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André Marchal plays César Franck




César Franck - L'œuvre intégral pour orgue - Vol. 1
Organista: André Marchal
Organo Chiesa di S. Eustache - Paris
ERATO - Vinile LP - EDO 203 - 1968

Come i nostri lettori abituali ormai ben sanno, da qualche tempo nel panorama discografico internazionale hanno fatto la loro ricomparsa i dischi LP in vinile e molte edizioni discografiche del passato che fino a qualche anno fa si potevano trovare sulle bancarelle dei remainders a prezzi irrisori, ora li possiamo ritrovare nei negozi di dischi specializzati a costi quasi proibitivi. Sulla scia di questo ritorno al passato, molte case discografiche hanno recuperato dai loro archivi i vecchi masters e riattivato le vecchie linee di stampa, riproponendo in tutta la loro magnificenza edizioni discografiche di un passato che a causa della travolgente e rapidissima evoluzione tecnologica sembrano risalire alla preistoria della discografia ma che, in definitiva, non hanno più di 40-50 anni.
Questo fenomeno si è verificato, ovviamente, anche nel campo della discografia organistica ed anche noi, ogni tanto, andiamo a rovistare nella nostra discoteca per riproporre qualche "chicca" che, a nostro parere, merita di essere rivista, rivalutata e rivalorizzata. Oggi dedichiamo la nostra retrospettiva ad una delle incisioni discografiche più importanti del secolo scorso: l'integrale delle opere di César Franck interpretate da André Marchal all'organo della chiesa di S.Eustache di Parigi.
Prima di trattare l'argomento, bisogna precisare che il disco di cui parliamo è il primo di una serie di tre LP pubblicati dalla francese Erato nel 1968 e che già allora questi tre dischi erano una ripubblicazione di altrettanti LP apparsi nel 1959 e contenenti registrazioni effettuate l'anno precedente (1958). Ovviamente, l'organo di S.Eustache di quell'epoca era MOLTO differente (anche in termini di suono e caratterisiche fonico-timbriche) da quello che possiamo apprezzare oggi ed è altrettanto ovvio che la qualità delle incisioni, pur se realizzate con le attrezzature migliori esistenti all'epoca, non è certo paragonabile a quella a cui normalmente siamo abituati oggidì. L'importanza di queste incisioni è nella personalità dell'organista, un André Marchal assolutamente maiuscolo, un interprete che ha tracciato ed aperto la strada verso quella che oggi noi comunemente chiamiamo "moderna estetica organistica francese" e che ha fatto da capostipite a tutta una "nuova" generazione di organisti, non solo francesi, oggi universalmente apprezzati e rinomati.
Il repertorio contenuto in questo disco comprende la Fantasia in Do, il Preludio, Fuga e Variazione e la Grande Pièce Symphonique. Non tratteremo qui le caratteristiche formali dei brani (di cui è già stato detto e scritto tutto da tutti); ci soffermeremo soprattutto sull'interpretazione e sulle caratteristiche dell'incisione.
André Marchal, nato non vedente nel 1894, compì gli studi musicali presso l'Institut des Jeunes Aveugles di Parigi, dove fu ammesso all'età di nove anni, ed appartiene (e fu probabilmente il primo) a quella generazione "di mezzo" di organisti che si trovarono a traghettare l'estetica musicale francese dalle teorie ottocentesche a quelle del Novecento ed a confrontarsi con la nascita del "neoclassicismo", che sconvolse fin quasi dalle fondamenta il modo di suonare l'organo. Come contemporaneamente accadeva in Italia con la "Riforma Ceciliana", anche in Francia si andavano a cercare le opere degli autori classici, le si studiavano e se ne approfondivano le pratiche esecutive, mettendo in moto un meccanismo di approfondimento storiografico ed organologico di enorme ampiezza a cui Marchal aderì con molto interesse e che lo portò, nel 1929, ad essere il primo organista francese a proporre in concerto le due messe per organo (complete) di Couperin con una tecnica talmente raffinata e pulita da sembrare quasi cembalistica. Allo stesso modo, egli rivide dalle fondamenta il metodo interpretativo delle musiche organistiche bachiane che aveva appreso in gioventù per aderire ad una visione molto più filologica che lo condusse a diventare uno dei punti di riferimento per i suoi colleghi e per i suoi allievi. Quello che più colpiva gli ascoltatori era la capacità che Marchal aveva di adattare il tocco e la tecnica esecutiva allo strumento che stava suonando ed alla vastità dell'ambiente, facendo in modo che sempre e comunque le polifonie bachiane risultassero ben comprensibili. Rimangono sui giornali dell'epoca entusiastiche recensioni dei suoi concerti dove egli soleva presentare programmi che spaziavano dai classici (Frescobaldi, Buxtehude, Couperin, De Grigny, ecc.) ai romantici, contemporanei ed allievi (Boellmann, Widor, Saint-Saens, Barié, Dupré, Duruflé, ecc.). Abbiamo avuto il piacere di ascoltare "live" un concerto di André Marchal a Roma, presso la Basilica dei SS. XII Apostoli, nel Settembre 1971. In quell'occasione egli, settantasettenne, propose sul grandioso Mascioni 1925-1955 un programma interamente franckiano e quel concerto, bellissimo, rimane ancora oggi tra i nostri migliori ricordi organistici.
