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Musica per organo italiana contemporanea




Musica Viva - Today's Italian Organ Music
Organista: Domenico Severin
Organo: Collégiale Sainte-Waudru di Mons
Appassionato - DDD - AP.015.2019.04 - 2019

Nelle innumerevoli recensioni (sono ormai più di duecentocinquanta) che abbiamo pubblicato su queste pagine dal lontano 1996 ad oggi, già diverse volte ci siamo occupati della musica organistica contemporanea, sia in campo internazionale che nazionale, ed abbiamo avuto modo di constatare che nell'arco di quasi venticinque anni -per quello che riguarda il panorama italiano- c'è stato un interessante fenomeno di ripresa dell'attività compositiva da parte di giovani (ed anche meno giovani) autori che hanno deciso di dedicare all'organo opere e brani di grande interesse. Questo fenomeno non può che farci un grande piacere e testimonia come la linfa vitale della grande scuola organistica italiana del Novecento, nonostante un periodo in cui si è sviluppata quasi "in sottotraccia", abbia mantenuto intatte le sue caratteristiche di creatività, novità ed interesse ed il numero sempre crescente di incisioni discografiche ad essa dedicate (così come il grande impulso avuto negli ultimi anni grazie ai cosidetti "socialnetwork") sta lì, sotto gli occhi di tutti, a sottolinearne l'importanza.
Dal 1996 ad oggi abbiamo parlato di musiche contemporanee italiane in diverse occasioni: QUI (Musiche di Mirco De Stefani), QUI (nell'ambito di una bella incisione di Andrea Toschi), QUI (musiche per tromba e organo), QUI, QUI e QUI (composizioni di Grimoaldo Macchia), QUI (musiche di Federico Borsari), QUI e QUI (Musiche di Massimo Nosetti), e QUI (composizioni di Marco Lo Muscio); ancora più recentemente (QUI) abbiamo ecensito le opere di Biagio Putignano; in passato abbiamo anche dedicato recensioni, per lo più in dischi antologici, ad altri diversi autori italiani contemporanei.
Il disco che recensiamo oggi è un'antologia che comprende diversi nomi di compositori, alcuni dei quali qui già trattati ed altri di cui ci occupiamo per la prima volta, che stanno rappresentando diverse anime della composizione organistica italiana degli ultimi decenni e la sua caratteristica principale è il fatto che i vari brani sono stati scelti per testimoniare come nel panorama musicala attuale, a differenza di quello di qualche decennio orsono, le fonti di ispirazione per questi musicisti provengano da mondi musicali assai diversi tra di loro. Nella musica "leggera" (termine che qui è solo una definizione di comodo) si parlerebbe di "fusion", cioè una mescolanza di stili e generi musicali diversi che una volta messi assieme concorrono a produrre uno stile nuovo che assume caratteristiche proprie ed diventa a sua volta una nuova base di partenza per future evoluzioni. Questo paragone, per la verità non proprio corretto, ci serve per evidenziare come nelle musiche degli autori presentati nel disco si possano trovare, a seconda delle varie scuole, sensibilità e background musicali, origini stilistiche molto differenti che possono andare dal sinfonismo organistico alla ricerca sperimentale, dal classicismo più essenziale all'atonalità, dalle figurazioni ritmiche pop-rock-jazz al policromatismo, dalla magniloquenza solenne alla rarefazione delle atmosfere; insomma, troviamo in questo disco tutte le caratteristiche della musica organistica contemporanea italiana e quello che più ci "intriga" è la constatazione che i nostri compositori di oggi, se da una parte dimostrano sempre una solidità di impianto che discende direttamente dalla grande scuola organistica italiana del Novecento, dall'altra si rivelano perfetti figli del loro tempo, superando anche spesso senza alcun timore reverenziale quella "correttezza formale" che, per chi scrive e per molti altri, era stata alla base dello studio musicale ma che con il trascorrere del tempo si era rivelata un grande limite alla creatività. Sotto questo punto di vista, questo disco si può considerare come un caleidoscopio di immagini sempre in mutazione ed in divenire, mai ripetitive, sostanzialmente nuove che rispondono sempre e comunque all'estetica propria dell'organo quale strumento musicale prevalentemente liturgico ma che non disdegnano di percorrere strade nuove ed inesplorate.
