Logo Arretrati

Jean Costa suona Liszt




Franz Liszt - Intégrale de l'œuvre pour orgue
Organista: Jean Costa
Organo: Basilica di Vierzehnheiligen
Decca - 4LP - Stereo Quadraphonic - 7224/7 - 1974

Anche in quest'occasione, come in precedenza, dedicheremo una recensione ad una produzione discografica del passato. Come abbiamo già detto in varie pagine di questo sito, da qualche tempo si è notevolmente rivalutata la produzione (e riedizione) di dischi in vinile, prodotti prima dell'avvento del Compact Disc. La tecnologia Philips/Sony per la produzione dei CD risale ai primi Anni Ottanta del secolo scorso (anche se i primi esperimenti in merito risalgono a un quarto di secolo prima) ed è stata sicuramente una rivoluzione nel campo della fruizione musicale per diversi e fondamentali aspetti, primo tra tutti quello di utilizzare il suono "digitale" (potete approfondire tecnicamente l'argomento in questa pagina) e, al netto delle problematiche che nel corso del tempo si sono via via manifestate e che oggi, dopo quarant'anni, lo vedono arrancare di fronte alle molteplici alternative che l'attuale tecnologia propone, rimane tuttora uno dei mezzi più utilizzati per la produzione musicale ad un livello qualitativo assai alto. Il "ritorno" del vinile negli scaffali delle nostre discoteche è, come dicevamo, roba abbastanza recente e trae origine da diverse motivazioni tra cui la rivalutazione del suono "analogico" (che, sotto il punto di vista squisitamente tecnico, è sicuramente migliore di quello digitale) ed il fatto che la durata dei Compact Discs non è paragonabile a quella di un disco in vinile. Un vinile è un pò come una pietra su cui si effettua un'incisione (i "solchi") e, a patto di non romperlo e di tenerlo ben riparato nella sua custodia, tra mille anni (ammesso che si trovi ancora un giradischi e, soprattutto, qualcuno che lo faccia funzionare) esso suonerà ancora. Il Compact Disc, invece, ha una vita fisica ben più breve e, nonostante le rassicurazioni dei produttori, non è detto che un CD, anche se ben conservato, tra cinquant'anni sia in grado di essere riprodotto. Non è questa la sede per trattare approfonditamente questo aspetto del problema (forse lo faremo in un prossimo articolo) ma, ad esempio, nella nostra discoteca organistica (che ormai conta un migliaio di dischi) già alcuni dei CD più "vecchi" risultano illeggibili ed altri presentano grosse difficoltà di riproduzione.
Fatta questa premessa, passiamo a descrivere la produzione di oggi. Si tratta, con tutta probabilità, della prima integrale discografica dell'opera organistica di Franz Liszt e, dobbiamo dire, è sicuramente una delle migliori che abbiamo potuto ascoltare sia per interpretazione che per scelta dello strumento.
A differenza di altre recenti integrali più "complete" in termini di repertorio, l'organista Jean Costa qui utilizza l'edizione Peeters in due volumi nella versione revisionata da Karl Straube (questo grande organista lo abbiamo trattato QUI) il quale, oltre alla revisione delle partiture, presenta una dettagliatissima (e sofisticatissima) registrazione di ogni brano prevista per uno strumento (ovviamente germanico) con tre tastiere, pedaliera e tre combinazioni libere.
I brani compresi in quest'integrale sono: "Preludio e Fuga su B.A.C.H.", "Angelus", "Adagio", "Evocation à la Chapelle Sixtine", "Ora pro nobis-Litanei", "Variazioni su Weinen Klagen Sorgen Zagen", l'inno "Salve Regina", "Der Papst Hymnus", la "Messa per Organo" (Kyrie, Gloria, Graduale, Credo, Offertorium, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei), la "Fantasia su Ad nos ad salutarem undam", "Ave Maria di Arcadelt", "Introitus", "Zur Traaung", l'altro inno "Ave Maris Stella", "Trauerode" e la "Messa da Requiem" (Requiem, Dies Irae, Recordare pie Jesu, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei e Postludium).
