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Musiche per organo di Gaetano Valeri




Valeri - Complete Organ Music
Organista: Paolo Bottini
Organi: Basilica di S.Giorgio Maggiore di Venezia
Chiesa di S.Rocco di Venezia
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Vallio Terme
Chiesa di S.Maria Assunta di Candide di Cadore
Chiesa di S.Floriano di Pieve di Zoldo
Clavicembalo Andrea Di Maio 1986
Brilliant Classics - DDD - 3CD - 95559 - 2017

Quando chi scrive iniziava ad affacciarsi al mondo dell'organo -stiamo parlando dei primi Anni Settanta del secolo scorso- la disponibilità, e la conseguente conoscenza, della musica organistica era molto più ridotta rispetto ad oggi. Ciò era dovuto al fatto che non erano ancora apparse a stampa nè le integrali dei grandi autori "classici" (le uniche disponibili erano quelle di Bach, allora non ancora completa, e quella di Franck) e solo nei decenni seguenti, grazie anche alle "urtext" (riproduzioni delle partiture originali), si è andati via via scoprendo diversi autori di cui fino ad allora ben poco era stato pubblicato (è il caso di Buxtehude, dello stesso Bach e di diversi altri). A ciò si aggiunga che, a quei tempi, procurarsi tali partiture era assai difficoltoso, poichè molte di esse non erano distribuite in Italia ed occorreva farle arrivare dall'estero, con grande dispendio di tempo e, ovviamente, di denaro.
In quel panorama, di Gaetano Valeri si conosceva poco, e quel poco lo si trovava nelle raccolte musicali pubblicate da Carrara. Nei decenni seguenti, grazie all'opera di ricerca di diversi studiosi e storiografi dell'organo italiano, di lui si è definita abbastanza precisamente la figura (anche se le sue note biografiche rimangono tuttora assai scarse) e si è allargata la conoscenza delle sue musiche (ci stiamo riferendo a quelle per organo) che nel corso degli anni sono state rese pubbliche da diversi editori (Armelin, Zanibon ed altri). Se cinquant'anni fa di questo compositore si conoscevano -e forse neanche tutte- le "12 Sonate", oggi gli viene accreditata la composizione di più di centotrenta sonate, di cui 65 dedicate più o meno specificatamente all'organo.
Delle 12 Sonate esiste una bella incisione, effettuata nel 1980, da Giancarlo Parodi; per parte nostra, diversi anni, fa abbiamo recensito su queste pagine una produzione discografica dedicata alla musica organistica di Valeri che presentava diciotto Sonate interpretate da Alessandro Canale (trovate la recensione qui). Oggi ci fa piacere presentare un'ottima "integrale", composta di tre dischi, in cui sono contenute settantasette composizioni di questo autore, tutte (tranne una) specificatamente dedicate all'organo, tra cui quarantaquattro denominate precisamente "Sonate", sedici denominate "Versetti", dieci sonate per organo e/o cembalo denominate dal loro andamento (Moderato, Allegro, ecc.) e le opere con denominazione specifica ("Marcia per Organo", "Grande Sinfonia per Organo", "Sinfonia ridotta per organo"), a cui si aggiunge un brano espressamente dedicato al cembalo -e che Bottini, giustamente, interpreta al clavicembalo- dal titolo "Arpeggio".
Come accennavamo in apertura, della vita di Gaetano Valeri (ma in alcuni testi lo si indica come "Valerj") si conosce poco. Si sa con certezza che nacque a Padova il 21 Settembre 1760, che effettuò gli studi musicali con Turrini per poi dedicarsi alla carriera musicale dapprima come organista alla Basilica di N.S. del Carmine di Padova, alla chiesa di S.Agostino e, poi, come titolare alla Cattedrale della stessa città a partire dal 1 Dicembre 1785, all'età di soli venticinque anni. Nel 1805 viene anche nominato Maestro di Cappella, incarico che manterrà fino al 13 Aprile 1822, giorno della sua morte.
Come si può vedere, il periodo in cui Valeri espleta la sua attività musicale è molto "specifico" e dirimente nella storia della musica italiana (ed europea). In effetti è proprio nello scorrere di quei decenni che in Europa, per così dire, "si cambia musica", cosa di cui già abbiamo parlato in precedenti occasioni recensendo le figure di Marcello, Pescetti e Galuppi, tutte figure Settecentesche che testimoniarono il primo passaggio dalla classicità della musica contrappuntistica alla "modernità" della musica "melodiosa", che in quel periodo (il Settecento) iniziava a tratte spunti e stilemi artistici dalla musica teatrale. Valeri è uno dei testimoni del secondo passaggio, quello che porterà la musica organistica dei decenni seguenti (e fino quasi alla fine dell'Ottocento) ad identificarsi pressochè totalmente con la musica teatrale, che nel frattempo sarebbe diventata "operistica".