Il disco si apre con la "Toccata Tremens" del trevigiano Gianandrea Pauletta, che abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente anni fa e di cui apprezziamo in modo particolare l'organo positivo personale. Organista, compositore e direttore d'orchestra, Pauletta può vantare un invidiabile curriculum sia come interprete che come compositore; ha al suo attivo moltissime opere per orchestra, per formazioni cameristiche, strumenti solisti (pianoforte, violino, cembalo), coro (tra cui due oratori) e, ovviamente, organo. La Toccata presentata in questo disco ha vinto, nel 2017, il Concorso Internazionale di Composizione "Rino Benedet" di Bibione ed è un brano che alle forti ritmiche unisce un complesso sviluppo tematico ed accordale che lo rendono assolutamente entusiasmante.
A seguire, Domenico Severin ci presenta tre brani tratti dalla "Messa per Organo" di Lorenzo Bonoldi. "Preludio", "Tierce en taille" e "Sortie" rivelano già dai titoli l'ispirazione "francese", che Bonoldi conosce molto bene per via dei suoi studi effettuati con Roth e Pincemaille. Questi tre brani, tratti da una serie di improvvisazioni liturgiche che l'autore ha poi trascritto per formare una vera e propria Messa per organo, rivelano ampiamente la sua predilezione per il sinfonismo organistico francese e per l'arte dell'improvvisazione. Se ascoltando il Preludio sono Tournemire e Duruflé ad essere evocati, nella Tierce en Taille si possono cogliere diversi accenni a Litaize e Langlais, mentre la Sortie evoca ampiamente, nella costruzione, il Vierne degli anni migliori e, nell'approccio strumentale, le splendide improvvisazioni di Pincemaille.
Eugnio Maria Fagiani è un altro musicista italiano che può vantare una copiosa produzione per diverse formazioni strumentali e corali, organo ed organo ed orchestra, composizioni che sono ampiamente apprezzate a livello internazionale e che sono ormai entrate a far parte del repertorio di grandi virtuosi dell'organo mondiale. Il brano inserito in questo disco, "Lauda Sion Salvatorem" Op. 95 è una brillante toccata commissionatagli da Massimo Nosetti per lo storico Festival d'Organo della chiesa di Santa Rita di Torino. La caratteristica principale di questo travolgente brano è l'utilizzo di ritmiche marcate, complesse e spesso aggressive che, mutuate dal jazz ed utilizzate per sottolineare un andamento vigoroso in cui si sviluppano tratti di alto virtuosismo di carattere improvvisativo (arte in cui Fagiani è esperto), rendono questa composizione -a nostro parere- uno dei migliori brani di quest'incisione.
Essenzialità modale e simbolismo sono le caratteristica, invece, della musica di Carlotta Ferrari, compositrice di assoluto valore e particolarmente apprezzata negli Stati Uniti, di cui ascoltiamo qui "L'isola dei vivi", ispirato dall'omonimo dipinto (1882) di Arnold Böcklin (che dipinse anche, due anni prima, il ben più famoso ed apprezzato "L'isola dei Morti", dipinto a cui la stessa Ferrari ha dedicato un'altra sua composizione per organo). Questo brano, composto nel 2017 e basato sul Modo Lidio, si pone in netta antitesi con il precedente brano di Fagiani per la sua essenzialità quasi monastica, nella quale i procedimenti imitativi in movimenti ascendenti e discendenti congiunti (quarte, terze, seste ed ottave) propri della musica antica uniti agli ampi accordi sobriamente dissonanti della parte finale (in cui, da partitura, sarebbe anche richiesto l'azionamento dello Zimbelstern che in questa incisione -purtroppo- manca) rappresentano pienamente una filosofia compositiva che predilige suscitare "pensiero" piuttosto che "emozioni", e ci riesce in modo magistrale.
Un diverso modo di intendere l'essenzialità musicale in un ambito estetico di classicità "evoluta" lo troviamo nella "Comunione" di Gianantonio Alberton, musicista e compositore di solida scuola la cui produzione spazia anche in ambiti diversi dalla musica liturgica e contemporanea (ha composto anche musica per film lavorando con Manuel De Sica). In questo brano, che è fondamentalmente un Cantabile-Recitativo, la linea melodica si dipana con figurazioni sottili, delicate e talora ardite, su di una base accordale armonica apparentemente "immobile" ma che grazie ad impercettibili quanto sapienti modulazioni di largo respiro ci presenta un piccolo gioiello musicale di gradevole delicatezza.
