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Johann Sebastian Bach - L'Oeuvre pour Orgue




Johann Sebastian Bach - L'Oeuvre pour Orgue
Organista: Olivier Vernet
Organi vari europei
CD - DDD - Ligia Digital - 15 Cd in 5 volumi

Sono 250 anni che il Kantor di Lipsia ci ha lasciato in eredità la sua opera, che sfida e sfiderà sempre il tempo per proporsi, sempre nuova, come punto fermo nell'universo della Musica.
In questa occasione le case discografiche fanno a gara per proporre nuove edizioni bachiane oppure per riproporre vecchie incisioni ormai quasi introvabili; alcune di queste iniziative sono molto valide, altre lasciano un poco il tempo che trovano e si piazzano in quella vasta area della mediocrità discografica che poco soddisfa i palati dei musicofili più esigenti.
L'opera omnia organistica di Bach proposta dalla Ligia Digital è, a pieno titolo, da annoverarsi nel numero delle buone novità. Di integrali organistiche bachiane ne conosciamo ormai molte e molto diverse tra di loro. Si parte dalle interpretazioni di Albert Schweitzer degli anni '30 e '50 e si passa attraverso Germani, Richter, Walcha (formidabile ed irripetibile monumento al Kantor), Marie-Claire Alain, Chapuis, eccetera.. e seguendo queste integrali si mantiene una traccia luminosa dei vari cambiamenti di filologia interpretativa che hanno accompagnato nei decenni lo studio e l'approfondimento dell'opera di Bach, rendendosi conto che non sempre rigore filologico e musicalità riescono ad andare a braccetto. In questo contesto, l'opera di Vernet la possiamo considerare una specie di "summa", in cui egli cerca di compattare ed unire tutto quello che meglio si addice ad un'interpretazione bachiana filologicamente corretta senza scivolare nella pedanteria e, soprattutto, salvaguardando la musicalità di questa monumentale produzione.
Diciamo subito che da questa integrale traspare la giovinezza dell'interprete, che seppur onusto da una brillante carriera concertistica di circa dieci anni, in diversi momenti denuncia una ingenua tendenza a privilegiare un poco troppo l'aspetto meno cerebrale del buon vecchio Bach e, talora, si lascia anche andare a qualche bizzarria interpretativa che lo etichetta come diletto figlio di quel Michel Chapuis che nella sua integrale di trent'anni or sono aveva più volte spinto chi scrive a verificare di non aver per sbaglio regolato la velocità del giradischi a 45 giri invece che a 33.
Detto questo, non possiamo fare altro che dire tutto il bene possibile di questa produzione. Prima di tutto per la notevole ricerca storica e filologica che le fa da ponderoso background e che traspare, in primis, dall'organizzazione dell'opera stessa. L'opera è infatti divisa in cinque volumi, ognuno dei quali dedicato ad un preciso periodo della vita e della produzione bachiana. Il primo volume, comprendente 3 Cd, è dedicato alla gioventù, più precisamente dal 1700 al 1708 durante i periodi di Lüneburg, Arnstadt e Mühlhausen, e comprende 52 brani tra cui diversi Preludie Fughe, la Passacaglia, la Fantasia con Imitazione, diversi corali e fughette su corali ed un paio di Partite. Il secondo ed il terzo volume (6 Cd) comprendono il periodo di Weimar (dal 1708 al 1717) e contano 106 brani tra cui, oltre ai grandi Preludi e Fantasie, troviamo l'Orgelbüchlein, i Concerti, l'Allabreve, la Pastorale ed altro. Il quarto volume (2 Cd) comprende il periodo dal 1717 al 1723 e comprende le Sonate in Trio ed altre grandi opere. L'ultimo volume (4 Cd) è dedicato al periodo di Lipsia e comprende il top della produzione bachiana, tra cui i Corali di lipsia, il Terzo Volume del Clavier Ubung, i Corali "Schübler" e molto altro.
A fianco di questa ottima impostazione storico-musicologica si schiera l'interpretazione di Vernet, che qui dimostra -ma non ce n'era bisogno- la sua splendida tecnica esecutiva e la sua particolare predisposizione a cogliere nell'opera bachiana la diversità delle sfumature senza perderne di vista l'unitarietà e, soprattutto, la trama evolutiva che ben traspare dal suo modo di gestire al meglio lo slancio ardente del giovane Bach nelle sue opere giovanili per arrivare ad esprimere momenti di sentito intimismo in diversi corali dell'età matura, a nostro parere magistralmente interpretati.
E poi dobbiamo citare la perfetta scelta degli strumenti. Per questa sua fatica, Vernet ha preferito operare una scelta "mista". Se Walcha aveva scelto solo strumenti storici e Stockmeier solo strumenti germanici di moderna costruzione, Vernet segue le orme del suo maestro Chapuis e diversifica la scelta a seconda delle sue necessità. Ecco che ora possiamo ascoltare le voci di alcuni meravigliosi Silbermann mentre, ad esempio, nel Cd successivo ci colpiranno le sonorità di recentissimi strumenti di rigorosi artefici come Aubertin ed Ahrend, tra cui quello "famoso" della chiesa di San Simpliciano di Milano.
Come sempre terminiamo con un accenno alla bontà della realizzazione tecnica. Supportata dalle più moderne tecnologie digitali, questa produzione, iniziata l'anno scorso e terminata poco tempo fa, è senz'altro tra le migliori sia per ciò che riguarda la presa del suono, perfetta in ogni aspetto, sia per la resa timbrica e fonica delle sonorità dei vari organi. Sappiamo per esperienza che registrare il suono di un organo è la cosa più difficile anche per gli studi di registrazione più smaliziati; in questa produzione non si notano difetti nè sbavature di alcun genere, ed anche impegnandosi pignolamente con tanto di cuffie ed equalizzatore, non si può fare a meno di rimanere molto soddisfatti.
In conclusione, ci pare che questa integrale organistica bachiana nuova di zecca sia ottimamente riuscita e che valga la pena di saccheggiare il portafoglio per accaparrarsela, non fosse altro che nell'attesa di poterla comparare con la prossima integrale bachiana dello stesso Vernet che, se non ci sbagliamo di grosso, qualora decidesse tra una decina d'anni di ripeterla, avrà diverse cose nuove, e molto piacevoli, da dirci.

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