito e messo in musica per celebrare i costruttori dell'antica città), "On the Deserted Hills of Afrasiyab", che rappresenta in musica uno dei siti archeologici più antichi di Samarcanda, risalente nelle origini al 500 a.C., "The Flowering River Valley of the Zaravshan", in cui Mushel ci presenta l'ubertosa valle del fiume che attraversa Tagikistan ed Uzbekistan e scorre accanto a Samarcanda, "In the Twilight of the Shakhi Zinda Nacropolis", dove protagonista è l'antica necropoli, vicina a Samarcanda, le cui origini risalgono all'Undicesimo Secolo e nella quale, secondo una leggenda locale, pare sia sepolto il cugino del Profeta Maometto, e "Samarkand in the Light of the Rising Sun", che ci rappresenta la luce dell'alba che illumina la città. Come si vede (e come si può ascoltare nel disco), in quest'opera l'autore tratta il pentagramma come una tela pittorica, sulla quale stende le sue pennellate e ricrea situazioni, luci, atmosfere ed impressioni esattamente come un pittore (e lui lo era), nella migliore tradizione della musica descrittiva, che nella rappresentazione del paesaggio trova il canale più adatto per raffigurara e trasmettere le emozioni. In queste pagine (ed anche in quasi tutte le altre), Mushel riesce anche ad esprimere un'estetica "quasi" fotografico-istantanea, rendendo questi brani come una specie di "documento" sonoro, i cui titoli sarebbero perfetti come didascalie di una mostra -appunto- fotografica.
Segue l'"Elegia" che, come abbiamo detto, è la trascrizione, fatta dall'autore stesso, di un suo brano per pianoforte. I "Six Pieces" che seguono presentano un'impostazione formale più "classica", riprendendo l'architettura delle "raccolte" di brani di genere ed impostazione diversi. Troviamo qui brani di diversa estrazione; abbiamo l'estetica "classica", con il "Preludio" e la "Fuga", quella "romantica" ("Nocturne" e "Intermezzo") e due brani che Mushel inserisce per sottolineare la "sua" estetica. Il primo reca come titolo "In memory of Navoi" ed è un brano celebrativo di un notissimo e popolarissimo poeta uzbeko vissuto nel quindicesimo secolo (dal 1441 al 1501) che è considerato uno dei "padri" culturali di quella regione ed a cui, a Tashkent, è stato intitolato il più importante teatro (il "Alisher Navoi Opera and Ballet Theatre", costruito a cavallo della seconda guerra mondiale grazie alla manodopera -forzata- fornita dai prigionieri di guerra Giapponesi e terminato nel 1945), un bellissimo parco pubblico dove campeggia una sua grande statua ed una delle più importanti stazioni della metropolitana, realizzata in uno stile gotico-moresco e che, da sola, varrebbe la spesa del viaggio per poterla ammirare. Inoltre, per comprendere bene quanto importante sia in Uzbekistan questa figura storica, basti dire che a lui è stata intitolata addirittura una città, attuale importante centro di produzione di gas naturale; la particolarità di questa città è che essa fu ri-fondata nel 1958 dopo un lungo periodo di abbandono e che anche la città originale portava lo stesso nome. Il secondo brano che testimonia l'estetica musicale di Mushel è l' "Improvisation on an Uzbek folk theme", dove ben chiara appare l'influenza che la musica tradizionale Uzbeka ebbe sulla produzione di questo autore.
Conclude il disco la seconda suite per organo ("Uzbekistan Suite"), formata da soli tre brani ma che, nell'ambito della musica "russa", è la sua composizione più conosciuta. Qui i titoli non sono "evocativi" come nell'altra suite, ma la musica è anche qui perfetta rappresentante dell'ideale di Mushel. Dei tre brani che la compongono ("Aria", "Toccata" e "Fuga") sono state elaborate, sia dallo stesso autore che da altri musicisti, diverse trascrizioni anche per grande orchestra che vengono abitualmente proposte con grande successo in particolar modo nei Paesi dell'ex-URSS della zona meridionale. Della stessa "Toccata" esistono alcune versioni, sempre per organo ed elaborate dallo stesso Mushel, che da qualche anno vengono proposte in concerto nel Mondo, ed anche qui in Italia, come pezzi di bravura e virtuosismo. In questo disco l'organista ce ne propone la versione originale.
