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Biagio Putignano - Opere per Organo




Biagio Putignano - Organ Works
Organista: Pier Damiano Peretti
Soprano: Marie-Antoinette Stabentheiner
Organi: Schottenkirche di Vienna
St. Ursula Kirche di Vienna
Tactus - DDD - TC 961602 - 2018

"Putignano... chi era costui?". Il nome di Biagio Putignano non è molto noto nell'ambiente organistico nazionale, eppure egli non è un Carneade qualsiasi, è uno dei compositori italiani più apprezzati in Europa per la sua produzione, che abbraccia diversi aspetti della "musica contemporanea", in particolar modo quello della "Musica Acusmatica", che è, in parole povere, la musica generata da apparecchiature elettroacustiche e che prende le sue origini più lontane nel ben conosciuto (dagli addetti ai lavori) "Intonarumori", inventato da Russolo nel 1913 e che comprendeva diverse "famiglie" di strumenti (Rombatori, Sibilatori, Crepitatori, Ululatori e via rumoreggiando), ognuna delle quali produceva un determinato tipo di rumori che potevano essere "manipolati" in tempo reale dall'esecutore e che venivano ampificati da altoparlanti, allora costituiti da trombe in metallo o cartone del tutto simili a quelle dei grammofoni. Dagli Intonarumori ebbe origine quella che comunemente si definisce Musica Concreta che si sviluppò, da una parte, grazie alla radiofonia, che consentiva di ascoltare musica senza vedere gli esecutori e, dall'altra, alla possibilità che si era aperta in quell'epoca di "registrare" i suoni su supporti stabili e duraturi, offrendo così la possibilità di utilizzare, mescolandoli tra di loro e "trattandoli" in modo opportuno, suoni registrati e prodotti in contemporanea, creando così le premesse per quello che sarebbe stato nei vent'anni seguenti uno dei filoni più prolifici della musica contemporanea, quella della musica per strumenti reali (tra cui anche l'organo) ed il contemporaneo utilizzo di suoni preregistrati su supporti magnetici. Nel campo dell'organo possiamo ricordare, a questo proposito, molte "creazioni" di Szathmary (tra cui i "Dialogues" del 1971 per organo e nastro magnetico), di Gelmetti ("Organum Quadruplum" del 1967 per Organo, Coro e Nastro magnetico) e diversi altri grandi musicisti quali Varèse, Stockhausen, Xenakis e Berio. E' assai importante ricordare che fu proprio l'inventore della Musica Concreta, il francese Schäffer, a constatare per primo, il 21 Aprile 1948, che se ad un suono registrato si toglieva la parte dell'attacco si poteva ottenere un suono di timbro assolutamente differente (ne abbiamo parlato anche su queste pagine, precisamente QUI). Questa constatazione verrà ripresa ed elaborata nei decenni seguenti e servirà come punto di partenza per la creazione dei cosidetti "suoni sintetizzati" e darà il via all'epoca dei "sintetizzatori", molto utilizzati nella musica pop-rock, di cui Robert Moog fu il più conosciuto ideatore e costruttore, alcuni modelli dei quali (almeno sette) sono ancora oggi in produzione ed ampiamente utilizzati.
In definitiva, la Musica Acusmatica, che molti critici fanno coincidere con la Musica Concreta, comprende tutte quelle opere musicali che sono realizzate mediante l'ausilio di tecniche di registrazione, trattamento e miscelazione del suono; queste tecniche, nei decenni, si sono evolute insieme alla tecnologia e se nel secolo scorso si è passati dal nastro magnetico degli Anni Sessanta-Settanta ai sintetizzatori, con l'avvento delle tecnologie digitali computerizzate si può correttamente dire che le performances degli odierni -e gettonatissimi- DJ (Disc Jockey), che dall'alto delle loro consolles (che comprendono giradischi, mixers, sintetizzatori, drum machines, sequencers ed altre attrezzature) manovrano e manipolano centinaia di "samples", cioè di suoni registrati, altro non sono che creazioni di Musica Acusmatica.
