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Musiche per organo e cembalo di Spergher




Spergher - Organ and Harpsicord Music
Organista/Cembalista: Chiara Minali
Organo Chiesa Parrocchiale di Paderno di Ponzano Veneto
Cembalo R.Mattiazzo 2008
Brilliant Classics - 3CD - DDD - 95834 - 2019

La bella produzione che trattiamo qui è dedicata ad un altro degli innumerevoli autori "minori" (ma non troppo) dell'organo settecentesco. Chi, come noi, approfondisce le vicende dell'organo europeo (e mondiale) sa bene che in ogni epoca, accanto ai "grandi", sia organisti che compositori, c'è sempre stata una vastissima rete di autori ed interpreti che non hanno avuto (a volte per manifesta inferiorità ma, molto più spesso, per mancanza di "occasioni") la possibilità di ampliare la loro sfera di attività -e, quindi. di "farsi conoscere"- al di fuori della loro realtà "locale". Costoro, le cui partiture -molto spesso di notevole interesse- dormono sonni più che tranquilli nelle spesso polverose biblioteche musicali, in molti casi furono musicisti di solida preparazione, con un background spesso molto ampio e diversificato, che si cimentavano in un'attività (quella di organista e maestro di cappella) che richiedeva loro di comporre non solo musica per l'organo ma, anche, per coro; molto spesso poi -come abbiamo già sottolineato in precedenti trattazioni- questi musicisti erano anche insegnanti (molti di loro, soprattutto nell'epoca che trattiamo oggi, furono gli iniziatori di scuole musicali che ancora oggi, molto spesso, esistono e che, in alcuni casi, si sono nel tempo trasformate in Istituti Musicali o, addirittura, in Conservatori) ed l loro campo d'azione non si limitava alla chiesa ed alla liturgia, bensì spaziava anche in altri generi molto "di moda" a quei tempi, come la musica pianistica, la liederistica, la musica per formazioni strumentali e, dulcis in fundo, la musica per i complessi bandistici, che allora -per la divulgazione musicale- erano i progenitori del giradischi, della radio, della televisione e dell'attuale Internet.
In alcune precedenti trattazioni abbiamo anche sottolineato come senza la presenza di questo ampio ed oltremodo vitale "sottobosco" musicale, la storia della Musica europea (in generale, non solo organistica) con tutta probabilità sarebbe stata ben poca cosa ed anche i "grandi" organisti e compositori non avrebbero avuto l'importanza che poi in effetti ebbero. Ma questo è un altro discorso.
Ignazio Spergher è uno dei tanti musicisti che oggi risultano quasi sconosciuti ai più ma che, in vita, godette di una notevole fama per una carriera musicale di ottima levatura, tutta svolta nella sua città, Treviso.
Nato nel 1734 da una famiglia di stirpe austriaca, dopo gli studi giovanili svolti presso i Padri Somaschi, iniziò gli studi musicali con Giambattista Tagliasassi, che era l'organista della chiesa di San Gaetano, per poi passare sotto la guida di Giordano Riccati.
Per comprendere bene quale tipo di formazione musicale Spergher abbia assunto da Riccati bisogna qui spendere qualche parola su questa figura molto importante della cultura "italiana" di quel tempo. Riccati era, oltre che Nobile, architetto, fisico, matematico e -come tante altre figure famose dei quel periodo- musicista. Egli svolse principalmente l'attività di architetto, progettando edifici di grande importanza, ma la sua cultura quasi enciclopedica in tante altre materie dello scibile umano lo portarono ad una celebrità che oltrepassò ben presto gli italici confini. Matematico di grande valore, fisico dalle geniali intuizioni e musicista di grande valore, ebbe moltissimi allievi, tra cui lo Spergher, a cui aprì le porte del contrappunto e delle teorie musicali a quei tempi più innovative (tra le quali quella, assolutamente rivoluzionaria e duramente contestata, sulle "dissonanze" di Padre Vallotti).
Forte di questa formazione musicale, Spergher divenne presto uno dei musicisti più apprezzati della sua città e fu proprio a lui che venne poi commissionato il "Requiem" cantato nella chiesa di SS.Quaranta in occasione dei funerali di Riccati nel Luglio 1790. Spergher assunse l'incarico di organista titolare presso la chiesa di San Nicolò e quello di Maestro di Cappella presso il Duomo, incarichi che svolse sempre con grande passione e dedizione. Contemporaneamente la sua fama di strumentista (cembalista ed organista) crebbe molto e ricevette diversi apprezzamenti e lodi anche di altri musicisti. Spergher esercitò anche con molta assiduità di insegnante e tra i suoi allievi si possono contare diversi musicisti della Marca Trevigiana che si distinsero poi nell'Ottocento. Spergher muore, amato e rispettato da tutti, nella sua Treviso nel 1808 e viene sepolto nella chiesa di San Nicolò, dove era stato organista.