Le incisioni discografiche di Marchal sono una trentina e se temporalmente scorrono tra il 1952 ed il 1971 (con alcune riproposizioni negli anni seguenti alla sua morte, avvenuta nel 1980), molte di esse sono pubblicazioni di incisioni effettuate anche precedentemente ed è assai significativo che il primo suo disco, apparso nel 1952 per l'etichetta Lumen, sia interamente dedicato alla musica barocca francese. Una decina di altre sue incisioni sono dedicate a Bach, altri sei dischi presentano anch'essi il repertorio barocco francese, un paio sono dedicati ad autori francesi moderni ed altrettanti sono "compilations" di brani organistici famosi spesso tratti da dischi precedenti. Il resto, a cui appartiene il disco che recensiamo oggi, è dedicato alla musica di César Franck e comprende sia incisioni precedenti che riproposizioni delle stesse appositamente realizzate per mercati esteri (in particolare per gli Stati Uniti d'America, dove Marchal aveva effettuato numerose tournées con grande successo).
Come abbiamo visto, Marchal si è dedicato con molta assiduità alla musica francese classica ma egli è conosciuto soprattutto per le sue interpretazioni franckiane ed il disco che trattiamo oggi, assieme agli altri due della serie, è stato tra i più apprezzati dalla critica e dal pubblico. In effetti bisogna dire che, a parte il fatto che queste sue incisioni furono le prime in assoluto a portare nel mondo discografico le musiche di questo autore, egli inaugurò anche per Franck una specie di "codex" univoco di esecuzione, che è stato considerato il primo passo verso la "corretta" interpretazione. Nel fascicolo a corredo del disco Marchal afferma che, avendo ascoltato le interpretazioni di questi brani da tre allievi di Franck (Mahaut, Marty e Tournemire) ed avendole trovate assai differenti l'una dall'altra, egli ha cercato di trovare un denominatore comune che ha individuato in "un certo tipo di tradizione". Questa tradizione Marchal la individua soprattutto nella scelta delle registrazioni, che egli afferma debbano essere il più possibile rispondenti all'estetica dell'organo francese romantico e che, soprattutto, debbano tenere in grande conto le caratteristiche degli strumenti che si utilizzano. A questo proposito, egli afferma che è necessario avere ben presenti le caratteristiche dell'organo di Franck (Sainte Clotilde) per poter arrivare ad ottenere un risultato il più possibile rispondente all'ideale dell'autore. Per esemplificare, sempre nel testo a corredo del disco, Marchal spiega alcune sue scelte dettate dalle differenti caratteristiche dell'organo di Saint Eustache rispetto a quello di Sainte Clotilde come, ad esempio, suonare sull'Eco alcuni passaggi previsti da Franck al Recitativo (per via della grande sproporzione tra il Recitativo tipo "cattedrale" di Saint Eustache rispetto a quello, più esiguo, di Sainte Clotilde) e di non utilizzare quasi mai l'unione tra Recitativo e Positivo prevista da Franck per evitare la disuniformità di suono causata dalla grande distanza intercorrente tra i due corpi d'organo nell'organo di Saint Eustache. Molto interessante, sempre nel fascicolo a corredo, è la precisa specificazione delle registrazioni utilizzate (questa caratteristica, presente per la prima volta nel panorama discografico fu introdotta proprio dalla Erato), un vero e proprio "vademecum" per capire la metodologia della registrazione adottata da Marchal, che prevede per queste incisioni quella che in seguito verrà chiamata "registrazione a blocchi", cioè con gruppi di registri ben definiti e ricorrenti per determinate sezioni della partitura. Interessante notare, a questo proposito, che egli nel blocco dei "Fonds" non inserisce mai i Flauti così come calibra sempre molto accuratamente le varie tessiture del Plein Jeu (Mixture e Cymbale, escludendo -salvo che nel "tutti"- le Fournitures) così come non vengono mai utilizzate le Super e le Subottave. Il risultato è un'interpretazione molto "chiara", senza gli appesantimenti timbrici propri dell'arte organistica squisitamente romantica, che illumina di una luce quasi "classica" le opere di Franck rendendole particolarmente accattivanti e "riagganciandole" alla tradizione più propriamente "francese". Un analogo procedimento (ottenuto però con diverse metodologie e con risultati "discutibili" ma molto efficaci) verrà poi applicato alla musica organistica di Franck interpretata trentadue anni dopo da Jean Guillou nella sua integrale, sullo stesso organo "rinnovato" da Van den Heuvel nel 1989.