Biagio Putignano è molto noto nell'ambiente della Musica Contemporanea Europea ma, stranamente, pressochè sconosciuto nell'ambito della musica organistica. Personalmente, pur potendo vantare una discoteca organistica di oltre mille dischi per un totale di oltre ottomila brani organistici, prima di apprezzare questa produzione discografica di lui conoscevamo un solo brano per organo (Versetto IV) presente in un disco antologico dedicato ad autori contemporanei italiani interpretati da Simonetta Fraboni e Mariella Martelli dal titolo "Armonie Contemporanee sull'antico Callido" edito nel 2001 da ArsPublica, una interessante Casa Editrice di Camino al Tagliamento nel cui catalogo si trovano molti dischi di Musica Contemporanea/Elettronica e, tra le partiture, anche un paio di composizioni per Clavicembalo dello stesso Putignano.
Eppure Biagio Putignano ha una frequentazione molto assidua con l'organo, con cui ha iniziato a confrontarsi studiando con Luigi Celeghin a Roma (e le sue "Tavole di Luminosità", prima composizione presente nel disco, sono dedicate alla sua memoria) per poi proseguirla nell'ambito della Composizione (che ha studiato con Wolfango Dalla Vecchia) integrandola infine con gli studi di Musica Elettronica. E' quindi con grande piacere che abbiamo ascoltato questo bel disco in cui Pier Damiano Peretti ci presenta, oltre alle "Tavole di Luminosità" già citate, composte nel 2016, altre tre opere, il "Desiderium Animæ" del 2004, il "Carteggio Spirituale" del 2017 ed i "Tre Pezzi sacri per Soprano ed Organo" composti nel 2012.
Come si deduce dai titoli, i fondamentali della produzione organistica di Biagio Putignano sono costituiti dalla religiosità. Ma non si tratta di una religiosità "liturgica", bensì di una religiosità altamente e sofisticatamente intima, che vede nel continuo evolvere e trasmutare della materia musicale un percorso che dall'umano transita verso una specie di estasi metafisica di carattere quasi cosmico mentre le varie, quasi impercettibili, fasi di questa trasmutazione indagano poetiche che tendono all'annichilimento del linguaggio per lasciare spazio ad un linguaggio fatto non di parole (e di note musicali) ma di immagini trascendenti in cui si possono scorgere citazioni arcaiche e procedimenti di rarefazione statica della materia fino alla sua rappresentazione come entità immota, ma al tempo stesso estremamente dinamica, dell'Essere Superiore. In questi brani la materia, con tutte le sue componenti umane (anima e corpo), intraprende una strada di "purificazione" che, anche attraverso momenti di grande contrasto e di pulsioni fortemente evidenziate dalla seminascosta e talora solo accennata lotta infinita tra gli elementi naturali (Acqua, Terra, Fuoco...), conduce inevitabilmente e "fatalmente" verso il punto critico di superamento per giungere alla catarsi definitiva. Sotto questo punto di vista, le opere di Putignano -con le dovute differenze- possono essere ricomprese in quella che viene definita "Musica Teologica", di cui Tournemire prima e Messiæn dopo, sono stati i più noti esponenti. Se Tournemire ha espresso la sua alta concezione mistica della musica -appunto- nei vari cicli de "L'Orgue Mystique" tramite un linguaggio armonico di dirompente novità che compenetrava antico e moderno in una specie di contrapposizione degli opposti che portava ad una specie di sublimazione della musica ad uno stato quasi soprannaturale e Messiæn ha raggiunto le più alte vette (per la sua epoca) della teologia musicale avvalendosi di tecniche compositive assolutamente nuove e da lui appositamente create per tale scopo, Putignano, figlio (musicale) di una contemporaneità musicale tecnologica (di cui Messiæn ebbe solo modo di vedere le prime evoluzioni) in velocissima trasformazione ed evoluzione, attinge a piene mani dall'estetica contemporanea per confezionare un prodotto che, al di là delle convenzionali definizioni di genere, che lasciano il tempo che trovano, cerca e trova una sua stabilità spazio-temporale che ci presenta, limpida e ben delineata, una figura musicale di assoluto valore. Le composizioni organistiche di Putignano dimostrano una solidità ed una "quadratura" di impostazione architetturale che non lascia spazio alcuno all'improvvisazione "libera"; tutto è scritto, annotato, studiato, curato e ben chiaro, così come ben chiari sono gli intenti che egli vuole raggiungere. Così come ben chiara è l'altrettanto solidissima scuola compositiva da cui egli proviene e della quale egli tiene sempre ben ferma la barra che guida lo sviluppo e l'evoluzione della sua arte organistica, di cui si dimostra profondissimo conoscitore.