Fino a pochi anni fa la produzione organistica conosciuta di Ignazio Spergher contava pochissimi titoli, tra i quali dodici sonate, erroneamente contraddistinte dal numero d'opus 1 (in effetti a questo numero ne corrispondono solo sei) e qualche brano singolo. A complicare le ricerche anche il fatto che molte sue opere conservate nella Biblioteca dell'Università andarono perdute sotto i bombardamenti alleati del 1944. Per la ricostruzione del repertorio di questa produzione discografica ci si è quindi affidati a diverse biblioteche (tra cui anche la Staatsbibliothek di Berlino), a biblioteche di Fondi Musicali Privati ed a diversi manoscritti reperiti nella Biblioteca Municipale di Treviso.
Nei tre CD contenuti nel cofanetto troviamo, quindi, oltre alle "Sei Sonate Op. 1" in tre movimenti, altre "Sei Sonate Op. 6", anch'esse in tre movimenti, reperite a Berlino, una "Sonata" (in tre movimenti), una "Sinfonia" (anche questa in tre movimenti) ed un "Allegro" estratti da un manoscritto esistente presso la Biblioteca Municipale di Treviso. A questo si aggiungono poi "Nove Sonate" in un solo movimento, altre "Sei Sonate" in un solo movimento provenienti dal Fondo S.Maria Formosa, ulteriori "Tre Sonate", anch'esse in un solo movimento, provenienti dal Fondo Sartori e, in conclusione, una "Pastorale".
Abbiamo già sottolineato in diverse occasioni che al tempo di Spergher era ancora consuetudine per i vari musicisti italiani comporre indifferentemente per il cembalo e per l'organo e, in effetti, la maggior parte della produzione di quell'epoca poteva essere suonata indifferentemente sia al clavicembalo che all'organo poichè la tecnica esecutiva era fondamentalmente la stessa e solamente con l'avvento del fortepiano le strade dei due strumenti si separarono per prendere direzioni diverse anche se, come ben dicevano i vecchi insegnanti d'organo, se vuoi suonare bene l'organo devi saper suonare il pianoforte mentre, viceversa, per suonare bene il pianoforte non è necessario saper suonare l'organo. Il repertorio di Spergher non è quindi diverso da quello dei suoi contemporanei e tutta la sua produzione maggiore può essere interpretata sia al cembalo che all'organo; fanno eccezione le Sonate che riportano espressamente la dicitura "per Organo", che sono tutte composte da un solo movimento ma che, fondamentalmente, sono tempi di sonata singoli, formalmente uguali a quelli delle altre sonate (Allegro, Andante, Rondò, Cantabile, ecc.) e che devono forse la loro destinazione strumentale al loro probabile utilizzo in un ambito più vicino alla musica sacra. Con ottimo gusto e scelta, Chiara Minali divide il repertorio tra i due strumenti, destinando al cembalo le Sonate Op. 6 (quelle reperite a Berlino) ed i brani ritrovati ancora in manoscritto a Treviso, lasciando il resto (le Sonate Op. 1, le Sonate "per organo" ed i brani rimanenti) all'organo.
Stilisticamente, le Sonate di Spergher non si discostano da quelle dei suoi contemporanei e ne ricalcano fondamentalmente lo spirito, con il "classico" tempo lento incuneato tra due tempi veloci; non mancano i Rondò, proposti qui principamente come tempo lento e mai, a differenza della tradizione di quel tempo, come tempo finale di Sonata. Brillantezza ed inventiva di carattere improvvisativo -con idee tematiche e ritmiche spesso ricorrenti- e temi spigliati e coinvolgenti caratterizzano gli Allegro mentre gradevoli spunti melodici danno buon spessore ai tempi lenti ed ai Rondò. Gli sviluppi armonici sono essenziali e ben costruiti, con modulazioni sempre ben dosate e mai invadenti. Le Sonate "per organo" (quelle in un solo movimento) sono invece dei piccoli gioiellini che lasciano ampio spazio all'interprete per sfruttare al meglio le risorse foniche dell'organo utilizzato, facendo tesoro della tradizione musicale organistica veneta e delle sue specifiche e particolari caratteristiche. Nell'ampio panorama della Sonata settecentesca, ovviamente, Spergher non raggiunge, anche per via della sua "stanzialità", le vette artistiche di altri suoi contemporanei più noti e conosciuti; purtuttavia egli dimostra in queste sue composizioni una maturità musicale ed un'esperienza che gli consentono di ritagliarsi un posto di ottima rinomamza nell'ampio contesto di una tradizione musicale italiana solida e ben radicata, tradizione da cui, pochi decenni dopo, inizierà un nuovo cammino che porterà verso orizzonti e traguardi assolutamente nuovi.