Di Grimoaldo Macchia abbiamo già parlato più volte su queste pagine, sottolineandone in particolar modo la capacità di intrecciare stili compositivi molto diversi tra di loro (di cui è perfetto conoscitore) e di caratterizzare i suoi brani con un'inventiva assolutamente poliedrica, che gli consente di creare brani di grande impatto ed interesse. Il suo "Jubilant Präludium" propostoci qui da Severin (a cui è dedicato) non solo ci conferma tutte queste doti ma ci sottolinea un severo lavoro di approfondimento e di perfezionamento della sua tecnica compositiva, assai evidente nelle sue più recenti composizioni, che egli pienamente impiega in questo brano, basato sul tema del corale "Lobe den Herren" (il nostro Lodate Dio) che viene qui presentato in accenni variati nel corso di uno svolgimento formale caratterizzato da molteplici sfaccettature stilistiche che sfruttano fino in fondo tutte le possibilità foniche dello splendido organo di Mons.
"Zikadenmusik" è, a nostro parere, il brano più caratterizzante di questo disco. Composto sull'ispirazione dell'omonima opera letteraria di Heinz-Albert Heindrichs pubblicata nel 1978, quest'opera di Pier Damiano Peretti (anche di lui abbiamo ampiamente parlato su queste pagine) rappresenta una "summa" dell'arte compositiva organistica contemporanea poichè in essa troviamo molto ben espresse tutte le caratteristiche della musica contemporanea mitteleuropea. Brano figurativo (quasi musica a programma), questo "Canto delle Cicale" prende evidenti origini dal "Klänge der Nacht" di Bartok (dalla raccolta "Im Freien" del 1926) per svilupparsi in una rappresentazione fantastico-onirica della notte e dei suoi "respiri" musicali che conduce ad un largo (nel senso di ampiamente elaborato) "corale" per poi ritornare all'atmosfera iniziale con cui si conclude. Di tutta evidenza, in questo brano, la grande scuola dell'autore (ha studiato con Radulescu, Zehnder, Tachezi, Zerer) che si conferma come uno dei migliori compositori europei contemporanei.
Abbiamo già parlato del brano "The arrival of Red Death" (ispirato da un racconto di Edgar Allan Poe) di Marco Lo Muscio in questa recensione ed anche in quel caso avevamo sottolineato come l'ispirazione di questo compositore romano prendesse ampi spunti dalla letteratura "Fantasy" e dalla musica "Progressive". Lo Muscio, che ama definirsi organista "eclettico", si rivela in effetti un compositore di ottima scuola, profondo conoscitore dei diversi stili musicali antichi e moderni che utilizza con sapienza, gusto ed eleganza fondendoli con stilemi propri della musica progressive-rock. La sua scrittura rivela una solida impostazione ed una sensibilità artistica molto raffinata, presentando intrecci spesso complessi, formulazioni armonico-ritmiche di grande suggestione ed una sofisticata ricerca timbrica splendidamente rappresentata nell'interpretazione di Domenico Severin.
Il brano di Federico Borsari "La Luce", tratto dalla Suite "La Veglia Pasquale" composta nel 2016, è basato su due temi musicali, la sequenza gregoriana "Victimae Paschali Laudes" e le acclamazioni del "Lumen Christi" che si cantano nella liturgia della Luce del Sabato Santo. Il brano, che inizia su di un pianissimo che rappresenta le tenebre, procede in un crescendo culminante in una toccata in cui il tema del Lumen Christi viene esposto in doppio pedale e vuole rappresentare la vittoria della luce sull'oscurità.
Le "Variazioni su Vexilla Regis" di Pietro Ferrario ci presentano un'altra figura di compositore italiano di ottimo spessore. Questo brano, concepito formalmente nella forma classica della Variazione su Corale, è articolato su sei variazioni corrispondenti alle strofe del canto e sviluppate ognuna in uno stile diverso. Procedimenti ritmici particolarmente efficaci, costante bilanciamento tra modalità ed atonalità, ricerca armonica di carattere raffinato ed una toccata finale che si rifà direttamente al miglior Dupré ci raffigurano molto bene le caratteristiche musicali di questo bravo musicista, che nel suo curriculum può vantare studi con Molfino e Bettinelli.