L'organo della chiesa di Saint Eustache di Parigi è noto a tutti gli appassionati di organaria e la sua attuale conformazione, frutto di diverse modifiche -anche molto recenti- volute da Jean Guillou, lo rende uno dei migliori e più moderni strumenti francesi di oggi. Quello che si può ascoltare in questo disco, invece, è il "vecchio" Ducroquet-Barker del 1854 modificato dapprima da Merklin nel 1871 ed in seguito, tra il 1927 ed il 1932, "rivisto e corretto" da Gonzales adottando alcuni "suggerimenti" dello stesso Marchal tra cui, anche, l'adozione della trasmissione elettrica.
Le registrazioni, come abbiamo già detto, sono state effettuate nel 1958 in modalità monoaurale ma con l'impiego di attrezzature tecniche per quei tempi all'avanguardia. La presa di suono, compatibilmente con le tecnologie di allora, è molto buona (ovviamente, dimenticatevi una risposta in frequenza 20-20000 Hz; dovrete accontentarvi di una qualità poco più che "radiofonica") con una presenza molto spiccata dell'organo ed un ambiente particolarmente "giusto" in cui risaltano molto bene le caratteristiche di "chiarezza", soprattutto per i Ripieni, sempre volute e ben realizzate dall'organista.
Molto elegante la veste grafica e di assoluta rilevanza (si tratta delle primissime edizioni discografiche che lo presentano) il fascicolo interno a corredo (quattro facciate che equivalgono ad un Booklet CD da 8 pagine) dove sono presenti un testo introduttivo di Norbert Dufourq (uno dei più apprezzati organologi francesi del secolo scorso), le note biografiche dell'interprete, una nota storica sull'organo, la sua composizione fonica all'epoca, le note sulla registrazione di Marchal e, dulcis in fundo, l'elenco dettagliato di tutte le registrazioni utilizzate. Per quell'epoca, una vera e propria "chicca".
Un'ultima nota sulla reperibilità di questo disco. La casa discografica francese Erato ha operato, con alterne fortune, dal 1953 al 1992, quando è stata acquisita dall'americana Warner, di cui fa ancora oggi parte. Il periodo di maggiore fortuna è stato dalla metà degli Anni Cinquanta fino al 1973; in questo periodo la Erato è sempre stata una casa discografica di riferimento per la cura quasi maniacale delle sue incisioni, l'eleganza della proposta editoriale ed un "parquet" di musicisti dapprima solo francesi ed in seguito anche di fama internazionale tra cui, per ciò che riguarda l'organo, non solo Marchal ma anche altri grandi nomi francesi (Marie Claire Alain, Xavier Darasse, Olivier Messiaen e tanti altri). Attualmente il suo catalogo è incorporato in quello della Warner e comprende un ridottissimo numero di titoli. La vecchia produzione è ormai fuori catalogo da tempo e le incisioni di André Marchal non compaiono neppure più sul catalogo della Apex ("sottomarca" della Warner che raccoglie le vecchie incisioni anche della Erato). Se desiderate ascoltare questo -a nostro parere- importante ed interessantissimo disco (così come gli altri due di questa serie), armatevi di tanta pazienza e "battete" le bancarelle di vecchi dischi. Sarà dura ma, se riuscirete a trovarlo, non fatevelo scappare.



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