Di Pier Damiano Peretti abbiamo già parlato su queste pagine (specificatamente QUI) in occasione della recensione di un suo bel disco dedicato alle musiche di Terenzio Zardini e QUI, dove lo ricordavamo insieme ad altri giovani organisti che avevamo avuto modo di conoscere ed apprezzare durante la nostra permanenza in Giuria di un Concorso Organistico di tanti anni fa. Nell'ambito di quel concorso, che egli vinse strameritatamente, personalmente ne prevedemmo una grande carriera ed egli, oggi, ha confermato una volta di più le nostre previsioni poichè, oltre ad essere diventato un concertista di livello mondiale, si è dedicato con grande impegno e passione alla musica contemporanea -di cui è apprezzatissimo interprete nonchè compositore- ed è giunto a ricoprire prestigiosissimi incarichi di docenza sia in Germania (ad Hannover, dove è diventato successore del suo maestro Michael Radulescu alla Hochschule für Musik und Theater alla cattedra di Organo) ed in Austria, dove insegna organo presso la Hochschule für Musik und darstellende Kunst (ora Università) di Vienna.
In quest'incisione, Peretti ci offre un'ampia e squisita panoramica della sua bravura tecnica e delle sue doti interpretative. E' infatti ben chiaro a tutti coloro che "frequentano" la musica contemporanea il fatto che l'interpretazione di questo genere di musica va ben oltre i normali canoni della lettura della partitura. La complessità della scrittura, che in certi casi supera il segno musicale per mutarsi in simbologie onnicomprensive talora fortemente astratte, la necessità di comprensione profonda delle tematiche quasi spirituali che contengono messaggi che travalicano ampiamente l'estetica musicale tout-court per sconfinare nella metafisicità dell'essenza dei suoni ed il profondo lavoro mentale che deve consentire all'interprete di "rendere" palesi all'ascoltatore non solo le strutture ma anche le varie tematiche, spesso assai complesse e di difficile comprensione, che l'autore intende rappresentare con le sue musiche sono doti che pochi organisti possiedono e/o riescono ad esplicare pienamente. Il rischio principale che si corre nell'intepretazione di queste opere è quello di "accatastare" note su note, magari in modo anche accuratissimo, ma di non riuscire a "far passare" il pensiero dell'autore, pensiero che spesso supera se stesso per assumere caratteristiche di universalità cosmologica. In quest'ottica, l'organista è costretto, a sua volta, a superare i limiti dell'estetica musicale corrente per contribuire alla costruzione dell'idea musicale ed alla creazione di un risultato "transmusicale" (che, cioè, va "oltre" la musica) e questo è, sicuramente, il compito più "creativo" -ma al contempo più difficile ed impegnativo- che un interprete deve affrontare quando si confronta con una determinata specificità della musica contemporanea organistica. Egli non esegue, non interpreta, ma tramite la sua abilità tecnica, la sua conoscenza dello strumento e le sue capacità di gestirlo persino nelle sue più nascoste possibilità fonico-timbriche contribuisce a "ricreare" l'opera musicale, di cui ne diventa ogni volta "co-autore" o, per meglio dire "co-creatore". Peretti, grazie alla sua approfondita conoscenza della musica contemporanea, possiede tutte queste doti ed in questo disco le utilizza in modo magistrale per "realizzare" (nel senso letterale della parola: rendere reale, cioè fruibile con i sensi umani) non tanto le "musiche" di Putignano, quanto il profondo pensiero che esse rappresentano.