Georgi Mushel appare, dalle sue musiche, un compositore che, attingendo dalla solidissima scuola russa, sotto certi aspetti ne amplia ed esalta alcune caratteristiche basilari come la poetica delle melodie, la predilezione per le danze ed i canti popolari, la magniloquenza della rappresentazione naturalistica e l'orgogliosa appartenenza territoriale. Sotto questo aspetto, egli appartiene totalmente alla grande tradizione musicale russa dell'Ottocento e del Primo Novecento. Nelle sue composizioni -come abbiamo già accennato- è inoltre molto sottolineato l'aspetto descrittivo ed impressionista, trasposto però in un'estetica dove diversi elementi di modernità ne rendono molto più "attuali" gli stilemi. Sicuramente Mushel non è uno dei "grandi" musicisti russi, peraltro quasi suoi coetanei (Rachmaninov, Shostakovich, Prokofiev), che abitualmente siamo soliti ascoltare nelle nostre sale da concerto ed altrettanto sicuramente questa sua posizione di "seconda fila" è dovuta al fatto che egli operò sempre -letteralmente- "ai confini dell'Impero"; riteniamo però che una valorizzazione della sua figura musicale -e non solo organistica- anche nell'ambito dei confini internazionali sia perlomeno doverosa.
Benjamin Saunders, uno dei migliori organisti britannici attualmente sul panorama musicale organistico internazionale, è l'interprete di queste musiche. Dedicatosi giovanissimo alla musica, educato a Cambridge alla grande scuola di Peter Hurford, ha calcato le cantorie di prestigiose cattedrali inglesi (Edinburgo, Blackburn, Chester) prima di approdare alla consolle del monumentale Norman & Beard/Klais della Cattedrale di Leeds, dove è, inoltre, direttore di tutte le attività musicali e del prestigioso coro. Interprete e solista di ottima fama e particolarmente apprezzato per le sue doti musicali ed interpretative, nel suo repertorio spazia dai classici ai romantici, dalla trascrizione al jazz, dagli arrangiamenti alla musica contemporanea, rivelandosi un musicista completo, di grande esperienza e di ampia apertura verso generi anche assai diversi tra di loro. In quest'incisione egli ci presenta la musica di Mushel per quella che effettivamente è, con tutte le sue caratteristiche e le sue particolarità, riuscendo a coglierne assai in profondità le forti pulsioni ispiratrici e riuscendo a rappresentarcene con maestria e partecipazione le caratteristiche "pittoriche", che sull'organo di Leeds, grazie alle sue possibilità fonico-timbriche di splendida qualità e fattura, risaltano ancora più sottolineate e presenti.
Lo strumento, abbiamo detto, è un grande organo a quattro tastiere, pedaliera e 49 registri nominali (57 reali) suddivisi in due corpi d'organo e sette sezioni foniche. Le sue caratteristiche originali (Norman & Beard lo realizzò nel 1904) lo vedono -come tutti gli strumenti britannici dell'epoca- assai povero di mutazioni (nessuna mutazione semplice, solo tre ripieni da tre file ciascuno) ma molto robusto nei "fondi" (sette Principali, ventitre registri nella tessitura degli otto piedi), nelle ancie e nei registri coloristici. Il lavoro di ri-costruzione effettuato da Klais nel 2010 variando la disposizione dei corpi fonici, ne ha mantenuto intatte le potenzialità e le caratteristiche originali, che per l'interpretazione delle musiche di Mushel si rivelano assolutamente perfette.
Le registrazioni sono state effettuate il 26 Novembre 2012 a cura di Andrew Mellor e Craig Jenkins. La presa di suono è molto buona e riesce a rendere molto fedelmente tutte dinamiche di questo strumento anche se, per certi versi, personalmente avremmo preferito una "presenza" dei dettagli fonici e timbrici meglio definita, magari con qualche rumorino di fondo in più ma con maggiore "grinta" e definizione di suono. Il risultato è comunque ottimo ed anche il lavoro di post-produzione si rivela accurato e molto preciso. Discreto e mediamente esaustivo è infine il libretto a corredo, con iconografia essenziale e testi a corredo -come di prassi nelle produzioni di questa casa discografica- in sola lingua inglese.
In definitiva, si tratta di un disco il cui interesse musicale va ben oltre le solite aspettative e ci presenta un autore ed un repertorio che molto difficilmente si riesce ad ascoltare sia in concerto che su disco. Il fatto, poi, che in quest'incisione sia presente praticamente tutta la produzione organistica di questo compositore pressochè sconosciuto è sicuramente il motivo principale per cui -a nostro parere- questo disco non debba mancare nella discoteca sia degli addetti ai lavori che dei semplici appassionati, che lo troveranno di assoluto interesse e di gradevolissimo ascolto.



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