Quello che balza subito all'orecchio già dalle prime note è la grande tecnica di Jean Costa. Quest'organista francese (per la precisione còrso, essendo nato a Bastia e, come dice il cognome, di origini genovesi), nato nel 1924 e deceduto nel 2013, è purtroppo abbastanza poco conosciuto ma presenta un curriculum di altissimo livello, avendo studiato dapprima con Edouard Commette a Lione e, poi, a Parigi con Maurice Duruflé e Marcel Dupré, potendo inoltre vantare anche un Primo Premio in Organo e Improvvisazione brillantemente conseguito nel 1949.
In quest'incisione la mano dei suoi autorevolissimi maestri si vede e si sente tutta ed è assolutamente affascinante ascoltare come egli utilizzi in modo assolutamente appropriato una splendida tecnica pianistico-organistica che risulta assolutamente necessaria per l'interpretazione delle musiche di Liszt. Sotto questo punto di vista risalta in modo preponderante una pulizia di tocco veramente impressionante (a quell'epoca ancora raramente apprezzabile) che segna un discrimine invalicabile rispetto alle coeve (ma anche alcune più recenti) incisioni lisztiane (spesso confuse e raffazzonate) di molti suoi colleghi. A questa caratteristica si unisce poi una spiccata e personale sensibilità musicale che lo porta ad interpretare in modo particolarmente apprezzabile il discorso musicale organistico di Liszt che, sottolineiamo, presenta diversi aspetti talora molto differenti tra di loro (dal virtuosismo magniloquente, grandioso e talora esasperato dei grandi pezzi al misticismo quasi etereo delle Messe) che Costa riesce a cogliere e rappresentare nel migliore dei modi. Un cenno particolare alle registrazioni. Jean Costa segue molto fedelmente le indicazioni "generali" di Straube per quanto riguarda l'espressività e le "nuances" richieste in partitura ma, ovviamente, ci mette anche molto del suo e, sinceramente, si rimane talora meravigliati della sua capacità di trarre, da uno strumento grande ma tutto sommato timbricamente "normale", colori e calori timbrici del tutto inaspettati e particolarmente coinvolgenti.
Dicevamo dello strumento della Basilica benedettina di Vierzehnheiligen. Si tratta di un interessante organo, realizzato da Steinmeyer dapprima nel 1905 e successivamente -nel 1951- ampliato, che raccoglie anche materiale fonico del precedente strumento realizzato da Bittner nel 1835. Quest'organo, a trasmissione integralmente elettrica come era abitudine in quel periodo, ha la caratteristica di presentare una disposizione fonica che, su un totale di 60 registri nominali (93 reali) disposti su tre tastiere (Hauptwerk, Oberwerk e Schwellwerk) e pedaliera, rispecchia con assoluta fedeltà timbrica la tradizione organaria germanica, presentandone tutte le timbriche più caratteristiche, con solo pochissimi inserti di carattere coloristico. Tutte le tastiere hanno base 16 piedi e presentano solidi fondi, flauti di tutti i generi e tessiture, mutazioni semplici e composte in grande numero, ben undici registri ad ancia e, curiosità spesso presente in organi di questo tipo, un Principale Italiano di 4 piedi all'Espressivo. Come di prassi all'epoca, questo strumento presenta una serie completa di Super e Sub Ottave azionabili sia singolarmente per ogni tastiera che collegate ai vari accoppiamenti. Nell'organaria attuale questi meccanismi non sono più presenti per diversi motivi (in primis l'abbandono della trazione elettrica a favore di quella meccanica) ma è fuori di dubbio che la loro presenza (che è possibile, lo ricordiamo, in strumenti che presentino somieri "allungati" a 73 canne) fornisce all'organista un ampio ventaglio di possibilità timbrico-foniche altrimenti non praticabili.