Ma Valeri non è ancora un "operista" e la sua figura musicale, legata principalmente all'ambito liturgico, prende le mosse da un passato che, almeno formalmente, è ancora legato alle forme "classiche" (e la "Sonata" è la forma musicale "classica" che più ha subito trasformazioni di contenuto musicale mantenendo al tempo stesso la sua caratteristica formale; basti pensare alle Triosonate di Bach, alle Sonate da Chiesa di Mozart, alle Sonate "operistiche" dell'Ottocento Italiano, alle Sonate per organo di Rheinberger, a quelle di Reger, a quelle di Hindemith ed alle sonate organistiche di tanti autori contemporanei). Valeri, se da una parte si dimostra un solido esponente della musica liturgica (compose diverse Messe, più di cento brani per coro ed organo, una trentina di salmi, una ventina di Inni, un Motetto, una decina di Antifone e diverse altre composizioni liturgiche), dall'altra si dimostra figlio del suo tempo per ciò che riguarda la musica strumentale, in cui possiamo contare venticinque Sinfonie per Orchestra, opere per fortepiano-cembalo ed altri strumenti, un paio di composizioni per violino solo e, ovviamente, le Sonate che, nel suo caso, egli riesce a dedicare, ed è forse il primo caso nella nostra penisola, specificatamente al tipo di strumento a cui sono destinate, il cembalo oppure l'organo. Questa distinzione è fondamentale per capire l'evoluzione che la sonata subisce in quel periodo. Abbiamo già parlato delle Sonate "per strumento a tastiera" degli autori a lui precedenti ed abbiamo sottolineato come, a parte qualche sporadico caso, questo genere musicale fosse destinato indifferentemente all'esecuzione sia cembalistica che organistica. Valeri è, con tutta probabilità, uno dei primi musicisti che differenzia il genere, specificando non solo se le sue sonate debbano essere suonate al cembalo (o fortepiano) oppure all'organo ma, anche, ne indica con una precisione per quei tempi mai vista, le registrazioni da utilizzare. A questo proposito, è da rimarcare come le indicazioni poste da Valeri si riferiscano a strumenti di rigorosa scuola veneta (che come registro ad Ancia presentano i Tromboncini), con tutta probabilità i due organi che Callido installò nella Cattedrale di Padova proprio negli anni (precisamente, nel 1791) in cui egli ne era organista, uno dei quali era dotato di due tastiere (ed alcune Sonate prevedono, appunto, l'utilizzo della doppia tastiera).
Formalmente, le Sonate di Valeri ricalcano quelle dei suoi predecessori e si costituiscono per lo più di uno-due movimenti (solo alcune ne presentano tre) e, per molti critici, possono essere ricomprese nella cosidetta "Prima Scuola di Vienna", che ebbe come rappresentanti più significativi Mozart ed Haydn. Personalmente, riteniamo che le Sonate di Valeri non possano essere inscritte in questo movimento (il cosidetto "Wiener Klassik") ma che esse certamente (così come il resto della sua produzione strumentale) ne siano state influenzate in modo assai concreto. Altrettanto personalmente, riteniamo che le Sonate di Valeri, così come quelle dei musicisti della penisola italiana nord-orientale a lui immediatamente precedenti, possano annoverarsi in una scuola musicale del tutto coesa con il territorio in cui si svilupparono e che procedeva in stretta simbiosi con l'arte organaria di quelle zone e che questo tipo di arte compositiva, alla pari dell'arte organaria, rientri a pieno titolo in quella che comunemente è stata definita come "Scuola Veneta".
Paolo Bottini, così come in altre produzioni discografiche che già abbiamo recensito su queste pagine, anche in questo caso dimostra di procedere ad un approccio musicologico e storiografico del repertorio caratterizzato da una grande preparazione e da un approfondimento filologico di notevole spessore. Le sue fonti sono costituite, oltre che dalle edizioni a stampa finora pubblicate, anche da raccolte e fondi musicali assolutamente inconfutabili (manoscritti -copie degli originali- del Conservatorio di Brescia, partiture del "Fondo Giuseppe Radole" presso il teatro Civico di Trieste, ecc.). Allo stesso modo, Bottini dimostra, ancora una volta, una capacità di lettura del materiale musicale che non si ferma ad una seppur corretta ma banale esecuzione, bensì ci mette un carico di approfondimento musicologico di notevole spessore, forte di una visione assai ampia del panorama musicale italiano dell'epoca e dei suoi molteplici collegamenti con l'area mitteleuropea; tutto questo conduce ad un'interpretazione di grande correttezza e di precisa aderenza allo spirito che anima le opere per organo di Valeri, a cui contribuisce in modo specifico la scelta degli strumenti.