Il disco si chiude -e non poteva essere altrimenti- con una composizione dello stesso Domenico Severin, "Hommage à Philippe de Vitry", che egli dedica come omaggio ad uno dei suoi predecessori alla consolle dell'organo della Cattedrale di Meaux, ove è attualmente titolare. Questa composizione, che ruota intorno al Kyrie del "Codex Faenza", è strutturata come una "Fantasia" barocca in cui sette episodi musicali si susseguono senza soluzione di continuità e sono costruiti ognuno secondo una specifica tecnica compositiva (tra cui anche il cosidetto "effetto singhiozzo", meglio conosciuto come "Hoquetus") propria della musica medievale su cui l'autore innesta con sapienti intuizioni i diversi procedimenti tipici della musica contemporanea che rendono il brano quasi sospeso tra arcaicità e contemporaneità.
Di Domenico Severin abbiamo già parlato molte volte, e sempre ne abbiamo sottolineato la solidità interpretativa, la grande scuola, il virtuosismo di eccezionale livello ma mai fine a se stesso e la capacità di cogliere sempre, in ogni tipo di repertorio, le caratteristiche più profonde delle varie musiche, inquadrandole sempre nelle loro peculiarità storico-musicologiche. Negli ultimi tempi, inoltre, abbiamo constatato un notevole lavoro di approfondimento nell'ambito di un tipo di interpretazione che, pur sempre fedele e rispondente ai canoni di una filologia di alto livello, tende a cercare e proporre (riuscendoci molto bene) le composizioni secondo sfaccettature e differenti punti di vista, cosa che raramente oggi si può riscontrare nel panorama organistico europeo.
L'organo realizzato da Thomas (in associazione temporanea di impresa con Klais) nella storica struttura classica del preesistente organo nella Cattedrale Sainte-Waudru di Mons, in Belgio, si rivela in questo disco un'autentica sorpresa. Esso presenta tre tastiere, pedaliera e 75 registri nominali (un centinaio reali) ed una tavolozza timbrica francese classica di impressionante personalità (tenendo anche conto del fatto che alcuni registri, tra cui le chamades, non sono ancora stati installati). Base di 32 piedi, una serie di solidissimi e compatti registri di fondo, mutazioni a raffica in ogni tessitura ed un'impressionante batteria di ancie fanno di questo strumento uno dei migliori organi "francesi" contemporanei d'Europa. La trasmissione meccanica per le tastiere e la pedaliera lo rendono duttilissimo per un'interpretazione precisa ed accuratissima nel tocco mentre le oltre quarantamila combinazioni messe a disposizione dalla gestione informatizzata dei registri consentono all'organista di gestire in modo ottimale tutte le sfumature timbrico-foniche che esso mette a disposizione.
Le registrazioni sono state effettuate alla fine dello scorso mese di Aprile 2019 e per la presa di suono è stata effettuata una scelta di posizionamento dei microfoni abbastanza vicina alle canne. In questo modo, pur senza nulla togliere all'"ambiente" comunque sempre ampio e proprio della vastità della cattedrale, vengono sottolineate in modo particolare le caratteristiche più spiccate dei vari registri e degli insiemi. Personalmente non siamo molto favorevoli a questa metodologia di registrazione, poichè il punto d'ascolto "normale" di un organo è quello del fedele che sta in chiesa e non quello dell'organista che sta in tribuna; dobbiamo però ammettere che in questo caso, così come in altri casi specifici, poter ascoltare da vicino i transitori d'attacco (le canne che "sputano") e le timbriche pressochè perfette ed ottimamente amalgamate di questo strumento è un'esperienza veramente bella ed a tratti anche entusiasmante.
Non esiste -per ora- un libretto a corredo, poichè il disco (inteso come supporto fisico, cioè il CD) non è ancora stato posto in commercio. La distribuzione è prevista per il prossimo mese di Ottobre ma, secondo prassi ormai comune per tutte le produzioni discografiche al passo con i tempi, i brani sono disponibili per l'ascolto sulla grande rete (sia gratuitamente -con inserti pubblicitari- che a pagamento) per ora su due delle piattaforme di streaming più conosciute, Spotify ed Apple Music e, nei prossimi mesi, anche su ulteriori canali online. Collegatevi e, in attesa di acquistare il disco, godetevi tutta la bellezza di quest'ottima produzione musicale che consigliamo con molto piacere a tutti i nostri amici lettori.

Aggiornamento: Il CD è stato pubblicato nel mese di Ottobre 2019 ed è ora disponibile per l'acquisto sia nei migliori negozi di dischi che presso gli appositi siti di e-commerce in rete.



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