Jean Costa, come dicevamo, segue qui i suggerimenti di registrazione presenti nell'edizione revisionata da Straube a cui aggiunge anche qualcosa di suo, dettato dalla sua sensibilità e dalla sua visione, assai filologica e correttissima, dell'opera organistica di Liszt. Il risultato è, a nostro parere, assolutamente perfetto e non ci stancheremo di sottolineare l'abilità e la perizia di Jean Costa nell'utilizzare costantemente al meglio ed in tutti i modi possibili le potenzialità fonico-timbriche di questo bellissimo organo.
Le registrazioni, ovviamente analogiche, sono state effettuate nel Febbraio 1974 da Patrick Frederich con l'assistenza di Kristina Domotor. La presa di suono è stata effettuata con il sistema "Stereo Quadraphonic" con matrice QS che prevede che il segnale audio, registrato su quattro canali (due anteriori e due posteriori) venga codificato in modo da poter essere contenuto su due normali canali stereo senza perdere le sue caratteristiche quadrifoniche. In questo modo i dischi realizzati con questa matrice possono essere riprodotti sia dagli appositi impianti quadrifonici (che ripropongono il segnale audio nelle stesse condizioni in cui è stato registrato) che dai normali impianti stereofonici. Questa tecnica di presa del suono su quattro canali posti agli angoli di una stanza "virtuale" dove l'ascoltatore è posto idealmente al centro consente al tecnico del suono di poter sfruttare in modo assai sofisticato le varie particolarità del suono dell'organo e dell'ambiente circostante. In questa produzione il suono dell'organo è ben presente, preciso, spiccato, dettagliatissimo e sempre perfettamente calibrato con eco e riverbero. In pratica perfetto.
I quattro LP sono contenuti in un elegante e sobrio cofanetto a cui è allegato un fascicolo illustrativo di sedici pagine (testi in Francese ed Inglese) in cui spicca l'accuratissima analisi, corredata anche da alcuni esempi musicali, del repertorio a cura di Carl de Nys (1917-1996), sacerdote e musicologo franco-belga molto famoso, autore di numerosi saggi ed a cui si deve -tra le altre cose- la riscoperta del "Te Deum" di Charpentier, brano reso poi noto a livello mondiale quale sigla dell'Eurovisione.
Quest'integrale è il proseguimento e la degna conclusione di un progetto che Jean Costa aveva già intrapreso nel 1956 quando, poco più che trentenne, aveva già inciso (in versione ovviamente monoaurale) i tre grandi pezzi organistici lisztiani (Preludio e Fuga su B.A.C.H., Weinen Klagen e Ad nos ad salutarem undam) alla consolle dell'organo della chiesa di Saint-Vincent-de-Paul di Parigi (disco non più reperibile se non nella collezione della BnF - Bibliothèque Nationale de France). Un ventennio dopo, supportato dall'esperienza, dall'approfondimento, da uno strumento veramente bello e da una tecnologia allora al massimo delle sue possibilità, egli ci propone un'integrale che, oltre ad essere la prima apparsa sul mercato, per quei tempi era assolutamente innovativa e di grande impatto musicale.
Questo cofanetto non è attualmente di facile reperibilità poichè, a differenza di tante altre produzioni, non è stato "riversato" su CD. Se ne trovano alcuni esemplari sui siti di scambio-vendita usato online ma, in questi casi e specialmente per dischi vinile, non è facile conoscerne preventivamente le condizioni d'uso e di conservazione (è sufficiente una rigatura per rendere un disco inutilizzabile). In ogni caso, usata o nuova che sia, se trovate quest'edizione non lasciatevela sfuggire perchè si tratta di una vera e propria "chicca" musicale per la vostra discoteca (e se riuscite ad utilizzarla su un sistema audio che consenta la riproduzione quadrifonica ne rimarrete assolutamente affascinati).



Torna all'Indice Recensioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2020