Per l'interpretazione del repertorio, infatti, Bottini si avvale di ben cinque strumenti della più squisita scuola organaria veneta, precisamente due Nacchini (quello costruito nel 1750 per la chiesa di San Giorgio Maggiore e quello realizzato nel 1743 per la chiesa di San Rocco, entrambi a Venezia), due Callido (quello del 1812 nella chiesa di San Floriano di Pieve di Zoldo (Belluno) e quello costruito nel 1799 nella chiesa di S.Maria Assunta di Candide di Cadore) ed il presunto Bonatti 1760 della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Vallio Terme (Brescia). Questi strumenti rappresentano quasi fotograficamente l'ideale sonoro che Valeri aveva a disposizione nella Cattedrale di Padova (soprattutto i due Callido, di cui uno -quello di Candide di Cadore- dotato di due tastiere) e sono -a nostro parere- uno dei valori aggiunti più interessanti ed "intriganti" di questa produzione musicale. Tutti questi strumenti presentano un'impostazione radicalmente classica fondata sui Principali e sulla piramide del Ripieno (che non supera mai la Trigesimasesta) a cui si aggiungono gli altrettanto classicissimi due flauti (in Ottava ed in Duodecima), la Voce Umana, il Cornetto ed i Tromboncini. Solo in un paio di casi (San Giorgio Maggiore di Venezia e Candide di Cadore) troviamo qualche registro in aggiunta (Trombe, Violoncello -ad ancia- e Violetta); per il resto è l'essenza più "essenziale" dell'organo italiano che ci si presenta in queste incisioni e che, una volta di più, ci dimostra che l'organo italiano, nella sua elegante e composta classicità, è una delle più alte espressioni dell'arte organaria mondiale. Dopo pochi decenni, a partire dalla vicina Lombardia e per le vicende storiche che già abbiamo avuto modo di esplicare tante volte su queste pagine, l'organo italiano inizierà ad arricchirsi di tante voci nuove ma, al netto dei Claroni e dei Clarini, delle Bombarde, dei Nazardi e dei Fagotti, se vogliamo recuperare l'autentica essenza fonico-timbrica del "vero" organo italiano non possiamo che stupirci nell'ascoltare le splendide timbriche dei meravigliosi strumenti presenti in questo disco.
Per ovvii motivi (consistenza del repertorio e distanza -chilometrica- tra gli strumenti utilizzati) l'incisione di questa integrale ha necessariamente richiesto tempi lunghi. Le sessioni di registrazione sugli organi di Venezia sono state effettuate nel Dicembre 2015, quelle di Candide di Cadore e Pieve di Zoldo sono avvenute nell'Agosto 2016 ed, infine, a Vallio Terme si è inciso nel Febbraio 2017. Anche in questo caso, il già ampiamente celebrato Federico Savio, che attualmente è uno dei pochissimi tecnici del suono più apprezzati in Europa per la registrazione della musica organistica, si è occupato non solo della presa di suono, ma anche delle successive fasi di editing e post-produzione ed i risultati sono stati, come sempre, assolutamente di grande livello. Sempre molto apprezzabile la grande pulizia e chiarezza della resa fonico-timbrica dei vari strumenti ed una "spazialità" di ambiente calibratissima e straordinariamente aderente a condizioni di ascolto pressochè ottimali. Adeguatamente esauriente e di gradevole lettura il libretto di 20 pagine a corredo, con testo principale di Paolo Bottini, ampia e dettagliata descrizione degli strumenti e poche, essenziali fotografie (anch'esse realizzate da Federico Savio) ed una bella riproduzione di un panorama di Padova in prima di copertina, opera del Canaletto.
Nel vasto panorama delle integrali organistiche, che di anno in anno si arricchisce di nuove interessantissime produzioni, sicuramente questa si pone ad un livello di ottima rilevanza sia per l'autore rappresentato e le sue musiche, sia per l'interpretazione di ottimo livello tecnico ed interpretativo, sia per i cinque strumenti -tutti di notevole valore storico ed assolutamente rappresentativi dell'epoca- che, come abbiamo già detto, a nostro parere costituiscono una delle particolarità più apprezzabili di questa produzione discografica, gradevolissima all'ascolto anche da parte di un pubblico non specificatamente "addetto ai lavori", che consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori.



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