Per raggiungere il suo scopo, Pier Damiano Peretti si avvale di un organo molto bello, costruito da Mathis nel 1995 per la Schottenkirche di Vienna. Questo strumento, di tre tastiere e pedaliera con 49 registri nominali (72 reali), presenta una tavolozza timbrica di carattere misto che mutua un'impostazione complessiva squisitamente germanica con diversi innesti di carattere francese, nel solco di una filosofia organaria che si è consolidata, soprattutto in Francia, a partire dagli Anni Ottanta del secolo scorso. Il risultato fonico complessivo è veramente gradevole, ma la caratteristica fondamentale di questo strumento sta nel fatto di avere la trasmissione meccanica, che si rivela indispensabile (ed è quasi sempre richiesta dagli autori) per l'interpretazione di questo genere di musica; in effetti (senza andare a scomodare strumenti appositamente realizzati e dotati di specifici dispositivi come quello che abbiamo trattato in questa pagina) solamente la trazione meccanica rende possibile la realizzazione di particolari effetti fonico-timbrico-coloristici previsti in partituta.
Oltre a sottolineare la bravura di Marie-Antoinette Stabentheiner, soprano di splendida voce, laureata in Canto e Pedagogia all'Università di Vienna e particolarmente attiva nel campo della musica sacra classica e contemporanea, che ci offre una performance di alto livello nell'interpretazione dei "Tre Pezzi Sacri", dobbiamo citare un'altra "chicca" di questa produzione. Come nella migliore tradizione della musica sacra pre-conciliare, Peretti inserisce "alternatim" ai brani di Putignano anche cinque brani tratti dal "Codex Faenza", una raccolta di 52 intavolaure a due voci di brani vocali e/o strumentali, in prevalenza di carattere profano, risalente alla fine del XIV secolo e che comprende brani di autori italiani e francesi nonchè diversi anonimi. In una suggestiva contrapposizione degli opposti (musica antica alternata a musica contemporanea), Pier Damiano Peretti riesce a chiudere l'ideale cerchio che collega la musica organistica europea in un "unicum" in cui stili, epoche, estetiche e scuole organistiche diverse che coprono oltre seicento anni si ritrovano in un'essenzialità che ci si presenta intatta e che, in definitiva, è l'essenza stessa, il "topos", della Musica, cioè la capacità al tempo stesso di esprimere, generare e far generare pensiero. Per l'interpretazione di questi brani ("Blance Flour" di Anonimo, "De ce fol pensier" attribuito a Pierre de Moulins, "Bel Fiore Dança" di Guillaume de Machault, "Che pena questa" e "Non ara may pieta questa mia dona" attribuiti a Francesco Landini), Peretti sceglie un altro organo, questa volta di scuola napoletana, un positivo di autore anonimo recentemente restaurato (nel 2017) da Pradella, con otto registri che si trova nella St.Ursula Kirche, sempre a Vienna.
Le registrazioni sono state effettuate nel Novembre 2017 per i brani di Putignano e nell'Aprile 2018 per quelli del Codex Faenza, con ingegnere del suono Peter Schweighofer. La presa di suono è molto buona, pulita e ben rispettosa dell'ambiente, con un tocco di classe per la resa delle particolari rimbriche che caratterizzano i brani di Putignano, che emergono qui in tutte le loro innumerevoli particolarità e nuances. Lavoro di post-produzione molto accurato e preciso, per un prodotto finale di grande qualità e di notevolissimo interesse. Esauriente e particolarmente interessante il libretto a corredo, di 16 pagine in Italiano, Tedesco ed Inglese, che ci presenta un'approfondita analisi del repertorio con testi di Alessandro Zignani e dello stesso Peretti, oltre ai canonici curricula degli interpreti ed alla descrizione degli strumenti, con poche ma essenziali iconografie.
Si tratta di un disco che, personalmente, riteniamo molto interessante e che ci presenta un compositore italiano che, pur se poco conosciuto per la sua produzione organistica, già da tempo si è ritagliato uno spazio importante nel campo della Musica Contemporanea Europea. E' un repertorio che potrebbe risultare "difficile" all'ascolto "disimpegnato" o per coloro che prediligono la musica d'organo più "convenzionale". Lo consigliamo caldamente, invece, per tutti coloro che hanno una preferenza per la musica contemporanea o, ancor meglio, per tutti quelli che -come noi- hanno curiosità e voglia di scoprire di più. Qui troveranno molti spunti di novità, approfondimento e di riflessione.



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