Chiara Minali, di cui abbiamo già parlato QUI in occasione della recensione di una bella edizione delle Sonate di Benedetto Marcello, conferma anche in questo triplo CD le sue ottime qualità organistiche e cembalistiche con un'interpretazione attenta, pulita e molto curata anche nei più piccoli particolari. Spicca su tutto una notevole tecnica cembalistica (che qui fa la differenza anche all'organo) ed una particolare capacità di cogliere l'essenza dell'ispirazione dell'autore. Molto apprezzabile è, inoltre, la scelta dei registri, che abbiamo particolarmente gradito soprattutto nelle Sonate "per Organo" e nei brani specificatamente dedicati a questo strumento. Le ottime qualità musicali che questa giovane e brava interprete ci ha finora dimostrato in queste due belle produzioni dedicate alla musica veneziana del Settecento ci fanno molto ben sperare in future performances discografiche "aperte" anche a panorami musicali di più ampio respiro.
Il clavicembalo utilizzato per quest'incisione è stato realizzato da Roberto Mattiazzo nel 2008 ed è la copia di un Giusti 1681. L'organo scelto per le registrazioni, invece, è uno strumento originariamente costruito da Giacomo Bazzani nel 1845 per la chiesa parrocchiale di Paderno di Ponzano Veneto. Di carattere spiccatamente "veneziano", quest'organo, poi ampliato (nel 1903) da Aletti ed infine restaurato da Zanin nel 1997, presenta due tastiere di 56 note che azionano un Grande Organo ed un Positivo Laterale ed una pedaliera retta di 30 note; le manette dei registri (in forma "spezzata") sono trentadue e corrispondono a venticinque registri reali. Base di 8 piedi, piramidi del Ripieno, rispettivamente, fino alla Trigesimaterza al Grande Organo e fino alla Vigesimaseconda al Positivo, ottima dotazione di flautati nelle classiche tessiture (in Ottava e in Duodecima, manca un Flauto di 2 piedi) e differenziazione delle ance che vedono la classica Tromba al Grande Organo ed i tradizionali Tromboncini veneti al Positivo; non mancano la Voce Umana al Grande Organo ed il Cornetto (o Cornetta) ad entrambi i manuali. Soliti Contrabbassi, Ottave ed un bel Trombone al pedale, il tutto per un insieme fonico di estrema brillantezza e di grande carattere che esalta, letteralmente, le musiche di Spergher.
Le registrazioni sono state fatte, rispettivamente, nei mesi di Aprile 2018 (per l'organo) e di Luglio 2018 (per il cembalo). Al mixer il sempre impeccabile Federico Savio, che anche in questo caso si è occupato delle operazioni di editing e post-produzione. La presa di suono è, come sempre nelle performances di questo bravissimo tecnico del suono, ottima e veramente di grande impatto sia per il cembalo che per l'organo, di cui Savio riesce a cogliere anche i più sottili "respiri" senza mai peraltro perdere di vista un risultato complessivo di grande equilibrio e fedeltà timbrica. Forse è una nostra impressione, ma ci pare che per la registrazione dei brani più propriamente "organistici" Savio abbia adottato un "ambiente" leggermente più "dolce" rispetto al resto dell'incisione; a parte questa nostra impressione, sicuramente, il livello tecnico di questa produzione discografica è di altissimo livello.
Molto buona la veste grafica sia del cofanetto che del libretto a corredo, che contiene, oltre alla canonica lista dei brani, un'approfondita trattazione della figura e dell'opera di Ignazio Spergher a firma di Giuliano Simionato, la descrizione dettagliata dell'organo ed un'essenziale ma esauriente documentazione iconografica. Peccato che -ma lo abbiamo già sottolineato più e più volte anche in nostre precedenti recensioni di questa casa discografica- i testi siano in esclusiva lingua inglese. Autore italiano, musica italiana, interprete italiana, organo italiano, cembalo italiano, produzione italiana... testo inglese. Dobbiamo essere costretti a pensare che la musica italiana interessi di più al mercato estero?... Beh, forse è davvero così.



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